|
Berardi Orlando Egisto, figlio della cugina di Brunetti, Prati Fiorina o Gilda
nata il 5. 7. 1877, fratello di Berardi Rosa, nata nel 1906, che
ha accudito, dal 1931, "Schinon" a Monteiottone,
racconta :
". . ho conosciuto Schinon da bambino
quando lo stesso veniva a trovare mia madre, dopo che era uscito
di prigione. Avevo sei osette anni quando vidi Schinon : mio
padre mi chiese di dargli un ferro che era vicino al fuoco del
camino, io glielo diedi dalla parte più calda e poi scappai via.
Schinon ridendo disse: - Guarda come è furbo il bambino! -
Il fratello di Rinaldo detto Pioti, che morì in un incidente sul
lavoro, aveva sposato una sorella di mio padre. Quando successe
il terribile fatto, Rinaldo era già uscito dalla prigione. Si
stava costruendo la strada da Case Castagnoli di Taibo a Mercato
Saraceno quando venne fatta brillare una mina ed un macigno
travolse il povero Pioti. La compagnia di Assicurazione non
voleva liquidare nessun danno ai parenti in quanto, secondo i
periti assicurativi, non essendoci eredi diretti, la moglie del
defunto era già morta e non avendo figli, nulla era dovuto.
Schinon non intese ragioni, si fece l'avvocato ed ottenne un
compenso molto alto di c. a. 30. 000 lire. In prigione aveva
imparato a leggere e scrivere, si diceva che in cella era con due
ingegneri. Schinon raccontava a mia madre Fiorina che quando era
in cella gli veniva in mente quanto gli diceva, da piccolo, sua
madre, Domenica, "fai il buono perché altrimenti vai a
finire male". E' stato per molti anni in una cella di tre
metri. Appena uscito di prigione Schinon abitava a Monte Castello
nella casa vicino al fiume, appena usciti da Mercato Saraceno. Un
giorno con mia madre andai a trovare lui e la sorella Filomena,
che stava poco bene e che poi morì. Quest'ultima faceva
abusivamente la levatrice ed ha avuto delle noie con la giustizia
per la morte di una partoriente. Schinon faceva il calzolaio,
prestava soldi a chi ne aveva bisogno ed era molto rispettato.
Voleva venire ad abitare presso di noi, dopo la morte della
sorella, perché andava molto d'accordo con mia madre, ma
vivevamo in un brutto posto (Re di Taibo): per arrivare alla
nostra casa si doveva percorrere 800 mt. di mulattiera, d'inverno
era quasi impossibile, per il fango, raggiungerla. Schinon era
abituato ad andare a Mercato Saraceno quasi tutti i giorni e non
ci pensò due volte a rinunciare a sistemarsi da noi. Con i suoi
risparmi fece costruire, alle Ville di Monteiottone, due camere
ed il bagno in adiacenza alla casa di Riceputi Ugo, marito di mia
sorella Rosa. A Monteiottone era amico di Bartolini, che gestiva
la bottega degli alimentari e l'osteria".
Il racconto di Bartolini Elia, figlia dell'amico
di"Schinon", si inserisce a questo punto a
completamento del precedente intervento.
"I miei genitori avevano un negozio di
generi alimentari con annessa l'osteria, denominata
'cambaraccia'. Mio padre macellava anche molto bestiame, la cui
carne veniva acquistata dai tanti minatori che lavoravano alla
Boratella. Brunetti Rinaldo abitava a 100 mt. da casa mia. Non
era sposato ed abitava con una parente che lo accudiva. Portava
sempre un cappello, gli occhiali da vista ed un bastone. Faceva
la sua passeggiata mattutina e quando si stancava si sedeva su un
muretto, ed aspettava che qualcuno passasse per farsi dare un
mano per rialzarsi; conduceva una vita molto regolata. Mi ricordo
che mio padre era abbonato ad un giornale; il prevosto di
Monteiottone, don Giorgi, lasciava spesso il suo, l'Avvenire
d'Italia, per consultarlo.
