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PremessaLa valle del Savio (e in modo particolare il suo settore montano
con l'antichissima città di Sarsina e l'altrettanto antico culto
delle acque salutari di Bagno) costituisce il prolungamento
ideale della via Dismano verso mezzogiorno: il corso del fiume
Savio conduce a pochi passi dalle vene del Tevere e propone
quindi, secondo le leggi eterne della geografia, il passaggio più
diritto, più elementare, tra l'alto Adriatico e il cuore della
penisola, tra le due antiche capitali, Ravenna e Roma. ![]() I paesaggi italiani sono entrati nella cultura e nell'immaginario occidentale da secoli, ma segnatamente da quando il "Gran Tour" divenne una necessità di perfezionamento "culturale" imposto alle classi colte europee. Le grandi mete di questi viaggi di cultura (Roma, Firenze, Venezia... sono ancor oggi componenti essenziali delle "rappresentazioni simboliche dell'Italia" all'estero) hanno di fatto, nei racconti e nelle descrizioni lasciati da questi viaggiatori stranieri, costretto in secondo piano i "paesaggi minori" dell'Italia, quelli che pure costituiscono ancor oggi lo straordinario "museo diffuso" che ogni paesaggio della penisola offre al visitatore attento. Benché l'Italia della "modernità" sia divenuta ormai simile ad un'unica grande e anonima periferia e ogni suo paesaggio tenda ad uniformarsi irrimediabilmente ai moderni "paesaggi senza volto e senza memoria", dietro questa quotidianità del "moderno" vi sono spesso "sopravvivenze" e segni che permangono, sparsi qua e là o raccolti in spazi "storici": la modernizzazione del paesaggio "ha semplificato" la complessità del paesaggio stesso e dove non era possibile inglobare tale "complessità", "il residuo storico" è stato distrutto o "emarginato": questi ultimi sono gli spazi della sacralizzazione storica e artistica dell'Italia del passato, dove tali valori sembrano custoditi nel modo migliore e sono entrati nel "commercio turistico" che rende poi proficua la loro tutela. La "centuriazione cesenate", residuo dell'originaria limitatio riminese-cesenate, caratterizza il paesaggio agrario della bassa vallata del Savio. Quest'ultimo è allo stesso tempo un esempio emblematico di paesaggio antropizzato, stratificatosi attraverso la storia. La sua lettura e analisi costituiscono un'operazione di "archeologia del paesaggio", cioé una ricerca conoscitiva e ricostruttiva che parte dalla realtà del presente, frutto di successive stratificazioni geomorfologiche e antropiche continuamente interagenti nel corso della storia, ricostruisce il rapporto uomo-territorio attraverso i secoli prendendo le mosse dagli indizi sopravvissuti. La centuriazione romana consolare nell'agro cesenate si è fino ad oggi perfettamente conservata a causa di sinergie naturali e antropologiche: si sviluppa infatti sulla zona di alto del substrato miocenico dove appunto gli abbassamenti del suolo sono irrilevanti; inoltre quando essa fu realizzata, dovette essere messa in stretta connessione con le condizioni naturali del suolo, innanzitutto con la pendenza, per facilitare il drenaggio nel contesto dell'assetto idraulico del territorio. Denis Capellini
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