LE RAGIONI DELLA FEDE O LA FEDE NELLA RAGIONE?

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LE RAGIONI DELLA FEDE O LA FEDE NELLA RAGIONE?

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Tutta la storia del pensiero europeo va letta come un progressivo avvicinamento verso una concezione filosofica di tipo ateistico. Per capirla bisogna anzitutto dare per scontato che la religione s'è formata soltanto nel passaggio dal comunismo primitivo allo schiavismo. Qui col termine "religione" s'intende non qualcosa di spontaneo, come l'animismo o il totemismo, ma qualcosa di strumentale alla conservazione dei privilegi di casta o di classe. Questa ideologia classista era stata fatta propria, come instrumentum regni, dai ceti aristocratici, il cui potere era basato sulla forza militare.

Le prime forme di contestazione della religione, favorevoli quindi allo sviluppo dell'ateismo, sono state anche delle forme di critica al sistema dei poteri dominanti. In modo particolare sono stati i ceti mercantili che, criticando quelli aristocratici (laici e religiosi), hanno dato più peso alla ragione che non al mito, e quindi hanno sviluppato concezioni di vita di tipo ateistico o quanto meno di tipo agnostico.

Il fatto che queste concezioni abbiano subito delle battute d'arresto o addirittura delle involuzioni va attribuito ad eventi storici, non al fatto che quelle riflessioni filo-ateistiche fossero poco approfondite rispetto al tradizionale pensiero religioso o mitologico.

P. es. quando nell'alto Medioevo si sviluppa potentemente il cristianesimo, la motivazione sta nel fatto che il politeismo pagano era sempre stato strettamente legato a rapporti di potere. Il cristianesimo, con la sua idea di uguaglianza morale e universale di fronte a dio e di equa retribuzione di pene e premi ultraterreni, sembrava offrire maggiori garanzie etiche ai ceti oppressi o marginali.

Cioè nell'alto Medioevo si poteva tornare ad essere dei veri credenti, rifiutando la fede formale del paganesimo imperiale, il quale peraltro non aveva certo visto negativamente le persecuzioni a carico dei cristiani. Né si aveva bisogno di recuperare quell'indirizzo ateistico che già nel mondo greco-romano si era sviluppato.

La fede religiosa, nell'alto Medioevo, fu una cosa seria, onesta, anche se le prime tracce di ateismo le troviamo già al tempo di Boezio e Scoto Eriugena, i quali, conoscendo il greco, erano in grado di attingere ai testi classici.

Perché questa fede iniziò ad essere smantellata a partire dal Mille? Non era abbastanza solida? Forse sarà una coincidenza, ma la rinascita dell'ateismo avviene in concomitanza con la rinascita del ceto mercantile. La borghesia è una classe individualista, che non ama avere delle autorità che la comandino, anche perché, per fare affari, essa ha bisogno di una certa libertà d'azione.

Boezio e Scoto Eriugena, pur condannati come eretici, furono infatti apprezzati soltanto dopo il Mille, in quanto tendevano a separare la fede dalla ragione e che si poteva usare la logica per chiarire meglio le verità religiose e il senso della realtà. Eriugena aveva addirittura capito che si poteva sviluppare la ragione sostenendo la teologia apofatica di Dionigi Areopagita, secondo cui dio è tutto ciò che non è.

Curiosamente l'apofatismo avrà un grande successo nell'area bizantina e slava, ma non in quella latina. Anche esso avrebbe potuto portare all'ateismo, se svolto in maniera conseguente. Invece la borghesia cattolico-romana vi arrivò per una strada opposta, quella della teologia catafatica, secondo cui per credere in dio bisogna dimostrarlo razionalmente.

Il bisogno di usare la logica nelle questioni di fede era conseguente a un forte impoverimento dell'esperienza religiosa, che negli ambiti di potere ecclesiastico era del tutto screditata.

Esisteva, tra le due teologie, occidentale e orientale, una differenza non irrilevante nei rapporti tra Stato e chiesa. Quella cattolica, infatti, usava la razionalità come strumento del potere ecclesiastico, con cui sottomettere quello laico; quella ortodossa invece usava il misticismo, proprio per distinguersi dal potere laico e non per cercare di emularlo, opponendosi anzi nettamente ogni volta che quello, per motivi politici, pretendeva d'intromettersi nei contenuti della fede.

In occidente la teologia apofatica non è mai stata apprezzata dai cattolici, poiché non si è mai accettata l'idea che la chiesa dovesse restare politicamente subordinata allo Stato. La chiesa romana ha sempre preteso un proprio Stato, con cui confrontarsi con altri Stati e, se necessario, sottometterli o minacciarli di scomunica. È sempre stata una chiesa politica per eccellenza.

Ed è stato proprio in questa maniera ch'essa, indirettamente, ha favorito lo sviluppo dell'ateismo. Una chiesa politica infatti, in grado di disporre di ampi poteri temporali, è sempre una chiesa autoritaria e corrotta.

Tuttavia, quando un ricercatore esamina le controversie dei teologi accademici del basso Medioevo, è tendenzialmente portato a considerare la teologia altomedievale come molto "conservativa" rispetto a quella speculativa della Scolastica, proprio perché di natura mistica, cioè equivalente a quella greco-ortodossa.

Così facendo, però, non ci si rende conto:

  1. che il razionalismo catafatico era passato dalla teologia vera e propria a una sorta di filosofia religiosa grazie allo sviluppo della borghesia, che di per sé non può essere considerato migliore o superiore al ruralismo altomedievale.
  2. Uno studioso di filosofia oggi non è in grado di apprezzare una fede mistica o un'esperienza religiosa che non si avvalga della razionalità per dimostrare le verità della propria fede. È portato a considerare migliore il basso Medioevo proprio perché gli intellettuali di quel periodo erano più vicini al modello attuale di intellettuale, che sul piano teorico è appunto borghese e razionalista. In questa maniera si pone una preferenza pregiudiziale nei confronti di un tipo particolare di organizzazione sociale e di riflessione culturale. Tutto il pensiero teologico lontano da questa organizzazione sociale e da questa mentalità razionalista, viene rifiutato a priori o comunque considerato irrilevante ai fini dello sviluppo di una filosofia laica: in Occidente dall'esperienza benedettina al francescanesimo spirituale; in oriente tutta la teologia ortodossa.
  3. Opporre astrattamente una filosofia religiosa a una teologia vera e propria, ovvero la fede nella ragione alle ragioni della fede, non serve a chiarire quale delle due correnti esprimesse meglio uno stile di vita più conforme a natura. Non ha alcun senso, ai fini della ricerca della verità, mettersi preventivamente dalla parte di una specifica classe sociale, della quale peraltro oggi vediamo tutti i suoi grandissimi limiti.

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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Teoria
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Aggiornamento: 14/12/2018