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Maestro di Castrocaro, La
Vergine annunziata, Maestro di Castrocaro, Madonna con il Bambino, frammento di affresco (c.1450) La Madonna della Pera,
attribuita a
A. Aleotti, Madonna con il Bambino e i Santi Michele Arcangelo e Antonio Abate, tavola (1510). Cerchia di A. Aleotti?, Madonna con il Bambino e l'arcangelo Raffaele, affresco. G. Sacchi, Deposizione, tela (c. 1530). S. Sacco, Pala Lancetti, tavola (1536). C. Serra, San Filippo e Santa
Francesca G. Milani, Angeli musicanti, bozzetto per la decorazione della cupola della Madonna del Monte (1771). G. Milani, L'incoronazione
della Vergine, G. Milani, Ritratto del
cardinale G.B. Salvi, detto il Sassoferrato, La Vergine annunciata. V. Baldacci, I funerali di Ettore, olio su tela. E. Peroni, L'entrata di Pio VII
a Cesena, T. Golfarelli (1852-1928), La
locusta,
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(EX MONASTERO DI S.BIAGIO), Il Monastero
di S.Biagio, risalente alla fine del Trecento, ma completato nel 1424
e rifatto nel 1486, ospitò le monache benedettine fino alla soppressione
avvenuta in età napoleonica (1797). Da allora conobbe destinazioni
diverse e improprie (gendarmeria, tabacchificio, orfanotrofio femminile)
che finiscono col decretarne un progressivo e grave degrado. Solo nel
1977, su progetto di Pier Luigi Cervellati, l'intero complesso
architettonico venne opportunamente recuperato e restituito alla Città.
La pinacoteca comunale ha oggi sede all'interno del sistema culturale polivalente dell'ex monastero di S.Biagio, il quale ospita, oltre alla pinacoteca, l'istituto di cultura musicale "Arcangelo Corelli" (che dispone anche di una ricca fonoteca) e il Centro Cinema (con una cospicua videoteca e una biblioteca specializzata nella cultura cinematografica). Nello stesso complesso trova pure spazio il Museo dell'Immagine (recentemente fondato e in corso di allestimento): quest'ultimo raccoglie prestigiosi fondi d'archivio di alcune fra le personalità di maggior spicco del cinema italiano e della critica cinematografica del dopoguerra (Antonio Pietrangeli, Vincenzo Bonicelli, Corrado Terzi, Gian V. Baldi) e fondi fotografici provenienti dal patrimonio dell'archivio Pietrangeli e da altre donazioni e lasciti, ricchi di stampe e negativi (Fondo Baldi, archivi fotografici di Vittorugo Contino, Mario Tursi, Paul Ronald e Fondo “CliCiak” aggiuntosi nel 1998). Il patrimonio
figurativo di proprietà della pinacoteca comunale si venne formando in
seguito alle soppressioni napoleoniche di congregazioni religiose e grazie
a lasciti di collezioni private cittadine.
La Pinacoteca
perciò non è in grado di restituirci un panorama esaustivo della ricca
cultura figurativa cesenate (in parte però integrabile attraverso le
opere conservate nelle chiese e nei palazzi cittadini): nella raccolta
restano infatti poco rappresentate personalità artistiche significative
del secolo XVII, quali Giovan Battista Razzani, Cristoforo Serra e
Cristoforo Savolini.
La quadreria comunale, prima dell'odierna collocazione (la pinacoteca è aperta al pubblico dal 1984), ha conosciuto alterne vicende: fino al 1930 rimase nella sede della Biblioteca Malatestiana e nella sistemazione avuta da Piccolomini, per poi essere nuovamente smembrata tra vari locali di proprietà comunale ed essere poi riunita, negli anni Sessanta, nuovamente presso la biblioteca. Raccoglie dipinti a partire dal XV secolo ed è pure allestita una ricca sezione di pittura contemporanea, che include anche una selezione di scultura e di grafica. Tra le donazioni di artisti cesenati contemporanei, si ricordano i fondi Ambrosioni, Bogoni, Morigi e Bocchini. Per l'esiguità dello
spazio espositivo non tutte le opere della raccolta sono attualmente
fruibili. L'opera più antica è la Madonna della pera, di autore incerto, la cui iconografia in area locale conta del precedente illustre di Paolo Veneziano, dipinto per una chiesa cesenate (1347) e oggi custodito presso il vescovado. Sono pure conservate alcune testimonianze di affreschi tardo-quattrocenteschi e rinascimentali (provenienti da conventi o chiese cittadine), tre dei quali, la Madonna in trono con il Bambino (unico dipinto quattrocentesco giuntoci dal complesso conventuale di S. Francesco), la Madonna dell'umiltà e L'Arcangelo Gabriele con Tobiolo e San Biagio (all'origine all'interno del S. Biagio), rivelano la preziosità della cultura figurativa della fine del Quattrocento raggiunta da anonimi maestri (rispettivamente i cosiddetti “ Maestro di Castrocaro” e “Maestro Romagnolo”). Il secolo XVI si apre
con due dipinti di Antonio Aleotti: la Madonna
in trono tra i santi Antonio Abate e l'Arcangelo Michele e S.
