STUDI SULL'ATEISMO SCIENTIFICO


ATEISMO E RELIGIONE TRA OCCIDENTE E TERZO MONDO

Ritroveremo mai i testi di quei grandi filosofi greci del mondo classico, che, solo per il fatto di concedere poco o nulla all'esistenza o alla personalità o all'attività degli dèi, furono oggetto, già al loro tempo, ma soprattutto dopo il trionfo del cristianesimo, di una sorta di damnatio memoriae? Si pensi solo ai testi dei filosofi naturalisti, i cosiddetti "pre-socratici", in particolare a quelli di Democrito, odiatissimo da Platone, ma anche a quelli di Epicuro, che riprese il materialismo democriteo dopo la colossale sbornia metafisica di Platone e di Aristotele, e che non a caso era odiatissimo dalla teologia cattolica.

Il passaggio da questa filosofia greca più o meno ateistica alla teologia cristiana è stato senza dubbio regressivo, ma non lo era il passaggio dallo schiavismo al servaggio. Questo a testimonianza che idee avanzate non sempre riflettono esperienze più umane.

Per ridiventare "atei" abbiamo dovuto non tanto recuperare quella lontana filosofia greca, quanto piuttosto compiere uno sforzo di emancipazione nei confronti della teologia cristiana. Ci siamo riusciti perché l'ateismo è più "naturale" della religione: è infatti cervellotico credere nella perfezione assoluta di ciò che non si vede.

Sotto questo aspetto bisogna dire che ritrovare i testi perduti dei filosofi greci in odore di ateismo, oggi come oggi non avrebbe un particolare significato. Siamo riusciti ugualmente a recuperare i fondamenti dell'ateismo, anche senza il loro contributo. Ci abbiamo solo messo più tempo. Semmai sono le persone religiose a dover capire che, in ultima istanza, non serve a nulla reprimere la libertà del pensiero: prima o poi questa rivendica la sua libertà di espressione pubblica.

Il punto semmai è un altro. Oggi, seppur non senza fatiche indipendenti dalla nostra volontà, siamo in grado di rivendicare il nostro ateismo, ma siamo davvero in grado di sostenere che il nostro stile di vita "borghese" sia migliore di quello "feudale"? Il passaggio dalla fede alla ragione davvero è stato un riflesso di una migliore esperienza sociale? Non è che stiamo rischiando una nuova involuzione dalla ragione alla fede, come successe nella transizione dallo schiavismo al servaggio? Le contraddizioni del nostro tempo sono infinitamente superiori a quelle del Medioevo e disponiamo di mezzi distruttivi da far paura, soprattutto per i loro effetti di lunghissima durata.

A quel tempo i cosiddetti "barbari", quando distrussero lo schiavismo, avevano una cultura indubbiamente molto meno sofisticata di quella greco-romana. Si adattarono alle circostanze e praticamente delegarono alla chiesa lo sviluppo della cultura, la quale, da semplice "opinione" - com'era nel mondo pagano - divenne "maggioritaria", sino a imporsi come "unica". Il potere degli imperatori cristiani aveva bisogno di un'unica ideologia, con la differenza che, mentre nell'Europa ortodossa il clero s'impose come "chiesa di stato", nell'Europa cattolica invece il papato volle imporsi come "Stato della chiesa", venendo subito in conflitto col potere imperiale. Non a caso la riscoperta dell'ateismo è stata più facile in ambito cattolico, anche se qui le persecuzioni sono state molto più dure.

Oggi sono più atei i paesi ricchi di quelli poveri; o comunque i paesi ricchi sono capaci di strumentalizzare la religione come vogliono, quando sono in gioco i loro interessi di potere. Cioè non hanno scrupoli di fingere d'avere una fede religiosa, pur di conservare e aumentare la loro egemonia mondiale. Confidano nel fatto che i paesi poveri sono culturalmente sprovveduti, bisognosi di credere nelle favole, privi degli strumenti adeguati per decifrare i maneggi e le trame di chi li comanda.

Supponiamo però che i paesi poveri riescano a ribellarsi a questo stato di soggezione. Non potranno certo farlo in nome delle loro idee ateistiche; ma riusciranno a farlo in nome delle loro idee religiose? Supponiamo cioè che nel Terzo mondo enormi masse popolari, aventi una fede religiosa (cristiana, islamica, induista o buddista non importa), riescano a liberarsi, con una serie di rivoluzioni politiche, di tutti i loro oppressori. Che succederebbe? Sarebbe forse questa la dimostrazione che la fede è più potente dell'ateismo? E quindi dovremmo aspettarci una sua rinascita?

Oggi il Terzo mondo "credente" ha la netta percezione d'essere oppresso da un capitalismo sostanzialmente "ateo". Emanciparsi solo culturalmente, per diventare "ateo" come l'Occidente, che senso avrebbe? Di sicuro non verrebbe percepito come cosa sufficiente per spezzare le proprie catene materiali. Anzi, un'esperienza religiosa di massa, che coinvolgesse nella propria azione eversiva l'eliminazione dello sfruttamento economico, potrebbe anche colpire lo sviluppo progressivo dell'ateismo. Sarebbe del tutto naturale che i paesi del Terzo mondo accomunassero, nella loro percezione del nemico da abbattere, lo sfruttamento economico e l'ateismo culturale.

Dunque per uno che si professa ateo che cosa è preferibile che avvenga in futuro? È più importante un'emancipazione economica o culturale? Possono le persone ateistiche contribuire al successo dell'emancipazione economica del Terzo mondo sapendo che quelle popolazioni credenti, una volta conseguito il loro obiettivo politico, potrebbero imporre la loro cultura religiosa? Oppure, prima di aiutarle, è meglio aspettare che si emancipino culturalmente? Ma se quelle popolazioni si riscattano materialmente da sole e vedono che i movimenti democratico-ateistici non le hanno aiutate in alcun modo, saranno più o meno indotte a restare credenti, una volta conseguito il loro obiettivo?

Bisogna rischiare. I movimenti ateistici dell'Occidente devono dichiararsi disponibili ad aiutare le popolazioni credenti del Terzo mondo affinché si liberino delle loro catene materiali. Sarà durante la lotta che si porranno le basi, anche culturali, perché la futura società sia democratica e pluralistica sotto ogni aspetto. Lottando insieme per un obiettivo comune, ci si rispetterà meglio nelle rispettive identità.


Le immagini sono state prese dal sito Foto Mulazzani

Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Teoria - Ateismo
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Aggiornamento: 10/09/2014