PAOLO VOLPONI: IL CORAGGIO DELLA DIVERSITà


IL PIANETA IRRITABILE


Il pianeta Terra (www.webtrekitalia.it)

Edito da Einaudi nel 1978, non ebbe grosse vendite a causa del ritmo narrativo troppo veloce e complesso, come lo stesso autore riconobbe; tuttavia il tema trattato, un fantascientifico scenario postatomico, lo rese attraente per un pubblico giovanile (al figlio Roberto piacque più di tutti gli altri romanzi scritti sino a quel momento dal padre).

Il pianeta, quasi del tutto distrutto da molteplici guerre nucleari, non ha però esaurito le sue possibilità di vita: di qui il duplice senso dell'aggettivo "irritabile", che vuole indicare sia la irritazione del cosmo (quindi non del solo pianeta Terra) alle offese prodotte dal razionalismo strumentale e cieco dell'uomo, sia appunto la sua capacità di "ricrearsi" come vita. E' quindi sbagliato ritenere pessimistica e nichilistica la visione del mondo volponiana: nessuna distruzione mai sarà definitiva, perché la vita, in un modo o in un altro, continua. Semmai si tratta di evitare lo spreco biologico, di evitare il dolore e le offese arrecate da un cattivo uso della ragione, uso violento e autoritario, insito, secondo l'autore, nello stesso sistema capitalistico.

E' evidente il nesso con il precedente romanzo Corporale, di cui Il pianeta irritabile può essere considerato la continuazione, sia pure spostata di qualche secolo dopo, cioè nel futuro, anche rispetto a noi, e con protagonisti per lo più non umani. Questa è la novità nella continuità della vita dopo le guerre che hanno distrutto quasi tutto: gli animali diventano i soggetti di una società comunistica (di qui anche il motivo millenaristico, in senso animalista).

Plurimi sono i richiami all'esperienza aziendale di Volponi, che era da qualche anno fuori della industria, un po' per scelta, un po' perché inviso ai padroni come dirigente democratico e disturbante la logica dei privilegi di classe.

La citazione in esergo è tratta dagli Esercizi di memoria di Leopardi: «Immortalità selvaggia». Viene ripresa in un passaggio del romanzo, da parte dell'euforico nano Mamerte (uno dei quattro protagonisti), felice che gli altri tre lo abbiano accettato nel gruppo come animale, cioè simile a loro.(1)

Tutto il percorso del nano può essere letto come iniziazione all'animalità, secondo un modello progressivo che ha una analogia con la Divina Commedia, i cui versi sono conosciuti a memoria dall'ideologo del gruppo, l'elefante parlante Roboamo, che non ha mai voluto svelare nel circo la sua abilità affinché non fosse sfruttata commercialmente.

Gli altri due protagonisti sono il babbuino Epistola, capo indiscusso, a motivo della aggressività innata e dell'innato carisma, doti che aveva già rivelato nel circo (anche staccando un braccio a un domatore troppo sicuro di sé che aveva tentato di ammaestrarlo) e pure dalla forte libido, non smettendo di fissare con desiderio le donne; e l'oca Plan Calcule, affettuosa e ubbidiente. Sia il babbuino che l'oca non sanno parlare, ma hanno la capacità di capire.

La vicenda si svolge intorno all'anno 2293. L'autore immagina che è già dal 2000 che una serie di guerre atomiche ha limitato sensibilmente la vita degli uomini sulla Terra.

I quattro protagonisti operano in un circo, come si è già capito, il nano come addetto a raccogliere gli escrementi degli animali, e gli altri tre nelle esibizioni. Il nano ha un solo amico tra gli uomini, l'imitatore del canto di tutti gli uccelli, il quale aveva lavorato per un certo periodo di tempo come tecnico in un centro elettronico dove erano conservati su appositi supporti i reperti storici e culturali del passato: qui si era imbattuto casualmente in una scatoletta che conteneva il nastro con incisi i suoni di uccelli scomparsi ormai due secoli prima, e si era dilettato segretamente ad ascoltarli ed impararli. Quando aveva tentato di rendere partecipi gli altri della imitazione di quei canti, un ufficiale si era sconvolto ed era stato mandato altrove per curarsi, la donna con la quale l'imitatore aveva cercato di mettersi insieme, l'aveva denunciato ed era stato condannato ai lavori forzati. Riuscito a salvarsi, era approdato su un'isola dove sembrava lecito imitare il canto degli uccelli e per questo voleva allietare e riportare a uno stato meno alienato gli spettatori del circo, ma il successo popolare lo rese sospetto alla polizia. Per non tirarla troppo per le lunghe, il nano riteneva erroneamente che l'imitatore colto e gentile non fosse sopravvissuto alla fucilazione.

