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LA DONNA NELL'ARTE
Perché la donna è più oggetto che soggetto d'arte?
Forse perché in lei vive più forte un passato che l'uomo col suo presente vuole
tenacemente e irrazionalmente superare? La donna non ama relegare all'arte la necessità di una comunicazione che deve
invece essere diretta, immediata, tra due persone vicine, vive, non divise da
una tela, da una rappresentazione simbolica, astratta.... (Galarico)
Posto che si possa parlare di oggetto in senso rappresentativo,
nell'iconografia antica, la donna risulta essere prevalentemente associata
all'idea della fecondità, della bellezza e della natura: anche quando la
mostrano nuda, le sculture mesopotamiche sanno evidenziare aspetti della
sensualità che sono strettamente connessi ad una funzione religiosa. In tale
senso ella è protagonista della vita, mediatrice tra la dimensione profana e
quella spirituale, poiché sacralizza persino la prostituzione come esperienza 'unica'
a vantaggio della collettività, così come Erodoto tramanda.
Ogni donna di quel paese deve sedere nel tempio
di Afrodite una volta nella sua vita e fare l'amore con uno straniero.
Molte, sentendosi superiori per la loro ricchezza, sdegnano di mescolarsi
con le altre e si fanno trasportare sopra un carro coperto fino al tempio e
lì si fermano, con un gran seguito di servitù.
La maggior parte invece si
comporta come segue: nel recinto sacro di Afrodite siedono in molte con una
corona di corda intorno alla testa, alcune arrivano, altre se ne vanno; con
delle funi tese fra le donne si ottengono dei corridoi rivolti in tutte le
direzioni: gli stranieri passano attraverso di essi e fanno la loro scelta.
Una donna che si sia lì seduta non se ne torna a casa se prima uno straniero
qualsiasi non le ha gettato in grembo del denaro e non ha fatto l'amore con
lei all'interno del tempio; gettando il denaro deve pronunciare una formula:
«Invoco la dea Militta». Con il nome di Militta gli Assiri chiamano
Afrodite. L'ammontare pecuniario è quello che è e non sarà rifiutato: non è
lecito perché tale denaro diventa sacro.
La donna segue il primo che glielo getti e non respinge nessuno. Dopo aver
fatto l'amore, e aver soddisfatto così la dea, fa ritorno a casa e da questo
momento non le si potrà offrire tanto da poterla possedere.
Le donne
avvenenti e di alta statura se ne vanno rapidamente, ma quelle brutte
rimangono lì molto tempo senza poter adempiere l'usanza; e alcune rimangono
ad aspettare persino per tre o quattro anni. Una usanza assai simile esiste
anche in qualche parte dell'isola di Cipro.
(Trad. Fulvio Barberis) |

Raffigurazione di Ištar, Parigi, Louvre |
Quanto all'alienazione, credo si sia soliti alludere ad un disagio
identificato e codificato come tale soltanto in età moderna, allorché la
presenza delle donne artiste, nel panorama culturale, è assai meglio
documentata, rispetto all'arte classica. Non so proprio se, ai nostri giorni,
l'alienazione possa essere infatti qualificata in base a descrittori declinati
secondo parametri maschili o femminili.
Per addentrarmi in un discorso relativo al legame con il passato più radicato nella donna e
ricusato "tenacemente e irrazionalmente
dall'uomo" dovrei possedere conoscenze di psicanalisi che i miei studi, un po'
settoriali, hanno fino ad oggi trascurato.
L'inconscio è così rigoroso nella distinzione maschio/femmina?
Ammetto candidamente di non saperlo: spesso mi sorge il dubbio che molti uomini
dialoghino interiormente con un altro da sé che possiede sensi e passioni molto
in contatto con pulsioni degne di una donna; peraltro credo che anche in molte
femmine interferiscano spinte aggressive e creative degne di un uomo.
In ultima analisi, per me, è molto difficile dire una parola definitiva sul
modo di comunicare delle altre donne, soprattutto se si tratta di artiste. Posso
solo affermare che, in una pinacoteca, riesco a distinguere il pennello
femminile da quello maschile soltanto se riconosco la mano dell'artefice,
diversamente non sarei in grado di operare identificazioni sessuali sulla base
della combinazione del colore, delle linee, della luce e soprattutto dei
sentimenti espressi sulla tela.
Fabia Zanasi
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