Madonna del Monte.

E. Peroni, L'entrata di Pio VII
a Cesena,
1830, olio su tela.

particolare con la visione
dell'Abbazia

Panorama con vista dell'Abbazia.

Rovine dell'Abbazia dopo i
bombardamenti.

Veduta attuale dell'Abbazia.

Ingresso.

Navata centrale con scalone
d'accesso
alla Cappella Grande.

Affreschi della cupola di G.
Milani.
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Come si legge nella biografia del
vescovo cesenate S. Mauro, tramandataci da S. Pier Damiani, fu il Santo
Vescovo ad erigere sul monte Spaziano una cappella verso il X secolo, ma
già all’epoca in cui Damiani scriveva la vita Beati
Mauri (circa alla metà del sec. XI°), vi era sorto un celebre
monastero dedicato alla Beata Vergine Madre di Dio. La storia della
millenaria abbazia e della sua basilica ha conosciuto numerose
vicissitudini che, soprattutto per i primi secoli della sua esistenza,
mancano di un riscontro documentario: sappiamo che visse un grave periodo
di decadenza, in seguito ad eventi traumatici, nella seconda metà del
secolo XIV (causati dalle contese fra le varie fazioni in lotta per il
predominio sulla città); ma le difficoltà si protrassero a lungo, se
sotto il dominio dei Malatesti i danni causati all’abbazia un secolo
prima, in modo particolare dagli Ordelaffi, non erano stati ancora del
tutto riparati. Gli interventi di ricostruzione della chiesa e del
monastero iniziano nella seconda metà del sec. XV: nel 1464 (lo stesso
anno si insediava il nuovo abbate benedettino appartenente alla
Congregazione di santa Giustina di Padova, divenuta poi Congregazione
Cassinese a cui fino ad oggi l’abbazia è rimasta fedele) Malatesta
Novello lasciava per testamento un legato annuo di cinquanta ducati
d’oro per i restauri della fabbrica e della chiesa. Dalla fine del sec.
XV° a tutto il XVI° secolo l’abbazia conosce un periodo di floridezza
che permette una completa ristrutturazione edilizia della basilica e dei
chiostri, acquisendo infine quell’aspetto di solennità che ha mantenuto
fino ad oggi. Ben poco sappiamo della struttura medioevale che giunse fino
al sec. XVI° : gli avanzi di un muro,
con finestre ad arco acuto, di un cornicione e di pilastri, osservati
durante lavori di ammodernamento, hanno fatto pensare che la chiesa avesse
un impianto basilicale a tre navate. L’originaria struttura
conobbe un radicale rifacimento nel corso del XVI° secolo: le
navate laterali furono convertite in cappelle e si edificò la “cappella
grande della Madonna” ovvero l’abside
e la corsia che la circonda (1536-1545); la cupola fu innalzata per
opera dell’architetto bolognese Francesco Morandi detto il Terribilia
nel 1569 (e sarà in buona parte rifatta da Pietro Borboni negli anni
1771-72); la copertura fu opera del maestro Domenico Gravini di
Brisighella il quale pure costruì il primo scalone centrale discendente
nella Cripta, di lì a poco scomparso nel rifacimento del Terribilia
(1572), il quale fece il nuovo scalone ascendente (dalla parte inferiore
della basilica al presbiterio), conservato a tutt’oggi. La decisiva
trasformazione della Basilica di Santa Maria del Monte nel corso del sec.
XVI (“la cappella grande”
dedicata alla Madonna e le
ristrutturazioni nel corpo
dell’antica basilica fanno parte di un progetto unitario) non fu
determinata solo da esigenze architettoniche, ma sancisce come culto
fondamentale del tempio quello mariano (infatti nel frattempo le spoglie
del Vescovo S. Mauro erano state traslate nella nuova Cattedrale di
Cesena). Oltre ai restauri di fine Settecento, la chiesa e il monastero
hanno conosciuto altri interventi portati a termine nel 1914 e quelli
imponenti del secondo dopoguerra (1947-50), per riparare i gravi danni
bellici.
Il fabbricato quadrilatero
comprende la Chiesa e il Monastero con due chiostri.
Quest’ultimo aveva in
origine tre chiostri, di cui il maggiore era detto “chiostro grande” o
“bello”, costruito nel primo scorcio del Cinquecento: di forma
quadrata, con al centro il pozzale (di Alessandro Corsi, risale al 1588 ed
è a tutt’oggi conservato), era a due ordini di colonne (porticato in
basso e loggia al piano superiore); devastato da un incendio, fu completamente rifatto alla fine
del Settecento nella forma in cui ancora si conserva (unico ordine con
funzione di portico e finestre al posto del secondo ordine). Progressive
innovazioni degli stessi anni portarono a cambiamenti profondi in tutta la
struttura intorno al chiostro grande; ristrutturazioni che investirono
