CAPITOLO
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FRASI |
CAPITOLO XXII - Frase n. 1
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Poco dopo, il bravo venne a riferire che, il giorno avanti, il cardinal Federigo Borromeo, arcivescovo di Milano, era arrivato a ***, e ci starebbe tutto quel giorno; e che la nuova sparsa la sera di quest'arrivo ne' paesi d'intorno aveva invogliati tutti d'andare a veder quell'uomo; e si scampanava piú per allegria, che per avvertir la gente.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 2
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Il signore, rimasto solo, continuò a guardar nella valle, ancor piu pensieroso.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 3
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" Per un uomo! Tutti premurosi, tutti allegri, per vedere un uomo! E però ognuno di costoro avrà il suo diavolo che lo tormenti.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 4
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Ma nessuno, nessuno n'avrà uno come il mio; nessuno avrà passata una notte come la mia! Cos'ha quell'uomo, per render tanta gente allegra? Qualche soldo che distribuirà cosí alla ventura...
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CAPITOLO XXII - Frase n. 5
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Ma costoro non vanno tutti per l'elemosina.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 6
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Ebbene, qualche segno nell'aria, qualche parola...
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CAPITOLO XXII - Frase n. 7
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Oh se le avesse per me le parole che possono consolare! se...! Perché non vado anch'io? Perché no?...
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CAPITOLO XXII - Frase n. 8
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Anderò, anderò; e gli voglio parlare: a quattr'occhi gli voglio parlare.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 9
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Cosa gli dirò? Ebbene, quello che, quello che...
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CAPITOLO XXII - Frase n. 10
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Sentirò cosa sa dir lui, quest'uomo! "
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CAPITOLO XXII - Frase n. 11
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Fatta cosí in confuso questa risoluzione, finí in fretta di vestirsi, mettendosi una sua casacca d'un taglio che aveva qualche cosa del militare; prese la terzetta rimasta sul letto, e l'attaccò alla cintura da una parte; dall'altra, un'altra che staccò da un chiodo della parete; mise in quella stessa cintura il suo pugnale; e staccata pur dalla parete una carabina famosa quasi al par di lui, se la mise ad armacollo; prese il cappello, uscí di camera; e andò prima di tutto a quella dove aveva lasciata Lucia.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 12
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Posò fuori la carabina in un cantuccio vicino all'uscio, e picchiò, facendo insieme sentir la sua voce.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 13
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La vecchia scese il letto in un salto, e corse ad aprire.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 14
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Il signore entrò, e data un'occhiata per la camera, vide Lucia rannicchiata nel suo cantuccio e quieta.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 15
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- Dorme? - domandò sotto voce alla vecchia: - là, dorme? eran questi i miei ordini, sciagurata?
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CAPITOLO XXII - Frase n. 16
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- Io ho fatto di tutto, - rispose quella: - ma non ha mai voluto mangiare, non è mai voluta venire...
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CAPITOLO XXII - Frase n. 17
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- Lasciala dormire in pace; guarda di non la disturbare; e quando si sveglierà...
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CAPITOLO XXII - Frase n. 18
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Marta verrà qui nella stanza vicina; e tu manderai a prendere qualunque cosa che costei possa chiederti.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 19
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Quando si sveglierà...
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CAPITOLO XXII - Frase n. 20
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dille che io...
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CAPITOLO XXII - Frase n. 21
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che il padrone è partito per poco tempo, che tornerà, e che...
