PIERO DELLA FRANCESCA
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GLI ANGELIAltri hanno ritenuto che la loro collocazione e postura, seppur anomale, vadano viste in maniera coreografica, come una sorta di tributo devozionale dovuto alla tradizione iconografica, la quale peraltro ricorda tre angeli, prefigurazione della Trinità, apparsi ad Abramo, come nella Trinità di Rublev. (C'è da dire che nelle icone dell'Epifania il numero degli angeli variava da tre a quattro). Il rosso, il bianco e il blu in campo artistico simboleggiano quasi sempre la Trinità (il rosso spesso allude all'umanità di Gesù, mentre il blu alla sua divinità). Anche gli angeli qui dipinti, pur indossando indumenti di foggia differente, sono tutti giocati sulla stessa triade cromatica. I tre giovani stanno ritti, impalati, immersi in un’atmosfera senza tempo, dove l’oggi e l’eternità sembrano avere la medesima misura: non li scuote un gesto né un fremito che li strappi alla loro enigmatica esistenza. Tra i due angeli che rappresentano il Padre e il Figlio (o la divinoumanità del Cristo), si trova quello al centro, vestito di una tunica bianca dai forti accenti classici, che sottolinea ancor più il suo distacco emotivo, intellettuale dall'epifania del messia. Secondo un’altra interpretazione, i tre angeli che si tengono per mano,
disposti in semicerchio, come nella rappresentazione delle Grazie
L’opera di Piero pertanto, oltre a celebrare questa riconciliazione, sarebbe un'esaltazione del confratello e dell’ordine camaldolese (non dimentichiamo che le due confessioni si riuniscono in un momento particolarmente delicato per le sorti dell'impero bizantino, pressato dai Turchi, che arriveranno fino alle porte di Vienna. Il Concilio di Ferrara-Firenze diventa un atto politico di alleanza tra Oriente ortodosso e Occidente cattolico, alle condizioni imposte dal papato. Dunque un risvolto politico di fondamentale importanza che non traspare immediatamente, ma è sottinteso nella raffigurazione). In realtà gli angeli rappresentano la parte più ambigua del dipinto: essi esprimono una presenza che va interpretata anche in chiave psicologica, perché se è vero che qui non partecipano al rito religioso, è anche vero che ciò dipende dal fatto che lo vedono in maniera del tutto convenzionale. In tal senso esiste sì un loro coinvolgimento, ma è negativo, di dubbio o
di perplessità. Essi sembrano spettatori passivi di un film non particolarmente
interessante. Nel migliore dei casi appaiono come passanti capitati
lì per caso, che quasi si nascondono dietro l'albero, per non essere visti, per
non voler essere coinvolti. Di sicuro non appaiono in posizione simmetrica
rispetto al Battista, come nelle icone bizantine, che in tal senso appaiono
fortemente tassonomiche.
L'angelo di sinistra infatti, con la mano alzata, sembra voler dire qualcosa. Quello di destra è come se volesse rincuorare o calmare quello di centro, il cui sguardo indagatore sembra essere preoccupato o comunque intenzionato a porre qualcosa in discussione. La mano appoggiata sulla sua spalla sembra indicare l'esigenza di accettare qualcosa di inevitabile.
Si è detto che i tre angeli rappresentano la Trinità, ma quello in centro è il più importante, il ponte tra il divino che fissa la scena e l'umano che osserva lo spettatore, il nesso tra essere e dover essere. La coscienza del Cristo non è rappresentata dal Cristo stesso, il cui sguardo è fisso nel vuoto: è invece rappresentata da questo angelo di mezzo, lacerato dal dubbio, testimone di una inadeguatezza, di una discrasia tra contenuto e forma. E' la coscienza dello stesso artista.
Tra la coscienza infelice, inquieta, dell'angelo di centro e la rassegnazione del Cristo a un ruolo prestabilito, si pongono due cose: la valorizzazione della natura e lo studio razionale degli spazi, degli ambienti, in cui collocare i personaggi. Entrambi usati in chiave antireligiosa. Nella sostanza i tre angeli rappresentano la prevalenza di un'interpretazione soggettiva di un rito sacramentale, oggettivo, quello del Battesimo, che l'artista non sente più come appartenente alla propria tradizione. Piero ha voluto conservare dell'iconografia classica la ieraticità degli sguardi e delle posture, privandole di riferimenti significativi alla tradizione religiosa, svuotandoli del loro significato originario, che viene sostituito con un significato di tipo laico-borghese. Questa religiosità vuota di contenuto è prigioniera di una scatola geometrica, in cui i valori dominanti sono quelli razionali della borghesia. Qui non si discute l'esigenza di superare in maniera laico-umanistica la religione cristiana, sia essa cattolica o ortodossa: semplicemente si vuol far notare che rispetto alle rappresentazioni bizantine dei contenuti religiosi, questa di Piero rappresenta una soluzione poco convincente, in quanto troppo legata a formule di compromesso tra fede e ragione, tra religione e laicità. L'agnosticismo di Piero è astratto e intellettualistico, troppo razionale per essere pienamente umano, non paragonabile alla profondità interiore, al pathos delle rappresentazioni bizantine dello stesso soggetto. |