CAPITOLO

FRASI

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 1

In quanto alla maniera di penetrare in città, Renzo aveva sentito, cosí all'ingrosso, che c'eran ordini severissimi di non lasciar entrar nessuno, senza bulletta di sanità; ma che in vece ci s'entrava benissimo, chi appena sapesse un po' aiutarsi e cogliere il momento.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 2

Era infatti cosí; e lasciando anche da parte le cause generali, per cui in que' tempi ogni ordine era poco eseguito; lasciando da parte le speciali, che rendevano cosí malagevole la rigorosa esecuzione di questo; Milano si trovava ormai in tale stato, da non veder cosa giovasse guardarlo, e da cosa; e chiunque ci venisse, poteva parer piuttosto noncurante della propria salute, che pericoloso a quella de' cittadini.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 3

Su queste notizie, il disegno di Renzo era di tentare d'entrar dalla prima porta a cui si fosse abbattuto; se ci fosse qualche intoppo, riprender le mura di fuori, finché ne trovasse un'altra di piú facile accesso.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 4

E sa il cielo quante porte s'immaginava che Milano dovesse avere.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 5

Arrivato dunque sotto le mura, si fermò a guardar d'intorno, come fa chi, non sapendo da che parte gli convenga di prendere, par che n'aspetti, e ne chieda qualche indizio da ogni cosa.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 6

Ma, a destra e a sinistra, non vedeva che due pezzi d'una strada storta; dirimpetto, un tratto di mura; da nessuna parte, nessun segno d'uomini viventi: se non che, da un certo punto del terrapieno, s'alzava una colonna d'un fumo oscuro e denso, che salendo s'allargava e s'avvolgeva in ampi globi, perdendosi poi nell'aria immobile e bigia.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 7

Eran vestiti, letti e altre masserizie infette che si bruciavano: e di tali triste fiammate se ne faceva di continuo, non lí soltanto, ma in varie parti delle mura.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 8

Il tempo era chiuso, l'aria pesante, il cielo velato per tutto da una nuvola o da un nebbione uguale, inerte, che pareva negare il sole, senza prometter la pioggia; la campagna d'intorno, parte incolta, e tutta arida; ogni verzura scolorita, e neppure una gocciola di rugiada sulle foglie passe e cascanti.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 9

Per di piú, quella solitudine, quel silenzio, cosí vicino a una gran città, aggiungevano una nuova costernazione all'inquietudine di Renzo, e rendevan piú tetri tutti i suoi pensieri.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 10

Stato lí alquanto, prese la diritta, alla ventura, andando, senza saperlo, verso porta Nuova, della quale, quantunque vicina, non poteva accorgersi, a cagione d'un baluardo, dietro cui era allora nascosta.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 11

Dopo pochi passi, principiò a sentire un tintinnío di campanelli, che cessava e ricominciava ogni tanto, e poi qualche voce d'uomo.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 12

Andò avanti e, passato il canto del baluardo, vide per la prima cosa, un casotto di legno, e sull'uscio, una guardia appoggiata al moschetto, con una cert'aria stracca e trascurata: dietro c'era uno stecconato, e dietro quello, la porta, cioè due alacce di muro, con una tettoia sopra, per riparare i battenti; i quali erano spalancati, come pure il cancello dello stecconato.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 13

Però, davanti appunto all'apertura, c'era in terra un tristo impedimento: una barella, sulla quale due monatti accomodavano un poverino, per portarlo via.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 14

Era il capo de' gabellieri, a cui, poco prima, s'era scoperta la peste.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 15

Renzo si fermò, aspettando la fine: partito il convoglio, e non venendo nessuno a richiudere il cancello, gli parve tempo, e ci s'avviò in fretta; ma la guardia, con una manieraccia, gli gridò: - olà! - Renzo si fermò di nuovo su due piedi, e, datogli d'occhio, tirò fuori un mezzo ducatone, e glielo fece vedere.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 16

Colui, o che avesse già avuta la peste, o che la temesse meno di quel che amava i mezzi ducatoni, accennò a Renzo che glielo buttasse; e vistoselo volar subito a' piedi, susurrò: - va' innanzi presto -.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 17

Renzo non se lo fece dir due volte; passò lo stecconato, passò la porta, andò avanti, senza che nessuno s'accorgesse di lui, o gli badasse; se non che, quando ebbe fatti forse quaranta passi, sentí un altro - olà - che un gabelliere gli gridava dietro.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 18

Questa volta, fece le viste di non sentire, e, senza voltarsi nemmeno, allungò il passo.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 19

- Olà! - gridò di nuovo il gabelliere, con una voce però che indicava piú impazienza che risoluzione di farsi ubbidire; e non essendo ubbidito, alzò le spalle, e tornò nella sua casaccia, come persona a cui premesse piú di non accostarsi troppo ai passeggieri, che d'informarsi de' fatti loro.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 20

La strada che Renzo aveva presa, andava allora, come adesso, diritta fino al canale detto il Naviglio: i lati erano siepi o muri d'orti, chiese e conventi, e poche case.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 21

In cima a questa strada, e nel mezzo di quella che costeggia il canale, c'era una colonna, con una croce detta la croce di sant'Eusebio.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 22

E per quanto Renzo guardasse innanzi, non vedeva altro che quella croce.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 23

Arrivato al crocicchio che divide la strada circa alla metà, e guardando dalle due parti, vide a dritta, in quella strada che si chiama lo stradone di santa Teresa, un cittadino che veniva appunto verso di lui.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 24

" Un cristiano, finalmente! " disse tra sé; e si voltò subito da quella parte, pensando di farsi insegnar la strada da lui.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 25

Questo pure aveva visto il forestiero che s'avanzava; e andava squadrandolo da lontano, con uno sguardo sospettoso; e tanto piú, quando s'accorse che, in vece d'andarsene per i fatti suoi, gli veniva incontro.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 26

Renzo, quando fu poco distante, si levò il cappello, da quel montanaro rispettoso che era; e tenendolo con la sinistra, mise l'altra mano nel cocuzzolo, e andò piú direttamente verso lo sconosciuto.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 27

Ma questo, stralunando gli occhi affatto, fece un passo addietro, alzò un noderoso bastone, e voltata la punta, ch'era di ferro, alla vita di Renzo, gridò: - via! via! via!

