Che cosa è il mito

IL MITO: UN GENERE LETTERARIO

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(Isabella Scalamandrè)


Ogni civiltà fiorita sulla Terra ha sviluppato fin dalle sue più lontane origini un vasto repertorio di miti (dal greco mythos = racconto), narrazioni solo in apparenza fantastiche, portatrici di messaggi e di una loro interiore verità.

L’esigenza di rispondere alle grandi domande sull’origine dell’universo e dell’uomo, sull’alternarsi delle stagioni, sui fenomeni naturali, sulla vita, la morte e il dolore, sul destino che attende l’umanità e tutto ciò che la circonda, ha indotto da sempre l’uomo a fornire spiegazioni che, in assenza di adeguati strumenti scientifici e prima che si formassero elaborati sistemi filosofici, si traducevano in narrazioni fortemente simboliche, confluite poi nel complesso sistema dei miti. Questi dunque riflettono la cultura dei popoli cui appartengono e le modalità attraverso le quali essi hanno tentato di fornire un’interpretazione della realtà.

Il fascino che emana dalle raccolte dei miti dei popoli antichi non deve indurci a credere che essi siano una raccolta di fiabe a scopo di intrattenimento; al contrario, i miti costituiscono i fondamenti morali e religiosi su cui poggia la struttura sociale di popoli quali, ad esempio, gli Egizi, i Greci e i Romani, che nella loro lunga storia hanno trovato in essi precisi punti di riferimento. Dunque, proprio in questo consiste la verità di un mito: nell’essere un tentativo di risposta alle domande dell’uomo, nel costituire una struttura etica e morale entro cui un popolo si riconosce e ritrova le sue radici.

Tramandato prima oralmente dai depositari (in genere i sacerdoti) dei valori di un popolo, il mito ha poi incontrato, lungo il suo cammino, un autore colto che ne ha fissato in forma scritta la versione. Non è raro il caso che di una narrazione mitica esistano più versioni, o perché più scrittori l'hanno tramandata, oppure perché nel tempo si è modificata, visto che il passaggio alla versione scritta non ha posto fine alla tradizione di continuare a trasmettere oralmente il racconto, che, passando di bocca in bocca, ha facilmente subito variazioni o ricevuto aggiunte.

Temi e significati

Lo studio parallelo dei miti dei popoli antichi, eseguito da etnologi ed antropologi, ha portato a scoprire che molte narrazioni presentano somiglianze straordinarie: è il caso del mito del diluvio, presente in numerose civiltà; sono inoltre costanti le domande sull’origine dell’uomo, che trovano molteplici e suggestive risposte, molte delle quali strettamente connesse con il tipo di ambiente in cui si è sviluppata la civiltà. E anche molto diffuso il mito di un figlio che spodesta il padre per usurparne il trono.

Probabilmente tali somiglianze sono dovute alla presenza di temi costanti (i grandi interrogativi esistenziali, il concetto di ribellione al potere, ecc.) ricorrenti nelle culture di tutte le civiltà.

Nonostante la varietà, la molteplicità e le peculiarità delle raccolte di miti, derivanti dalle diverse condizioni ambientali e da fattori esterni che hanno potuto condizionarne i contenuti, è tuttavia possibile rintracciare alcuni caratteri ricorrenti con una certa regolarità presso tutte le produzioni mitiche.

Le narrazioni, infatti, riguardano eventi eccezionali collocati in un tempo anteriore alla nascita della storia, popolati da esseri soprannaturali dotati di straordinari poteri. Eppure il significato più profondo dei racconti mitici consiste spesso nella loro capacità di riferirsi ai temi e alle circostanze di cui è intessuta l’esistenza di tutti gli esseri umani, quella che attraversa la loro vita quotidiana al di là delle distanze geografiche e temporali.

Il meccanismo narrativo

A mettere in moto il meccanismo narrativo del mito, di solito molto semplice, è quasi sempre una situazione di contrapposizione o di scontro, in cui il protagonista positivo, l’eroe, deve affrontare forze antagoniste che lo contrastano e lo ostacolano. L’eroe non giunge solo e disarmato al momento dello scontro decisivo: in suo favore intervengono divinità amiche e presenze benevole, pronte a fornirgli gli strumenti magici indispensabili per poter superare difficoltà altrimenti insormontabili.

Il tempo e i luoghi

Il tempo è sempre indeterminato, lontanissimo, anteriore, come già si è detto, alla nascita della storia. L’indeterminatezza non è dovuta solo all’impossibilità di definire il periodo in cui sono avvenuti i fatti, ma anche all’esigenza di attribuire alla narrazione un valore perenne, di eternità. Ciò che è accaduto allora è ditale importanza — sottintende l’anonimo narratore del mito — che ha ed avrà sempre valore.