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CAPITOLO XXII - Frase n. 22
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farà tutto quello che lei vorrà.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 23
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La vecchia rimase tutta stupefatta pensando tra sé: " che sia qualche principessa costei? "
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CAPITOLO XXII - Frase n. 24
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Il signore uscí, riprese la sua carabina, mandò Marta a far anticamera, mandò il primo bravo che incontrò a far la guardia, perché nessun altro che quella donna mettesse piede nella camera; e poi uscí dal castello, e prese la scesa, di corsa.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 25
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Il manoscritto non dice quanto ci fosse dal castello al paese dov'era il cardinale; ma dai fatti che siam per raccontare, risulta che non doveva esser piú che una lunga passeggiata.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 26
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Dal solo accorrere de' valligiani, e anche di gente piú lontana, a quel paese, questo non si potrebbe argomentare; giacché nelle memorie di quel tempo troviamo che da venti e piú miglia veniva gente in folla, per veder Federigo.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 27
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I bravi che s'abbattevano sulla salita, si fermavano rispettosamente al passar del signore, aspettando se mai avesse ordini da dar loro, o se volesse prenderli seco, per qualche spedizione; e non sapevan che si pensare della sua aria, e dell'occhiate che dava in risposta a' loro inchini.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 28
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Quando fu nella strada pubblica, quello che faceva maravigliare i passeggieri, era di vederlo senza seguito.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 29
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Del resto, ognuno gli faceva luogo, prendendola larga, quanto sarebbe bastato anche per il seguito, e levandosi rispettosamente il cappello.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 30
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Arrivato al paese, trovò una gran folla; ma il suo nome passò subito di bocca in bocca; e la folla s'apriva.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 31
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S'accostò a uno, e gli domandò dove fosse il cardinale.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 32
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- In casa del curato, - rispose quello, inchinandosi, e gl'indicò dov'era.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 33
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Il signore andò là, entrò in un cortiletto dove c'eran molti preti, che tutti lo guardarono con un'attenzione maravigliata e sospettosa.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 34
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Vide dirimpetto un uscio spalancato, che metteva in un salottino, dove molti altri preti eran congregati.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 35
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Si levò la carabina, e l'appoggiò in un canto del cortile; poi entrò nel salottino: e anche lí, occhiate, bisbigli, un nome ripetuto, e silenzio.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 36
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Lui, voltatosi a uno di quelli, gli domandò dove fosse il cardinale; e che voleva parlargli.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 37
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- Io son forestiero, - rispose l'interrogato, e data un'occhiata intorno, chiamò il cappellano crocifero, che in un canto del salottino, stava appunto dicendo sotto voce a un suo compagno: - colui? quel famoso? che ha a far qui colui? alla larga! - Però, a quella chiamata che risonò nel silenzio generale, dovette venireinchinò l'innominato, stette a sentir quel che voleva, e alzando con una curiosità inquieta gli occhi su quel viso, e riabbassandoli subito, rimase lí un poco, poi disse o balbettò: - non saprei se monsignore illustrissimo...
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CAPITOLO XXII - Frase n. 38
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in questo momento...
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CAPITOLO XXII - Frase n. 39
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si trovi...
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CAPITOLO XXII - Frase n. 40
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sia...
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CAPITOLO XXII - Frase n. 41
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possa...
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CAPITOLO XXII - Frase n. 42
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Basta, vado a vedere -.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 43
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E andò a malincorpo a far l'imbasciata nella stanza vicina, dove si trovava il cardinale.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 44
