TEORICI
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IPPOCRATE La nascita della medicina scientifica Una delle più importanti discipline che vide elaborare in modo scientifico il proprio metodo fu la medicina. Il medico laico, sin dagli inizi della sua storia, ha dovuto combattere contro sacerdoti guaritori del tempio e contro gli stregoni delle campagne. Egli era inoltre costretto a viaggiare come qualunque altro artigiano per offrire le sue prestazioni (non esiste una istituzione che lo prepara come la scuola o una struttura stabile in cui può esercitare la sua professione come l'ospedale). Solo a partire dal VI sec. a.C. lo sviluppo della città garantisce al medico una clientela stabile e concentrata. In questa nuova situazione i medici riescono ad organizzarsi in scuole (Cos, Cnido) che gli permetteranno di creare una continuità di esperienza, stabilendo un rapporto maestro-discepolo che permetterà la trasmissione delle conoscenze acquisite. Conseguenza di questa nuova situazione sono i due trattati I luoghi dell'uomo e Il male sacro, nei quali viene messa in discussione la pratica guaritrice magico religiosa, e messa invece in evidenza la sicura guarigione offerta dalla nuova medicina, basata sull'osservazione dell'organismo e la cura attraverso medicinali sperimentati. Il medico è il primo scienziato che tende a costituirsi in modo autonomo, staccandosi dalla filosofia e sviluppando metodi di ricerca propri. Ma la nuova medicina fu messa in crisi dalla pestilenza che colpì Atene nel 429 a.C.: in quell'occasione molti accusarono i medici di essere solo dei ciarlatani, vista la loro impotenza di fronte al male. A salvare questa disciplina dalla difficile situazione in cui si era venuta a trovare fu Ippocrate, fondatore della scuola di Cos. Ippocrate visse fra il 460 e il 370 a.C.; non sappiamo molto della sua vita, se non che fu il massimo medico greco e che insegnò ad Atene. Nella biblioteca di Alessandria furono raccolte sotto il suo nome tutte le opere di medicina del V e IV sec. a.C. (corpus ippocraticum), una settantina di trattati che ci sono pervenuti in massima parte. Di questi trattati solo alcuni sono vicini alla scuola ippocratica ed hanno carattere di manuali pratici o di conferenze pubbliche, animati comunque sempre da spirito razionalistico. I progressi maggiori della nuova medicina si realizzano in campo chirurgico e nell'analisi del rapporto fra organismo, regime alimentare ed ambiente. Più arretrate l'anatomia e la fisiologia, mentre sul piano terapeutico Ippocrate preferisce ricorrere alle diete alimentari piuttosto che ai farmaci. La nuova medicina faceva riferimento a due elementi: da un lato l'esperienza (il contatto con il malato) e dall'altro il ragionamento che conduceva alla diagnosi, alla prognosi e alla terapia. Solo da questo rapporto fra esperienza e ragione poteva svilupparsi una disciplina come quella medica. E' importante accennare alla nascita della medicina in un discorso generale sulla filosofia delle origini, in quanto proprio con essa e con la sua idea di scienza come processo storico progressivo e cumulativo, ha inizio la concezione della scienza tipica del sapere occidentale. La medicina di Ippocrate è il frutto di una particolare situazione sociale, quella ionica delle città fiorenti e attive; situazione che si riflette anche nell'affermazione che il principale fattore patologico è il rapporto uomo-ambiente, dove non si tratta solo dell'ambiente naturale ma anche di quello sociale e politico. La democrazia, dice l'autore di Acque, arie, luoghi, è un fattore di salute mentre il dispotismo provoca debolezza e malattie. La medicina entrerà in crisi con il crollo dell'ambiente sociale della polis ionica (fine V, metà IV sec. a.C.) e con lo sviluppo delle grandi filosofie idealistico-aristocratiche. La nascita di scuole filosofico-scientifiche, costringerà la medicina ad entrare nella loro orbita, e si avranno così da un lato la figura del professore-scienziato e dall'altro il medico pratico, il cui statuto sociale si assesterà su livelli piuttosto bassi. Va ricordata anche l'istituzione del giuramento di Ippocrate, a testimonianza della consapevolezza della responsabilità della professione medica e delle sue implicazioni morali. Giuseppe Cantarelli
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