Anche la Voce Repubblicana veniva sfogliata tutti i giorni, in
quanto la postina prima di andare alle Ville, dove c'era il
circolo dei repubblicani, aspettava una ventina di minuti per
permettere sia a lui che a Schinon di leggere alcune notizie. Che
fosse una persona un po' violenta lo dimostrava anche in tarda
età. Una volta, e c'era gente nella nostra osteria che stava
giocando a carte, arrivò Schinon che chiese a mio padre di
leggergli un articolo di giornale, ma il rumore era tanto
assordante che chiese per due volte di fare silenzio.
Visto che non otteneva alcun risultato si alzò in piedi e con
tutta l'autorità di cui disponeva: - Vi dico di fare silenzio,
maleducati! - Tutti si zittirono. Se lasciato stare era però
molto rispettoso ed educato. Faceva il calzolaio ed era anche
molto bravo. Mio padre mi raccontò a tal proposito questo
episodio: ... Una ragazza, a cui aveva risuolato le scarpe e che
non aveva pagato, ogni volta che la incontrava le ricordava che
doveva saldare il suo debito. Dopo tre volte che ripeteva tale
frase, Schinon le ordinò di togliersi le scarpe, che gettò nel
fiume, e disse: Tu ci hai rimesso le scarpe ed io la risuolatura".
Riceputi Egidio, figlio di Ugo e di Berardi Rosa, i cugini Agostino e
Dina riportano episodi che hanno sentito raccontare.
"Dopo l'omicidio del Direttore della
miniera, Schinon fuggì ed un certo 'Bruno ad Canzagna' di
Falcino, suo amico, ad alcuni carabinieri in perlustrazione per
catturarlo disse: - Se volete vedere vostra madre è meglio che
vi togliate dai piedi - A Monteiottone raccontava le sue vicende,
veniva anche il prevosto a parlare con lui, era un uomo di
rispetto e la sua frase tipica era ' Dio vede e Dio provvede'.
Durante il periodo fascista ebbe qualche contrasto con elementi
del partito, alcuni lo beffeggiavano in quanto repubblicano.
Un giorno un fascistello in bicicletta lo invitò a diventare
fascista, "Schinon" lo prese assieme alla bicletta e lo
voleva buttare nel fosso. Il federale di Mercato Saraceno, Lelio
Casacci, fece una riunione ai suoi imponendo di lasciarlo stare.
Aveva prestato soldi al farmacista di Mercato Saraceno, tale
Lanzoni e ad un certo Calbucci, titolare di una grossa cantina di
vino. Venuto a sapere che gli affari di quest'ultimo non andavano
bene, anzi stava per fallire, lo andò a trovare e disse: -
Guarda che ho fatto 39 anni di galera e sono disposto a farne
altri se non avrò i miei soldi! - Il Calbucci rispose: - Anche
se fossi fallito i tuoi soldi erano sempre disponibili! -.
Amava gli animali, in particolare i gatti, che in prigione gli
hanno fatto molta compagnia. Aveva una gatta, cui era molto
affezionato. Alvaro, un ragazzo di qui, tirò un sasso alla gatta
che poi morì. Schinon ne fu molto addolorato e disse che questo
Alvaro non doveva passare per un anno davanti a casa sua. Era
stato in prigione anche in Sicilia. Aveva sempre la papalina in
testa, forse soffriva di mal di testa. Faceva una certa
impressione a noi ragazzi, in quanto era imponente, parlava in
italiano e fumava le sigarette popolari. Non voleva sentire
bestemmiare. In chiesa non andava mai. Il prevosto spesso
conversava con "Schinon"; anche il Vescovo di Sarsina
venne a trovarlo per cercare di convertirlo. Era un mazziniano
fervente. Raccontava che in prigione era stato in una cella molto
umida per tre anni e dove sgocciolava acqua di continuo. Aveva
tenuto una specie di diario, sapeva disegnare ed in un foglio
aveva rappresentato l'incontro a Teano fra Garibaldi e Vittorio
Emanuele II, in un altro era disegnata una donna nuda con le
gambe accavallate nell'atto di mettersi una calza. - Mia madre -
è Egidio che parla - quando si accorse che stava male (aveva dei
dolori lancinanti alla prostata, il male dla preda), voleva
chiamare don Giorgi ma lui glielo impedì dicendo la sua solita
frase 'Dio vede e Dio provvede -.
La morte avverrà il 4 novembre 1939. Al suo funerale, in forma
civile, andò anche il prevosto; la maestra delle scuole
elementari, sig. ra Ricci, mandò anche i bambini. "
|
|