Gli scenari in cui si svolgono le vicende narrate sono di solito costituiti da spazi aperti, reali o immaginari, dove la natura appare incontaminata. I pochi riferimenti a spazi chiusi o abitati ci riportano ad ambienti particolari: vere e proprie regge, abitazioni di divinità, recessi del mondo ultramondano. Non si tratta quasi mai di luoghi perfettamente definiti; anzi, di frequente sono immersi in un ‘atmosfera fantastica, descritta mediante una terminologia fortemente evocativa (la terra si estendeva molto al di là dei confini del cielo, questo monte altissimo ha le vette eternamente coperte di neve, e lungo i suoi fianchi si stendono cupe foreste di abeti, tra precipizi e frane che ne rendono l’aspetto ancor più orrido).

I personaggi e gli eventi

I personaggi sono spesso creature straordinarie e soprannaturali: è frequentissima la presenza degli dèi e di esseri mostruosi; non di rado compaiono animali parlanti con poteri eccezionali.

Compare anche l’uomo, ma sotto due aspetti ben distinti, quello dell’uomo comune e quello dell’eroe. Gli eroi, protagonisti di molti miti, sono uomini dai poteri fuori dall’ordinario, coraggiosi, a volte figli di un dio e di una creatura mortale; veri superuomini che lottano per scopi nobilissimi; proiezione di tutto quanto l’uomo comune aspira ad essere. In molti racconti di eroi il genere mitico confluisce nella leggenda, di cui parleremo più avanti, e non è sempre così facile stabilire confini netti e precisi fra i due tipi di narrazione.

Nella maggior parte dei racconti, i ruoli dei personaggi sono riconducibili alle funzioni di protagonista, antagonista (che ne ostacola l’azione) e di aiutanti del protagonista, in funzione positiva, o dell’antagonista, in funzione negativa.

Gli eventi narrati sono molteplici, ma possiamo ten tare di riunirli in alcune categorie fondamentali:

  • eventi della creazione dell’universo, degli dèi, dell’uomo, ecc.;
  • eventi della creazione di importanti aspetti del reale (astri celesti, fuoco, mare, fiumi, ecc.);
  • fenomeni naturali (alternanza delle stagioni, pioggia, vento, ecc.);
  • fenomeni straordinari (diluvio, siccità, carestia, ecc.);
  • condizioni riguardanti l’uomo (la morte, la rinascita, la vita eterna).

Il mito, fonte dì informazioni

Il mito che, come abbiamo visto, trasmette agli uomini una sua verità, ha ancora oggi il potere di fornirci informazioni interessanti. Infatti dalle narrazioni mitiche apprendiamo in quale ambiente si è sviluppata la civiltà che le ha prodotte: se era un ambiente favorevole o ostile alla vita, se la civiltà era pastorale o agraria, se l’organizzazione sociale era di tipo patriarcale o matriarcale, se era praticata la poligamia o la monogamia. Ma le informazioni più interessanti riguardano i valori che quella civiltà praticava e i principi a cui conformava azioni e comportamenti.

A queste domande e ad altre ancora può risponde re un mito, che quindi conserva, anche dopo tempo immemorabile, la capacità di fornire indicazioni per ricostruire la storia dei popoli.

Tipologia e interpretazione dei miti

Tra i vari tipi di miti, possiamo distinguere:

  1. miti naturalistici: forniscono una spiegazione fantastica ai fenomeni naturali meteorologici o biologici;
  2. miti eziologici: come dice la parola di origine greca (eziologia = «studio delle cause»), spiegano l’origine di città, usanze, ecc.;
  3. miti storici: si rifanno ad episodi storici precisi, a proposito dei quali, nel corso di secoli di trasmissione orale, è intervenuta la fantasia popolare ad ampliare, abbellire, esaltare un fatto o un personaggio particolari.

L’interpretazione dei miti che meglio conosciamo, vale a dire quelli del bacino del Mediterraneo e del vicino Oriente, non presenta grandi problemi, mentre non è sempre facile comprendere il significato di narrazioni mitiche di popoli la cui civiltà dista molto dalla nostra cultura. Ciò dipende dal complesso sistema di simboli a cui fanno riferimento i miti.

Dunque è necessario conoscere i valori simbolici per dare la corretta interpretazione dei racconti appartenenti al genere mitico. Ad esempio, è noto a tutti che il serpente che tenta Eva, la prima donna di cui si parla nella Bibbia, rappresenta la tentazione a cadere nel peccato; è palese che le sette piaghe che Dio scatenò sul popolo egizio simboleggiano l’ira del Signore verso quel popolo: è più difficile, almeno per noi occidentali, riconoscere nella rappresentazione cinese del drago il simbolo del Fiume Giallo, ora benevolo fecondatore delle terre, ora iroso e violento distruttore.