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 28

- Oh oh! - gridò il giovine anche lui; rimise il cappello in testa, e, avendo tutt'altra voglia, come diceva poi, quando raccontava la cosa, che di metter su lite in quel momento, voltò le spalle a quello stravagante, e continuò la sua strada, o, per meglio dire, quella in cui si trovava avviato.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 29

L'altro tirò avanti anche lui per la sua, tutto fremente, e voltandosi, ogni momento, indietro.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 30

E arrivato a casa, raccontò che gli s'era accostato un untore, con un'aria umile, mansueta, con un viso d'infame impostore, con lo scatolino dell'unto, o l'involtino della polvere (non era ben certo qual de' due) in mano, nel cocuzzolo del cappello, per fargli il tiro, se lui non l'avesse saputo tener lontano.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 31

- Se mi s'accostava un passo di piú, - soggiunse, - l'infilavo addirittura, prima che avesse tempo d'accomodarmi me, il birbone.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 32

La disgrazia fu ch'eravamo in un luogo cosí solitario, ché se era in mezzo Milano, chiamavo gente, e mi facevo aiutare a acchiapparlo.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 33

Sicuro che gli si trovava quella scellerata porcheria nel cappello.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 34

Ma lí da solo a solo, mi son dovuto contentare di fargli paura, senza risicare di cercarmi un malanno; perché un po' di polvere è subito buttata; e coloro hanno una destrezza particolare; e poi hanno il diavolo dalla loro.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 35

Ora sarà in giro per Milano: chi sa che strage fa! - E fin che visse, che fu per molt'anni, ogni volta che si parlasse d'untori, ripeteva la sua storia, e soggiungeva: - quelli che sostengono ancora che non era vero, non lo vengano a dire a me; perché le cose bisogna averle viste.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 36

Renzo, lontano dall'immaginarsi come l'avesse scampata bella, e agitato piú dalla rabbia che dalla paura, pensava, camminando, a quell'accoglienza, e indovinava bene a un di presso ciò che lo sconosciuto aveva pensato di lui; ma la cosa gli pareva cosí irragionevole, che concluse tra sé che colui doveva essere un qualche mezzo matto.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 37

" La principia male, - pensava però: - par che ci sia un pianeta per me, in questo Milano.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 38

Per entrare, tutto mi va a seconda; e poi, quando ci son dentro, trovo i dispiaceri lí apparecchiati.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 39

Basta...

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 40

coll'aiuto di Dio...

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 41

se trovo...

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 42

se ci riesco a trovare...

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 43

eh! tutto sarà stato niente ".

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 44

Arrivato al ponte, voltò, senza esitare, a sinistra, nella strada di san Marco, parendogli, a ragione, che dovesse condurre verso l'interno della città.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 45

E andando avanti, guardava in qua e in là, per veder se poteva scoprire qualche creatura umana; ma non ne vide altra che uno sformato cadavere nel piccol fosso che corre tra quelle poche case (che allora erano anche meno), e un pezzo della strada.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 46

Passato quel pezzo, sentí gridare: - o quell'uomo! - e guardando da quella parte, vide poco lontano, a un terrazzino d'una casuccia isolata, una povera donna, con una nidiata di bambini intorno; la quale, seguitandolo a chiamare, gli fece cenno anche con la mano.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 47

Ci andò di corsa; e quando fu vicino, - o quel giovine, - disse quella donna: - per i vostri poveri morti, fate la carità d'andare a avvertire il commissario che siamo qui dimenticati.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 48

Ci hanno chiusi in casa come sospetti, perché il mio povero marito è morto; ci hanno inchiodato l'uscio, come vedete; e da ier mattina, nessuno è venuto a portarci da mangiare.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 49

In tante ore che siam qui, non m'è mai capitato un cristiano che me la facesse questa carità: e questi poveri innocenti moion di fame.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 50

- Di fame! - esclamò Renzo; e, cacciate le mani nelle tasche, - ecco, ecco, - disse, tirando fuori i due pani: - calatemi giú qualcosa da metterli dentro.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 51

- Dio ve ne renda merito; aspettate un momento, - disse quella donna; e andò a cercare un paniere, e una fune da calarlo, come fece.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 52

A Renzo intanto gli vennero in mente que' pani che aveva trovati vicino alla croce, nell'altra sua entrata in Milano, e pensava: " ecco: è una restituzione, e forse meglio che se gli avessi restituiti al proprio padrone: perché qui è veramente un'opera di misericordia ".

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 53

In quanto al commissario che dite, la mia donna, - disse poi, mettendo i pani nel paniere, - io non vi posso servire in nulla; perché, per dirvi la verità, son forestiero, e non son niente pratico di questo paese.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 54

Però, se incontro qualche uomo un po' domestico e umano, da potergli parlare, lo dirò a lui.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 55

La donna lo pregò che facesse cosí, e gli disse il nome della strada, onde lui sapesse indicarla.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 56

- Anche voi, - riprese Renzo, - credo che potrete farmi un piacere, una vera carità, senza vostro incomodo.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 57

Una casa di cavalieri, di gran signoroni, qui di Milano, casa *** sapreste insegnarmi dove sia?

