CONTRO LA GRAMMATICA ITALIANA |
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IL SOGGETTO E IL SUO PREDICATO
E' stupefacente vedere nella grammatica italiana con quanta disinvoltura si arrivi ad affermare che in una proposizione il soggetto, di fatto, ha meno importanza del predicato. La grammatica infatti è così astratta che la concretezza di un soggetto le risulta del tutto insignificante. Tale atteggiamento supponente le deriva proprio dal fatto che di quel soggetto si è voluto fare un'entità del tutto decontestualizzata, priva di spazio e di tempo. Di fronte a un soggetto del genere, che è indifferentemente persona, animale o cosa, è inevitabile che il grammatico preferisca il predicato, poiché, astratto per astratto, qui almeno si può ipotizzare il significato di qualcosa. Ecco perché si dice che "il predicato è l'elemento fondamentale per eccellenza intorno a cui si costruisce la proposizione, in quanto fornisce l'informazione principale". La Zordan poi arriva addirittura a sostenere, contro ogni buon senso, che il soggetto e il predicato sono indispensabili per esprimere qualsiasi pensiero di "senso compiuto", come se un qualunque "senso" (che non fosse strettamente matematico, ma allora sarebbe poverissimo di informazione) potesse essere "compiuto"! Dire quindi che "il leone è pigro" è come dire, molto chiaramente, che tra le caratteristiche del leone (lei usa la parola "qualità", che è quanto di più improprio esista nella fattispecie), la pigrizia è ben visibile (non a caso infatti chi va a caccia è la femmina). Occorrono soggetto e predicato - pontifica il grammatico - per dare un senso "compiuto" alla frase, perché se in questo caso usassimo solo il soggetto, ci verrebbe in mente anzitutto il coraggio e non la pigrizia, e se usassimo solo il predicato, ci potrebbero venire in mente anche dei gatti sornioni. Poiché qui domina l'astrattezza più assoluta, si potrebbe addirittura arrivare a dire che il vero soggetto della proposizione è in realtà il predicato, mentre il soggetto è solo apparente, formale, serve soltanto a dare una concretezza di maniera a un'astrazione dominante, un po' come faceva Hegel, che non a caso è il campione dell'idealismo astratto, quando ribaltava la situazione considerando lo Stato il soggetto e il popolo il predicato. Tant'è che nella grammatica italiana qualunque cosa può svolgere funzione di soggetto: un articolo, un aggettivo, un verbo, un avverbio, una preposizione, una congiunzione, una semplice interiezione, quando non la si ritrova espressamente persino in un'intera proposizione, come p.es. questa: "Che la grammatica italiana sia astratta, è fuor di dubbio". Il concetto fondamentale infatti, per questa grammatica (vera delizia per gli stranieri che la devono studiare), è quello di stabilire la pigrizia, mentre è del tutto secondario che questa pigrizia la si debba riferire proprio al leone. Anche gli animali a sangue freddo sono pigri. Alla grammatica italiana interessa poco tutelare l'identità del soggetto. Ciò che le preme è stabilire delle funzioni, dei processi, delle relazioni, delle gerarchie, in maniera del tutto convenzionale, meccanicistica, in modo che alla fine si possa dire tutto e il suo contrario. Le migliaia di eccezioni per ogni regola non servono per porsi dei dubbi sull'efficacia della regola, ma semplicemente per confermarla, come se nulla fosse. E' la grammatica della diplomazia, scienza in cui gli italiani sono maestri. Infatti al grammatico non interessa sapere se il leone è pigro nella savana, perché sfiancato dal sole, o perché si trova nello zoo-safari di Fasano, intento ad annoiarsi come non mai. La differenza poi tra predicato verbale e predicato nominale raggiunge addirittura il lato comico della faccenda. Il predicato nominale è infatti il tentativo di riconoscere al soggetto un'importanza che gli viene negata dal predicato verbale. E' il tentativo di dimostrare che un soggetto, in virtù del verbo essere, e solo di questo verbo, può fare a meno