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Convento
dell'Osservanza e
Marcantonio Franceschini (Bologna 1648-1729), Annunciazione (1700), (in sacrestia). |
Negli orti fuori Porta Figarola (poi S. Maria), donati ai frati Minori Osservanti da donna Violante da Montefeltro , moglie di Malatesta Novello, sorsero la chiesa della SS. ma Annunziata (la cui costruzione si iniziò nel 1449 con la benedizione del vescovo Antonio Malatesta da Fossombrone), e il Convento (autorizzato da una bolla di Pio II del 1458), di cui fu architetto quel Maso di Pietro che in Cesena aveva innalzato il campanile del Duomo. Ben poco
resta della chiesa malatestiana: i muri dell'abside, il porticato
antistante e la facciata; l'altezza era circa metà dell'attuale, unica
era la navata senza cappelle laterali, i muri scanditi da pilastri, la
copertura era a capriate (ad eccezione della zona del coro, conclusa a
volta); il campanile è stato rialzato nel 1885. L’originaria
struttura della chiesa fu progressivamente ampliata (fra il XVI e gli
inizi del XVIII secolo), sul lato sinistro, con la costruzione di varie
cappelle laterali (fra queste si ricorda la piccola cappella
degli infermi, coronata da una cupola barocca, poi decorata nel 1776
dal pittore Agostino Plachesi), e arricchita
di monumenti quali lo splendido mausoleo funebre che Nicolò II Masini si
fece costruire nel 1592 (oggi non più esistente). Sul
finire del sec. XVIII infatti
la struttura originaria viene abbattuta e l’edificio è ricostruito in
stile neoclassico e linee armoniose su progetto di Leandro Marconi, lo
stesso che l'abbellì di affreschi. Nel 1798 la chiesa venne riaperta al
culto, ma i lavori interni (affreschi e decorazioni) saranno completati
solo molto più tardi. Anche il
convento conobbe numerosi interventi di completamento e adattamento: nel XVI e
XVII secolo, la costruzione del refettorio e della biblioteca con annessa
sala di lettura; nel 1638 lo scavo di una cisterna, ornata di statue, nel
centro del chiostro occidentale. Gli
interventi più radicali si eseguirono però su progetto dell'architetto
Pietro Carlo Borboni, i cui lavori dureranno fino al 1769: abbattuto il
muro divisorio, i due chiostri originari vengono ridotti ad uno solo;
inoltre la struttura conventuale subì marcate modifiche sia nei piani
superiori (il braccio principale, a mezzogiorno, era a due piani)
sia al pianterreno. Infine nel 1948 vi si costruisce un cinema
parrocchiale, riducendo ulteriormente il chiostro. Nel
convento, oltre ad altri dipinti su tela, si possono ammirare gli
affreschi di Giuseppe Milani (1716-1798) l’Assunta
e S. Pietro D’Alcantara. Nelle
Catacombe, a forma di croce con altare al centro, ebbero sepoltura anche
membri di nobili famiglie cesenati: Chiaramonti, Almerici, Masini,
Locatelli, Romagnoli, Albizzi, Guidi (e altri). La chiesa della SS. ma Annunziata è abbellita da molte opere d'arte: sotto il portico, a sinistra di chi entra, vi è la "grotta di S.Francesco" con la statua del Santo e del Beato Ruffino, (1763) opera dello scultore cesenate Francesco Callegari; nell'interno
appartengono a Leandro Marconi le decorazioni dell'abside (il bel coro
ligneo del 1694-95 proviene dalla chiesa precedente e al di sopra di esso,
affiancata dagli angeli tedofori del Marconi, l’affresco raffigurante
l’Annunciazione fu realizzato nel 1885 dal francescano Celestino
Medovic), quelle del presbiterio e i
363 rosoni della volta; nella cupola egli raffigurò il S. Padre che invia alla Vergine l'Arcangelo Gabriele e i quattro Angeli
che mostrano la scritta con la profezia di Isaia. Le
attuali sei cappelle laterali furono invece abbellite intorno al 1845 da
Venanzio Cavina, a cui si
devono anche le decorazioni sottostanti il fregio con trofei e cherubini
del Marconi. Tra i
dipinti si ricordano: sul primo altare a sinistra (dall’ingresso) la B. Vergine e i Santi Giuseppe, Giacinto, Isidoro, una composizione
arcaicizzante mutuata dal Correggio, di Antonio Bruno del sec. XVII; nella
cappella centrale (la cui importanza è evidenziata dall’ampiezza, dal
coronamento ad architrave e dalle balaustre),
la bella Madonna delle Grazie
della fine del sec. XVI (qui
collocata circa dalla metà del sec. XIX), esemplare che deriva
probabilmente da un prototipo di Raffaello Sanzio diffusosi ampiamente in
Italia, fra cui s’annoverano le cosiddette “Mignarde” (perché il
pittore francese Pierre Mignard s’era attribuito la paternità del
modello); nell’ultimo altare di sinistra s’ammira la pala Il
perdono d’Assisi, attribuita a scuola emiliana della fine del
Settecento; nel primo altare di destra la Madonna
coi Santi Francescani di Giuseppe Zattera (1855); nel secondo l’Immacolata
Concezione di Massimiliano Malatesta (1855); infine nel terzo altare
(sempre da destra) il S. Antonio da
Padova (1852) del modenese Antonio Simonazzi (della scuola di Adeodato
Malatesta). Attualmente
in sacrestia si conserva la bella pala di Marcantonio Franceschini
(1648-1729), Annunciazione,
dipinta nel 1700 e forse posta in origine dietro l'altar maggiore.
Il
presbiterio, cintato da una bella balaustra, è costituito in marmi
finissimi policromi; l'altare maggiore del presbiterio fu decorato nel
1835 su progetto del Marconi; una delle cantorie ai lati del presbiterio
contiene un organo del 1836.
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