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 58

- So che la c'è questa casa, - rispose la donna: - ma dove sia, non lo so davvero.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 59

Andando avanti di qua, qualcheduno che ve la insegni, lo troverete.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 60

E ricordatevi di dirgli anche di noi.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 61

- Non dubitate, - disse Renzo, e andò avanti.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 62

A ogni passo, sentiva crescere e avvicinarsi un rumore che già aveva cominciato a sentire mentre era lí fermo a discorrere: un rumor di ruote e di cavalli, con un tintinnío di carnpanelli, e ogni tanto un chioccar di fruste, con un accompagnamento d'urli.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 63

Guardava innanzi, ma non vedeva nulla.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 64

Arrivato allo sbocco di quella strada, scoprendosegli davanti la piazza di san Marco, la prima cosa che gli diede nell'occhio, furon due travi ritte, con una corda, e con certe carrucole; e non tardò a riconoscere (ch'era cosa famigliare in quel tempo) l'abbominevole macchina della tortura.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 65

Era rizzata in quel luogo, e non in quello soltanto, ma in tutte le piazze e nelle strade piú spaziose, affinché i deputati d'ogni quartiere, muniti a questo d'ogni facoltà piú arbitraria, potessero farci applicare immediatamente chiunque paresse loro meritevole di pena: o sequestrati che uscissero di casa, o subalterni che non facessero il loro dovere, o chiunque altro.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 66

Era uno di que' rimedi eccessivi e inefficaci de' quali, a quel tempo, e in que' momenti specialmente, si faceva tanto scialacquío.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 67

Ora, mentre Renzo guarda quello strumento, pensando perché possa essere alzato in quel luogo, sente avvicinarsi sempre piú il rumore, e vede spuntar dalla cantonata della chiesa un uomo che scoteva un campanello: era un apparitore; e dietro a lui due cavalli che, allungando il collo, e puntando le zampe, venivano avanti a fatica; e strascinato da quelli, un carro di morti, e dopo quello un altro, e poi un altro e un altro; e di qua e di là, monatti alle costole de' cavalli, spingendoli, a frustate, a punzoni, a bestemmie.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 68

Eran que' cadaveri, la piú parte ignudi, alcuni mal involtati in qualche cencio, ammonticchiati, intrecciati insieme, come un gruppo di serpi che lentamente si svolgano al tepore della primavera; ché, a ogni intoppo, a ogni scossa, si vedevan que' mucchi funesti tremolare e scompaginarsi bruttamente, e ciondolar teste, e chiome verginali arrovesciarsi, e braccia svincolarsi, e batter sulle rote, mostrando all'occhio già inorridito come un tale spettacolo poteva divenire piú doloroso e piú sconcio.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 69

Il giovine s'era fermato sulla cantonata della piazza, vicino alla sbarra del canale, e pregava intanto per que' morti sconosciuti.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 70

Un atroce pensiero gli balenò in mente: " forse là, là insieme, là sotto...

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 71

Oh, Signore! fate che non sia vero! fate ch'io non ci pensi! "

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 72

Passato il convoglio funebre, Renzo si mosse, attraversò la piazza, prendendo lungo il canale a mancina, senz'altra ragione della scelta, se non che il convoglio era andato dall'altra parte.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 73

Fatti que' quattro passi tra il fianco della chiesa e il canale, vide a destra il ponte Marcellino; prese di lí, e riuscí in Borgo Nuovo.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 74

E guardando innanzi, sempre con quella mira di trovar qualcheduno da farsi insegnar la strada, vide in fondo a quella un.prete in farsetto, con un bastoncino in mano, ritto vicino a un uscio socchiuso, col capo chinato, e l'orecchio allo spiraglio; e poco dopo lo vide alzar la mano e benedire.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 75

Congetturò quello ch'era di fatto, cioè che finisse di confessar qualcheduno; e disse tra sé: " questo è l'uomo che fa per me.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 76

Se un prete, in funzion di prete, non ha un po' di carità, un po' d'amore e di buona grazia, bisogna dire che non ce ne sia piú in questo mondo ".

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 77

Intanto il prete, staccatosi dall'uscio, veniva dalla parte di Renzo, tenendosi, con gran riguardo, nel mezzo della strada.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 78

Renzo, quando gli fu vicino, si levò il cappello, e gli accennò che desiderava parlargli, fermandosi nello stesso tempo, in maniera da fargli intendere che non si sarebbe accostato di piú.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 79

Quello pure si fermò, in atto di stare a sentire, puntando però in terra il suo bastoncino davanti a sé, come per farsene un baluardo.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 80

Renzo espose la sua domanda, alla quale il prete soddisfece, non solo con dirgli il nome della strada dove la casa era situata, ma dandogli anche, come vide che il poverino n'aveva bisogno, un po' d'itinerario; indicandogli, cioè, a forza di diritte e di mancine, di chiese e di croci, quell'altre sei o otto strade che aveva da passare per arrivarci.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 81

- Dio la mantenga sano, in questi tempi, e sempre, - disse Renzo: e mentre quello si moveva per andarsene, - un'altra carità, - soggiunse; e gli disse della povera donna dimenticata.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 82

Il buon prete ringraziò lui d'avergli dato occasione di fare una carità cosí necessaria; e, dicendo che andava ad avvertire chi bisognava, tirò avanti.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 83

Renzo si mosse anche lui, e, camminando, cercava di fare a se stesso una ripetizione dell'itinerario, per non esser da capo a dover domandare a ogni cantonata.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 84

Ma non potreste immaginarvi come quell'operazione gli riuscisse penosa, e non tanto per la difficoltà della cosa in sé, quanto per un nuovo turbamento che gli era nato nell'animo.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 85

Quel nome della strada, quella traccia del cammino l'avevan messo cosí sottosopra.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 86

Era l'indizio che aveva desiderato e domandato, e del quale non poteva far di meno; né gli era stato detto nient'altro, da che potesse ricavare nessun augurio sinistro; ma che volete? quell'idea un po' piú distinta d'un termine vicino, dove uscirebbe d'una grand'incertezza, dove potrebbe sentirsi dire: è viva, o sentirsi dire: è morta; quell'idea l'aveva cosí colpito che, in quel momento, gli sarebbe piaciuto piú di trovarsi ancora ai buio di tutto, d'essere al principio del viaggio, di cui ormai toccava la fine.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 87

Raccolse però le sue forze, e disse a se stesso: " ehi! se principiamo ora a fare il ragazzo, com'anderà? " Cosí rinfrancato alla meglio, seguitò la sua strada, inoltrandosi nella città.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 88

Quale città! e cos'era mai, al paragone, quello ch'era stata l'anno avanti, per cagion della fame!

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 89

Renzo s'abbatteva appunto a passare per una delle parti piú squallide e piú desolate: quella crociata di strade che si chiamava il carrobio di porta Nuova.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 90

(C'era allora una croce nel mezzo, e, dirimpetto ad essa, accanto a dove ora è san Francesco di Paola, una vecchia chiesa col titolo di sant'Anastasia).