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A questo punto della nostra storia, noi non possiam far a meno di non fermarci qualche poco, come il viandante, stracco e tristo da un lungo camminare per un terreno arido e salvatico, si trattiene e perde un po' di tempo all'ombra d'un bell'albero, sull'erba, vicino a una fonte d'acqua viva.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 45
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Ci siamo abbattuti in un personaggio, il nome e la memoria del quale, affacciandosi, in qualunque tempo alla mente, la ricreano con una placida commozione di riverenza, e con un senso giocondo di simpatia: ora, quanto piú dopo tante immagini di dolore, dopo la contemplazione d'una moltiplice e fastidiosa perversità! Intorno a questo personaggio bisogna assolutamente che noi spendiamo quattro parole: chi non si curasse di sentirle, e avesse però voglia d'andare avanti nella storia, salti addirittura al capitolo seguente.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 46
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Federigo Borromeo, nato nel 1564, fu degli uomini rari in qualunque tempo, che abbiano impiegato un ingegno egregio, tutti i mezzi d'una grand'opulenza, tutti i vantaggi d'una condizione privilegiata, un intento continuo, nella ricerca e nell'esercizio del meglio.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 47
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La sua vita è come un ruscello che, scaturito limpido dalla roccia, senza ristagnare né intorbidarsi mai, in un lungo corso per diversi terreni, va limpido a gettarsi nel fiume.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 48
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Tra gli agi e le pompe, badò fin dalla puerizia a quelle parole d'annegazione e d'umiltà, a quelle massime intorno alla vanità de' piaceri, all'ingiustizia dell'orgoglio, alla vera dignità e a' veri beni, che, sentite o non sentite ne' cuori, vengono trasmesse da una generazione all'altra, nel piú elementare insegnamento della religione.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 49
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Badò, dico, a quelle parole, a quelle massime, le prese sul serio, le gustò, le trovò vere; vide che non potevan dunque esser vere altre parole e altre massime opposte, che pure si trasmettono di generazione in generazione, con la stessa sicurezza, e talora dalle stesse labbra; e propose di prender per norma dell'azioni e de' pensieri quelle che erano il vero.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 50
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Persuaso che la vita non è già destinata ad essere un peso per molti, e una festa per alcuni, ma per tutti un impiego, del quale ognuno renderà conto, cominciò da fanciullo a pensare come potesse render la sua utile e santa.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 51
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Nel 1580 manifestò la risoluzione di dedicarsi al ministero ecclesiastico, e ne prese l'abito dalle mani di quel suo cugino Carlo, che una fama, già fin d'allora antica e universale, predicava santo.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 52
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Entrò poco dopo nel collegio fondato da questo in Pavia, e che porta ancora il nome del loro casato; e lí, applicandosi assiduamente alle occupazioni che trovò prescritte, due altre ne assunse di sua volontà; e furono d'insegnar la dottrina cristiana ai piú rozzi e derelitti del popolo, e di visitare, servire, consolare e soccorrere gl'infermi.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 53
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Si valse dell'autorità che tutto gli conciliava in quel luogo, per attirare i suoi compagni a secondarlo in tali opere; e in ogni cosa onesta e profittevole esercitò come un primato d'esempio, un primato che le sue doti personali sarebbero forse bastate a procacciargli, se fosse anche stato l'infimo per condizione.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 54
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I vantaggi d'un altro genere, che la sua gli avrebbe potuto procurare, non solo non li ricercò, ma mise ogni studio a schivarli.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 55
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Volle una tavola piuttosto povera che frugale, usò un vestiario piuttosto povero che semplice; a conformità di questo, tutto il tenore della vita e il contegno.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 56
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Ne credette mai di doverlo mutare, per quanto alcuni congiunti gridassero e si lamentassero che avvilisse cosí la dignità della casa.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 57
