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LA MEMORIA
I
I) S'intende per "memoria" la capacità di conservare (ricordare) le
precedenti esperienze. È la memoria che permette la continuità della vita
interiore, facendo sopravvivere il passato: senza memoria avremmo solo la
percezione del presente. Come potrebbe, ad es., un telegramma che ci comunica la
morte di una persona cara avere di per sé la forza sufficiente per commuoverci?
La memoria quindi non è solo una funzione specifica da educare con l'esercizio,
ma anche una condizione generale di tutta la struttura psichica dell'essere
umano.
II) Memoria/Adattamento. La memoria serve per acquisire informazioni
utilizzabili ai fini di un adattamento sempre migliore all'ambiente. Questa
funzione cognitiva è tanto più importante quanto più si sale la scala zoologica.
Gli animali inferiori, infatti, affidano il loro adattamento alla memoria
genetica, cioè a quanto trasmesso ereditariamente (in termini
fisiologico-biochimici) dai progenitori, e rispondono agli stimoli ambientali
quasi esclusivamente con schemi prefissati (innati o istintivi) di
comportamento. Gli animali superiori invece possono programmare in modo
creativo-inventivo il loro comportamento, sulla base delle informazioni
memorizzate nel corso della loro propria esperienza, giungendo persino (nel caso
dell'uomo) a modificare l'ambiente secondo le proprie esigenze.
III) Memoria/Apprendimento. La memoria non è la stessa cosa
dell'apprendimento. Quest'ultimo presuppone la capacità di conservare una
precedente esperienza e indica la capacità di modificare un comportamento in
rapporto a quanto si è appreso. P.es., se un insegnante esige l'acquisizione
corretta di 10 formule matematiche, impegna la memoria di uno studente; se poi
propone la soluzione di un problema chiedendo di applicare quelle formule, esige
l'intervento di un apprendimento. Quindi l'apprendimento serve per scoprire o
applicare delle leggi generali di azione nei fatti particolari. Si potrebbe
anche dire che la memoria rende testimonianza al passato, mentre l'apprendimento
dà un valore al passato, per comprendere il presente e progettare il futuro. Il
fatto di avere una grandissima memoria non sta di per sé ad indicare che si è
capaci di apprendimento (in quanto anche i deficienti mentali possono avere una
spiccata capacità mnemonica). In sostanza, l'apprendimento lo si verifica nel
momento in cui il soggetto deve manifestare il proprio comportamento per
adattarsi a un ambiente mutato.
IV) Acquisizione, Conservazione e Ricordo. Il processo mnemonico, di
regola, lo si suddivide in tre fasi successive:
acquisizione (fissazione) di determinate informazioni,
conservazione (ritenzione) delle stesse informazioni acquisite, ma col
rischio di sottoporle a modifiche qualitative o quantitative (i cd.
"errori"); inoltre ciò che è stato acquisito può anche essere perduto o
dimenticato ("oblio"),
ricordo (rievocazione) di quanto è stato conservato.
V) I fattori che influenzano l'acquisizione e la conservazione del materiale
memorizzato per un periodo di tempo più o meno lungo, sono:
- Fattori relativi al soggetto
. Uno stato di stanchezza o dolore ostacola
l'apprendimento. Viceversa, la motivazione interiore, la novità del materiale
da memorizzare, l'interesse per l'argomento favoriscono l'apprendimento. Qui
si può far notare che il rendimento aumenta sino all'età di 20 anni, poi
diminuisce sino a 60 anni, età in cui la media del rendimento è pari a quella
dei ragazzi di 11 anni.
Fattori relativi al materiale da memorizzare. Si ricorda più facilmente
e più a lungo un materiale dotato di significato, organizzato, raffigurante
oggetti concreti (ad es. la melodia di una canzone o un brano di prosa si
apprendono meglio di un insieme di note o di parole slegate; una serie di
numeri che seguono uno schema logico meglio di una serie di numeri a caso; le
figure meglio delle parole; le parole "concrete" meglio di quelle "astratte",
ecc.);
Fattori relativi alla pratica o all'esercizio. Vi sono, in questo
campo, varie tecniche operative per la memorizzazione:
(cioè quando un determinato materiale viene
ripetuto di continuo, a intervalli di tempo crescenti, finché non viene
completamente e definitivamente fissato. È noto, in tal senso, che molte
attività praticate con costanza per un certo periodo di tempo e poi
abbandonate, se vengono riprese sono riattivabili con estrema facilità);
l'esercizio concentrato (è una variante del superapprendimento: la
differenza sta negli intervalli di tempo, che in questo caso si susseguono a
ritmo uniforme);
l'esercizio frazionato (qui le prove di apprendimento sono intervallate
con delle fasi di riposo. La memorizzazione si ottiene più facilmente che non
con l'esercizio concentrato);
l'apprendimento globale (consiste nel memorizzare un materiale nella
sua totalità in ogni prova effettuata: ad es. di una poesia di quattro strofe
si ripetono ogni volta tutte e quattro le strofe);
l'apprendimento parziale (consiste nel memorizzare un materiale
suddividendolo in tante parti da apprendere isolatamente ad ogni prova: ad es.