Prima di entrare a far parte del circo, nell'ospedale nel quale era ricoverato a causa di una ferita, Mamerte aveva conosciuto e amato una suora malese, che gli regalò, estasiata dalla sua virilità e dolcezza, una bottiglietta di profumo e una poesia da lei scritta su carta di riso. Questa poesia o, meglio, il supporto sul quale era scritta, avrà, come vedremo, un ruolo simbolico importante nel finale del romanzo.

Nel 2293, quindi, il circo viene distrutto da un missile atomico esploso nelle vicinanze. Gli unici superstiti sono i quattro che abbiamo già nominato, oltre all'imitatore degli uccelli, che li seguirà, non visto, a distanza.

Epistola si mette subito alla guida del gruppo. Egli sente d'istinto che c'è una "terra promessa" che li accoglierà, ma dovranno prima superare varie prove viaggiando attraverso città e ambienti distrutti. Sul difficile cammino affronteranno, vincendo, un serpente, un orso, ratti impazziti, piccioni carnivori, uomini contaminati dalle radiazioni, cani assassini ammaestrati, sino a quando, nelle vicinanze di un leccio secolare, nel cui incavo si sono rifugiati, affronteranno il nemico più temibile, il comandante presuntuoso e autoritario di un sommergibile, il Governatore Moneta (così lo chiamano Roboamo e Mamerte). Con questo nome Volponi allude alla sua avversione verso la politica monetarista: cosa vale di più, la difesa della moneta o la quantità e la qualità della produzione e quindi del lavoro?

Il Governatore Moneta ìntima loro di arrendersi e seguirlo nella conquista di un altro mondo, da raggiungere con una navicella spaziale. C'è un aspro combattimento, al quale sopravvivono solo Roboamo, Plan Calcule e Mamerte. Epistola infatti muore dilaniato da una esplosione dopo aver ucciso il tracotante Moneta.

La morte del capo Epistola è una premessa necessaria affinché si costituisca un nuovo gruppo senza capi, affidato al solo istintuale e non intenzionato spontaneismo comunitario, in cui non c'è proprietà privata e tutti i beni sono in comune.

L'ultimo bene privato rimasto è la poesia della suora malese su carta di riso. I tre se la dividono e la mangiano come un'ostia, primo simbolico atto di ogni successiva divisione comunistica. Ma prima che ciò avvenga, il nano apprende dall'elefante che l'amato imitatore del canto di tutti gli uccelli si era rivelato quando lui e l'oca erano assenti, aveva dato ad Epistola alcuni consigli sul modo di ripararsi e di sopravvivere, ma il babbuino, pur ricompensandolo con del cibo, non lo voleva con loro, forse temendone l'eventuale competizione nel ruolo di capo; così l'imitatore aveva continuato a seguirli a distanza, d'accordo con Epistola, accontentandosi degli avanzi di cibo che i quattro lasciavano lungo il cammino.

E' stato lui, l'imitatore, a sabotare il sommergibile, permettendo così la vittoria finale sul Governatore. Poi non si sa che fine abbia fatto, se sia morto o vivo non si ha certezza.

Il nano, rinunciando alla poesia della suora, elimina l'ultimo legame col mondo passato, che lo aveva solo umiliato in quanto storpio. Anche la suora in realtà lo aveva umiliato, non avendo avuto il coraggio di vivere apertamente quell'amore non permesso dal suo abito e da tutta la società. Gli dice Roboamo, correggendo la falsa idea che Mamerte si era fatto, cioè che per lui era facile prendere la via della bontà e della libertà, a causa del suo fisico che gli aveva impedito di vivere le gioie dei normali:

"Un uomo storpio sarebbe potuto diventare più ancora un soggetto devoto, un fedele riconoscente. Non basta essere appena diverso, per non diventare un uomo; occorre volerlo e  anche esercitare questa volontà con molta forza e con un grande giudizio. Altrimenti non ti saresti salvato."(2)

Comincia adesso una esistenza libera. Come gli aveva già suggerito il dotto elefante, la nostalgia del passato e la brama di possesso sono da combattere perché impediscono il cambiamento necessario alla continuità della vita in autentica libertà.


(1) Volponi Paolo, Il pianeta irritabile, in Romanzi e Prose, volume secondo, Einaudi, Torino, 2002, p. 342. (torna su)

(2) ivi, pp. 427-8. (torna su)


a cura di Leonardo Monopoli

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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Letteratura
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Aggiornamento: 10/12/2012