PAUL KLEE: UNA RICOGNIZIONE |
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3. IL BAUHAUS E I QUATTRO AZZURRI Durante la Grande guerra, anche Klee venne chiamato sotto le armi, ma non fu inviato al fronte, mentre provò il dolore della morte di suoi grandi amici artisti. Tuttavia, Klee continuò a dipingere e ad esporre, scrivendo anche il saggio di estetica che ho già citato. Nel 1920 entrò al Bauhaus, svolgendo le sue lezioni in parallelo con Kandinskij, e dove rimarrà fino al 1931. Il Bauhaus era stato fondato da Gropius nel 1910 (la sua sede fu dapprima a Weimar e poi a Dessau) e il suo obbiettivo, detto in sintesi, consisteva nell'annullare la separazione esistente tra belle arti e artigianato e di collegare l'attività artistica con le nuove tecnologie della produzione industriale. [Pirani, 1990] Non è qui l'occasione per parlare dell'importanza centrale del Bauhaus nell'estetica del Novecento. Nella scuola Klee svolse un'azione equilibratrice e Gropius lo considerava "l'estrema istanza morale del Bauhaus". I suoi allievi lo soprannominarono il Budda, per il suo atteggiamento distaccato dalla vita sociale della scuola, ma anche perché lo consideravano una specie di oracolo. [Fiedler, Feierabend, 2000] Faccio solo qualche accenno ad un'esperienza pure fondamentale nella biografia artistica di Klee. Non solo in questo periodo la ricerca visiva di Klee assunse caratteristiche particolari, dovendo misurarsi con il funzionalismo imperante nella scuola e con le necessità pratiche di un insegnamento artistico fortemente orientato alla produzione, ma fu anche l'occasione per tradurre più compiutamente la sua estetica in teorie e in didattica. Forse il periodo del Bauhaus coincise con il raggiungimento del massimo fascino delle sue opere. Arte nel suo farsi e spiegazione del farsi nell'arte si intrecciarono strettamente, come testimonia un suo allievo, Christof Hertel: "Assistevamo alla genesi delle forme, una genesi che era al tempo stesso reale e fantastica in misura mai sperimentata prima. […]Viaggiavamo con lui attraverso i millenni. Klee ci rese di nuovo partecipi di esperienze primigenie di cui non avevamo più che una conoscenza meccanica. […] Egli ci indicò la grande sintesi che tutto comprende, l'organico come l'inorganico. Tutto: zoologia, biologia, chimica, fisica, astronomia, letteratura, tipografia, contribuiva a chiarirci come noi, col nostro essere e col nostro agire, siamo legati all'umanità e al ritmo cosmico. Klee ci parlava di valori espressivi, ci diceva che le cose devono avere forma e senso, che la funzione dell'immagine consiste nell'esprimere qualcosa." In effetti, la sua influenza nel Bauhaus fu molto forte. L'autorevole testimonianza di C.G. Argan ci dice, ad esempio, che il più lucido designer uscito dal Bauhaus, Marcel Breuer, deve almeno in parte a Klee l'idea di una "costruzione rarefatta, filiforme, di lineare tensione, che percorre lo spazio invece di occuparlo, anima l'ambiente con l'agilità del suo ritmo grafico, sostituisce alla consistenza massiccia dell'oggetto la quasi immaterialità del segno". Argan si riferisce alla famosa poltrona Wassily, ma le stesse parole potrebbero applicarsi alla pittura di Klee. Tuttavia, i rapporti di Klee con il Bauhaus non furono in generale sereni. Il conflitto delle idee si accese spesso. Klee non era una meccanocentrico, il suo mondo non era quello della fusione tra macchine e arte; caso mai, era quello della trasfigurazione delle prime nella seconda. Ma era proprio il tema delle macchine che non lo appassionava. Nel 1924, con Kandinskij, Feininger, Jawlensky formò il gruppo I Quattro Azzurri, che tenne molte mostre. Il mutamento del clima artistico nel Bauhaus introdusse sempre maggiori tensioni verso il 1925, quando prese il sopravvento l'analisi tecnica dei materiali ed una messa in secondo piano dell'importanza della pittura. Il cambiamento della didattica sgomentò Klee che cominciò a pensare di abbandonare la scuola nel 1929. "Il Bauhaus non mi emoziona più; si pretendono da me cose che danno pochi risultati. […] Nessuno ne ha colpa tranne me che non trovo il coraggio di andarmene", scrisse in una lettera. Nel 1931 si trasferì ad insegnare a Düsseldorf. Il Bauhaus si sciolse nel 1933, a seguito delle pressioni naziste che consideravano la scuola un "focolaio di bolscevismo intellettuale". |