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MANIFESTO PER LA DIFESA DELLA LAICITA'
DELLA REPUBBLICA ITALIANA
(E QUINDI ANCHE DELLA LIBERTA' DI RELIGIONE)
Pino Nicotri
L'Italia è stata unificata e resa più civile,
più moderna e più europea dalle personalità, dai gruppi, dalle associazioni e
dai partiti laici e antitotalitari, cioè da un insieme che oggi è purtroppo
molto indebolito e in via di estinzione come realtà organizzata e dotata di
strutture politiche. Da qualche tempo è invece cresciuto l'interventismo della
gerarchia vaticana nella vita politica della Repubblica Italiana, fino a
superare abbondantemente in vari campi i limiti del lecito; interventismo che
si è mobilitato non per la conquista di nuovi diritti dei cittadini italiani,
quanto invece per impedirli. Di recente si è arrivati a sostenere che le leggi
della Repubblica devono essere in sintonia con il credo man mano elaborato in
Vaticano.
Questo comportamento, da religione di Stato,
spinge da una parte all'ossequio filoclericale e dall'altra
all'anticlericalismo, eccessi da evitare entrambi, ma spinge anche in direzione
contraria al diritto di libertà di culto, inteso come diritto alla libertà per
ogni culto, compreso il culto del non credere. Il Vaticano ha tentato a lungo d'imporre alla Comunità Europea il cappello delle "radici cristiane"
nel progetto di Costituzione europea. Il tentativo finora è andato a vuoto e
nel frattempo la Spagna, ex sagrestia d'Europa, si è molto laicizzata,
diventando molto più moderna ed europea. Per bilanciare tali perdite il
Vaticano ha aumentato la pressione sulla Repubblica italiana, con il chiaro
scopo di farne il proprio "zoccolo duro" per non perdere anche
l'influenza, i privilegi e il potere che da secoli esercita sul territorio
italiano.
La libertà di scelta religiosa e di scelta atea o
agnostica è un diritto inalienabile, che parafrasando una nota frase di Camillo
Benso di Cavour potremmo riassumere con l'espressione "Libere Chiese in
libero Stato", aggiornandola ed ampliandola in "Libere Chiese in
libera Europa". Il crescendo di invadenza vaticana va però in direzione
opposta a tale diritto e a parte dei diritti universali dell'uomo, e legittima
per reazione un'analoga invadenza da parte di altre religioni, aumentando così
il pericolo del ripetersi di esiti drammatici già vissuti in passato, e
contribuisce in modo preoccupante al deterioramento della scuola e della sua
centralità nella formazione dei cittadini e del futuro del Paese. Ecco perché
l'invadenza del Vaticano va contrastata, con urgenza e fermezza, ed ecco perché
quella delle altre confessioni va prevenuta con altrettanta urgenza e fermezza
prima che sia troppo tardi. Si può essere cristiani e cattolici senza
inginocchiarci anche fuori dalle chiese, così come si può essere atei o
professare altre religioni senza per questo tenere sermoni o montare in cattedra
fuori dai propri templi.
Pur tralasciando le passate mobilitazioni della
gerarchia clericale contro quelli che sono poi diventati diritti civili, come
il diritto al matrimonio con rito non religioso, il diritto alla contraccezione
preventiva, all'aborto e ai trapianti di organi, ancora oggi i cittadini
italiani pagano le conseguenze dell'interventismo del Vaticano in troppi
campi:
- fecondazione assistita;
- convivenza more uxorio di cittadini dello stesso sesso;
- diritto alla contraccezione;
- diritto alla pillola del giorno dopo;
- diritto all'aborto terapeutico senza
l'ostacolo delle cosiddette "obiezioni di coscienza" e senza
intollerabili pressioni di presunti "amici della vita";
- diritto a decidere sulla propria morte contro
l'accanimento terapeutico deciso da estranei contro la volontà dell'interessato
e dei suoi congiunti, anche ben oltre il limite della umana dignità;
- diritto alla prescrizione medica di sostanze
utili ad attenuare l'insostenibile dolore fisico nei malati terminali.
- diritto all'eguaglianza, almeno nelle scuole
pubbliche, da parte di insegnanti di materie non religiose nei confronti degli
insegnanti di religione, sfacciatamente preferiti nelle graduatorie per
l'assunzione in ruolo.
Il dilagare di malattie sessuali quali l'Aids,
che in Africa miete centinaia di migliaia di vittime e crea un mare di orfani,
a causa del divieto "religioso" del preservativo, perfino in presenza
del suo utilizzo a fini procreativi senza rischio tra sieropositivi, indica che
questi argomenti non hanno nulla né di religioso da una parte né di ideologico
dalla parte contrapposta. Si tratta di problemi drammaticamente concreti, che
creano dolore e sofferenza in tutti coloro che si vedono privare la dignità di
nuovi diritti e l'esercizio della propria sessualità senza i condizionamenti di
tabù imposti dall'alto per motivi che in realtà nulla hanno a che vedere con la
religione.