di una poesia di quattro strofe si ripete la prima finché non la si è appresa,
poi la seconda e così via);
l'apprendimento incidentale (che si verifica quando memorizziamo senza
averne l'intenzione, purché ci sia l'abitudine all'apprendimento volontario:
p. es. ad un soggetto si presenta una serie di figure geometriche regolari,
ognuna diversamente colorata, e gli si chiede di anticipare il nome delle
diverse figure che si presentano in successione -triangolo, quadrato, ecc.-,
finché non ha memorizzato tutta la successione; poi gli si chiede di rievocare
il colore di ogni singola figura).
VI) Sull'apprendimento globale (punto 4) si possono fare le seguenti
osservazioni:
esso è indicato per il soggetto che ha un Q.I. relativamente elevato;
è indicato per il soggetto che deve apprendere una materiale affine a
quello che egli usa correntemente;
è facilitato dall'esercizio frazionato (punto 3), mentre è più
difficoltoso con quello concentrato (punto 2);
è preferibile, perché più efficace, nel caso in cui si debba
memorizzare un materiale significativo e unitario.
VII) Organizzazione del materiale memorizzato. La nostra memoria è
organizzata secondo sistemi di codificazione multipla. Questi sistemi possono
essere:
secondo il tempo (il materiale viene memorizzato seguendo
l'ordine temporale in cui è stato acquisito e fissato: ad es. quando si
deve raccontare la trama di un film);
secondo le categorie di appartenenza (il materiale viene
memorizzato utilizzando un determinato ordine logico: si pensi p.es. a
tutti i sistemi di archiviazione e catalogazione di dati, libri, medicine,
ecc.);
secondo le associazioni contigue (ad es. le parole aereo-guerra
vengono percepiti insieme, se una nazione è in guerra, anche se non
appartengono alla stessa categoria);
secondo la suddivisione per gruppi (ad es. il numero telefonico
viene ricordato, in genere, dividendo le cifre per gruppi);
secondo la codificazione verbale (ad es. l'ordine gerarchico dei
quattro semi nelle carte da ramino si ricorda con la formula "come quando
fuori piove". Relativamente a questo, si è dimostrato che l'accuratezza
del ricordo è tanto maggiore quanto più agevole e di rapida esecuzione è
la codificazione verbale);
secondo un ritmo (ad es. si può praticare l'insegnamento di
certi contenuti accompagnandolo da brani musicali);
secondo un riferimento spaziale (ad es. i nomi delle persone con
cui si è mangiato al ristorante possono essere ricordati risalendo alla
distribuzione dei loro posti a tavola).
II
I) Il ricordo (o rievocazione). In questa fase il soggetto recupera
quanto appreso e conservato, allo scopo di riprodurre la situazione presentata
al momento dell'apprendimento. È proprio in questa fase che vengono alla luce
quelle modifiche operate nei riguardi del materiale appreso e conservato.
- Cercando di dare una classificazione a queste modifiche, si è costatato che
esiste una tendenza verso una maggiore simmetria (o regolarità o
normalizzazione) del contenuto appreso, oppure verso un'accentuazione di certi
particolari del contenuto per renderlo più significativo.
II) Se i ricordi affiorano da sé, abbiamo la riproduzione spontanea
(automatica); se emergono con l'aiuto della volontà, il ricordo è
intenzionale. Una volta giunti a consapevolezza, i ricordi spontanei o
volontari si strutturano in nuove associazioni. Talvolta riemergono ricordi di
un lontano passato, che sembravano irrimediabilmente perduti, e di cui non
sappiamo stabilire nessun legame con i contenuti attuali della coscienza.
III) Non sempre possiamo ricordare ciò che vogliamo (ad es. le esperienze
della prima infanzia sono quasi morte, anche se è possibile, tornando nei luoghi
della nostra infanzia, che molti ricordi scomparsi da tempo si ripresentino in
tutta la loro freschezza). Ci sono esperienze, anche recentissime, che non
riusciamo a ricordare, malgrado ogni sforzo, e poi d'improvviso emergono quando
non ci si pensava più. Le esperienze degli anni evolutivi sono più vive nella
mente dell'anziano rivolta verso il passato che non in quella del giovane o
dell'adulto tesa verso il futuro.
IV) Molte cose ancora risultano incomprensibili nel processo del ricordo.