Rocco, S. Sebastiano, S. Cristoforo; ma non meno famoso è
il Ritratto del vescovo Filasio
Roverella, opera del cosiddetto “Maestro dei Baldraccani”, la cui
arte ha come matrice la cultura romana del nono decennio del Quattrocento;
è inoltre ben
attestato anche grazie alle opere di
Francesco Raibolini detto il Francia (la
cui bella Presentazione di Gesù al
Tempio e purificazione della vergine è però oggi conservata presso
la Basilica della Madonna del Monte); di Scipione Sacco,
Gaspare Sacchi, Bartolomeo Coda (quest’ultimo è presente con il Ritratto
di giovane musico) e di Francesco Longhi
(con il ritratto del medico cesenate Nicolò
Masini). Tuttavia è nel corso
del secolo successivo che la cultura figurativa cesenate conoscerà un
rinnovamento pittorico radicale e l'acquisizione di uno stile vigoroso: nelle personalità di
Giovan Battista Razzani, Guido Cagnacci e di Cristoforo Serra (alunno
presso il Guercino) le cui opere sono però in gran parte perdute e
se ne conservano nella raccolta comunale solo due: i Santi Filippo apostolo e Francesca Romana; e il
Ritratto del prelato Atanasio
Musachi. Famosa è pure
l'attività dell'allievo Cristoforo Savolini, ma soprattutto quella di
Giovan Francesco Barbieri detto il Guercino (e della sua scuola). Opere prestigiose
devono considerarsi anche le cinque tele di Battista Salvi detto il
Sassoferrato, compositore di un purismo arcaicizzante che gli valse una
rinnovata fortuna nel quadro della pittura ottocentesca. Esempi significativi
della pittura locale e regionale dei secoli XVIII e XIX provengono dalla
collezione Bocchini: di Giambattista
Piazzetta (già attribuito erroneamente al Tiepolo) si ammira il tema
denso di pathos de Il Sacrificio di
Ifigenia (sec. XVIII); e di Francesco
Andreini il Ritratto del cardinale
Francesco Locatelli e L'allegoria
della Carità (sec. XVIII).
Chiudono il sec. XVIII
alcune tele di Giuseppe Milani (positivamente influenzato dalla personalità
rinnovatrice di Corrado Giaquinto), a cui è dedicato ampio spazio, anche
per la sua attività di decoratore della cupola della cappella della
Madonna del Popolo nella Cattedrale cittadina. Il neoclassicismo, a
cavallo fra i due secoli, è ben rappresentato infine dalle opere di
Pietro Piani, allievo di Felice Giani (le sei tempere di genere del
paesaggio e del vedutismo sono oggi in deposito presso la locale AMGA), e
del cesenate Vincenzo Baldacci. La sezione d'arte
contemporanea della pinacoteca copre un arco temporale che va
dall'Ottocento ai giorni nostri e comprende una selezione della migliore
produzione artistica locale, non senza rimarcare efficacemente le diverse
tendenze dell'arte figurativa italiana soprattutto del dopoguerra: una selezione delle
opere di Gianfanti, Golfarelli, Grilli e Barbieri copre egregiamente le
vicende artistiche cesenati a cavallo dei due secoli; mentre i lavori di
Teodorani, Bagioli, Severi e Malmerendi giungono fino alle tendenze degli
anni Cinquanta. Si apre infatti in
questo periodo una stagione particolarmente fiorente per la pittura
cesenate, perché animata dalle esperienze di Sughi, Caldari, Cappelli e
Piraccini, di cui si possono ammirare significativi esempi. Il nucleo delle opere
della fondazione Morellini ha poi destinato alla pinacoteca alcuni dei
protagonisti più prestigiosi dell'arte italiana contemporanea, tra cui
ricordiamo Guttuso, Purificato, Greco, Mafai, Turcato, Monachesi, Fazzini,
Franchina, Mirko.
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