Solo la conoscenza dei valori simbolici può consentirci di individuare i profondi messaggi che ogni mito trasmette al popolo presso cui è sorto.

I miti delle prime civiltà

Egitto e Mesopotamia, Palestina e Fenicia, Assiria e Persia furono, tra i Paesi dell’area mediterranea, quelli dove fiorirono le civiltà più antiche. Queste aree geografiche, percorse da grandi fiumi quali il Nilo, il Tigri, l’Eufrate e il Giordano, costituirono la sede ideale dei primi insediamenti umani: clima mite, estese e fertili pianure, abbondanza di acque offrivano le migliori condizioni per la vita e la prosperità di popoli che fissarono lì le loro sedi abbandonando la vita nomade di pastori per intraprendere quella più sicura e confortevole di agricoltori. Ciascuna di queste antiche civiltà elaborò un sistema mitologico suo proprio, pur senza escludere numerose contaminazioni vicendevoli ed evidenti punti di contatto.

Mentre la mitologia del popolo egizio, dominata dal terrore della morte e dell’oltretomba, è giunta a noi grazie a testimonianze ben conservate ma di difficile comprensione, che ci mostrano divinità per lo più prive di personalità, fredde e distaccate dal genere umano, quella dei popoli mesopotamici, incisa a caratteri cuneiformi su tavolette d’argilla, molto più vicina all’uomo, in quanto i protagonisti sono assai sovente esseri umani.

Le narrazioni più interessanti riguardano la figura dell’eroe Gilgamesh, l’episodio del diluvio universale. Elaborata fin dal tempo dei Sumeri, la mitologia mesopotamica verrà ripresa poi, con qualche variante, da tutti i popoli che si avvicenderanno in quella terra. Essa influì molto più in profondità di quella egizia sul mondo culturale degli Ebrei e dei Greci, e quindi, indirettamente, sulla nostra civiltà.

Non esente da profonde suggestioni derivanti dai miti della Mesopotamia, la «terra tra i due fiumi», la mitologia persiana, la quale subì una profonda rielaborazione ad opera di Zaratustra, riformatore e profeta del dio di giustizia e di bontà Ahura Mazda.

Distinta in modo peculiare dalla mitologia degli altri popoli dell’antichità è quella degli Ebrei, scaturita dalla loro tormentata storia di fede in un unico dio quale è narrata nella Bibbia: un dio geloso, propositore di un esclusivo patto di alleanza con il popolo la lui imperscrutabilmente prescelto per attuare uno straordinario piano di redenzione dell’umanità dal male e dalla morte.

Il mito greco

La mitologia antica a noi più familiare è senz’altro quella greca. I Greci furono grandi creatori di miti, tutti vivacemente popolati da divinità dotate sì del requisito fondamentale dell’immortalità e di qualità fisiche e intellettuali superiori, ma in tutto simili agli esseri umani sia per la colorita caratterizzazione sia per passioni e debolezze.

Limpidamente suddivise sui gradini di una rigida gerarchia, spesso invidiose, vendicative, intriganti, esse di dimorano sull’Olimpo, il più alto massiccio montuoso della Grecia, in Tessaglia, considerato dalla fantasia popolare un luogo di delizie e di sontuose dimore.

Capo supremo di tutti gli dèi è Zeus, signore dell’Olimpo e dell’umanità, capriccioso e terribile gestore dei fenomeni atmosferici, amante di dee, ninfe e donne mortali nonostante la gelosa presenza della moglie Hera.

Ai fratelli di Zeus, Poseidone e Ade, spetta rispettivamente il dominio del mare e il regno del sotterraneo mondo dei morti; le sue sorelle sono Demetra, dea dell’agricoltura, e Hestia, custode del focolare e della quiete domestica. Figli legittimi, naturali o adottivi di Zeus e di Hera sono: Afrodite, dea della bellezza e dell’amore, Atena, dea della sapienza, Artemide, dea della caccia, Apollo, dio delle arti, Efesto, dio del fuoco e fabbro degli dèi, Ermes, dio del commercio e messaggero dell’Olimpo. Accanto a queste divinità maggiori, i miti greci collocano numerose divinità minori, semidèi e creature fantastiche, quali fauni e le ninfe, ovunque diffuse per mare e per terra.

Tranne qualche rara eccezione, gli dèi greci sono belli ed eternamente giovani; nulla limita la loro potenza, tranne il Fato, cioè il destino, la forza superiore e imperscrutabile incombente su di loro come sugli uomini alla quale neppure Zeus può sottrarsi.


Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Letteratura
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Aggiornamento: 10-02-2019