CHIESA E CONVENTO DEI SERVI DI MARIA

 

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Veduta con la chiesa dei Servi.

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Campanile.

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Carlo Saraceni (Venezia 1579?-1620), S. Carlo Borromeo comunica un appestato (1618-1619).

Il convento dei Servi di Maria a Cesena esisteva sicuramente già nel 1300: la fondazione dell'Ordine si fa risalire ai Sette Santi Fondatori (1233) che si ritirarono a vita eremitica presso Firenze; ma in seguito i Servi di Maria attenuarono l'iniziale carattere eremitico dell'Ordine in favore di quello apostolico. La tradizione della fondazione della chiesa primitiva, agli inizi del Trecento, chiamata "Santa Maria dei Servi", non è univoca: alcuni la fanno risalire ai borghigiani di S. Pietro per essere scampati ad una grave epidemia di peste, altri ad un tal Bernardo Ugolini da Casale, per testamento scritto (1318). Comunque rovinata nel 1483, fu poi riedificata; ma l'attuale edificio risale alla ricostruzione degli anni 1756-1765  su progetto dell'architetto milanese Pietro Carlo Borboni, che in quest'opera esprime compiutamente la sua formazione e i caratteri stilistici più maturi, peculiari della sua architettura.

La chiesa fu consacrata da Pio VI (Braschi) di ritorno da Vienna, il 2 Giugno 1782 (una momumentale lapide realizzata in stucco da Francesco  Calligari, posta nella parete dirimpetto all'organo, perpetua il ricordo dell'avvenimento).

Il tempio fu prolungato anteriormente e sopraelevato, assumendo proporzioni armoniche imponenti, mentre delle  strutture precedenti quasi nulla sopravvisse: parzialmente la sacrestia, che ci restituisce al centro del soffitto un affresco, datato 1525, recante entro un rosone una probabile dedica a Maria SS.ma; inoltre si conservano delle chiese precedenti  un affresco  quattrocentesco incollato su tela, sul tema della Crocefissione, di ignoto autore, posto sulla parete sinistra dell’abside; e sui due lati della controfacciata due piccoli affreschi sempre quattrocenteschi raffiguranti ciascuno una Madonna con Bambino, di ignoti autori. Sul lato sinistro, in basso, è conservato (ma frammentario) il monumento funebre di Margherita Tiberti (con rappresentazione a tutto tondo della defunta), opera scultorea di ignoto autore, datata 1539.

Profondi  furono anche gli interventi sulla struttura del convento, che vide accorpati in un unico vasto cortile i due preesistenti chiostri.

La chiesa fu progressivamente arricchita di tele e di splendidi apparati decorativi, in parte andati perduti in seguito alle soppressioni napoleoniche. Si conservano ancora numerosi stemmi araldici delle famiglie patrizie cesenati  che contrassegnano le ancone laterali.

Tra i dipinti conservati, si ricorda l'imponente pala di Carlo Saraceni  (1579-1620), S. Carlo Borromeo comunica un appestato (1618-1619), di chiara ispirazione caravaggesca, donata nel 1677 dal cardinale Francesco Albizzi (1593-1684) assieme al complesso della sontuosa ancona lignea, in sostituzione di un altro altare di famiglia dedicato all'Assunta (1515).