Purtroppo l'invadenza della gerarchia vaticana
non si ferma ai temi citati, ma si spinge anche a pretendere una serie di privilegi
decisamente inaccettabili, perché oltretutto contraddicono pesantemente il
principio di eguaglianza dei cittadini e tra fedi diverse, compresa la fede
nella mancanza di fede:
- incasso di quasi l'80% del gettito fiscale
dovuto all'8 per mille versato da molti contribuenti all'atto della
dichiarazione dei redditi senza specificare il beneficiario. Il libro
L'obolo, scritto dal giornalista Curzio Maltese, ha rivelato
l'impressionante ammontare delle cifre incamerate ogni anno dal Vaticano in
questo modo. Cifre che meglio sarebbe investire nella scuola, cioè nel
futuro dei giovani e quindi dell'intera società;
- esenzione da tasse come l'Ici ottenuta in
molti modi, anche inserendo piccoli spazi per il culto in immobili chiaramente
ad uso commerciale, turistico, ecc. E' da notare come varie inchieste
giornalistiche e buoni libri dimostrano che il Vaticano possiede beni immobili
pari a un quarto di tutti quelli esistenti a Roma e un quinto di tutti quelli
esistenti in Italia;
- nomina anche nelle scuole pubbliche degli
insegnanti di religione su decisione del vescovo locale, anziché per concorso
come per tutti gli altri insegnanti;
- privilegio nell'assunzione a tempo
indeterminato degli insegnanti di religione rispetto a tutti gli altri anche
aventi maggiore anzianità, e con il ministro Giulio Tremonti privilegio perfino
negli aumenti di stipendio;
- licenziabilità dei citati insegnanti di
religione a discrezione del vescovo locale;
- stanziamenti sempre più sostanziosi per la
scuola privata, che in Italia è di fatto quella gestita dal Vaticano o da
organismi ad esso facenti capo. La Regione Lombardia è arrivata al punto di
stanziare fondi per aiutare le famiglie che, per i propri figli, alla scuola
pubblica preferiscono quella privata, cioè di fatto confessionale. Si utilizza
quindi il pubblico denaro per degradare ulteriormente la scuola pubblica!
Degrado che l'attuale ministro della Pubblica Istruzione, Maria Stella Gelmini,
vuole acuire a livello nazionale imponendo a tutte le Regioni le stesse regalie
di danaro pubblico a favore della preferenza per le scuole private, vale a dire
facenti capo al Vaticano, a discapito di quelle pubbliche, facenti capo cioè
alla Repubblica Italiana. E' invece il ruolo centrale e strategico della scuola
pubblica nel futuro di un Paese civile che deve essere recuperato e rilanciato
con urgenza, pena il declino irreversibile e annessi possibili esiti
traumatici.
Poiché i vescovi non sono nominati dalle
rispettive comunità di credenti, bensì dallo Stato del Vaticano e ad esso
debbono rendere conto, ne consegue che la Repubblica Italiana ha ceduto parte
della propria sovranità a uno Stato estero qual è a tutti gli effetti il
Vaticano, anche in tema di esercizio del diritto internazionale.
Oltre a ciò, il problema è che gli insegnanti in
questione non sono insegnanti di religioni o storia delle religioni, come
dovrebbero invece essere, bensì di fatto solo insegnanti di religione
cattolica, intesa sempre e comunque come "la vera religione". Su questo
punto la gerarchia facente capo al Vaticano e alcune forze politiche al suo
seguito e adoratrici della "realtà territoriale" hanno preso
posizione esplicita, anche in tempi recenti, appellandosi alla tradizione, alla
"identità italiana" e alle "radici europee".
Riguardo all'invocare le tradizioni come un
obbligo da perpetuare, bisogna sottolineare che anche lo schiavismo, le case di
tolleranza, lo sfruttamento dei minori, la subordinazione della donna e la sua
mancanza del diritto di voto, la monarchia, la pena di morte, la tortura, il
disprezzo verso gli ebrei perché "popolo deicida", la mancanza di
diritti eguali per tutti e perfino la mancanza dell'habeas corpus, tutte queste
realtà storiche sono state delle tradizioni. Tradizioni durate molti secoli e a
volte millenni, ma non per questo abbiamo dovuto restarne prigionieri, ce ne
siamo anzi per fortuna liberati. Le "tradizioni" sono da sempre in
continuo aggiornamento e volerle ingessare o restarne prigionieri è - per usare
un linguaggio caro al clero vaticano - contro natura, oltre che contro la
Storia e i diritti universali degli esseri umani.
