CAPITOLO
|
FRASI |
CAPITOLO XXXII - Frase n. 1
|
Divenendo sempre piú difficile il supplire all'esigenze dolorose della circostanza, era stato, il 4 di maggio, deciso nel consiglio de' decurioni, di ricorrer per aiuto al governatore.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 2
|
E, il 22, furono spediti al campo due di quel corpo, che gli rappresentassero i guai e le strettezze della città: le spese enormi, le casse vote, le rendite degli anni avvenire impegnate, le imposte correnti non pagate, per la miseria generale, prodotta da tante cause, e dal guasto militare in ispecie; gli mettessero in considerazione che, per leggi e consuetudini non interrotte, e per decreto speciale di Carlo V, le spese della peste dovevan essere a carico del fisco: in quella del 1576 avere il governatore, marchese d'Ayamonte, non solo sospese tutte le imposizioni camerali, ma data alla città una sovvenzione di quaranta mila scudi della stessa Camera; chiedessero finalmente quattro cose: che l'imposizioni fossero sospese, come s'era fatto allora; la Camera desse danari; il governatore informasse il re, delle miserie della città e della provincia; dispensasse da nuovi alloggiamenti militari il paese già rovinato dai passati.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 3
|
Il governatore scrisse in risposta condoglianze, e nuove esortazioni: dispiacergli di non poter trovarsi nella città, per impiegare ogni sua cura in sollievo di quella; ma sperare che a tutto avrebbe supplito lo zelo di que' signori: questo essere il tempo di spendere senza risparmio, d'ingegnarsi in ogni maniera.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 4
|
In quanto alle richieste espresse, proueeré en el mejor modo que el tiempo y necesidades presentes permitieren.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 5
|
E sotto, un girigogolo, che voleva dire Ambrogio Spinola, chiaro come le sue promesse.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 6
|
Il gran cancelliere Ferrer gli scrisse che quella risposta era stata letta dai decurioni, con gran desconsuelo; ci furono altre andate e venute, domande e risposte; ma non trovo che se ne venisse a piú strette conclusioni.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 7
|
Qualche tempo dopo, nel colmo della peste, il governatore trasferí, con lettere patenti, la sua autorità a Ferrer medesimo, avendo lui, come scrisse, da pensare alla guerra.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 8
|
La quale, sia detto qui incidentemente, dopo aver portato via, senza parlar de' soldati, un milion di persone, a dir poco, per mezzo del contagio, tra la Lombardia, il Veneziano, il Piemonte, la Toscana, e una parte della Romagna; dopo aver desolati, come s'è visto di sopra, i luoghi per cui passò, e figuratevi quelli dove fu fatta; dopo la presa e il sacco atroce di Mantova; finí con riconoscerne tutti il nuovo duca, per escludere il quale la guerra era stata intrapresa.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 9
|
Bisogna però dire che fu obbligato a cedere al duca di Savoia un pezzo del Monferrato, della rendita di quindici mila scudi, e a Ferrante duca di Guastalla altre terre, della rendita di sei mila; e che ci fu un altro trattato a parte e segretissimo, col quale il duca di Savoia suddetto cedé Pinerolo alla Francia: trattato eseguito qualche tempo dopo, sott'altri pretesti, e a furia di furberie.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 10
|
Insieme con quella risoluzione, i decurioni ne avevan presa un'altra: di chiedere al cardinale arcivescovo, che si facesse una processione solenne, portando per la città il corpo di san Carlo.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 11
|
Il buon prelato rifiutò, per molte ragioni.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 12
|
Gli dispiaceva quella fiducia in un mezzo arbitrario, e temeva che, se l'effetto non avesse corrisposto, come pure temeva, la fiducia si cambiasse in iscandolo (Memoria delle cose notabili successe in Milano intorno al mal contaggioso l'anno 1630, ec.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 13
|
raccolte da D.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 14
|
Pio la Croce, Milano, 1730.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 15
|
È tratta evidentemente da scritto inedito d'autore vissuto al tempo della pestilenza: se pure non è una semplice edizione, piuttosto che una nuova compilazione.).
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 16
|
Temeva di piú, che, se pur c'era di questi untori, la processione fosse un'occasion troppo comoda al delitto: se non ce n'era, il radunarsi tanta gente non poteva che spander sempre piú il contagio: pericolo ben piú reale (Si unguenta scelerata et unctores in urbe essent...
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 17
|
Si non essent...
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 18
|
Certiusque adeo malum.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 19
|
Ripamonti, pag 185.).