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 91

Tanta era stata in quel vicinato la furia del contagio, e il fetor de' cadaveri lasciati lí che i pochi rimasti vivi erano stati costretti a sgomberare: sicché, alla mestizia che dava al passeggiero quell'aspetto di solitudine e d'abbandono, s'aggiungeva l'orrore e lo schifo delle tracce e degli avanzi della recente abitazione.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 92

Renzo affrettò il passo, facendosi coraggio col pensare che la meta non doveva essere cosí vicina, e sperando che, prima d'arrivarci, troverebbe mutata, almeno in parte, la scena; e infatti, di lí a non molto, riuscí in un luogo che poteva pur dirsi città di viventi; ma quale città ancora, e quali viventi! Serrati, per sospetto e per terrore, tutti gli usci di strada, salvo quelli che fossero spalancati per esser le case disabitate, o invase; altri inchiodati e sigillati, per esser nelle case morta o ammalata gente di peste; altri segnati d'una croce fatta col carbone, per indizio ai monatti, che c'eran de' morti da portar via: il tutto piú alla ventura che altro, secondo che si fosse trovato piuttosto qua che là un qualche commissario della Sanità o altro impiegato, che avesse voluto eseguir gli ordini, o fare un'angheria.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 93

Per tutto cenci e, piú ributtanti de' cenci, fasce marciose, strame ammorbato, o lenzoli buttati dalle finestre; talvolta corpi, o di persone morte all'improvviso, nella strada, e lasciati lí fin che passasse un carro da portarli via, o cascati da' carri medesimi, o buttati anch'essi dalle finestre: tanto l'insistere e l'imperversar del disastro aveva insalvatichiti gli animi, e fatto dimenticare ogni cura di pietà, ogni, riguardo sociale! Cessato per tutto ogni rumor di botteghe, ogni strepito di carrozze, ogni grido di venditori, ogni chiacchierío di passeggieri, era ben raro che quel silenzio di morte fosse rotto da altro che da rumor di carri funebri, da lamenti di poveri, da rammarichío d'infermi, da urli di frenetici, da grida di monatti.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 94

All'alba, a mezzogiorno, a sera, una campana del duomo dava il segno di recitar certe preci assegnate dall'arcivescovo: a quel tocco rispondevan le campane dell'altre chiese; e allora avreste veduto persone affacciarsi alle finestre, a pregare in comune; avreste sentito un bisbiglio di voci e di gemiti, che spirava una tristezza mista pure di qualche conforto.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 95

Morti a quell'ora forse i due terzi de' cittadini, andati via o ammalati una buona parte del resto, ridotto quasi a nulla il concorso della gente di fuori, de' pochi che andavan per le strade, non se ne sarebbe per avventura, in un lungo giro, incontrato uno solo in cui non si vedesse qualcosa di strano, e che dava indizio d'una funesta mutazione di cose.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 96

Si vedevano gli uomini piú qualificati, senza cappa né mantello, parte allora essenzialissima del vestiario civile; senza sottana i preti, e anche de' religiosi in farsetto; dismessa in somma ogni sorte di vestito che potesse con gli svolazzi toccar qualche cosa, o dare (ciò che si temeva piú di tutto il resto) agio agli untori.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 97

E fuor di questa cura d'andar succinti e ristretti il piú che fosse possibile, negletta e trasandata ogni persona; lunghe le barbe di quelli che usavan portarle, cresciute a quelli che prima costumavan di raderle; lunghe pure e arruffate le capigliature, non solo per quella trascuranza che nasce da un invecchiato abbattimento, ma per esser divenuti sospetti i barbieri, da che era stato preso e condannato, come untor famoso, uno di loro, Giangiacomo Mora: nome che, per un pezzo, conservò una celebrità municipale d'infamia, e ne meriterebbe una ben piú diffusa e perenne di pietà.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 98

I piú tenevano da una mano un bastone, alcuni anche una pistola, per avvertimento minaccioso a chi avesse voluto avvicinarsi troppo; dall'altra pasticche odorose, o palle di metallo o di legno traforate, con dentro spugne inzuppate d'aceti medicati; e se le andavano ogni tanto mettendo al naso, o ce le tenevano di continuo.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 99

Portavano alcuni attaccata al collo una boccetta con dentro un po' d'argento vivo, persuasi che avesse la virtú d'assorbire e di ritenere ogni esalazione pestilenziale; e avevan poi cura di rinnovarlo ogni tanti giorni.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 100

I gentiluomini, non solo uscivano senza il solito seguito, ma si vedevano, con una sporta in braccio, andare a comprar le cose necessarie al vitto.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 101

Gli amici, quando pur due s'incontrassero per la strada, si salutavan da lontano, con cenni taciti e frettolosi.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 102

Ognuno, camminando, aveva molto da fare, per iscansare gli schifosi e mortiferi inciampi di cui il terreno era sparso e, in qualche luogo, anche affatto ingombro: ognuno cercava di stare in mezzo alla strada, per timore d'altro sudiciume, o d'altro piú funesto peso che potesse venir giú dalle finestre; per timore delle polveri venefiche che si diceva esser spesso buttate da quelle su' passeggieri; per timore delle muraglie, che potevan esser unte.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 103

Cosí l'ignoranza, coraggiosa e guardinga alla rovescia, aggiungeva ora angustie all'angustie, e dava falsi terrori, in compenso de' ragionevoli e salutari che aveva levati da principio.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 104

Tal era ciò che di meno deforme e di men compassionevole si faceva vedere intorno, i sani, gli agiati: ché, dopo tante immagini di miseria, e pensando a quella ancor piú grave, per mezzo alla quale dovrem condurre il lettore, non ci fermeremo ora a dir qual fosse lo spettacolo degli appestati che si strascicavano o giacevano per le strade, de' poveri, de' fanciulli, delle donne.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 105

Era tale, che il riguardante poteva trovar quasi un disperato conforto in ciò che ai lontani e ai posteri fa la piú forte e dolorosa impressione; nel pensare, dico, nel vedere quanto que' viventi fossero ridotti a pochi.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 106

