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MALCOLM X: OBAMA È UNO ZIO TOM?
1) Una costante nella teoria e nei discorsi di Malcolm X fu l’analisi della
subalternità mentale, prima ancora che politica, presente in buona parte della
popolazione afro-americana e dei suoi Leader , pur se famosi.
Scrive, infatti, Giammanco:
“Questo rovesciamento dell’immaginario interiorizzato dal so called Negro
(cosiddetto Negro; NdA) era perseguito da Malcolm da un lato come sfida al
consenso estorto dal dominio ma, dall’altro, come strategia per la ridefinizione
del negro come soggetto.
La polemica, implacabile e quasi ossessiva per il suo amaro sarcasmo, contro gli
“zii Tom”, “i negri da cortile”, “i negri con la testa di bianco”, … i “sambo” …
mirava a individuare nel vissuto, ora per allora, la forma organica della
identificazione-accettazione del e con il potere reale strutturalmente razzista”
[1].
Per Malcolm X, le radici di questa particolare e nefasta sottomissione
affondavano nella storia della deportazione e schiavizzazione dei Neri in
America:
“Per capire … bisogna tornare alle definizioni … sui due tipi di negro che
c’erano durante la schiavitù: il negro da cortile (house Negro) e il negro dei
campi (field Negro).
Il negro da cortile viveva insieme al padrone, lo vestivano bene e gli davano da
mangiare cibo buono, quello che restava nel piatto del padrone.
Dormiva in soffitta o in cantina, ma era sempre vicino al padrone e lo amava
molto di più di quanto il padrone amasse se stesso.
… Si identificava col padrone più di quanto questi non s’ identificasse con se
stesso…” [2].
L’abolizione della schiavitù, nel 1865, non aveva determinato, purtroppo, la
fine di questa sottomissione interiore:
“… abbiamo ancora fra i piedi parecchi di questi nigger da cortile.
La versione moderna di questo servo ama il suo padrone e vuole vivere vicino
alui.
Pur di fare ciò è disposto a pagare affitti tre volte superiori per poi andare
in giro a vantarsi:
“Sono l’unico negro qui!” … “Sono l’unico negro in questa scuola! “.
Ma se non sei altro che un negro da cortile!
E se qualcuno viene da te e ti propone di separarti dal padrone, tu rispondi le
stesse cose che diceva il negro da cortile … :
“Che vuol dire separarsi? Dall’America?
Da questo buon uomo bianco? Dove lo trovi un posto meglio di questo? “.
… Alcuni di quei negri, quando Kennedy morì, piansero più di quando fu
crocifisso Cristo” [3].
2) Pertanto, il solco tra Malcolm X ed i Leader neri, che si battevano per
l’integrazione razziale, compreso il più famoso tra loro, cioè Martin Luther
King, divenne sempre più profondo:
“Quando Malcolm X accusava i leader dei diritti civili di “abbaiare” davanti
all’albero del Sogno ignorando l’altro albero dei diritti umani, quello
dell’Incubo, voleva dire che il potere bianco, cioè una struttura di potere il
cui immaginario era nato ed era stato interiorizzato “per caratteristiche
razziali”, era uno e indivisibile” [4].
D’altra parte, Malcolm X non poteva fare sconti a nessuno, poiché:
“Era per lui irrinunciabile insegnare agli afro-americani che il piano della
lotta politica era sempre quello scelto, organizzato e controllato da chi
detiene il potere economico e sociale e il potere di definizione
dell’immaginario” [5]
3) “Profetiche”, quindi, si possono considerare queste parole di Malcolm X:
“Cosa ci daranno nel 1965?
Ho letto poco fa che hanno deciso di far entrare un negro nel governo.
Tutti gli anni adoprano un nuovo trucco: prenderanno uno dei loro servitori
negri, lo faranno membro del governo in modo che possa passeggiare per
Washington fumando il suo bravo sigaro, che avrà da una parte il fuoco e da
quell’altra un fesso.
Siccome i problemi personali di questo tale saranno stati risolti in modo molto
soddisfacente, dirà ai nostri fratelli:
“Guardate un po’ che progressi stiamo facendo!
Io sono qui a Washington, vado a prendere il tè alla Casa Bianca.
Sono il vostro portavoce, il vostro leader” [6]”.
Se qualcuno ritiene che, quanto accaduto nei decenni successivi all’uccisione di
Malcolm X, costituisca una smentita alle sue affermazioni, prenda visione di
quanto segue:
A) Colin Luther Powell, nato da genitori giamaicani immigrati negli Stati Uniti,
incaricato di indagare sulla strage commessa dalle truppe statunitensi nel
villaggio di My Lai, ove trucidarono, democraticamente s’intende, 347 civili,
dichiarò che le relazioni tra i soldati statunitensi e la popolazione civile del
Vietnam erano eccellenti.
Divenuto il XII Capo degli Stati Maggiori, la più alta carica militare
statunitense, comandò l’invasione di Panama, nel 1989, nonché la Prima Guerra
del Golfo contro l’Iraq, nel 1991.
Divenuto Segretario di Stato, nel 2002, durante la Presidenza di George W. Bush,
fu tra coloro che pianificarono la “Soluzione finale” contro l’Iraq, invadendolo
nel 2003.
Un Bianco che cosa avrebbe potuto fare di più?
B) Condoleezza Rice è stata la prima donna afro-americana a divenire, nel
2005, Segretaria di Stato, scelta da George W. Bush, di cui ha condiviso tutte
le scelte guerrafondaie; tra l’altro, essendo una “fine politologa”, ha
equiparato il regime di Saddam Hussein al terrorismo islamico.
Un Bianco che cosa avrebbe potuto fare di più?
C) Barack Hussein Obama è il primo Presidente afro-americano degli Stati
Uniti; ha aumentato il numero dei soldati statunitensi in Afghanistan; ha
salvato con il denaro dei contribuenti le banche, che avevano fatto del
Neoliberismo la loro religione.
Su chi pagherà i costi del cosmico debito pubblico statunitense, gli strati
popolari neri e bianchi, oppure i ricchi (bianchi), si accettano scommesse.
Un Bianco che cosa avrebbe potuto fare di più?
Forse, Obama non fuma il sigaro, di cui parlava Malcolm X, ma è, sicuramente,
il nipote dello zio Tom.
NOTE
[1]
Giammanco Roberto, Malcolm X, Rifiuto, sfida, messaggio, p. 32, Edizioni
Dedalo, Bari, 1994.
[2] Ibidem, p.33.
[3] Ibidem, pp. 33 -34.
[4] Ibidem, p.36.
[5] Ibidem, p.36.
[6] Ibidem, p. 261.
Fonte:
www.valeriobruschini.info/?p=405
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