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 20
|
Ché il sospetto sopito dell'unzioni s'era intanto ridestato, piú generale e piú furioso di prima.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 21
|
S'era visto di nuovo, o questa volta era parso di vedere, unte muraglie, porte d'edifizi pubblici, usci di case, martelli.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 22
|
Le nuove di tali scoperte volavan di bocca in bocca; e, come accade piú che mai, quando gli animi son preoccupati, il sentire faceva l'effetto del vedere.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 23
|
Gli animi, sempre piú amareggiati dalla presenza de' mali, irritati dall'insistenza del pericolo, abbracciavano piú volentieri quella credenza: ché la collera aspira a punire: e, come osservò acutamente, a questo stesso proposito, un uomo d'ingegno (P.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 24
|
Verri, Osservazioni sulla tortura: Scrittori italiani d'economia politica: parte moderna, tom.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 25
|
17, pag.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 26
|
203.), le piace piú d'attribuire i mali a una perversità umana, contro cui possa far le sue vendette, che di riconoscerli da una causa, con la quale non ci sia altro da fare che rassegnarsi.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 27
|
Un veleno squisito, istantaneo, penetrantissimo, eran parole piú che bastanti a spiegar la violenza, e tutti gli accidenti piú oscuri e disordinati del morbo.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 28
|
Si diceva composto, quel veleno, di rospi, di serpenti, di bava e di materia d'appestati, di peggio, di tutto ciò che selvagge e stravolte fantasie sapessero trovar di sozzo e d'atroce.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 29
|
Vi s'aggiunsero poi le malíe, per le quali ogni effetto diveniva possibile, ogni obiezione perdeva la forza, si scioglieva ogni difficoltà.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 30
|
Se gli effetti non s'eran veduti subito dopo quella prima unzione, se ne capiva il perché; era stato un tentativo sbagliato di venefici ancor novizi: ora l'arte era perfezionata, e le volontà piú accanite nell'infernale proposito.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 31
|
Ormai chi avesse sostenuto ancora ch'era stata una burla, chi avesse negata l'esistenza d'una trama, passava per cieco, per ostinato; se pur non cadeva in sospetto d'uomo interessato a stornar dal vero l'attenzion del pubblico, di complice, d'untore: il vocabolo fu ben presto comune, solenne, tremendo.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 32
|
Con una tal persuasione che ci fossero untori, se ne doveva scoprire, quasi infallibilmente: tutti gli occhi stavano all'erta; ogni atto poteva dar gelosia.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 33
|
E la gelosia diveniva facilmente certezza, la certezza furore.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 34
|
Due fatti ne adduce in prova il Ripamonti, avvertendo d'averli scelti, non come i piú atroci tra quelli che seguivano giornalmente, ma perché dell'uno e dell'altro era stato pur troppo testimonio.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 35
|
Nella chiesa di sant'Antonio, un giorno di non so quale solennità, un vecchio piú che ottuagenario, dopo aver pregato alquanto inginocchioni, volle mettersi a sedere; e prima, con la cappa, spolverò la panca.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 36
|
- Quel vecchio unge le panche! - gridarono a una voce alcune donne che vider l'atto.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 37
|
La gente che si trovava in chiesa (in chiesa!), fu addosso al vecchio; lo prendon per i capelli, bianchi com'erano; lo carican di pugni e di calci; parte lo tirano, parte lo spingon fuori; se non lo finirono, fu per istrascinarlo, cosí semivivo, alla prigione, ai giudici, alle torture.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 38
|
" Io lo vidi mentre lo strascinavan cosí, - dice il Ripamonti: - e non ne seppi piu altro: credo bene che non abbia potuto sopravvivere piú di qualche momento ".
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 39
|
L'altro caso (e seguí il giorno dopo) fu ugualmente strano, ma non ugualmente funesto.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 40
|
Tre giovani compagni francesi, un letterato, un pittore, un meccanico, venuti per veder l'Italia, per istudiarvi le antichità, e per cercarvi occasion di guadagno, s'erano accostati a non so qual parte esterna del duomo, e stavan lí guardando attentamente.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 41
|
Uno che passava, li vede e si ferma; gli accenna a un altro, ad altri che arrivano: si formò un crocchio, a guardare, a tener d'occhio coloro, che il vestiario, la capigliatura, le bisacce, accusavano di stranieri e, quel ch'era peggio, di francesi.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 42
|
Come per accertarsi ch'era marmo, stesero essi la mano a toccare.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 43
|
Bastò.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 44
|
Furono circondati, afferrati, malmenati, spinti, a furia di percosse, alle carceri.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 45
|
Per buona sorte, il palazzo di giustizia è poco lontano dal duomo; e, per una sorte ancor piú felice, furon trovati innocenti, e rilasciati.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 46
|
Né tali cose accadevan soltanto in città: la frenesia s'era propagata come il contagio.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 47
|
Il viandante che fosse incontrato da de' contadini, fuor della strada maestra, o che in quella si dondolasse a guardar in qua e in là, o si buttasse giú per riposarsi; lo sconosciuto a cui si trovasse qualcosa di strano, di sospetto nel volto, nel vestito, erano untori: al primo avviso di chi si fosse, al grido d'un ragazzo, si sonava a martello, s'accorreva; gl'infelici eran tempestati di pietre, o, presi, venivan menati, a furia di popolo, in prigione.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 48
|
Cosí il Ripamonti medesimo.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 49
|
E la prigione, fino a un certo tempo, era un porto di salvamento.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 50
|
Ma i decurioni, non disanimati dal rifiuto del savio prelato, andavan replicando le loro istanze, che il voto pubblico secondava rumorosamente.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 51
|
Federigo resistette ancor qualche tempo, cercò di convincerli; questo è quello che poté il senno d'un uomo, contro la forza de' tempi, e l'insistenza di molti.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 52
|
In quello stato d'opinioni, con l'idea del pericolo, confusa com'era allora, contrastata, ben lontana dall'evidenza che ci si trova ora, non è difficile a capire come le sue buone ragioni potessero, anche nella sua mente, esser soggiogate dalle cattive degli altri.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 53
|
Se poi, nel ceder che fece, avesse o non avesse parte un po' di debolezza della volontà, sono misteri del cuore umano.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 54
|
Certo, se in alcun caso par che si possa dare in tutto l'errore all'intelletto, e scusarne la coscienza, è quando si tratti di que' pochi (e questo fu ben del numero), nella vita intera de' quali apparisca un ubbidir risoluto alla coscienza, senza riguardo a interessi temporali di nessun genere.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 55
|
Al replicar dell'istanze, cedette egli dunque, acconsentí che si facesse la processione, acconsentí di piú al desiderio, alla premura generale, che la cassa dov'eran rinchiuse le reliquie di san Carlo, rimanesse dopo esposta, per otto giorni, sull'altar maggiore del duomo.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 56
|
Non trovo che il tribunale della sanità, né altri, facessero rimostranza né opposizione di sorte alcuna.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 57
|
Soltanto, il tribunale suddetto ordinò alcune precauzioni che, senza riparare al pericolo, ne indicavano il timore.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 58
|
Prescrisse piú strette regole per l'entrata delle persone in città; e, per assicurarne l'esecuzione, fece star chiuse le porte: come pure, affine d'escludere, per quanto fosse possibile, dalla radunanza gli infetti e i sospetti, fece inchiodar gli usci delle case sequestrate: le quali, per quanto può valere, in un fatto di questa sorte, la semplice affermazione d'uno scrittore, e d'uno scrittore di quel tempo, eran circa cinquecento (Alleggiamento dello Stato di Milano etc.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 59
|
di C.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 60
|
G.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 61
|
Cavatio della Somaglia.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 62
|
Milano, 1653, pag.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 63
|
482.).
