QUALI CONGIUNZIONI DAVVERO CONCLUSIVE?

CONTRO LA GRAMMATICA ITALIANA


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QUALI CONGIUNZIONI DAVVERO CONCLUSIVE?

Ecco un esempio pratico di cosa voglia dire fare della grammatica in maniera tecnicistica, senza alcun fondamento filosofico.

Scrive la Zordan a p. 399 in Parole in regola, Fabbri editore, Milano 2004, a proposito delle congiunzioni conclusive: "Congiungono due parole o due proposizioni, la seconda della quale esprime la logica conclusione o conseguenza della prima".

E fin qui nulla da ridire, anche se, astrattamente parlando, di potrebbe disquisire a iosa su questa regola, così apparentemente banale.

Il problema viene in uno degli esempi proposti, preso niente meno che dal Discorso del metodo del grande Cartesio, il quale, come tutti sanno, basò le sue rivoluzionarie tesi (nel suo confronto critico con la obsoleta Scolastica) su quel motto che lo rese celebre in tutto il mondo filosofico, di allora e di sempre: "Penso, dunque sono".

Ebbene, per la tecnicistica Zordan quel "dunque" è una "logica conclusione" della parola "penso" (che in questo caso emblematico si potrebbe anche dire "proposizione"). "Io penso" infatti, nella grammatica astratta italiana, potrebbe anche stare per conto proprio, come una proposizione del tutto indipendente da qualunque realtà di spazio-tempo e persino di identificazione personale. Tutti infatti "pensano", almeno a qualcosa, anche piccola.

Dunque quello storico "ergo", su cui hanno profuso oceani d'inchiostro, nelle loro secolari diatribe, idealisti e materialisti, non sarebbe una congiunzione "dichiarativa" o "esplicativa", ma proprio una congiunzione "conclusiva", in quanto renderebbe "logica" o "conseguente" un'affermazione detta in precedenza.

E pensare che poco prima, a proposito delle congiunzioni "dichiarative o esplicative", la Zordan aveva scritto: "Congiungono due parole o due proposizioni introducendo una precisazione o una spiegazione di quanto si è già detto". Dunque il tempo per pensarci non le era mancato!

Come può quindi non essersi resa conto che se anche per Cartesio quel "dunque" poteva avere un valore "conclusivo" (ma su questo sarebbe meglio non mettere la mano sul fuoco), per il buon senso aveva di sicuro soltanto un valore "dichiarativo", in quanto chiunque è in grado di rendersi conto che nel momento stesso in cui si pensa (a qualcosa), automaticamente si è (qualcuno). O forse si vuole sostenere che esiste della logica anche nella tautologia?

Per Cartesio in realtà era stato solo un gioco filosofico, una forma di provocazione intellettuale contro il primato della tradizione, delle cose passate, dell'autorità pontificia, gerarchica, dei dogmi ecclesiastici, quello di presumere che la constatazione del proprio esistere fosse una conseguenza logica del cogito.

Lui voleva soltanto affermare un principio individualistico, che lo liberasse dalle catene di qualcosa in cui non credeva più; che poi fu il modo della borghesia d'imporsi in Europa e nel mondo intero.

Faremmo un torto alla sua intelligenza matematica sostenere che l'esistenza d'una persona possa essere largamente dimostrata dalla sua attività cerebrale. Un cerebroleso è dunque forse una persona non-esistente?

Se di fronte a noi avessimo avuto un matto che continuamente ripeteva a se stesso: "Penso, dunque sono", avremmo considerato quella congiunzione una "conclusiva" o una "dichiarativa"? Per quale ragione una congiunzione diventa "conclusiva" in un filosofo e "dichiarativa" in un matto?

Se tutti noi girassimo per le strade a dirci ripetutamente: "Penso, dunque sono", dovremmo arguire, come conclusione logica, che tra noi regna sovrana l'estraneità, al punto che avvertiamo il bisogno di ribadire continuamente la nostra identità personale, la nostra posizione nel mondo, il nostro ruolo sociale? Oppure quella frase dovremmo considerarla come un equivalente metaforico di un'altra frase, non meno convenzionale, che spesso ci diciamo, ogni volta che ci incontriamo: "Buongiorno, come stai?"?

Si rende conto la Zordan che con la mera tecnica non si spiega un ben nulla? Perché non scegliere esempi di più facile comprensione, come p.es. questo: "La grammatica italiana è molto divertente, dunque perché non abolirla?".


Le immagini sono prese dal sito "Foto Mulazzani"

Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Linguaggi
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Aggiornamento: 27/08/2015