Riguardo l'"identità italiana", non è
il Vaticano il più adatto a parlarne e a spiegare cosa essa sia. Non è infatti
fare dell'anticlericalismo ricordare che il papato si è opposto più di una
volta alla realizzazione dell'unità d'Italia, unità che avrebbe potuto essere
realizzata già dai Longobardi, i laboriosi lombardi di oggi, ben 800 anni prima
di quanto avvenuto. L'unità d'Italia è stata peraltro conquistata appena 150
anni fa e a prezzo di guerre anche contro lo stesso Stato pontificio. Come
qualunque altra, l'identità italiana è comunque cambiata nel tempo,
modificandosi sotto l'incalzare della Storia ed emancipandosi sotto l'incalzare
del sapere, della cultura e del progresso in generale.
Riguardo infine alle famose "radici
cristiane" dell'Europa, da qualche tempo fatte diventare "giudaico-cristiane", con una inversione di 180 gradi rispetto
alla tradizione, è il
caso di dirlo, durata 16 secoli, ci sono da notare alcune cose.
La prima è che nonostante le intenzioni del
Vaticano il termine "giudaico-cristiano" rende evidente la stessa
realtà che esso vuole nascondere, e cioè che le radici in questione hanno
origini ben più antiche (esse affondano nel Vicino e Medio Oriente): né
l'ebraismo e neppure il cristianesimo sono infatti realtà "made in Europe", dove
sono infatti arrivate dal Medio Oriente.
La seconda cosa da notare è di fatto
una prosecuzione della prima. Se la definizione "giudaico-cristiane",
riferita alle radici in questione, indica implicitamente che esse arrivano fino
in Oriente, c'è da aggiungere che in realtà esse affondano molto più in là di
quanto comunemente si voglia ammettere e far sapere: nonostante la damnatio memoriae dei popoli pagani operata dal Vaticano con la
Bibbia, le nostre radici
arrivano infatti fino in Mesopotamia e oltre. Basta notare come perfino piccole
realtà di essenziale uso quotidiano, come l'orologio e il calendario, i numeri
e le operazioni aritmetiche, per non parlare di molto altro, sono eredità che
abbiamo ricevuto da spazi territoriali e culturali che abbracciano almeno
3-4.000 anni di storia e comprendono in forma organica l'attuale Vicino e Medio
Oriente, spingendosi peraltro ancora più in là.
Voler far partire la Storia dal tempo della
Bibbia o da quello più recente dei vangeli rappresenta un grave errore, oltre
che un sopruso nei confronti della verità. Vale a dire, una falsificazione
della Storia, ovvero dei fatti realmente accaduti, anche se troppo spesso
volutamente ignorati, specie in relazione alle loro influenze sulla cultura e
sull'identità dei popoli. Tale ignoranza è però oggi non più ammissibile alla
luce delle imponenti acquisizioni realizzate da discipline quali l'archeologia,
la storiografia, lo studio delle lingue precedenti il greco e il latino e lo
studio delle conoscenze scientifiche e tecnologiche di popoli e culture anteriori,
e non di poco, ai greci e ai latini. Anteriori cioè ai popoli e alle culture
alle quali usiamo far ascendere le nostre radici precedenti il cristianesimo e
precedenti la stessa presa di coscienza dell'esistenza del territorio chiamato
Europa.
La terza cosa da notare, infine, è che le radici
vantate dal Vaticano sono state man mano favorite e poi imposte manu militari
per motivi politici dal potere imperiale, quello di Costantino e Teodosio prima
e di Carlo Magno dopo, recidendo, con metodi non di rado degni dei moderni
talebani, radici ben più antiche. E' ormai assodato e noto che le più importanti
ricorrenze cristiane, quali il Natale, la Pasqua, la Quaresima, ecc., non sono
altro che tradizioni preesistenti, "pagane", delle quali il clero romano
si è semplicemente appropriato. Perfino le processioni e la venerazione delle
immagini sacre ci sono state trasmesse dall'antico Egitto e dalla Mesopotamia,
oggi quest'ultima ancor più aborrita perché si chiama Iraq.
Se non si puntano i piedi sulla demistificazione
delle "radici europee" e del'"identità italiana" -
rispettivamente definite "radici cristiane" e "radici
cattoliche", con insistenza crescente da quando è nata la Comunità Europea,
e recentemente trasformate entrambe in "giudaico-cristiane" - si
finirà con il restare prigionieri dell'evidente strategia vaticana di ricerca
di una qualche forma di coesistenza tra cristianesimo ed ebraismo, inclinata in
realtà sempre più pericolosamente verso lo scontro con il mondo islamico,
esponendoci quindi prevedibilmente al suo risentimento e alle sue reazioni.