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 64
|
Tre giorni furono spesi in preparativi: l'undici di giugno, ch'era il giorno stabilito, la processione uscí, sull'alba, dal duomo.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 65
|
Andava dinanzi una lunga schiera di popolo, donne la piú parte, coperte il volto d'ampi zendali, molte scalze, e vestite di sacco.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 66
|
Venivan poi l'arti, precedute da' loro gonfaloni, le confraternite, in abiti vari di forme e di colori; poi le fraterie, poi il clero secolare, ognuno con l'insegne del grado, e con una candela o un torcetto in mano.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 67
|
Nel mezzo, tra il chiarore di piú fitti lumi, tra un rumor piú alto di canti, sotto un ricco baldacchino, s'avanzava la cassa, portata da quattro canonici, parati in gran pompa, che si cambiavano ogni tanto.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 68
|
Dai cristalli traspariva il venerato cadavere, vestito di splendidi abiti pontificali, e mitrato il teschio; e nelle forme mutilate e scomposte, si poteva ancora distinguere qualche vestigio dell'antico sembiante, quale lo rappresentano l'immagini, quale alcuni si ricordavan d'averlo visto e onorato in vita.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 69
|
Dietro la spoglia del morto pastore (dice il Ripamonti, da cui principalmente prendiamo questa descrizione), e vicino a lui, come di meriti e di sangue e di dignità, cosí ora anche di persona, veniva l'arcivescovo Federigo.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 70
|
Seguiva l'altra parte del clero; poi i magistrati, con gli abiti di maggior cerimonia; poi i nobili, quali vestiti sfarzosamente, come a dimostrazione solenne di culto, quali, in segno di penitenza, abbrunati, o scalzi e incappati, con la buffa sul viso; tutti con torcetti.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 71
|
Finalmente una coda d'altro popolo misto.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 72
|
Tutta la strada era parata a festa; i ricchi avevan cavate fuori le suppellettili piú preziose; le facciate delle case povere erano state ornate da de' vicini benestanti, o a pubbliche spese; dove in luogo di parati, dove sopra i parati, c'eran de' rami fronzuti; da ogni parte pendevano quadri, iscrizioni, imprese; su' davanzali delle finestre stavano in mostra vasi, anticaglie, rarità diverse; per tutto lumi.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 73
|
A molte di quelle finestre, infermi sequestrati guardavan la processione, e l'accompagnavano con le loro preci.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 74
|
L'altre strade, mute, deserte; se non che alcuni, pur dalle finestre, tendevan l'orecchio al ronzío vagabondo; altri, e tra questi si videro fin delle monache, eran saliti sui tetti, se di lí potessero veder da lontano quella cassa, il corteggio, qualche cosa.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 75
|
La processione passò per tutti i quartieri della città: a ognuno di que' crocicchi, o piazzette, dove le strade principali sboccan ne' borghi, e che allora serbavano l'antico nome di carrobi, ora rimasto a uno solo, si faceva una fermata, posando la cassa accanto alla croce che in ognuno era stata eretta da san Carlo, nella peste antecedente, e delle quali alcune sono tuttavia in piedi: di maniera che si tornò in duomo un pezzo dopo il mezzogiorno.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 76
|
Ed ecco che, il giorno seguente, mentre appunto regnava quella presontuosa fiducia, anzi in molti una fanatica sicurezza che la processione dovesse aver troncata la peste, le morti crebbero, in ogni classe, in ogni parte della città, a un tal eccesso, con un salto cosí subitaneo, che non ci fu chi non ne vedesse la causa, o l'occasione, nella processione medesima.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 77
|
Ma, oh forze mirabili e dolorose d'un pregiudizio generale! non già al trovarsi insieme tante persone, e per tanto tempo, non all'infinita moltiplicazione de' contatti fortuiti, attribuivano i piú quell'effetto; l'attribuivano alla facilità che gli untori ci avessero trovata d'eseguire in grande il loro empio disegno.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 78
|
Si disse che, mescolati nella folla, avessero infettati col loro unguento quanti piú avevan potuto.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 79
|
Ma siccome questo non pareva un mezzo bastante, né appropriato a una mortalità cosí vasta, e cosí diffusa in ogni classe di persone; siccome, a quel che pare, non era stato possibile all'occhio cosí attento, e pur cosí travedente, del sospetto, di scorgere untumi, macchie di nessuna sorte, su' muri, né altrove; cosí si ricorse, per la spiegazion del fatto, a quell'altro ritrovato, già vecchio, e ricevuto allora nella scienza comune d'Europa, delle polveri venefiche e malefiche; si disse che polveri tali, sparse lungo la strada, e specialmente ai luoghi delle fermate, si fossero attaccate agli strascichi de' vestiti, e tanto piú ai piedi, che in gran numero erano quel giorno andati in giro scalzi.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 80
|
" Vide pertanto, - dice uno scrittore contemporaneo (Agostino Lampugnano; La pestilenza seguita in Milano, l'anno 1630.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 81
|
Milano 1634, pag.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 82
|
44.), - l'istesso giorno della processione, la pietà cozzar con l'empietà, la perfidia con la sincerità, la perdita con l'acquisto ".
