PINACOTECA COMUNALE

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Maestro di Castrocaro, La Vergine annunziata
frammento di affresco (c. 1450)

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Maestro di Castrocaro, Madonna con il Bambino, frammento di affresco (c.1450)

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La Madonna della Pera, attribuita a 
Bitino da Faenza o alla sua bottega.

 

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A. Aleotti, Madonna con il Bambino e i Santi Michele Arcangelo e Antonio Abate, tavola (1510).

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Cerchia di A. Aleotti?, Madonna con il Bambino e l'arcangelo Raffaele, affresco.

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G. Sacchi, Deposizione, tela (c. 1530).

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S. Sacco, Pala Lancetti, tavola (1536).

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C. Serra, San Filippo e Santa Francesca 
Romana
, tela (1664).

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G. Milani, Angeli musicanti, bozzetto per la decorazione della cupola della Madonna del Monte (1771).

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G. Milani, L'incoronazione della Vergine
bozzetto per la decorazione della cupola 
della Madonna del Monte (1771).

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G. Milani, Ritratto del cardinale 
Romualdo Onesti, (1787).

G.B. Salvi, detto il Sassoferrato, La Vergine annunciata.

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V. Baldacci, I funerali di Ettore, olio su tela.

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E. Peroni, L'entrata di Pio VII a Cesena
1830, olio su tela.

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T. Golfarelli (1852-1928), La locusta
bronzo su piedistallo di marmo

 

 

 

 

 

 

 

(EX MONASTERO DI S.BIAGIO),
via Aldini

Il Monastero di S.Biagio, risalente alla fine del Trecento, ma completato nel 1424 e rifatto nel 1486, ospitò le monache benedettine fino alla soppressione avvenuta in età napoleonica (1797). Da allora conobbe destinazioni diverse e improprie (gendarmeria, tabacchificio, orfanotrofio femminile) che finiscono col decretarne un progressivo e grave degrado. Solo nel 1977, su progetto di Pier Luigi Cervellati, l'intero complesso architettonico venne opportunamente recuperato e restituito alla Città.          

   

 

 

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La pinacoteca comunale ha oggi sede all'interno del sistema culturale polivalente dell'ex monastero di S.Biagio, il quale ospita, oltre alla pinacoteca, l'istituto di cultura musicale "Arcangelo Corelli" (che dispone anche di una ricca fonoteca) e il Centro Cinema (con una cospicua videoteca e una biblioteca specializzata nella cultura cinematografica).

Nello stesso complesso trova pure spazio il Museo dell'Immagine (recentemente fondato e in corso di allestimento): quest'ultimo raccoglie  prestigiosi fondi d'archivio di alcune fra le personalità di maggior spicco del cinema italiano e della critica cinematografica del dopoguerra (Antonio Pietrangeli, Vincenzo Bonicelli, Corrado Terzi, Gian V. Baldi) e  fondi fotografici provenienti dal patrimonio dell'archivio Pietrangeli e da altre donazioni e lasciti, ricchi di stampe e negativi (Fondo Baldi, archivi fotografici di Vittorugo Contino, Mario Tursi, Paul Ronald e Fondo “CliCiak” aggiuntosi nel 1998). 

Il patrimonio figurativo di proprietà della pinacoteca comunale si venne formando in seguito alle soppressioni napoleoniche di congregazioni religiose e grazie a lasciti di collezioni private cittadine.
La storia della quadreria comunale risale al 1883, quando Adriano Lodi Piccolomini, Direttore della Biblioteca Malatestiana, riuscì a dar vita, nella prestigiosa sede della biblioteca, ad una prima raccolta espositiva dopo che le alterne vicende legate alle requisizioni napoleoniche e post-unitarie dei beni ecclesiastici avevano purtroppo già disperso il ricco patrimonio cittadino, che solo in parte possiamo ammirare nell'attuale quadreria comunale e  in quella presso S. Domenico (la cui conservazione si  deve all'iniziativa del parroco don  Domenico Bazzocchi).

 

La Pinacoteca perciò non è in grado di restituirci un panorama esaustivo della ricca cultura figurativa cesenate (in parte però integrabile attraverso le opere conservate nelle chiese e nei palazzi cittadini): nella raccolta restano infatti poco rappresentate personalità artistiche significative del secolo XVII, quali Giovan Battista Razzani, Cristoforo Serra e Cristoforo Savolini.

 

La quadreria comunale, prima dell'odierna collocazione (la pinacoteca è aperta al pubblico dal 1984), ha conosciuto alterne vicende: fino al 1930 rimase nella sede della Biblioteca Malatestiana e nella sistemazione avuta da Piccolomini, per poi essere nuovamente smembrata tra vari locali di proprietà comunale ed essere poi riunita, negli anni Sessanta, nuovamente presso la biblioteca. 

Raccoglie dipinti a partire dal XV secolo ed è pure allestita una ricca sezione di pittura contemporanea, che include anche una selezione di scultura e di grafica. Tra le donazioni di artisti cesenati contemporanei, si ricordano i fondi  Ambrosioni, Bogoni, Morigi e Bocchini. 