Oggi la psicologia tende ad attribuire alla "memoria" in senso stretto una
funzione più tecnica ed operativa, mentre al "ricordo" in senso lato una
funzione più affettiva ed emotiva (ad es. il ricordo del passato storico, di
certi anniversari, di un'offesa subìta, ecc.).
V) Metodi di studio della memoria. La memoria può essere studiata
sperimentalmente, utilizzando la "presentazione seriale" (cioè in serie) di
certi elementi (figure, colori, numeri, oggetti, ecc.). Questa tecnica può
essere di due tipi:
successiva, nel senso che gli elementi che compongono la serie
vengono esposti una alla volta, a intervalli regolari, chiedendo al
soggetto di riprodurli;
per anticipazione, nel senso che si chiede al soggetto, dopo che ha
già visto tutti gli elementi, di anticipare sempre l'elemento successivo,
partendo dal primo.
VI) Queste tecniche sono le più elementari, non le uniche. Realizzate le
quali, il soggetto viene sottoposto ad altre prove per misurare la sua memoria.
Le quattro fondamentali sono le seguenti:
Rievocazione libera (ad es. ripetere una lista di 10 parole senza
seguire l'ordine in cui sono state lette);Rievocazione ordinata (ripetere una lista di 10 parole seguendo
l'ordine in cui sono state presentate);
Riapprendimento (dopo aver appreso una lista di 10 parole, si
lascia trascorrere del tempo, poi lo psicologo verifica quante volte il
soggetto deve riascoltare la stessa lista per poterla ripetere
correttamente);
Riconoscimento (dopo aver appreso una lista di 10 parole, si lascia
trascorrere del tempo, poi lo psicologo inserisce queste parole in
un'altra lista di 40 parole, chiedendo al soggetto di riconoscerle).
- I tempi tra una prova e l'altra di queste quattro tecniche possono andare
da un minimo di 2-3 minuti ad un massimo di 48 ore.
- Gli esperimenti hanno sempre dimostrato che il metodo del riconoscimento
fornisce il più alto livello di prestazione; quello della ripetizione ordinata
il più basso.
VII) Tipi di memoria.
Memoria primaria (o a breve termine). Consiste nella conservazione
immediata di contenuti percettivi (soprattutto stimoli acustici e/o visivi)
che permangono a livello di consapevolezza per pochi secondi (ad es. è
possibile ripetere sette numeri, visti per pochi secondi, al primo tentativo,
ma se i numeri sono 12 ci vorranno almeno 16 ripetizioni; se sono 16 ce ne
vorranno 30, e così via: il numero delle ripetizioni, all'inizio, cresce
rapidamente, in seguito sempre più lentamente, ma in questo caso la memoria
diventa secondaria). La memoria primaria è utilissima nella lettura delle
parole, per superare i brevissimi intervalli che si intercalano fra una parola
e l'altra.
Memoria secondaria (o a lungo termine). Questa memoria è caratterizzata
da una conservazione permanente nel tempo di moltissime informazioni (memoria
a capacità tendenzialmente illimitata). Essa consente di conservare e
rievocare contenuti che vanno anche aldilà della consapevolezza.
Memoria fotografica (visiva). Tendenza a conservare vivacissime le
impressioni visive (parole, linee, forme, colori, fisionomia di una persona
incontrata una sola volta, ecc.). Il tipo visivo, per apprendere la lezione,
la scrive o visualizza la pagina del libro, in modo tale che quando la ripete
è come se leggesse mentalmente le singole frasi. Una variante di questa
memoria è la memoria eidetica, che è posseduta da circa il 10% dei
bambini e che si perde col passare degli anni. I bambini eidetici, dopo aver
osservato per pochi secondi un'immagine, riescono a "vederla" per diversi
minuti, come se fosse davanti a loro, descrivendola nei dettagli.
Memoria uditiva. Tendenza a ritenere le impressioni sonore (ad es. il
timbro della voce piuttosto che la fisionomia, il suono della parole più
chiaramente delle immagini visive, ecc.). Il tipo uditivo impara la lezione
dalla spiegazione dell'insegnante o leggendola ad alta voce.
Memoria motoria. Tendenza a conservare le impressioni di movimento,
tanto da non poter rappresentare un movimento senza riprodurlo interiormente.
Se il tipo motorio pensa ad una danza, avverte le contrazioni dei muscoli e la
tensione dei tendini come se stesse ballando.
VIII) Nelle rappresentazioni degli oggetti prevale il tipo visivo, mentre
nella rappresentazione delle parole prevale il tipo uditivo-motorio, in quanto
le parole vengono di regola apprese associando le immagini uditive alle immagini
dei movimenti di articolazione fonetica.
IX) Il fenomeno dell'oblio. "Oblio" vuol dire incapacità totale o parziale a
ricordare ciò che si è appreso. Da cosa dipende questo fenomeno? Diverse
risposte sono state date.