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Un'altra guerra ebbe a sostenere con gl'istitutori, i quali, furtivamente e come per sorpresa, cercavano di mettergli davanti, addosso, intorno, qualche suppellettile piu signorile, qualcosa che lo facesse distinguer dagli altri, e figurare come il principe del luogo: o credessero di farsi alla lunga ben volere con ciò; o fossero mossi da quella svisceratezza servile che s'invanisce e si ricrea nello splendore altrui; o fossero di que' prudenti che s'adombrano delle virtú come de' vizi, predicano sempre che la perfezione sta nel mezzo; e il mezzo lo fissan giusto in quel punto dov'essi sono arrivati, e ci stanno comodi.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 58
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Federigo, non che lasciarsi vincere da que' tentativi, riprese coloro che li facevano; e ciò tra la pubertà e la giovinezza.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 59
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Che, vivente il cardinal Carlo, maggior di lui di ventisei anni, davanti a quella presenza grave, solenne, ch'esprimeva cosí al vivo la santità, e ne rammentava le opere, e alla quale, se ce ne fosse stato bisogno, avrebbe aggiunto autorità ogni momento l'ossequio manifesto e spontaneo de' circostanti, quali e quanti si fossero, Federigo fanciullo e giovinetto cercasse di conformarsi al contegno e al pensare d'un tal superiore, non è certamente da farsene maraviglia; ma è bensí cosa molto notabile che, dopo la morte di lui, nessuno si sia potuto accorgere che a Federigo, allor di vent'anni, fosse mancata una guida e un censore.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 60
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La fama crescente del suo ingegno, della sua dottrina e della sua pietà, la parentela e gl'impegni di piú d'un cardinale potente, il credito della sua famiglia, il nome stesso, a cui Carlo aveva quasi annessa nelle menti un'idea di santità e di preminenza, tutto ciò che deve, e tutto ciò che può condurre gli uomini alle dignità ecclesiastiche, concorreva a pronosticargliele.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 61
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Ma egli, persuaso in cuore di ciò che nessuno il quale professi cristianesimo può negar con la bocca, non ci esser giusta superiorità d'uomo sopra gli uomini, se non in loro servizio, temeva le dignità, e cercava di scansarle; non certamente perché sfuggisse di servire altrui; che poche vite furono spese in questo come la sua; ma perché non si stimava abbastanza degno né capace di cosí alto e pericoloso servizio.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 62
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Perciò, venendogli, nel 1595, proposto da Clemente VIII l'arcivescovado di Milano, apparve fortemente turbato, e ricusò senza esitare.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 63
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Cedette poi al comando espresso del papa.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 64
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Tali dimostrazioni, e chi non lo sa? non sono né difficili né rare; e l'ipocrisia non ha bisogno d'un piú grande sforzo d'ingegno per farle, che la buffoneria per deriderle a buon conto, in ogni caso.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 65
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Ma cessan forse per questo d'esser l'espressione naturale d'un sentimento virtuoso e sapiente? La vita è il paragone delle parole: e le parole ch'esprimono quel sentimento, fossero anche passate sulle labbra di tutti gl'impostori e di tutti i beffardi del mondo, saranno sempre belle, quando siano precedute e seguite da una vita di disinteresse e di sacrifizio.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 66
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In Federigo arcivescovo apparve uno studio singolare e continuo di non prender per sé, delle ricchezze, del tempo, delle cure, di tutto se stesso in somma, se non quanto fosse strettamente necessario.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 67
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Diceva, come tutti dicono, che le rendite ecclesiastiche sono patrimonio de' poveri: come poi intendesse infatti una tal massima, si veda da questo.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 68
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Volle che si stimasse a quanto poteva ascendere il suo mantenimento e quello della sua servitú; e dettogli che seicento scudi (scudo si chiamava allora quella moneta d'oro che, rimanendo sempre dello stesso peso e titolo, fu poi detta zecchino), diede ordine che tanti se ne contasse ogni anno dalla sua cassa particolare a quella della mensa; non credendo che a lui ricchissimo fosse lecito vivere di quel patrimonio.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 69
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Del suo poi era cosí scarso e sottile misuratore a se stesso, che badava di non ismettere un vestito, prima che fosse logoro affatto: unendo però, come fu notato da scrittori contemporanei, al genio della semplicità quello d'una squisita pulizia: due abitudini notabili infatti, in quell'età sudicia e sfarzosa.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 70
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Similmente, affinché nulla si disperdesse degli avanzi della sua mensa frugale, gli assegnò a un ospizio di poveri; e uno di questi, per suo ordine, entrava ogni giorno nella sala del pranzo a raccoglier ciò che fosse rimasto.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 71