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 83
|
Ed era in vece il povero senno umano che cozzava co' fantasmi creati da sé.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 84
|
Da quel giorno, la furia del contagio andò sempre crescendo: in poco tempo, non ci fu quasi piú casa che non fosse toccata: in poco tempo la popolazione del lazzeretto, al dir del Somaglia citato di sopra, montò da duemila a dodici mila: piú tardi, al dir di quasi tutti, arrivò fino a sedici mila.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 85
|
Il 4 di luglio, come trovo in un'altra lettera de' conservatori della sanità al governatore, la mortalità giornaliera oltrepassava i cinquecento.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 86
|
Piú innanzi, e nel colmo, arrivò, secondo il calcolo piú comune, a mille dugento, mille cinquecento; e a piú di tremila cinquecento, se vogliam credere al Tadino.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 87
|
Il quale anche afferma che, " per le diligenze fatte o, dopo la peste, si trovò la popolazion di Milano ridotta a poco piú di sessantaquattro mila anime, e che prima passava le dugento cinquanta mila.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 88
|
Secondo il Ripamonti, era di sole dugento mila: de' morti, dice che ne risultava cento quaranta mila da' registri civici, oltre quelli di cui non si poté tener conto.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 89
|
Altri dicon piú o meno, ma ancor piú a caso.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 90
|
Si pensi ora in che angustie dovessero trovarsi i decurioni, addosso ai quali era rimasto il peso di provvedere alle pubbliche necessità, di riparare a ciò che c'era di riparabile in un tal disastro.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 91
|
Bisognava ogni giorno sostituire, ogni giorno aumentare serventi pubblici di varie specie: monatti, apparitori, commissari.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 92
|
I primi erano addetti ai servizi piú penosi e pericolosi della pestilenza: levar dalle case, dalle strade, dal lazzeretto, i cadaveri; condurli sui carri alle fosse, e sotterrarli; portare o guidare al lazzeretto gl'infermi, e governarli; bruciare, purgare la roba infetta e sospetta.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 93
|
Il nome, vuole il Ripamonti che venga dal greco monos; Gaspare Bugatti (in una descrizion della peste antecedente), dal latino monere; ma insieme dubita, con piú ragione, che sia parola tedesca, per esser quegli uomini arrolati la piú parte nella Svizzera e ne' Grigioni.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 94
|
Né sarebbe infatti assurdo il crederlo una troncatura del vocabolo monathlich (mensuale); giacché, nell'incertezza di quanto potesse durare il bisogno, è probabile che gli accordi non fossero che di mese in mese.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 95
|
L'impiego speciale degli apparitori era di precedere i carri, avvertendo, col suono d'un campanello, i passeggieri, che si ritirassero.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 96
|
I commissari regolavano gli uni e gli altri, sotto gli ordini immediati del tribunale della sanità.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 97
|
Bisognava tener fornito il lazzeretto di medici, di chirurghi, di medicine, di vitto, di tutti gli attrezzi d'infermeria; bisognava trovare e preparar nuovo alloggio per gli ammalati che sopraggiungevano ogni giorno.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 98
|
Si fecero a quest'effetto costruire in fretta capanne di legno e di paglia nello spazio interno del lazzeretto; se ne piantò un nuovo, tutto di capanne, cinto da un semplice assito, e capace di contener quattromila persone.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 99
|
E non bastando, ne furon decretati due altri; ci si mise anche mano; ma, per mancanza di mezzi d'ogni genere, rimasero in tronco.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 100
|
I mezzi, le persone, il coraggio, diminuivano di mano in mano che il bisogno cresceva.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 101
|
E non solo l'esecuzione rimaneva sempre addietro de' progetti e degli ordini; non solo, a molte necessità, pur troppo riconosciute, si provvedeva scarsamente, anche in parole; s'arrivò a quest'eccesso d'impotenza e di disperazione, che a molte, e delle piú pietose, come delle piú urgenti, non si provvedeva in nessuna maniera.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 102
|
Moriva, per esempio, d'abbandono una gran quantità di bambini, ai quali eran morte le madri di peste: la Sanità propose che s'istituisse un ricovero per questi e per le partorienti bisognose, che qualcosa si facesse per loro; e non poté ottener nulla.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 103
|
" Si doueua non di meno, - dice il Tadino, - compatire ancora alli Decurioni della Città, li quali si trouauano afflitti, mesti et lacerati dalla Soldatesca senza regola, et rispetto alcuno; come molto meno nell'infelice Ducato, atteso che aggiutto alcuno, né prouisione si poteua hauere dal Gouernatore, se non che si trouaua tempo di guerra, et bisognaua trattar bene li Soldati " (Pag.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 104
|
117.).
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 105
|
Tanto importava il prender Casale! Tanto par bella la lode del vincere, indipendentemente dalla cagione, dallo scopo per cui si combatta!
