PREMESSA |
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Il capolavoro giovanile dellartista è appunto "Manon Lescaut", qui messa in forma ipertestuale.
Nel febbraio del 1893, alla Scala di Milano, mentre si rappresentava il "Falstaff" verdiano, al Regio di Torino in cartellone c'era la "Manon Lescaut" pucciniana. Una pura coincidenza, si dirà, ma di quelle che fanno la storia simbolica dei grandi eventi artistici. Il giovane Puccini, erede e successore del grande "vecchio", si avvia a dominare il melodramma del nuovo secolo.
Pur consapevoli della crisi profonda in cui versa la scuola, della debolezza strutturale della cultura e del sistema scolastico, crediamo in questa iniziativa coscienti della mancanza assoluta di una vera educazione musicale e di una ignoranza pressoché totale dei valori che la contraddistinguono.
Ci siamo proposti come obiettivo primario leducazione allascolto. Infatti tutti ascoltano tutto, ma distrattamente, come un rumore di fondo e così si perde lemozione della musica e non ci si lascia penetrare dallintelligenza di questi grandi geni musicali.
Un secondo obiettivo concerne la conoscenza, se pur parziale, del melodramma: un patrimonio culturale da difendere e valorizzare tra i giovani, se è vero che in questo campo siamo stati i primi nel mondo a diffondere questo genere musicale.
Sembrava una sfida impossibile parlare e fare ascoltare musica lirica a ragazzi che frequentano "Ragioneria"; i ragazzi però hanno accettato la sfida e i risultati ottenuti sono stati lusinghieri. Ecco alcuni giudizi di alcuni che hanno partecipato al primo corso:
"Chi si sarebbe mai sognato un corso di "Educazione musicale" sulla musica lirica in un Istituto Tecnico Commerciale? Penso ben pochi, ma il sogno di quei pochi è divenuto realtà, a dimostrazione che i giovani ragionieri hanno vedute che vanno ben oltre il DARE e lAVERE della partita doppia".
"Ho cominciato il corso di educazione musicale su Giuseppe Verdi più per curiosità che per interesse, ma mi sono accorta che è praticamente impossibile non appassionarsi alle sue musiche".
"La competenza e lamore della relatrice nei confronti della materia trattata ci ha coinvolto emotivamente e razionalmente e ci ha fatto comprendere come i sentimenti, quali tristezza, gioia, malinconia, che costituivano la spina dorsale di quelle vicende (di cui lopera lirica si nutre), altro non erano che una metafora della nostra esistenza".
Infine un elogio alla relatrice, prof.ssa Cledes Moscatelli. È difficile commentare una serie di opere con rigore e grande competenza tecnica e nello stesso tempo inquadrarle storicamente nel contesto reale in cui sono state originate: ebbene la relatrice è riuscita a sintetizzare questi due aspetti in maniera mirabile rendendo semplice una disciplina ardua e tuttaltro che facile.
Prof Otello Cappelletti