In mezzo a questa desolazione aveva Renzo fatto già una buona parte del suo cammino, quando, distante ancor molti passi da una strada in cui doveva voltare, sentí venir da quella un vario frastono, nel quale si faceva distinguere quel solito orribile tintinnío.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 107

Arrivato alla cantonata della strada, ch'era una delle piú larghe, vide quattro carri fermi nel mezzo; e come, in un mercato di granaglie, si vede un andare e venire di gente, un caricare e un rovesciar di sacchi, tale era il movimento in quel luogo: monatti ch'entravan nelle case, monatti che n'uscivan con un peso su le spalle, e lo mettevano su l'uno o l'altro carro: alcuni con la divisa rossa, altri senza quel distintivo, molti con uno ancor piú odioso, pennacchi e fiocchi di vari colori, che quegli sciagurati portavano come per segno d'allegria, in tanto pubblico lutto.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 108

Ora da una, ora da un'altra finestra, veniva una voce lugubre: - qua, monatti! - E con suono ancor piú sinistro, da quel tristo brulichío usciva qualche vociaccia che rispondeva: - ora, ora -.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 109

Ovvero eran pigionali che brontolavano, e dicevano di far presto: ai quali i monatti rispondevano con bestemmie.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 110

Entrato nella strada, Renzo allungò il passo, cercando di non guardar quegl'ingombri, se non quanto era necessario per iscansarli; quando il suo sguardo s'incontrò in un oggetto singolare di pietà, d'una pietà che invogliava l'animo a contemplarlo; di maniera che si fermò, quasi senza volerlo.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 111

Scendeva dalla soglia d'uno di quegli usci, e veniva verso il convoglio, una donna, il cui aspetto annunziava una giovinezza avanzata, ma non trascorsa; e vi traspariva una bellezza velata e offuscata, ma non guasta, da una gran passione, e da un languor mortale: quella bellezza molle a un tempo e maestosa, che brilla nel sangue lombardo.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 112

La sua andatura era affaticata, ma non cascante; gli occhi non davan lacrime, ma portavan segno d'averne sparse tante; c'era in quel dolore un non so che di pacato e di profondo, che attestava un'anima tutta consapevole e presente a sentirlo.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 113

Ma non era il solo suo aspetto che, tra tante miserie, la indicasse cosí particolarmente alla pietà, e ravvivasse per lei quel sentimento ormai stracco e ammortito ne' cuori.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 114

Portava essa in collo una bambina di forse nov'anni, morta; ma tutta ben accomodata, co' capelli divisi sulla fronte, con un vestito bianchissimo, come se quelle mani l'avessero adornata per una festa promessa da tanto tempo, e data per premio.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 115

Né la teneva a giacere, ma sorretta, a sedere sur un braccio, col petto appoggiato al petto, come se fosse stata viva; se non che una manina bianca a guisa di cera spenzolava da una parte, con una certa inanimata gravezza, e il capo posava sull'omero della madre, con un abbandono piú forte del sonno: della madre, ché, se anche la somiglianza de' volti non n'avesse fatto fede, l'avrebbe detto chiaramente quello de' due ch'esprimeva ancora un sentimento.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 116

Un turpe monatto andò per levarle la bambina dalle braccia, con una specie però d'insolito rispetto, con un'esitazione involontaria.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 117

Ma quella, tirandosi indietro, senza però mostrare sdegno né disprezzo, - no! - disse: - non me la toccate per ora; devo metterla io su quel carro: prendete -.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 118

Cosí dicendo, aprí una mano, fece vedere una borsa, e la lasciò cadere in quella che il monatto le tese.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 119

Poi continuò: - promettetemi di non levarle un filo d'intorno, né di lasciar che altri ardisca di farlo, e di metterla sotto terra cosí.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 120

Il monatto si mise una mano al petto; e poi, tutto premuroso, e quasi ossequioso, piú per il nuovo sentimento da cui era come soggiogato, che per l'inaspettata ricompensa, s'affaccendò a far un po' di posto sul carro per la morticina.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 121

La madre, dato a questa un bacio in fronte, la mise lí come sur un letto, ce l'accomodò, le stese sopra un panno bianco, e disse l'ultime parole: - addio, Cecilia! riposa in pace! Stasera verremo anche noi, per restar sempre insieme.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 122

Prega intanto per noi; ch'io pregherò per te e per gli altri -.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 123

Poi voltatasi di nuovo al monatto, - voi, - disse, - passando di qui verso sera, salirete a prendere anche me, e non me sola.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 124

Cosí detto, rientrò in casa, e, un momento dopo, s'affacciò alla finestra, tenendo in collo un'altra bambina piú piccola, viva, ma coi segni della morte in volto.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 125

Stette a contemplare quelle cosí indegne esequie della prima, finché il carro non si mosse, finché lo poté vedere; poi disparve.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 126

E che altro poté fare, se non posar sul letto l'unica che le rimaneva, e mettersele accanto per morire insieme? come il fiore già rigoglioso sullo stelo cade insieme col fiorellino ancora in boccia, al passar della falce che pareggia tutte l'erbe del prato.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 127

- O Signore! - esclamò Renzo: - esauditela! tiratela a voi, lei e la sua creaturina: hanno patito abbastanza! hanno patito abbastanza!