Per l'esiguità dello spazio espositivo non tutte le opere della raccolta sono attualmente fruibili.

L'opera più antica è la  Madonna della pera, di autore incerto, la cui iconografia in area locale conta del precedente illustre di Paolo Veneziano, dipinto per una chiesa cesenate (1347) e oggi custodito presso il vescovado. 

Sono pure conservate alcune testimonianze di affreschi tardo-quattrocenteschi e rinascimentali (provenienti da conventi o chiese cittadine), tre dei quali, la Madonna in trono con il Bambino (unico dipinto quattrocentesco giuntoci dal complesso conventuale di S. Francesco), la  Madonna dell'umiltà e L'Arcangelo Gabriele con Tobiolo e San Biagio (all'origine all'interno del  S. Biagio), rivelano la preziosità della cultura figurativa della fine del Quattrocento raggiunta da anonimi maestri (rispettivamente i cosiddetti “ Maestro di Castrocaro” e  “Maestro Romagnolo”). 

Il secolo XVI si apre con due dipinti di Antonio Aleotti:

la  Madonna in trono tra i santi Antonio Abate e l'Arcangelo Michele

e  S. Rocco, S. Sebastiano, S. Cristoforo;

ma non meno famoso è il Ritratto del vescovo Filasio Roverella, opera del cosiddetto “Maestro dei Baldraccani”, la cui arte ha come matrice la cultura romana del nono decennio del Quattrocento;

è inoltre ben attestato anche grazie alle opere  di Francesco Raibolini detto il Francia  (la cui bella Presentazione di Gesù al Tempio e purificazione della vergine è però oggi conservata presso la Basilica della Madonna del Monte);

di Scipione Sacco, Gaspare Sacchi, Bartolomeo Coda (quest’ultimo è presente con il Ritratto di giovane musico)

e di Francesco Longhi (con il ritratto del medico cesenate Nicolò Masini).

Tuttavia è nel corso del secolo successivo che la cultura figurativa cesenate conoscerà un rinnovamento pittorico radicale e l'acquisizione di uno stile vigoroso:

nelle personalità di Giovan Battista Razzani, Guido Cagnacci e di Cristoforo Serra (alunno presso il Guercino) le cui opere sono però  in gran parte perdute e se ne conservano nella raccolta comunale solo due: i Santi Filippo apostolo e Francesca Romana; e il  Ritratto del prelato Atanasio Musachi.

Famosa è pure l'attività dell'allievo Cristoforo Savolini, ma soprattutto quella di Giovan Francesco Barbieri detto il Guercino (e della sua scuola).

Opere prestigiose devono considerarsi anche  le cinque tele di Battista Salvi detto il Sassoferrato, compositore di un purismo arcaicizzante che gli valse una rinnovata fortuna nel quadro della pittura ottocentesca.

Esempi significativi della pittura locale e regionale dei secoli XVIII e XIX provengono dalla collezione Bocchini:

di Giambattista Piazzetta (già attribuito erroneamente al Tiepolo) si ammira il tema denso di pathos de Il Sacrificio di Ifigenia (sec. XVIII);

e di Francesco Andreini il Ritratto del cardinale Francesco Locatelli e  L'allegoria della Carità  (sec. XVIII).

Chiudono il sec. XVIII alcune tele di Giuseppe Milani (positivamente influenzato dalla personalità rinnovatrice di Corrado Giaquinto), a cui è dedicato ampio spazio, anche per la sua attività di decoratore della cupola della cappella della Madonna del Popolo nella Cattedrale cittadina.

Il neoclassicismo, a cavallo fra i due secoli, è ben rappresentato infine dalle opere di Pietro Piani, allievo di Felice Giani (le sei tempere di genere del paesaggio e del vedutismo sono oggi in deposito presso la locale AMGA), e del cesenate Vincenzo Baldacci. 

La sezione d'arte contemporanea della pinacoteca copre un arco temporale che va dall'Ottocento ai giorni nostri e comprende una selezione della migliore produzione artistica locale, non senza rimarcare efficacemente le diverse tendenze dell'arte figurativa italiana soprattutto del dopoguerra: 

una selezione delle opere di Gianfanti, Golfarelli, Grilli e Barbieri copre egregiamente le vicende artistiche cesenati a cavallo dei due secoli;

mentre i lavori di Teodorani, Bagioli, Severi e Malmerendi giungono fino alle tendenze degli anni Cinquanta.

Si apre infatti in questo periodo una stagione particolarmente fiorente per la pittura cesenate, perché animata dalle esperienze di Sughi, Caldari, Cappelli e Piraccini, di cui si possono ammirare significativi esempi.

Il nucleo delle opere della fondazione Morellini ha poi destinato alla pinacoteca alcuni dei protagonisti più prestigiosi dell'arte italiana contemporanea, tra cui ricordiamo Guttuso, Purificato, Greco, Mafai, Turcato, Monachesi, Fazzini, Franchina, Mirko.

Recenti acquisizioni hanno infine arricchito la raccolta comunale d'arte contemporanea con opere di Veronesi, Morandi, Mandelli e Schifano.