POESIE IN LIBERTA'


EMILIANO CRIBARI

Nato a Firenze nel 1977, Emiliano Cribari nel 1999 ha pubblicato nell’ordine il volume di poesie Frammenti (primo posto al Premio Internazionale di Poesia e Letteratura "Nuove Lettere" 1999), la raccolta di poesie e prose liriche I miei colori, uscito già in seconda ristampa in nuova versione, ed il racconto Musica da piano (Zanetto Editore), interpretato dall’attrice Silvia Guidi e dalla tromba del maestro Franco Baggiani nell’ambito della rassegna "Verso il monte dei profumi", organizzata dalla rivista d'arte contemporanea Silere, della quale l'autore è uno dei redattori.

Nel 2000 ha pubblicato la raccolta di racconti brevi, impressioni ed appunti di viaggio Scritti inediti ed il romanzo breve Cognac (Edizioni I miei colori), riadattato anche in chiave jazzistico-teatrale dal Franco Baggiani Quartet per la regia (e l’interpretazione) dell’autore stesso (cenni e recensioni, di questo e altri libri, anche su Il Corriere di Firenze, Firenze Spettacolo, La Nazione, La Repubblica, Prospektiva, Tascabile TV).
Varie liriche, sia edite che inedite, sono state inoltre premiate o segnalate in numerosi premi e concorsi nazionali.

Ha all’attivo infine alcune pubblicazioni antologiche, sia in lingua italiana che in lingua inglese, su rivista, in rete e letture radiofoniche.

Emiliano Cribari - www.imieicolori.it

(Fotogramma)
(Come dentro a un involucro bianco.)
Seguo il corso di un torrente; con lo sguardo.
Il fiume è morto.
Distese d’aria fanno correre il paesaggio.

Per caso una striscia 
di mare:
(è la mia ripartenza)
lontane àgave,
uccelli;
il dolore che sembra 
passato.
L’aria bianca finisce
in inchiostro
ed un graffio salato
ricorda la pelle:
(saprò mai privarmi
dei miei turbamenti?)
VENTO e LUCE
AFFONDANO
un BUCO di ANNI.

Piove. Banchi d’orzo si raccolgono a mandrie
oltre il funebre livore delle mani.
Se non fosse che ho pianto - avrei correnti
d’odio dentro da bruciare
in un gesto finito, in un impronunciabile grido.
Se non fosse per i raggi - (dritti)
che sminuzzano il grigio
sopra ai tetti
non avrei esitazioni a chiamarla Paura.

Certe notti hanno come le fattezze di un viso.
Notti maschie, permanenti.
Senza un filo di speranza in un pensiero
da rivolgere al sonno.
Certe notti - l’umiltà le ha rese grandi,
e ha reso me solo un misero ladro e un infedele.
Queste notti sono ormai troppo simili al dolore.

Lo stesso arabico odore di fondi in disuso,
quando fuori pioveva - voglia d’inverno -
e alle quattro del giorno
le finestre già erano accese e il fumo
di vitalbe caricava le parole
quante notti ho passato in penombra
a marinare il mio presente.

Nessuno oggi ha più la voglia di aprire i regali.
Quella musica suona da sempre, però, sempre
la stessa, ma oggi pare quasi che nessuno la senta.
Dietro di me c’era l’albero nuovo, quest’oggi,
ma io non me ne sono neanche accorto.
Pensavo al mio aspetto e nel silenzio della stanza
m’è caduta la penna di mano.
Poi mi sono chinato e la testa m’è di colpo
scoppiata. Un tempo invece sarei corso a contare
i fili bianchi e i pupazzetti appesi come gigli
alle lucine.
(Ma oggi nessuno ha più la voglia di aprire i regali.)
Ma è Natale? Solo il mio cane pare avere qualcosa.
Ruota la coda e mugugna amari sorrisi.
- Io invece cambio, e le mie gambe
sono quelle che ascoltano di più.
Le cose che amo
Queste sono le cose che amo. Amo i toni dimessi,
la polvere, il legno. Scrivo solo in cucina.
Lì c’è sempre una nicchia di caldo
rimasta a posare sul soffitto dalla cena.
Amo il disordine selvaggio
di una stanza che non ho, i panni a terra,
un nudo giovane e sfatto di donna.
Se solo penso alle distanze di terra
rimpiango la vita di una nave.
(E ho il tatto d’un piede di donna
che sfiora un ruvido cotto).

Vicino un brivido basso mi prende la schiena
e la inarca su un mare di bianchi collants.
Ora so che non andrò più
a tentoni nel buio come allora. Questo
è il mio buio. I bassifondi li ho già conosciuti.

Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Letteratura
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Aggiornamento: 27/11/2012