ECONOMIA E
SOCIETA'
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INTERNET TRA SMART WORKING, SVAGO E DIPENDENZE Lo immaginereste un mondo senza internet? Noi no, anche perché ormai il web è diventato fondamentale per qualsiasi ambito. Prendiamo in considerazione, ad esempio, il mondo del lavoro. Un mondo che è stato letteralmente rivoluzionato da internet grazie anche al concetto di smart working. Negli ultimi mesi il numero di lavoratori in modalità smart working è cresciuto a dismisura a tal punto che in Parlamento è arrivato un disegno legge per renderlo strutturale. Fino a fine anno e aziende private – dove possibile – saranno incentivate a proseguire con il lavoro agile che sarà – invece – un diritto per i genitori con figli fino a 14 anni (a patto che siano entrambi lavoratori). Nella pubblica amministrazione, invece, si continuerà con il 50% di dipendenti al lavoro da remoto: un numero che salirà fino al 60% a partire dal 2021. Una decisione in qualche modo attesa: lo stato d’emergenza sarebbe terminato il 31 luglio, ma gli esperti temono una seconda ondata epidemiologica in autunno. E nel frattempo con l’incertezza che regna ancora sovrana in materia di scuola e istruzione, l’esecutivo ha preferito mettere le mani avanti per non dover riavviare la macchina e poi spegnerla improvvisamente tra qualche settimana. I numeri dello smart working in Italia Il nostro Paese non era pronto a questa rivoluzione ma ha saputo reagire bene. Secondo l’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, lo scorso anno i lavoratori “agili” in Italia erano appena 570mila. Un numero in crescita del 20% rispetto al 2018, ma ancora risibile a fronte dell’intera popolazione. Anche perché è difficile capire quanti potrebbero realmente accedere a questa modalità di lavoro: “Se ci riferissimo ai soli “white collar” operanti in realtà con almeno 10 addetti – si legge sull’Osservatorio -, potremmo affermare che in Italia ci sono circa 5 milioni di lavoratori dipendenti che potrebbero accedere allo smart working, il che ci porterebbe a stimare una penetrazione attuale di circa il 10%. D’altronde i numeri parlano chiaro e lo smart working presenta numerosi vantaggi, a partire dall’aumento della produttività degli stessi dipendenti. Lavorare da casa permette di risparmiare il tempo necessario per gli spostamenti casa-ufficio e quindi di riconquistare ore di tempo libero da dedicare alla propria persona e alla propria famiglia. La giusta quantità di riposo e l’eliminazione di alcune fonti di stress quotidiane come ad esempio l’utilizzo dei mezzi pubblici, permette di lavorare meglio. E questo si traduce, ovviamente, in un aumento di efficienza e senso di responsabilità verso il proprio lavoro con vantaggi, in termini di produttività, sull’intera organizzazione aziendale. Lo svago Oltre allo smart working, internet è il luogo perfetto per lo svago. Basti pensare al successo dei giochi online, ad esempio al gioco del blackjack tanto di successo sul sito di starcasino.it, oppure allo streaming tv. Stando infatti a una ricerca Bva-Doxa e Osservatorio Internet Media della School of Management del Politecnico di Milano il 59% degli italiani nei primi mesi dell’anno, anche a causa del lockdown, ha avuto accesso almeno ad un servizio Svod (Subscription Video On Demand). Considerando come base i 44 milioni di italiani che hanno accesso al web, si tratta quindi di 26 milioni. In questi 26 milioni rientrano tutti i componenti dei nuclei familiari – quindi chi detiene l’abbonamento insieme con gli altri della famiglia – ma anche coloro i quali hanno condiviso la visione pur non vivendo sotto lo stesso tetto. E qui si parla di un 38% di questo totale. Cresce inoltre il tempo speso sulle tv per fruire dei servizi on demand passando dal 52% al 55% del tempo complessivo. Crescono inoltre gli individui che accedono a questi servizi attraverso Smart Tv (38% vs 32%) o device da collegare al televisore (25% vs 18%). Non solo: il 66% che accede a questi servizi dichiara di aver cambiato alcune delle sue abitudini per meglio fruire dell'abbonamento. Le dipendenze Internet è però anche il luogo delle dipendenze, come quella per i social network. Secondo gli ultimi dati l’advertising online è cresciuta, per l’undicesimo anno consecutivo, con investimenti che nel 2019 hanno raggiunto i 3,3 miliardi di euro (+9% rispetto al 2018). Il valore rappresenta il 40% della raccolta pubblicitaria complessiva ed è secondo alla Tv che detiene il 44% del mercato. |