anche il primo chiostro “piccolo”
(o porteria, oggi parzialmente conservato), costruito alla fine del
Quattrocento, che dà accesso al Monastero ed è attiguo all’altro: di
forma quadrata, con colonne di travertino, poggianti su un muricciolo, che
sostenevano archi a tutto sesto armoniosamente ritmati, mentre
le quattro pareti soprastanti erano corse da finestre centinate in
corrispondenza di ogni colonna. Le ristrutturazioni settecentesche,
ribassando gli archi, alzando le facciate e aprendo in esse nuove finestre
in corrispondenza di ogni arcata, ne mutarono sensibilmente la fattura.
Infine furono costruiti i due scaloni : uno sale dal chiostro piccolo al
piano superiore e fu ricavato nel luogo dell’antico refettorio;
l’altro sale dal secondo chiostro al corridoio superiore.
L’edificio conventuale ha conosciuto un recente
intervento di restauro e ristrutturazione in concomitanza con il
millenario dell’Abbazia.
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La Basilica è a pianta
rettangolare, ad unica navata, con sette cappelle laterali; i due
corpi che la costituiscono (navata e presbiterio) sono su livelli
differenti, collegati fra loro da uno scalone centrale affiancato da
due laterali discendenti verso la cripta.
Conserva ancor oggi preziose
testimonianze artistiche. Nella navata ogni cappella, pur uniforme
nello stile architettonico, è abbellita da varie decorazioni anche
pittoriche: nella prima a
destra si ammira una Annunciazione
(1541) di Bartolomeo Coda (1516-1565), sopra l’altare in una
preziosa cornice; nell’ancona lignea della terza cappella, dopo
varie traversie, è
collocata la bella pala di Francesco Raibolini detto il Francia
(1450 ca-1517) Presentazione
di Gesù al Tempio, di un classicismo piano, memore del
Perugino; qui pure si trova una piccola Deposizione
(ca. metà del sec. XVII) di scuola bolognese.
Lungo tutto il fregio della
navata, in una fascia continua, furono affrescate dal ravennate
Girolamo Longhi (1559) quattordici scene della Vita
di Maria, intercalate da figure di angeli, profeti e sibille.
Al termine del grande
scalone, si possono ammirare gli affreschi della cupola. Già
Francesco Masini vi aveva dipinto il Paradiso,
ma due secoli dopo, quando nel Settecento il Borboni dovette
rifarla, fu chiamato Giuseppe Milani ad affrescarla e vi
dipinse l’Assunzione della
Madonna (Maria è assunta al cielo, mentre nella parte più
bassa, disposti lungo il cornicione mistilineo, stanno gli Apostoli;
negli otto quadri del tamburo sono raffigurate scene e personaggi
dell’Antico Testamento; nei pennacchi, i quattro Evangelisti).
Dietro l’altare maggiore vi
è il bellissimo Coro ligneo, intagliato da Giuseppe d’Alberto da
Scalve (1560-1562) con rappresentati personaggi biblici o forse
allegorici.
Uno dei tesori conservati
nella Basilica è rappresentato dalla raccolta degli ex
voto alla Madonna del Monte, che, benché nel corso dei secoli
abbiano subito gravi perdite, tuttavia rappresentano un patrimonio
inestimabile non solo di fede ma
anche come testimonianza di
pittura popolare, talvolta ingenua, prodotta da ignoti artigiani, a
partire dal Quattrocento: si tratta di 690 tavolette dipinte in
varie epoche, raccolte in 14 bacheche collocate nel Santuario. In
molte è evidente un carattere artigianale, in altre invece la mano
di un artista, perfette nella semplicità del disegno e nella sua
organizzazione stilistica.
Nella cripta si conserva,
oltre l’antico sarcofago romano di Seia
Marcellina (I sec. d.C.) che forse raccolse le spoglie del
vescovo S. Mauro e che ora funge da altare, una bella croce in
pietra del IX secolo, una Pietà in cotto del Quattrocento e una Crocefissione di scuola ferrarese (sec. XVI).
Nella ex Sacrestia ora Sala
Capitolare, d’impianto Cinquecentesco, si ammira l’affresco di
Girolamo Marchesi (1471-ca 1540), Dodici
Apostoli, S. Benedetto, S. Placido e S. Mauro. Nella Sacrestia
“di sotto”, un bel S. Giovanni Evangelista (metà sec. XV) dipinto veneziano su
tavola, e, alle pareti, fra gli altri dipinti, Madonna e Santi di Gaspare Sacchi ( morto nel 1536); Cristo
e la Maddalena al pozzo di Marco Antonio Franceschini
(1648-1729), e una Sacra Famiglia di Luca Longhi (sec. XVI).
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Francesco
Raibolini detto il Francia, Presentazione di Gesù al tempio e
purificazione della Vergine.

Restauro
di libri antichi all'Abbazia del Monte.
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