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 106
|
Cosí pure, trovandosi colma di cadaveri un'ampia, ma unica fossa, ch'era stata scavata vicino al lazzeretto; e rimanendo, non solo in quello, ma in ogni parte della città, insepolti i nuovi cadaveri, che ogni giorno eran di piú, i magistrati, dopo avere invano cercato braccia per il tristo lavoro, s'eran ridotti a dire di non saper piú che partito prendere.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 107
|
Né si vede come sarebbe andata a finire, se non veniva un soccorso straordinario.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 108
|
Il presidente della Sanità ricorse, per disperato, con le lacrime agli occhi, a que' due bravi frati che soprintendevano al lazzeretto; e il padre Michele s'impegnò a dargli, in capo a quattro giorni, sgombra la città di cadaveri; in capo a otto, aperte fosse sufficienti, non solo al bisogno presente, ma a quello che si potesse preveder di peggio nell'avvenire.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 109
|
Con un frate compagno, e con persone del tribunale, dategli dal presidente, andò fuor della città, in cerca di contadini; e, parte con l'autorità del tribunale, parte con quella dell'abito e delle sue parole, ne raccolse circa dugento, ai quali fece scavar tre grandissime fosse; spedí poi dal lazzeretto monatti a raccogliere i morti; tanto che, il giorno prefisso, la sua promessa si trovò adempita.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 110
|
Una volta, il lazzeretto rimase senza medici; e, con offerte di grosse paghe e d'onori, a fatica e non subito, se ne poté avere; ma molto men del bisogno.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 111
|
Fu spesso lí lí per mancare affatto di viveri, a segno di temere che ci s'avesse a morire anche di fame; e piú d'una volta, mentre non si sapeva piú dove batter la testa per trovare il bisognevole, vennero a tempo abbondanti sussidi, per inaspettato dono di misericordia privata: ché, in mezzo allo stordimento generale, all'indifferenza per gli altri, nata dal continuo temer per sé, ci furono degli animi sempre desti alla carità, ce ne furon degli altri in cui la carità nacque al cessare d'ogni allegrezza terrena; come, nella strage e nella fuga di molti a cui toccava di soprintendere e di provvedere, ce ne furono alcuni, sani sempre di corpo, e saldi di coraggio al loro posto: ci furon pure altri che, spinti dalla pietà, assunsero e sostennero virtuosamente le cure a cui non eran chiamati per impiego.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 112
|
Dove spiccò una piú generale e piú pronta e costante fedeltà ai doveri difficili della circostanza, fu negli ecclesiastici.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 113
|
Ai lazzeretti, nella città, non mancò mai la loro assistenza: dove si pativa, ce n'era; sempre si videro mescolati, confusi co' languenti, co' moribondi, languenti e moribondi qualche volta loro medesimi; ai soccorsi spirituali aggiungevano, per quanto potessero, i temporali; prestavano ogni servizio che richiedessero le circostanze.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 114
|
Piú di sessanta parrochi, della città solamente, moriron di contagio: gli otto noni, all'incirca.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 115
|
Federigo dava a tutti, com'era da aspettarsi da lui, incitamento ed esempio.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 116
|
Mortagli intorno quasi tutta la famiglia arcivescovile, e facendogli istanza parenti, alti magistrati, principi circonvicini, che s'allontanasse dal pericolo, ritirandosi in qualche villa, rigettò un tal consiglio, e resistette all'istanze, con quell'animo, con cui scriveva ai parrochi: " siate disposti ad abbandonar questa vita mortale, piuttosto che questa famiglia, questa figliolanza nostra: andate con amore incontro alla peste, come a un premio, come a una vita, quando ci sia da guadagnare un'anima a Cristo " (Ripamonti, pag.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 117
|
164.).
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 118
|
Non trascurò quelle cautele che non gl'impedissero di fare il suo dovere (sulla qual cosa diede anche istruzioni e regole al clero); e insieme non curò il pericolo, né parve che se n'avvedesse, quando, per far del bene, bisognava passar per quello.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 119
|
Senza parlare degli ecclesiastici, coi quali era sempre per lodare e regolare il loro zelo, per eccitare chiunque di loro andasse freddo nel lavoro, per mandarli ai posti dove altri eran morti, volle che fosse aperto l'adito a chiunque avesse bisogno di lui.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 120
|
Visitava i lazzeretti, per dar consolazione agl'infermi, e per animare i serventi; scorreva la città, portando soccorsi ai poveri sequestrati nelle case, fermandosi agli usci, sotto le finestre, ad ascoltare i loro lamenti, a dare in cambio parole di consolazione e di coraggio.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 121
|
Si cacciò in somma e visse nel mezzo della pestilenza, maravigliato anche lui alla fine, d'esserne uscito illeso.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 122
|
Cosí, ne' pubblici infortuni, e nelle lunghe perturbazioni di quel qual si sia ordine consueto, si vede sempre un aumento, una sublimazione di virtú; ma, pur troppo, non manca mai insieme un aumento, e d'ordinario ben piú generale, di perversità.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 123
|
E questo pure fu segnalato.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 124
|
I birboni che la peste risparmiava e non atterriva, trovarono nella confusion comune, nel rilasciamento d'ogni forza pubblica, una nuova occasione d'attività, e una nuova sicurezza d'impunità a un tempo.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 125
|
Che anzi, l'uso della forza pubblica stessa venne a trovarsi in gran parte nelle mani de' peggiori tra loro.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 126
|
All'impiego di monatti e d'apparitori non s'adattavano generalmente che uomini sui quali l'attrattiva delle rapine e della licenza potesse piú che il terror del contagio, che ogni naturale ribrezzo.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 127
|
Erano a costoro prescritte strettissime regole, intimate severissime pene, assegnati posti, dati per superiori de' commissari, come abbiam detto; sopra questi e quelli eran delegati in ogni quartiere, magistrati e nobili, con l'autorità di provveder sommariamente a ogni occorrenza di buon governo.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 128
|
Un tal ordin di cose camminò, e fece effetto, fino a un certo tempo; ma, crescendo, ogni giorno, il numero di quelli che morivano, di quelli che andavan via, di quelli che perdevan la testa, venner coloro a non aver quasi piu nessuno che li tenesse a freno; si fecero, i monatti principalmente, arbitri d'ogni cosa.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 129
|
Entravano da padroni, da nemici nelle case, e, senza parlar de' rubamenti, e come trattavano gl'infelici ridotti dalla peste a passar per tali mani, le mettevano, quelle mani infette e scellerate, sui sani, figliuoli, parenti, mogli, mariti, minacciando di strascinarli al lazzeretto, se non si riscattavano, o non venivano riscattati con danari.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 130