- Teoria del decadimento, secondo cui gli eventi molto lontani nel
tempo vengono ricordati con difficoltà o dimenticati. Tuttavia, se così fosse,
gli anziani non ricorderebbero nulla della loro giovinezza, mentre è vero
proprio il contrario: e cioè che per un anziano è più facile ricordare i
dettagli di un evento accaduto 50 prima che non quanto è successo il giorno
precedente.
- Teoria del disuso, secondo cui se un ricordo viene rievocato spesso
non si cancella, mentre se non lo è mai, a poco a poco va perduto. Questa
teoria però non spiega come mai certi ricordi lontani possono riaffiorare dopo
molto tempo, anche se non sono stati rievocati.
- Teoria dell'interferenza. È quella più convincente. Si suddivide in
tre parti:
: s'intende il fatto che i ricordi più remoti
interferiscono (inibiscono) con quelli più recenti (ad es. se memorizziamo
una lista di nomi e, dopo un certo intervallo di tempo, memorizziamo una
seconda lista di nomi diversi, la rievocazione delle due liste, dopo un
altro intervallo, si dimostra più facile per la prima che non per la
seconda, anche se è stata appresa a distanza di tempo maggiore).
- Interferenza retro-attiva
: s'intende il fatto che i ricordi recenti
interferiscono con quelli passati. Un esperimento famoso è quello di Jenkins
e Dallenbach del 1924. I due studiosi chiesero a un gruppo di studenti
d'imparare delle liste di sillabe senza senso, al mattino, subito dopo il
risveglio; un altro gruppo invece doveva farlo alla sera, prima di
coricarsi. Dopo un certo periodo di tempo entrambi i gruppi furono
interrogati: il secondo ricordava molte più sillabe del primo. Perché?
Perché durante il giorno molti eventi avevano interferito coll'apprendimento
portando all'oblio, mentre il sonno, per l'altro gruppo, aveva favorito la
conservazione del ricordo.- Interferenza da rimozione
. È il fenomeno mediante il quale si
dimenticano i ricordi che sono fonte di disagio o di ansia. Non si tratta di
una perdita totale della memoria, ma piuttosto del fatto che si è incapaci
di rievocare il contenuto del ricordo, cioè di farlo emergere a livello
conscio.
X) L'oblio come "economia mentale". Oltre a ciò si può aggiungere che
l'oblio, di per sé, non è un fenomeno negativo, in quanto, senza la possibilità
di dimenticare, svanirebbe la capacità di nuove acquisizioni. Il continuo
lavorìo dei ricettori sensoriali e l'attività del pensiero renderebbero talmente
ingombra la coscienza di immagini inutili, da paralizzare tutta la vita
psichica. Ecco perché l'oblio attenua o cancella del tutto quello che non serve
o non è più adatto per l'azione. I problemi sopraggiungono quando l'oblio
cancella anche le esperienze utili.
XI) L'amnesia. Consiste nell'incapacità di ricordare determinati
eventi (anche azioni, pensieri, conoscenze, ecc.) in seguito ad un trauma
psichico o fisico (soprattutto trauma cranico). Nello stato di amnesia un
individuo può arrivare a dimenticare persino il proprio nome o anche fatti,
persone, notizie... riguardanti un lungo periodo della propria vita passata.
- L'amnesia può verificarsi come sintomo di uno stato di "shock mentale"
conseguente ad esperienze emotivamente traumatiche (ad es. durante la guerra,
dopo uno scontro particolarmente violento, può accadere che alcuni soldati
sconfitti che rientrano dalle linee, non riescono a ricordare quanto è
accaduto, anche se non hanno riportato ferite).
- Uno stato di "shock emotivo" può subentrare anche come conseguenza di un
evento traumatizzante o stressante, a livello psicologico, che produca
angoscia o panico. L'amnesia, in questo caso, serve al soggetto per rimuovere
dalla coscienza il ricordo dell'evento. Questo tipo di amnesia può però essere
risolta con la psicoterapia, eventualmente con l'uso di psicofarmaci o, nei
casi più gravi, con le tecniche di ipnosi.
- Una forma molto interessante di amnesia è quella detta "retrograda", per
cui la perdita di memoria procede "all'indietro", col cancellare
progressivamente fatti accaduti in un passato sempre più lontano. Quando il
soggetto recupera la memoria degli eventi passati, ricorderà prima quelli più
lontani, poi quelli accaduti qualche mese prima, infine quelli di qualche
giorno prima. Questo tipo di amnesia, che nel passato veniva affrontata con
l'elettroshock, conferma la teoria che considera i ricordi più vecchi come
quelli più fortemente consolidati nella nostra memoria, e che considera i
ricordi come immagazzinati in sequenza, secondo un ordine "storico-temporale",
in quanto espressione dell'esperienza di vita del soggetto.
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