del predicato verbale, esterno al soggetto, e diventare esso stesso signore in casa propria. Per cui, nella fattispecie, se un giovane leone è pigro nella savana, perché se ne sta spaparanzato all'ombra di qualche albero, allora si ha a che fare con un predicato verbale, in quanto la pigrizia non è l'unica caratteristica del leone. Se invece il leone in questione è una vecchia bestia da zoo o da circo, che non ha più voglia di fare alcunché, in quanto la sua vita è ormai giunta al capolinea, ecco che la sua pigrizia si trasforma in un predicato nominale, in quanto gli diventa parte costitutiva, imprescindibile, della sua stessa esistenza. E poi si ha il coraggio di dire che il soggetto è tale perché "non dipende da niente"! * * * Noi dovremmo piuttosto chiederci, in via preliminare, se una determinata frase ha un qualche senso (generico), abbastanza chiaro alla comprensione comune delle parole che usiamo nel momento in cui ascoltiamo o leggiamo quella frase. Oppure se non ne ha affatto, o, meglio ancora, se ha un senso ambiguo, soggetto a interpretazioni. Il significato ambiguo (il contrario di "compiuto") di una proposizione è quello più interessante, in quanto aperto, meritevole di discussione. In secondo luogo dovremmo chiederci se l'ambiguità in oggetto è intenzionale o inconscia o determinata da carenze tecniche espressive. Se è intenzionale dovremmo poi cercare di chiarire quanto sia reale o formale, cioè se sentita come un convincimento personale o se riprodotta come uno schema convenzionale. Infine dovremmo chiederci quali siano le condizioni per affermare che una frase non ha alcun senso. Frasi del genere infatti esistono solo quando non si hanno elementi sufficienti per capirne il senso. Il che non significa che quando esse sono state formulate, l'interlocutore non fosse in grado di capirle. Col tempo si possono perdere i riferimenti culturali che facevano da supporto a una determinata frase e la rendevano intelligibile. Ogni frase ha il suo senso. Non esistono frasi senza senso, perché anche quando esse si presentano come tali, esiste sempre una motivazione che le rende tali, una motivazione che le precede, che sta dietro la loro formulazione. Sotto questo aspetto bisogna altresì aggiungere che non esistono neppure frasi senza soggetto. Ormai purtroppo è talmente grande l'omaggio che i grammatici riservano alla logica astratta che preferiscono parlare in taluni casi di "assenza totale di soggetto", piuttosto che di "presenza comunque implicita del soggetto" (o di presenza "traslata", "figurata"). Certo, i grammatici sanno distinguere tra soggetto palese e soggetto sottinteso, ma questo anche un bambino è in grado di farlo. E sanno anche bene che nelle frasi ove si usano i verbi meteorologici il soggetto è per forza assente, benché poi non abbiano il coraggio di sostenere che un determinato soggetto invece esiste, ed è la natura, molto meno "soggettiva", cioè "capricciosa", del soggetto umano. Però perché quando si usa il "si" impersonale, si dice che il soggetto non esiste? Come si permette la Zordan di sostenere che frasi di questo genere non hanno soggetto: "Si mangia male in quel ristorante", "Si partirà tra un mese", "Si dorme male nel tuo letto"? Non ci può essere frase senza soggetto e non si può sostenere che sia "soggetto" solo una cosa individuale o una persona singola, o qualcosa-qualcuno ben identificato. Anche l'opinione pubblica, il senso comune, la gente in generale, il buon senso della maggioranza della popolazione sono una forma di "soggetto" che pensa o agisce. Di sicuro lo sono molto di più di un avverbio: "Spesso non significa sempre", di una preposizione: "Dal è una preposizione articolata", di una congiunzione: "Il se era molto frequente nel suo discorso", di una interiezione: "Un oh di meraviglia risuonò nella stanza". Se è così perché non mettere anche un acronimo come soggetto? "TIGSA vuol dire Tutti i grammatici sono astratti". Vedi anche |
Le immagini sono prese dal sito "Foto Mulazzani"