|
Altre volte, mettevano a prezzo i loro servizi, ricusando di portar via i cadaveri già putrefatti, a meno di tanti scudi.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 131
|
Si disse (e tra la leggerezza degli uni e la malvagità degli altri, è ugualmente malsicuro il credere e il non credere), si disse, e l'afferma anche il Tadino (Pag.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 132
|
102.), che monatti e apparitori lasciassero cadere apposta dai carri robe infette, per propagare e mantenere la pestilenza, divenuta per essi un'entrata, un regno, una festa.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 133
|
Altri sciagurati, fingendosi monatti, portando un campanello attaccato a un piede, com'era prescritto a quelli, per distintivo e per avviso del loro avvicinarsi, s'introducevano nelle case a farne di tutte le sorte.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 134
|
In alcune, aperte e vote d'abitanti, o abitate soltanto da qualche languente, da qualche moribondo, entravan ladri, a man salva, a saccheggiare: altre venivan sorprese, invase da birri che facevan lo stesso, e anche cose peggiori.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 135
|
Del pari con la perversità, crebbe la pazzia: tutti gli errori già dominanti piu o meno, presero dallo sbalordimento, e dall'agitazione delle menti, una forza straordinaria, produssero effetti piu rapidi e piu vasti.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 136
|
E tutti servirono a rinforzare e a ingrandire quella paura speciale dell'unzioni, la quale, ne' suoi effetti, ne' suoi sfoghi, era spesso, come abbiam veduto, un'altra perversità.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 137
|
L'immagine di quel supposto pericolo assediava e martirizzava gli animi, molto piú che il pericolo reale e presente.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 138
|
" E mentre, - dice il Ripamonti, - i cadaveri sparsi, o i mucchi di cadaveri, sempre davanti agli occhi, sempre tra' piedi, facevano della città tutta come un solo mortorio, c'era qualcosa di piú brutto, di piú funesto, in quell'accanimento vicendevole, in quella sfrenatezza e mostruosità di sospetti...
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 139
|
Non del vicino soltanto si prendeva ombra, dell'amico, dell'ospite; ma que' nomi, que' vincoli dell'umana carità, marito e moglie, padre e figlio, fratello e fratello, eran di terrore: e, cosa orribile e indegna a dirsi! la mensa domestica, il letto nuziale, si temevano, come agguati, come nascondigli di venefizio ".
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 140
|
La vastità immaginata, la stranezza della trama turbavan tutti i giudizi, alteravan tutte le ragioni della fiducia reciproca.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 141
|
Da principio, si credeva soltanto che quei supposti untori fosser mossi dall'ambizione e dalla cupidigia; andando avanti, si sognò, si credette che ci fosse una non so quale voluttà diabolica in quell'ungere, un'attrattiva che dominasse le volontà.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 142
|
I vaneggiamenti degl'infermi che accusavan se stessi di ciò che avevan temuto dagli altri, parevano rivelazioni, e rendevano ogni cosa, per dir cosí, credibile d'ognuno.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 143
|
E piú delle parole, dovevan far colpo le dimostrazioni, se accadeva che appestati in delirio andasser facendo di quegli atti che s'erano figurati che dovessero fare gli untori: cosa insieme molto probabile, e atta a dar miglior ragione della persuasion generale e dell'affermazioni di molti scrittori.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 144
|
Cosí, nel lungo e tristo periodo de' processi per stregoneria, le confessioni, non sempre estorte, degl'imputati, non serviron poco a promovere e a mantener l'opinione che regnava intorno ad essa: ché, quando un'opinione regna per lungo tempo, e in una buona parte del mondo, finisce a esprimersi in tutte le maniere, a tentar tutte l'uscite, a scorrer per tutti i gradi della persuasione; ed è difficile che tutti o moltissimi credano a lungo che una cosa strana si faccia, senza che venga alcuno il quale creda di farla.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 145
|
Tra le storie che quel delirio dell'unzioni fece immaginare, una merita che se ne faccia menzione, per il credito che acquistò, e per il giro che fece.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 146
|
Si raccontava, non da tutti nell'istessa maniera (che sarebbe un troppo singolar privilegio delle favole), ma a un di presso, che un tale, il tal giorno, aveva visto arrivar sulla piazza del duomo un tiro a sei, e dentro, con altri, un gran personaggio, con una faccia fosca e infocata, con gli occhi accesi, coi capelli ritti, e il labbro atteggiato di minaccia.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 147
|
Mentre quel tale stava intento a guardare, la carrozza s'era fermata; e il cocchiere l'aveva invitato a salirvi; e lui non aveva saputo dir di no.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 148
|
Dopo diversi rigiri, erano smontati alla porta d'un tal palazzo, dove entrato anche lui, con la compagnia, aveva trovato amenità e orrori, deserti e giardini, caverne e sale; e in esse, fantasime sedute a consiglio.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 149
|
Finalmente, gli erano state fatte vedere gran casse di danaro, e detto che ne prendesse quanto gli fosse piaciuto, con questo però, che accettasse un vasetto d'unguento, e andasse con esso ungendo per la città.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 150
|
Ma, non avendo voluto acconsentire, s'era trovato, in un batter d'occhio, nel medesimo luogo dove era stato preso.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 151
|
Questa storia, creduta qui generalmente dal popolo, e, al dir del Ripamonti, non abbastanza derisa da qualche uomo di peso (Apud prudentium plerosque, non sicuti debuerat irrisa.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 152
|
De Peste etc., pag.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 153
|
77.), girò per tutta Italia e fuori.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 154
|
In Germania se ne fece una stampa: l'elettore arcivescovo di Magonza scrisse al cardinal Federigo, per domandargli cosa si dovesse credere de' fatti maravigliosi che si raccontavan di Milano; e n'ebbe in risposta ch'eran sogni.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 155
|
D'ugual valore, se non in tutto d'ugual natura, erano i sogni de' dotti; come disastrosi del pari n'eran gli effetti.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 156
|
Vedevano, la piú parte di loro, l'annunzio e la ragione insieme de' guai in una cometa apparsa l'anno 1628, e in una congiunzione di Saturno con Giove, " inclinando, - scrive il Tadino, - la congiontione sodetta sopra questo anno 1630, tanto chiara, che ciascun la poteua intendere.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 157
|
Mortales parat morbos, miranda videntur ".