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Cure, che potrebbero forse indur concetto d'una virtú gretta, misera, angustiosa, d'una mente impaniata nelle minuzie, e incapace di disegni elevati; se non fosse in piedi questa biblioteca ambrosiana, che Federigo ideò con sí animosa lautezza, ed eresse, con tanto dispendio, da' fondamenti; per fornir la quale di libri e di manoscritti, oltre il dono de' già raccolti con grande studio e spesa da lui, spedí otto uomini, de' piú colti ed esperti che poté avere, a farne incetta, per l'Italia, per la Francia, per la Spagna, per la Germania, per le Fiandre, nella Grecia, al Libano, a Gerusalemme.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 72
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Cosí riuscí a radunarvi circa trentamila volumi stampati, e quattordicimila manoscritti.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 73
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Alla biblioteca uní un collegio di dottori (furon nove, e pensionati da lui fin che visse; dopo, non bastando a quella spesa l'entrate ordinarie, furon ristretti a due); e il loro ufizio era di coltivare vari studi, teologia, storia, lettere, antichità ecclesiastiche, lingue orientali, con l'obbligo ad ognuno di pubblicar qualche lavoro sulla materia assegnatagli; v'uní un collegio da lui detto trilingue, per lo studio delle lingue greca, latina e italiana; un collegio d'alunni, che venissero istruiti in quelle facoltà e lingue, per insegnarle un giorno; v'uní una stamperia di lingue orientali, dell'ebraica cioè, della caldea, dell'arabica, della persiana, dell'armena; una galleria di quadri, una di statue, e, una scuola delle tre principali arti del disegno.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 74
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Per queste, poté trovar professori già formati; per il rimanente, abbiam visto che da fare gli avesse dato la raccolta de' libri e de' manoscritti; certo piú difficili a trovarsi dovevano essere i tipi di quelle lingue, allora molto men coltivate in Europa che al presente; piú ancora de' tipi, gli uomini.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 75
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Basterà il dire che, di nove dottori, otto ne prese tra i giovani alunni del seminario; e da questo si può argomentare che giudizio facesse degli studi consumati e delle riputazioni fatte di quel tempo: giudizio conforme a quello che par che n'abbia portato la posterità, col mettere gli uni e le altre in dimenticanza.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 76
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Nelle regole che stabilí per l'uso e per il governo della biblioteca, si vede un intento d'utilità perpetua, non solamente bello in sé, ma in molte parti sapiente e gentile molto al di là dell'idee e dell'abitudini comuni di quel tempo.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 77
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Prescrisse al bibliotecario che mantenesse commercio con gli uomini piú dotti d'Europa, per aver da loro notizie dello stato delle scienze, e avviso de' libri migliori che venissero fuori in ogni genere, e farne acquisto; gli prescrisse d'indicare agli studiosi i libri che non conoscessero, e potesser loro esser utili; ordinò che a tutti, fossero cittadini o forestieri, si desse comodità e tempo di servirsene, secondo il bisogno.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 78
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Una tale intenzione deve ora parere ad ognuno troppo naturale, e immedesimata con la fondazione d'una biblioteca: allora non era cosí.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 79
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E in una storia dell'ambrosiana, scritta (col costrutto e con l'eleganze comuni del secolo) da un Pierpaolo Bosca, che vi fu bibliotecario dopo la morte di Federigo, vien notato espressamente, come cosa singolare, che in questa libreria, eretta da un privato, quasi tutta a sue spese, i libri fossero esposti alla vista del pubblico, dati a chiunque li chiedesse, e datogli anche da sedere, e carta, penne e calamaio, per prender gli appunti che gli potessero bisognare; mentre in qualche altra insigne biblioteca pubblica d'Italia, i libri non erano nemmen visibili, ma chiusi in armadi, donde non si levavano se non per gentilezza de' bibliotecari, quando si sentivano di farli vedere un momento; di dare ai concorrenti il comodo di studiare, non se n'aveva neppur l'idea.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 80
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Dimodoché arricchir tali biblioteche era un sottrar libri all'uso comune: una di quelle coltivazioni, come ce n'era e ce n'è tuttavia molte, che isteriliscono il campo.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 81
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Non domandate quali siano stati gli effetti di questa fondazione del Borromeo sulla coltura pubblica: sarebbe facile dimostrare in due frasi, al modo che si dimostra, che furon miracolosi, o che non furon niente; cercare e spiegare, fino a un certo segno, quali siano stati veramente, sarebbe cosa di molta fatica, di poco costrutto, e fuor di tempo.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 82
