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RECENSIONI incontro con mario bocchini Ci sembra che Mario Bocchini dipinga immagini sepolte nel fondo della memoria; che il suo lavoro consista nel liberare queste immagini, col disegno, dall'incertezza del sogno, e, col colore dal peso della nostalgia. Il lavoro di Bocchini è, dunque, una scoperta ed una rinunzia al tempo stesso, che seguono il passaggio dalla verità soggettiva a quella oggettiva come un ordine pervenuto all'istinto dalla ragione. Se Bocchini non credesse nella realtà degli oggetti al di fuori dell'uomo si formerebbe, come altri, al confine tra l'essere ed il parere. Se egli dipingendo, cercasse di rinnegare il suo peccato originale, probabilmente distruggerebbe anche una parte delle sue qualità. Ci sembra che questo equilibrio fra conquista e rinunzia sia uno dei motivi della chiarezza della sua pittura. L'esperienza di Mario Bocchini ha uno svolgimento lineare. Dopo avere imitato, ancora ragazzo, il suo maestro Mario Sironi, ha conservato soltanto la parte ideale di quella lezione. Egli si era accorto non già di sapere inventare da sé, ma di saper vedere da sé un mondo più piccolo dove la speranza si ammantava di colore. Per aprire quel mondo al respiro, egli ha dovuto modificarlo. Nel suo sguardo stava nascosto il pensiero. La sua intelligenza si manifestava con l'attenzione. E lo sguardo discese sulla tela a modificare il sentimento con la geometria, con i colori della memoria ritrovati nel folto dell'erba o nella notte, in quelle sue marine infinite, in quelle sue riviere profumate di fiori, rinfrescate dalla salsedine, in quella sua natura selvaggia, in quei suoi alveari umani, o in quelle macchie oliate dei suoi porti, con le pennellate che aprono tra le figure i vuoti necessari al respiro della poesia. In questa esperienza Bocchini non si aiutò con la fantasia. In un lavoro che si sviluppa lentamente come un esame di coscienza, la ricerca della novità gli sembrò menzogna. La conquista di una personalità vale questa rinuncia. Ora egli si trova davanti a un'opera onestamente sua. In quale direzione continuarla? Bocchini sa invitare, in certi momenti l'osservatore ad una piacevole collaborazione. Ebbene: egli dovrà impedire con garbo, anche questa collaborazione. E non è cosa facile; perché lo stesso amatore d'arte, lo stesso profano che si avvicina per la prima volta alla pittura è alla riscoperta della natura, ricerca che è pure la méta del maestro cesenate. Al di là dei blocchi di cemento che Mario Bocchini frappone ai suoi mari velati, ai suoi grigi, c'è la storia affannata di un mondo che vive la sua vita di ogni giorno che cerca il respiro più ampio, soffocato dal respiro di una società che si attorciglia come spira attorno al collo di ognuno di noi. In quei barconi abbandonati sulla spiaggia selvaggia di un mare che non esiste più, c'è un profondo desiderio di lasciarsi andare in pace, di distendersi, di chiedere al mare di coprire il respiro dell'uomo, quel respiro affannato con il fresco suono della poesia delle onde. Una filosofia di pace è nella pittura di Mario Bocchini, una filosofia mistica e religiosa, quella filosofia che ancora riesce a sostenere l'uomo nella vita caotica di ogni giorno. G. Madioni |
Mario Bocchini insieme al Presidente della Repubblica Italiana Antonio Segni
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