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 158
|
Questa predizione, cavata, dicevano, da un libro intitolato Specchio degli almanacchi perfetti, stampato in Torino, nel 1623, correva per le bocche di tutti.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 159
|
Un'altra cometa, apparsa nel giugno dell'anno stesso della peste, si prese per un nuovo avviso; anzi per una prova manifesta dell'unzioni.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 160
|
Pescavan ne' libri, e pur troppo ne trovavano in quantità, esempi di peste, come dicevano, manufatta: citavano Livio, Tacito, Dione, che dico? Omero e Ovidio, i molti altri antichi che hanno raccontati o accennati fatti somiglianti: di moderni ne avevano ancor piú in abbondanza.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 161
|
Citavano cent'altri autori che hanno trattato dottrinalmente, o parlato incidentemente di veleni, di malíe, d'unti, di polveri: il Cesalpino, il Cardano, il Grevino, il Salio, il Pareo, lo Schenchio, lo Zachia e, per finirla, quel funesto Delrio, il quale, se la rinomanza degli autori fosse in ragione del bene e del male prodotto dalle loro opere, dovrebb'essere uno de' piú famosi; quel Delrio, le cui veglie costaron la vita a piú uomini che l'imprese di qualche conquistatore: quel Delrio, le cui Disquisizioni Magiche (il ristretto di tutto ciò che gli uomini avevano, fino a' suoi tempi, sognato in quella materia), divenute il testo piú autorevole, piú irrefragabile, furono, per piú d'un secolo, norma e impulso potente di legali, orribili, non interrotte carnificine.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 162
|
Da' trovati del volgo, la gente istruita prendeva ciò che si poteva accomodar con le sue idee; da' trovati della gente istruita, il volgo prendeva ciò che ne poteva intendere, e come lo poteva; e di tutto si formava una massa enorme e confusa di pubblica follia.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 163
|
Ma ciò che reca maggior maraviglia, è il vedere i medici, dico i medici che fin da principio avevan creduta la peste, dico in ispecie il Tadino, il quale l'aveva pronosticata, vista entrare, tenuta d'occhio, per dir cosí, nel suo progresso, il quale aveva detto e predicato che l'era peste, e s'attaccava col contatto, che non mettendovi riparo, ne sarebbe infettato tutto il paese, vederlo poi, da questi effetti medesimi cavare argomento certo dell'unzioni venefiche e malefiche; lui che in quel Carlo Colonna, il secondo che morí di peste in Milano, aveva notato il delirio come un accidente della malattia, vederlo poi addurre in prova dell'unzioni e della congiura diabolica, un fatto di questa sorte: che due testimoni deponevano d'aver sentito raccontare da un loro amico infermo, come, una notte, gli eran venute persone in camera, a esibirgli la guarigione e danari, se avesse voluto unger le case del contorno; e come al suo rifiuto quelli se n'erano andati, e in loro vece, era rimasto un lupo sotto il letto, e tre gattoni sopra, " che sino al far del giorno vi dimororno " (Pag.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 164
|
123, 124.).
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 165
|
Se fosse stato uno solo che connettesse cosí, si dovrebbe dire che aveva una testa curiosa; o piuttosto non ci sarebbe ragion di parlarne; ma siccome eran molti, anzi quasi tutti, cosí è storia dello spirito umano, e dà occasion d'osservare quanto una serie ordinata e ragionevole d'idee possa essere scompigliata da un'altra serie d'idee, che ci si getti a traverso.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 166
|
Del resto, quel Tadino era qui uno degli uomini piú riputati del suo tempo.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 167
|
Due illustri e benemeriti scrittori hanno affermato che il cardinal Federigo dubitasse del fatto dell'unzioni (Muratori; Del governo della peste, Modena, 1714, pag.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 168
|
117.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 169
|
- P.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 170
|
Verri; opuscolo citato, pag.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 171
|
261.).