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Ma pensate che generoso, che giudizioso, che benevolo, che perseverante amatore del miglioramento umano, dovesse essere colui che volle una tal cosa, la volle in quella maniera, e l'eseguí, in mezzo a quell'ignorantaggine, a quell'inerzia, a quell'antipatia generale per ogni applicazione studiosa, e per conseguenza in mezzo ai cos'importa? e c'era altro da pensare? e che bell'invenzione! e mancava anche questa, e simili; che saranno certissimamente stati piú che gli scudi spesi da lui in quell'impresa; i quali furon centocinquemila, la piú parte de' suoi.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 83
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Per chiamare un tal uomo sommamente benefico e liberale, può parer che non ci sia bisogno di sapere se n'abbia spesi molt'altri in soccorso immediato de' bisognosi; e ci son forse ancora di quelli che pensano che le spese di quel genere, e sto per dire tutte le spese, siano la migliore e la piú utile elemosina.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 84
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Ma Federigo teneva l'elemosina propriamente detta per un dovere principalissimo; e qui, come nel resto, i suoi fatti furon consentanei all'opinione.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 85
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La sua vita fu un continuo profondere ai poveri; e a proposito di questa stessa carestia di cui ha già parlato la nostra storia, avremo tra poco occasione di riferire alcuni tratti, dai quali si vedrà che sapienza e che gentilezza abbia saputo mettere anche in questa liberalità.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 86
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De' molti esempi singolari che d'una tale sua virtu hanno notati i suoi biografi, ne citeremo qui un solo.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 87
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Avendo risaputo che un nobile usava artifizi e angherie per far monaca una sua figlia, la quale desiderava piuttosto di maritarsi, fece venire il padre; e cavatogli di bocca che il vero motivo di quella vessazione era il non avere quattromila scudi che, secondo lui, sarebbero stati necessari a maritar la figlia convenevolmente, Federigo la dotò di quattromila scudi.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 88
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Forse a taluno parrà questa una larghezza eccessiva, non ben ponderata, troppo condiscendente agli stolti capricci d'un superbo; e che quattromila scudi potevano esser meglio impiegati in cent'altre maniere.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 89
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A questo non abbiamo nulla da rispondere, se non che sarebbe da desiderarsi che si vedessero spesso eccessi d'una virtú cosí libera dall'opinioni dominanti (ogni tempo ha le sue), cosí indipendente dalla tendenza generale, come, in questo caso, fu quella che mosse un uomo a dar quattromila scudi, perche una giovine non fosse fatta monaca.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 90
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La carità inesausta di quest'uomo, non meno che nel dare, spiccava in tutto il suo contegno.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 91
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Di facile abbordo con tutti, credeva di dovere specialmente a quelli che si chiamano di bassa condizione, un viso gioviale, una cortesia affettuosa; tanto piú, quanto ne trovan meno nel mondo.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 92
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E qui pure ebbe a combattere co' galantuomini del ne quid nimis, i quali, in ogni cosa, avrebbero voluto farlo star ne' limiti, cioè ne' loro limiti.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 93
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Uno di costoro, una volta che, nella visita d'un paese alpestre e salvatico, Federigo istruiva certi poveri fanciulli, e, tra l'interrogare e l'insegnare, gli andava amorevolmente accarezzando, l'avvertí che usasse piu riguardo nel far tante carezze a que' ragazzi, perche eran troppo sudici e stomacosi: come se supponesse, il buon uomo, che Federigo non avesse senso abbastanza per fare una tale scoperta, o non abbastanza perspicacia, per trovar da sé quel ripiego cosí fino.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 94
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Tale è, in certe condizioni di tempi e di cose, la sventura degli uomini costituiti in certe dignità: che mentre cosí di rado si trova chi gli avvisi de' loro mancamenti, non manca poi gente coraggiosa a riprenderli del loro far bene.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 95
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Ma il buon vescovo, non senza un certo risentimento, rispose: - sono mie anime, e forse non vedranno mai piú la mia faccia; e non volete che gli abbracci?