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 128

Riavuto da quella commozione straordinaria, e mentre cerca di tirarsi in mente l'itinerario per trovare se alla prima strada deve voltare, e se a diritta o a mancina, sente anche da questa venire un altro e diverso strepito, un suono confuso di grida imperiose, di fiochi lamenti, un pianger di donne, un mugolío di fanciulli.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 129

Andò avanti, con in cuore quella solita trista e oscura aspettativa.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 130

Arrivato al crocicchio, vide da una parte una moltitudine confusa che s'avanzava, e si fermò lí, per lasciarla passare.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 131

Erano ammalati che venivan condotti al lazzeretto; alcuni, spinti a forza, resistevano in vano, in vano gridavano che volevan morire sul loro letto, e rispondevano con inutili imprecazioni alle bestemmie e ai comandi de' monatti che li guidavano; altri camminavano in silenzio, senza mostrar dolore, né alcun altro sentimento, come insensati; donne co' bambini in collo; fanciulli spaventati dalle grida, da quegli ordini, da quella compagnia, piú che dal pensiero confuso della morte, i quali ad alte strida imploravano la madre e le sue braccia fidate, e la casa loro.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 132

Ahi! e forse la madre, che credevano d'aver lasciata addormentata sul suo letto, ci s'era buttata, sorpresa tutt'a un tratto dalla peste; e stava lí senza sentimento, per esser portata sur un carro al lazzeretto, o alla fossa, se il carro veniva piú tardi.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 133

Forse, o sciagura degna di lacrime ancor piú amare! la madre, tutta occupata de' suoi patimenti, aveva dimenticato ogni cosa, anche i figli, e non aveva piú che un pensiero: di morire in pace.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 134

Pure, in tanta confusione, si vedeva ancora qualche esempio di fermezza e di pietà: padri, madri, fratelli, figli, consorti, che sostenevano i cari loro, e gli accompagnavano con parole di conforto: né adulti soltanto, ma ragazzetti, ma fanciulline che guidavano i fratellini piú teneri, e, con giudizio e con compassione da grandi, raccomandavano loro d'essere ubbidienti, gli assicuravano che s'andava in un luogo dove c'era chi avrebbe cura di loro per farli guarire.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 135

In mezzo alla malinconia e alla tenerezza di tali viste, una cosa toccava piú sul vivo, e teneva in agitazione il nostro viaggiatore.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 136

La casa doveva esser lí vicina, e chi sa se tra quella gente...

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 137

Ma passata tutta la comitiva, e cessato quel dubbio, si voltò a un monatto che veniva dietro, e gli domandò della strada e della casa di don Ferrante.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 138

- In malora, tanghero, - fu la risposta che n'ebbe.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 139

Né si curò di dare a colui quella che si meritava; ma, visto, a due passi, un commissario che veniva in coda al convoglio, e aveva un viso un po' piú di cristiano, fece a lui la stessa domanda.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 140

Questo, accennando con un bastone la parte donde veniva, disse: - la prima strada a diritta, l'ultima casa grande a sinistra.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 141

Con una nuova e piú forte ansietà in cuore, il giovine prende da quella parte.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 142

È nella strada; distingue subito la casa tra l'altre, piú basse e meschine; s'accosta al portone che è chiuso, mette la mano sul martello, e ce la tien sospesa, come in un'urna, prima di tirar su la polizza dove fosse scritta la sua vita, o la sua morte.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 143

Finalmente alza il martello, e dà un picchio risoluto.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 144

Dopo qualche momento, s'apre un poco una finestra; una donna fa capolino, guardando chi era, con un viso ombroso che par che dica: monatti? vagabondi? commissari? untori? diavoli?

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 145

- Quella signora, - disse Renzo guardando in su, e con voce non troppo sicura: - ci sta qui a servire una giovine di campagna, che ha nome Lucia?

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 146

- La non c'è piú; andate, - rispose quella donna, facendo atto di chiudere.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 147

- Un momento, per carità! La non c'è piú? Dov'è?

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 148

- Al lazzeretto -; e di nuovo voleva chiudere.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 149

- Ma un momento, per l'amor del cielo! Con la peste?

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 150

- Già.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 151

Cosa nuova, eh? Andate.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 152

- Oh povero me! Aspetti: era ammalata molto? Quanto tempo è...?

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 153

Ma intanto la finestra fu chiusa davvero.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 154

- Quella signora! quella signora! una parola, per carità! per i suoi poveri morti! Non le chiedo niente del suo: ohe! - Ma era come dire al muro.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 155

Afflitto della nuova, e arrabbiato della maniera, Renzo afferrò ancora il martello, e, cosí appoggiato alla porta, andava stringendolo e storcendolo, l'alzava per picchiar di nuovo alla disperata, poi lo teneva sospeso.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 156

In quest'agitazione, si voltò per vedere se mai ci fosse d'intorno qualche vicino, da cui potesse forse aver qualche informazione piú precisa, qualche indizio, qualche lume.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 157

Ma la prima, l'unica persona che vide, fu un'altra donna, distante forse un venti passi; la quale, con un viso ch'esprimeva terrore, odio, impazienza e malizia, con cert'occhi stravolti che volevano insieme guardar lui, e guardar lontano, spalancando la bocca come in atto di gridare a piú non posso, ma rattenendo anche il respiro, alzando due braccia scarne, allungando e ritirando due mani grinzose e piegate a guisa d'artigli, come se cercasse d'acchiappar qualcosa, si vedeva che voleva chiamar gente, in modo che qualcheduno non se n'accorgesse.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 158

Quando s'incontrarono a guardarsi, colei, fattasi ancor piú brutta, si riscosse come persona sorpresa.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 159

- Che diamine...? - cominciava Renzo, alzando anche lui le mani verso la donna; ma questa, perduta la speranza di poterlo far cogliere all'improvviso, lasciò scappare il grido che aveva rattenuto fin allora: - l'untore! dàgli! dàgli! dàgli all'untore!

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 160

- Chi? io! ah strega bugiarda! sta' zitta, - gridò Renzo; e fece un salto verso di lei, per impaurirla e farla chetare.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 161

Ma s'avvide subito, che aveva bisogno piuttosto di pensare ai casi suoi.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 162

Allo strillar della vecchia, accorreva gente di qua e di là; non la folla che, in un caso simile, sarebbe stata, tre mesi prima; ma piú che abbastanza per poter fare d'un uomo solo quel che volessero.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 163

Nello stesso tempo, s'aprí di nuovo la finestra, e quella medesima sgarbata di prima ci s'affacciò questa volta, e gridava anche lei: - pigliatelo, pigliatelo; che dev'essere uno di que' birboni che vanno in giro a unger le porte de' galantuomini.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 164

Renzo non istette lí a pensare: gli parve subito miglior partito sbrigarsi da coloro, che rimanere a dir le sue ragioni: diede un'occhiata a destra e a sinistra, da che parte ci fosse men gente, e svignò di là.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 165