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 172
|
Noi vorremmo poter dare a quell'inclita e amabile memoria una lode ancor piú intera, e rappresentare il buon prelato, in questo, come in tant'altre cose, superiore alla piú parte de' suoi contemporanei, ma siamo in vece costretti di notar di nuovo in lui un esempio della forza d'un'opinione comune anche sulle menti piú nobili.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 173
|
S'è visto, almeno da quel che ne dice il Ripamonti, come da principio, veramente stesse in dubbio: ritenne poi sempre che in quell'opinione avesse gran parte la credulità, l'ignoranza, la paura, il desiderio di scusarsi d'aver cosí tardi riconosciuto il contagio, e pensato a mettervi riparo; che molto ci fosse d'esagerato, ma insieme, che qualche cosa ci fosse di vero.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 174
|
Nella biblioteca ambrosiana si conserva un'operetta scritta di sua mano intorno a quella peste; e questo sentimento c'è accennato spesso, anzi una volta enunciato espressamente.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 175
|
" Era opinion comune, - dice a un di presso, - che di questi unguenti se ne componesse in vari luoghi, e che molte fossero l'arti di metterlo in opera: delle quali alcune ci paion vere, altre inventate " (Ecco le sue parole: Unguenta uero haec aiebant componi conficique multifariam, fraudisque uias fuisse complures; quarum sane fraudum, et artium aliis quidem assentimur, alias uero fictas fuisse comentitiasque arbitramur.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 176
|
De pestilentia quae Mediolani anno 1630 magnam stragem edidit.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 177
|
Cap.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 178
|
V.).
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 179
|
Ci furon però di quelli che pensarono fino alla fine, e fin che vissero, che tutto fosse immaginazione: e lo sappiamo, non da loro, ché nessuno fu abbastanza ardito per esporre al pubblico un sentimento cosí opposto a quello del pubblico; lo sappiamo dagli scrittori che lo deridono o lo riprendono o lo ribattono, come un pregiudizio d'alcuni, un errore che non s'attentava di venire a disputa palese, ma che pur viveva; lo sappiamo anche da chi ne aveva notizia per tradizione.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 180
|
" Ho trovato gente savia in Milano, - dice il buon Muratori, nel luogo sopraccitato, - che aveva buone relazioni dai loro maggiori, e non era molto persuasa che fosse vero il fatto di quegli unti velenosi ".
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 181
|
Si vede ch'era uno sfogo segreto della verità, una confidenza domestica: il buon senso c'era; ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 182
|
I magistrati, scemati ogni giorno, e sempre piú smarriti e confusi, tutta, per dir cosí, quella poca risoluzione di cui eran capaci, l'impiegarono a cercar di questi untori.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 183
|
Tra le carte del tempo della peste, che si conservano nell'archivio nominato di sopra, c'è una lettera (senza alcun altro documento relativo) in cui il gran cancelliere informa, sul serio e con gran premura, il governatore d'aver ricevuto un avviso che, in una casa di campagna de' fratelli Girolamo e Giulio Monti, gentiluomini milanesi, si componeva veleno in tanta quantità, che quaranta uomini erano occupati en este exercicio, con l'assistenza di quattro cavalieri bresciani, i quali facevano venir materiali dal veneziano, para la fábrica del veneno.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 184
|
Soggiunge che lui aveva preso, in gran segreto, i concerti necessari per mandar là il podestà di Milano e l'auditore della Sanità, con trenta soldati di cavalleria; che pur troppo uno de' fratelli era stato avvertito a tempo per poter trafugare gl'indizi del delitto, e probabilmente dall'auditor medesimo, suo amico; e che questo trovava delle scuse per non partire; ma che non ostante, il podestà co' soldati era andato a reconocer la casa, y a ver si hallará algunos vestigios, e prendere informazioni, e arrestar tutti quelli che fossero incolpati.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 185
|
La cosa dové finire in nulla, giacché gli scritti del tempo che parlano de' sospetti che c'eran su que' gentiluomini, non citano alcun fatto.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 186
|
Ma pur troppo, in un'altra occasione, si credé d'aver trovato.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 187
|
I processi che ne vennero in conseguenza, non eran certamente i primi d'un tal genere: e non si può neppur considerarli come una rarità nella storia della giurisprudenza.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 188
|
Ché, per tacere dell'antichità, e accennar solo qualcosa de' tempi piú vicini a quello di cui trattiamo, in Palermo, del 1526; in Ginevra, del 1530, poi del 1545, poi ancora del 1574; in Casal Monferrato, del 1536; in Padova, del 1555; in Torino, del 1599, e di nuovo, in quel medesim'anno 1630, furon processati e condannati a supplizi, per lo piú atrocissimi, dove qualcheduno, dove molti infelici, come rei d'aver propagata la peste, con polveri, o con unguenti, o con malíe, o con tutto ciò insieme.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 189
|
Ma l'affare delle cosí dette unzioni di Milano, come fu il piú celebre, cosí è fors'anche il piú osservabile; o, almeno, c'è piú campo di farci sopra osservazione, per esserne rimasti documenti piú circostanziati e piú autentici.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 190
|
E quantunque uno scrittore lodato poco sopra se ne sia occupato, pure, essendosi lui proposto, non tanto di farne propriamente la storia, quanto di cavarne sussidio di ragioni, per un assunto di maggiore, o certo di piú immediata importanza, c'è parso che la storia potesse esser materia d'un nuovo lavoro.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 191
|
Ma non è cosa da uscirne con poche parole; e non è qui il luogo di trattarla con l'estensione che merita.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 192
|
E oltre di ciò, dopo essersi fermato su que' casi, il lettore non si curerebbe piú certamente di conoscere ciò che rimane del nostro racconto.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 193
|
Serbando però a un altro scritto la storia e l'esame di quelli (V.
|
CAPITOLO XXXII - Frase n. 194
|
l'opuscolo in fine del volume.), torneremo finalmente a' nostri personaggi, per non lasciarli piú, fino alla fine.
|