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CAPITOLO XXII - Frase n. 96
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Ben raro però era il risentimento in lui, ammirato per la soavità de' suoi modi, per una pacatezza imperturbabile, che si sarebbe attribuita a una felicità straordinaria di temperamento; ed era l'effetto d'una disciplina costante sopra un'indole viva e risentita.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 97
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Se qualche volta si mostrò severo, anzi brusco, fu co' pastori suoi subordinati che scoprisse rei d'avarizia o di negligenza o d'altre tacce specialmente opposte allo spirito del loro nobile ministero.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 98
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Per tutto ciò che potesse toccare o il suo interesse, o la sua gloria temporale, non dava mai segno di gioia, né di rammarico, né d'ardore, né d'agitazione: mirabile se questi moti non si destavano nell'animo suo, piú mirabile se vi si destavano.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 99
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Non solo da' molti conclavi ai quali assistette, riportò il concetto di non aver mai aspirato a quel posto cosí desiderabile all'ambizione, e cosí terribile alla pietà; ma una volta che un collega, il quale contava molto, venne a offrirgli il suo voto e quelli della sua fazione (brutta parola, ma era quella che usavano), Federigo rifiutò una tal proposta in modo, che quello depose il pensiero, e si rivolse altrove.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 100
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Questa stessa modestia, quest'avversione al predominare apparivano ugualmente nell'occasioni piú comuni della vita.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 101
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Attento e infaticabile a disporre e a governare, dove riteneva che fosse suo dovere il farlo, sfuggí sempre d'impicciarsi negli affari altrui; anzi si scusava a tutto potere dall'ingerirvisi ricercato: discrezione e ritegno non comune, come ognuno sa, negli uomini zelatori del bene, qual era Federigo.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 102
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Se volessimo lasciarci andare al piacere di raccogliere i tratti notabili del suo carattere, ne risulterebbe certamente un complesso singolare di meriti in apparenza opposti, e certo difficili a trovarsi insieme.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 103
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Però non ometteremo di notare un'altra singolarità di quella bella vita: che, piena come fu d'attività, di governo, di funzioni, d'insegnamento, d'udienze, di visite diocesane, di viaggi, di contrasti, non solo lo studio c'ebbe una parte, ma ce n'ebbe tanta, che per un letterato di professione sarebbe bastato.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 104
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E infatti, con tant'altri e diversi titoli di lode, Federigo ebbe anche, presso i suoi contemporanei, quello d'uom dotto.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 105
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Non dobbiamo però dissimulare che tenne con ferma persuasione, e sostenne in pratica, con lunga costanza, opinioni, che al giorno d'oggi parrebbero a ognuno piuttosto strane che mal fondate; dico anche a coloro che avrebbero una gran voglia di trovarle giuste.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 106
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Chi lo volesse difendere in questo, ci sarebbe quella scusa cosí corrente e ricevuta, ch'erano errori del suo tempo, piuttosto che suoi: scusa che, per certe cose, e quando risulti dall'esame particolare de' fatti, può aver qualche valore, o anche molto; ma che applicata cosí nuda e alla cieca, come si fa d'ordinario, non significa proprio nulla.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 107
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E perciò, non volendo risolvere con formole semplici questioni complicate, né allungar troppo un episodio, tralasceremo anche d'esporle; bastandoci d'avere accennato cosí alla sfuggita che, d'un uomo cosí ammirabile in complesso, noi non pretendiamo che ogni cosa lo fosse ugualmente; perché non paia che abbiam voluto scrivere un'orazion funebre.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 108
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Non è certamente fare ingiuria ai nostri lettori il supporre che qualcheduno di loro domandi se di tanto ingegno e di tanto studio quest'uomo abbia lasciato qualche monumento.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 109
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Se n'ha lasciati! Circa cento son l'opere che rimangon di lui, tra grandi e piccole, tra latine e italiane, tra stampate e manoscritte, che si serbano nella biblioteca da lui fondata: trattati di morale, orazioni, dissertazioni di storia, d'antichità sacra e profana, di letteratura, d'arti e d'altro.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 110
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" E come mai, dirà codesto lettore, tante opere sono dimenticate, o almeno cosí poco conosciute, cosí poco ricercate? Come mai, con tanto ingegno, con tanto studio, con tanta pratica degli uomini e delle cose, con tanto meditare, con tanta passione per il buono e per il bello, con tanto candor d'animo, con tant'altre di quelle qualità che fanno il grande scrittore, questo, in cento opere, non ne ha lasciata neppur una di quelle che son riputate insigni anche da chi non le approva in tutto, e conosciute di titolo anche da chi non le legge? Come mai, tutte insieme, non sono bastate a procurare, almeno col numero, al suo nome una fama letteraria presso noi posteri? "
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CAPITOLO XXII - Frase n. 111
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La domanda è ragionevole senza dubbio, e la questione, molto interessante; perché le ragioni di questo fenomeno si troverebbero con l'osservar molti fatti generali: e trovate, condurrebbero alla spiegazione di piú altri fenomeni simili.
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CAPITOLO XXII - Frase n. 112
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Ma sarebbero molte e prolisse: e poi se non v'andassero a genio? se vi facessero arricciare il naso? Sicché sarà meglio che riprendiamo il filo della storia, e che, in vece di cicalar piú a lungo intorno a quest'uomo, andiamo a vederlo in azione, con la guida del nostro autore.
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