CONTRO LA GRAMMATICA ITALIANA |
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LA FORMA ATTIVA E PASSIVA
Dove può portare l'assurdità della grammatica italiana? A questo paradosso, che una determinata frase: "Roberta legge", che è attiva, non può essere trasformata in forma passiva solo perché è priva del complemento oggetto, quando nella realtà chi dice una frase del genere già sa cosa Roberta stia leggendo, e se non lo sa, dovrà per forza chiederlo, se vorrà appagare la curiosità dell'interlocutore. Quella infatti è una frase che si dà in risposta a un'altra, di forma interrogativa: "Cosa sta facendo Roberta?". E se uno l'ha vista leggere, saprà anche rispondere alla successiva domanda: "Cosa sta leggendo?". Quindi è sì vero che formalmente il complemento oggetto non c'è, ma solo perché è sottinteso, essendo noto ad almeno uno dei due dialoganti. La regola quindi dovrebbe essere questa: qualunque frase attiva può essere messa in forma passiva, e se non si può farlo, occorre esplicitare il complemento oggetto, altrimenti la frase semanticamente non ha senso. Prendiamo quest'altra frase: "Mia zia avrà ricevuto almeno una dozzina di telefonate", che sul piano sintattico dovremmo considerare di forma attiva, in quanto quella passiva sarebbe: "Almeno una dozzina di telefonate sono state ricevute da mia zia". Ebbene, sul piano semantico la frase esprime proprio un'azione chiaramente passiva, in quanto il soggetto, spontaneamente o volontariamente, non ha compiuto alcuna telefonata. Questo ci porta a dire che l'importanza del complemento oggetto è spropositata nella grammatica italiana. Il valore sintattico di una frase dipende troppo da questo complemento, al punto che i grammatici escludono a priori la possibilità che, senza quello, certe frasi attive possano essere trasformate in passive. P.es.: "La mamma corre" ha un verbo definito come "intransitivo di forma attiva", per cui non è possibile trasformarlo in forma passiva. Ma nella realtà non esiste "una mamma che corre", senza motivazione. "Il pianto di un bambino in pericolo fa correre la mamma". Ecco trasformata la frase da attiva in passiva. Il bambino induce la madre a correre: essa quindi subisce un'azione, o una motivazione all'azione. E siccome vi reagisce (poiché il pianto non la lascia indifferente), ecco che la frase passiva diventa di nuovo attiva (questa volta non dal punto di vista del bambino, ma da quello della madre). "La mamma corre dal bambino che piange". E tutte due, grazie alla loro azione reciproca, appagano il loro desiderio di sicurezza. Non è banale la cosa, perché in una frase del genere: "Si pensa che andando avanti così scoppierà la III guerra mondiale", se il verbo "pensare" è di forma impersonale, di sicuro scoppierà... Non è forse questo un modo sensato e produttivo di fare grammatica? |
Le immagini sono prese dal sito "Foto Mulazzani"