Rispinse con un urtone uno che gli parava la strada; con un gran punzone nel petto, fece dare indietro otto o dieci passi un altro che gli correva incontro; e via di galoppo, col pugno in aria, stretto, nocchiuto, pronto per qualunque altro gli fosse venuto tra' piedi.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 166

La strada davanti era sempre libera; ma dietro le spalle sentiva il calpestío e, piú forti del calpestío, quelle grida amare: - dàgli! dàgli! all'untore! - Non sapeva quando fossero per fermarsi; non vedeva dove si potrebbe mettere in salvo.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 167

L'ira divenne rabbia, l'angoscia si cangiò in disperazione; e, perso il lume degli occhi, mise mano al suo coltellaccio, lo sfoderò, si fermò su due piedi, voltò indietro il viso piú torvo e piú cagnesco che avesse fatto a' suoi giorni; e, col braccio teso, brandendo in aria la lama luccicante, gridò: - chi ha cuore, venga avanti, canaglia! che l'ungerò io davvero con questo.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 168

Ma, con maraviglia, e con un sentimento confuso di consolazione, vide che i suoi persecutori s'eran già fermati, e stavan lí come titubanti, e che, seguitando a urlare, facevan, con le mani per aria, certi cenni da spiritati, come a gente che venisse di lontano dietro a lui.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 169

Si voltò di nuovo, e vide (ché il gran turbamento non gliel aveva lasciato vedere un momento prima) un carro che s'avanzava, anzi una fila di que' soliti carri funebri, col solito accompagnamento; e dietro, a qualche distanza, un altro mucchietto di gente che avrebbero voluto anche loro dare addosso all'untore, e prenderlo in mezzo; ma eran trattenuti dall'impedimento medesimo.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 170

Vistosi cosí tra due fuochi, gli venne in mente che ciò che era di terrore a coloro, poteva essere a lui di salvezza; pensò che non era tempo di far lo schizzinoso; rimise il coltellaccio nel fodero, si tirò da una parte, prese la rincorsa verso i carri, passò il primo, e adocchiò nel secondo un buono spazio voto.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 171

Prende la mira, spicca un salto; è su, piantato sul piede destro, col sinistro in aria, e con le braccia alzate.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 172

- Bravo! bravo! - esclamarono, a una voce, i monatti, alcuni de' quali seguivano il convoglio a piedi, altri eran seduti sui carri, altri, per dire l'orribil cosa com'era, sui cadaveri, trincando da un gran fiasco che andava in giro.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 173

- Bravo! bel colpo!

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 174

- Sei venuto a metterti sotto la protezione de' monatti; fa' conto d'essere in chiesa, - gli disse uno de' due che stavano sul carro dov'era montato.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 175

I nemici, all'avvicinarsi del treno, avevano, i piú, voltate le spalle, e se n'andavano, non lasciando di gridare: - dàgli! dàgli! all'untore! - Qualcheduno si ritirava piú adagio, fermandosi ogni tanto, e voltandosi, con versacci e con gesti di minaccia, a Renzo; il quale, dal carro, rispondeva loro dibattendo i pugni in aria.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 176

- Lascia fare a me, - gli disse un monatto; e strappato d'addosso a un cadavere un laido cencio, l'annodò in fretta, e, presolo per una delle cocche, l'alzò come una fionda verso quegli ostinati, e fece le viste di buttarglielo, gridando: - aspetta, canaglia! - A quell'atto, fuggiron tutti, inorriditi; e Renzo non vide piú che schiene di nemici, e calcagni che ballavano rapidamente per aria, a guisa di gualchiere.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 177

Tra i monatti s'alzò un urlo di trionfo, uno scroscio procelloso di risa, un - uh! - prolungato, come per accompagnar quella fuga.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 178

- Ah ah! vedi se noi sappiamo proteggere i galantuomini? disse a Renzo quel monatto: - val piú uno di noi che cento di que' poltroni.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 179

- Certo, posso dire che vi devo la vita, - rispose Renzo: - e vi ringrazio con tutto il cuore.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 180

- Di che cosa? - disse il monatto: - tu lo meriti: si vede che sei un bravo giovine.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 181

Fai bene a ungere questa canaglia: ungili, estirpali costoro, che non vaglion qualcosa, se non quando son morti; che, per ricompensa della vita che facciamo, ci maledicono, e vanno dicendo che, finita la moría, ci voglion fare impiccar tutti.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 182

Hanno a finir prima loro che la moría, e i monatti hanno a restar soli, a cantar vittoria, e a sguazzar per Milano.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 183

- Viva la moría, e moia la marmaglia! - esclamò l'altro; e, con questo bel brindisi, si mise il fiasco alla bocca, e, tenendolo con tutt'e due le mani, tra le scosse del carro, diede una buona bevuta, poi lo porse a Renzo, dicendo: - bevi alla nostra salute.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 184

- Ve l'auguro a tutti, con tutto il cuore, - disse Renzo: - ma non ho sete; non ho proprio voglia di bere in questo momento.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 185

- Tu hai avuto una bella paura, a quel che mi pare, - disse il monatto: - m'hai l'aria d'un pover'uomo; ci vuol altri visi a far l'untore.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 186

- Ognuno s'ingegna come può, - disse l'altro.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 187

- Dammelo qui a me, - disse uno di quelli che venivano a piedi accanto al carro, - ché ne voglio bere anch'io un altro sorso, alla salute del suo padrone, che si trova qui in questa bella compagnia...

