LA CHIMICA DELL'AMORE

Secondo gli studi più recenti ogni tappa dell'amore (disponibilità, passione, consolidamento e maturità) sembra essere scandita da una precisa sostanza chimica prodotta nel nostro corpo.

I fase: disponibilità. A scatenare la predisposizione all'amore è la adrenalina, una sostanza prodotta dalle ghiandole surrenali quando l'organismo è sotto stress. Dal 1904 viene utilizzata chimicamente nei casi di shock. Essa provoca aumento della pressione arteriosa, dilatazione di bronchi e pupille, arresto della digestione: condizioni che il proprio partner interpreta come un messaggio di seduzione.

Nel Rinascimento infatti era di moda mettere negli occhi delle gocce di belladonna per far dilatare le pupille. Un antropologo americano ha fatto questo esperimento: ha mostrato a diverse persone due foto di una stessa donna, presentandole come gemelle e ha chiesto quale delle due "gemelle" fosse più desiderabile. La stragrande maggioranza degli intervistati ha scelto quella che aveva le pupille dilatate artificialmente.

II fase: passione. La sostanza che produce un vero e proprio senso di esaltazione, si chiama feniletillamina (PEA), che è simile all'anfetamina, perché aumenta le prestazioni psico-fisiche. Non si sa ancora quale organo la produca; si conoscono soltanto le zone del cervello che la accolgono. Provoca assuefazione e, se viene a mancare, scatena una depressione da astinenza. Chi passa da un flirt all'altro, non appena l'infatuazione iniziale si attenua, è come un "drogato dall'attrazione". L'azione della PEA è limitata nel tempo, cioè in genere interessa maggiormente i giovani che gli adulti. Vi sono tracce della PEA nel cacao e nell'acqua di rose: è forse per questo che il corteggiamento inizia regalando rose e, quando finisce, si mangiano cioccolatini?

III fase: consolidamento. L'ormone che stimola l'affetto reciproco e l'attaccamento ai figli è l'ossitocina, prodotta dall'ipofisi. Negli ospedali viene usata per aumentare le contrazioni durante il parto e il latte materno. In una università americana si è costatato che quando ai topi maschi veniva somministrata l'ossitocina collaboravano a costruire il nido e a proteggere la prole; se invece venivano trattati con una sostanza che bloccava la produzione di questo ormone, finivano col divorare i figli.

IV fase: maturità. In questa fase la coppia è aiutata a stare insieme, nonostante i figli siano già grandi, da alcune proteine prodotte dal cervello, dette endorfine, che hanno un effetto analgesico e calmante (simile alle morfine). E' la costante presenza del partner che stimola tale produzione.

Come si può notare la natura mette a disposizione dell'essere umano tutti i mezzi chimico-biologi per vivere un'esistenza assolutamente sana ed equilibrata.


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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Uomo-Donna
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Aggiornamento: 14/12/2018