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 188

lí, lí, appunto, mi pare, in quella bella carrozzata.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 189

E, con un suo atroce e maledetto ghigno, accennava il carro davanti a quello su cui stava il povero Renzo.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 190

Poi, composto il viso a un atto di serietà ancor piú bieco e fellonesco, fece una riverenza da quella parte, e riprese: - si contenta, padron mio, che un povero monattuccio assaggi di quello della sua cantina? Vede bene: si fa certe vite: siam quelli che l'abbiam messo in carrozza, per condurlo in villeggiatura.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 191

E poi, già a loro signori il vino fa subito male: i poveri monatti han lo stomaco buono.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 192

E tra le risate de' compagni, prese il fiasco, e l'alzò; ma, prima di bere, si voltò a Renzo, gli fissò gli occhi in viso, e gli disse, con una cert'aria di compassione sprezzante: - bisogna che il diavolo col quale hai fatto il patto, sia ben giovine; ché, se non eravamo lí noi a salvarti, lui ti dava un bell'aiuto -.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 193

E tra un nuovo scroscio di risa, s'attaccò il fiasco alle labbra.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 194

- E noi? eh! e noi? - gridaron piú voci dal carro ch'era avanti.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 195

Il birbone, tracannato quanto ne volle, porse, con tutt'e due le mani, il gran fiasco a quegli altri suoi simili, i quali se lo passaron dall'uno all'altro, fino a uno che, votatolo, lo prese per il collo, gli fece fare il mulinello, e lo scagliò a fracassarsi sulle lastre, gridando: - viva la moría! - Dietro a queste parole, intonò una loro canzonaccia; e subito alla sua voce s'accompagnaron tutte l'altre di quel turpe coro.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 196

La cantilena infernale, mista al tintinnío de' campanelli, al cigolío de' carri, al calpestío de' cavalli, risonava nel voto silenzioso delle strade, e, rimbombando nelle case, stringeva amaramente il cuore de' pochi che ancor le abitavano.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 197

Ma cosa non può alle volte venire in acconcio? cosa non può far piacere in qualche caso? Il pericolo d'un momento prima aveva resa piú che tollerabile a Renzo la compagnia di que' morti e di que' vivi; e ora fu a' suoi orecchi una musica, sto per dire, gradita, quella che lo levava dall'impiccio d'una tale conversazione.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 198

Ancor mezzo affannato, e tutto sottosopra, ringraziava intanto alla meglio in cuor suo la Provvidenza, d'essere uscito d'un tal frangente, senza ricever male né farne; la pregava che l'aiutasse ora a liberarsi anche da' suoi liberatori; e dal canto suo, stava all'erta, guardava quelli, guardava la strada, per cogliere il tempo di sdrucciolar giú quatto quatto, senza dar loro occasione di far qualche rumore, qualche scenata, che mettesse in malizia i passeggieri.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 199

Tutt'a un tratto, a una cantonata, gli parve di riconoscere il luogo: guardò piú attentamente, e ne fu sicuro.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 200

Sapete dov'era? Sul corso di porta orientale, in quella strada per cui era venuto adagio, e tornato via in fretta, circa venti mesi prima.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 201

Gli venne subito in mente che di lí s'andava diritto al lazzeretto; e questo trovarsi sulla strada giusta, senza studiare, senza domandare, l'ebbe per un tratto speciale della Provvidenza, e per buon augurio del rimanente.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 202

In quel punto, veniva incontro ai carri un commissario, gridando a' monatti di fermare, e non so che altro: il fatto è che il convoglio si fermò, e la musica si cambiò in un diverbio rumoroso, Uno de' monatti ch'eran sul carro di Renzo, saltò giú: Renzo disse all'altro: - vi ringrazio della vostra carità: Dio ve ne renda merito -; e giú anche lui, dall'altra parte.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 203

- Va', va', povero untorello, - rispose colui: - non sarai tu quello che spianti Milano.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 204

Per fortuna, non c'era chi potesse sentire.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 205

Il convoglio era fermato sulla sinistra del corso: Renzo prende in fretta dall'altra parte, e, rasentando il muro, trotta innanzi verso il ponte; lo passa, continua per la strada del borgo, riconosce il convento de' cappuccini, è vicino alla porta, vede spuntar l'angolo del lazzeretto, passa il cancello, e gli si spiega davanti la scena esteriore di quel recinto: un indizio appena e un saggio, e già una vasta, diversa, indescrivibile scena.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 206

Lungo i due lati che si presentano a chi guardi da quel punto, era tutto un brulichío; erano ammalati che andavano, in compagnie, al lazzeretto; altri che sedevano o giacevano sulle sponde del fossato che lo costeggia; sia che le forze non fosser loro bastate per condursi fin dentro al ricovero, sia che, usciti di là per disperazione, le forze fosser loro ugualmente mancate per andar piu avanti.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 207

Altri meschini erravano sbandati, come stupidi, e non pochi fuor di sé affatto; uno stava tutto infervorato a raccontar le sue immaginazioni a un disgraziato che giaceva oppresso dal male; un altro dava nelle smanie; un altro guardava in qua e in là con un visino ridente, come se assistesse a un lieto spettacolo.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 208

Ma la specie piu strana e piu rumorosa d'una tal trista allegrezza, era un cantare alto e continuo, il quale pareva che non venisse fuori da quella miserabile folla, e pure si faceva sentire piu che tutte l'altre voci: una canzone contadinesca d'amore gaio e scherzevole, di quelle che chiamavan villanelle; e andando con lo sguardo dietro al suono, per iscoprire chi mai potesse esser contento, in quel tempo, in quel luogo, si vedeva un meschino che, seduto tranquillamente in fondo al fossato, cantava a piú non posso, con la testa per aria.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 209

Renzo aveva appena fatti alcuni passi lungo il lato meridionale dell'edifizio, che si sentí in quella moltitudine un rumore straordinario, e di lontano voci che gridavano: guarda! piglia! S'alza in punta di piedi, e vede un cavallaccio che andava di carriera, spinto da un piú strano cavaliere: era un frenetico che, vista quella bestia sciolta e non guardata, accanto a un carro, c'era montato in fretta a bisdosso, e, martellandole il collo co' pugni, e facendo sproni de' calcagni, la cacciava in furia; e monatti dietro, urlando; e tutto si ravvolse in un nuvolo di polvere, che volava lontano.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 210

Cosí, già sbalordito e stanco di veder miserie, il giovine arrivò alla porta di quel luogo dove ce n'erano adunate forse piú che non ce ne fosse di sparse in tutto lo spazio che gli era già toccato di percorrere.

CAPITOLO XXXIV - Frase n. 211

S'affaccia a quella porta, entra sotto la volta, e rimane un momento immobile a mezzo del portico.