Quello con il mondo islamico è uno scontro iniziato in tempi moderni con la
spedizione di Napoleone in Egitto due secoli fa, ma già inaugurato in tempi
anteriori con le varie crociate. Che altro non erano se non guerre europee volute
dal Vaticano contro il mondo non solo islamico. Viceversa, si rischia che
eventuali e peraltro auspicabili accordi di pacifica convivenza tra le diverse
confessioni stendano una ancor più spessa e pesante cappa multi clericale sui
diritti dei cittadini italiani tutti, laici e non laici, che seguono una
religione o che non ne seguono nessuna. E nel caso di ormai non impossibile
rottura dell'unità d'Italia, con conseguente espulsione della sua parte più
debole dalla Comunità Europea, la situazione che si sta creando potrebbe avere
conseguenze devastanti.
A tutto ciò bisogna aggiungere che in parallelo
con l'aumento dell'invadenza clericale nella vita politica è cresciuta anche
nella realtà delle scuole private il ruolo di Comunione e Liberazione, organizzazione
filoclericale che punta a occupare nell'intero settore della scuola uno spazio
simile a quello che è riuscita ad occupare nel settore della sanità della
Regione Lombardia, diventata per alcuni politici regionali l'equivalente di ciò
che è Mediaset per Silvio Berlusconi. Comunione e Liberazione ha inoltre contribuito ad alterare la natura della politica sanitaria lombarda: se tale
politica prima era modellata sulla realtà della distribuzione statistica e
territoriale delle patologie, oggi invece è modellata sulla struttura e
sulle esigenze del mondo della produzione sanitaria e farmaceutica. Si vuole
forse snaturare anche il mondo della scuola con analoghi cambiamenti di rotta e di
obiettivi? Nella scuola si vuole piegare l'interesse generale a favore di
quello "privato", in gran parte confessionale e comunque sempre
affaristico?
Più in generale, il dilagare di Comunione e
Liberazione nella realtà economica e politica lombarda è ben documentato dal
libro dal titolo significativo: Assalto al potere in Lombardia,
scritto da chi ben conosce il tema, perché dipendente della giunta regionale e
per rappresaglia è stato sospeso pro tempore dal lavoro.
C'è da notare che Comunione e Liberazione è nata
proprio in Lombardia, per l'esattezza a Milano, grazie all'uso molto disinvolto
che il famoso professore di religione don Luigi Giussani fece negli anni
'60 del suo ruolo tra gli studenti del liceo Berchet dove insegnava. L'esempio
del sacerdote Giussani - definito grande educatore, omettendo però che educava al
cattolicesimo molto poco laico - trova oggi volenterosi imitatori. Nelle scuole
private nell'orbita di Comunione e Liberazione non di rado gli insegnanti
praticano, nei confronti di cognizioni e dottrine sgradite, la strategia del
riduzionismo o del negazionismo, per esempio nei riguardi del darwinismo e
dell'evoluzionismo, sostituiti d'autorità con il creazionismo biblico, ma anche
sostituendo buona parte della storia antica con i miti della Bibbia, fatti
passare per verità storiche quando è ormai assodato che non lo sono e che
pertanto alimentano invece odi millenari tra varie confessioni con danno dei
rispettivi popoli.
Una scuola pubblica che insegni
istituzionalmente nello stesso tempo due cose tra loro opposte e
inconciliabili, vale a dire da una parte la storia e il pensiero critico,
quindi anche scientifico, con il personale docente scelto dallo Stato italiano
e dall'altra il suo opposto fideistico, quali per esempio il creazionismo e i
miti biblici con il personale scelto ad nutum dal vescovo, è una scuola che
offende il dettato costituzionale sulla parità dei cittadini italiani e che non
è in grado di formare menti dotate di sufficiente intelligenza critica e
capacità scientifica.
Una tale formazione scolastica, contraddittoria e
schizofrenica, non è la più adatta per reggere le pesanti sfide economiche,
culturali e globali che sempre più ci vengono lanciate da Paesi come l'India e
la Cina, giganti che, spogliatisi ormai del tutto degli abiti coloniali imposti
in passato dall'Europa, la stanno raggiungendo in molti campi. Con la
prospettiva di superarla e soppiantarla nel ruolo mondiale. E' quindi la scuola
pubblica, non le singole confessioni né quella dominante, che deve essere messa
al centro dell'interesse generale.
E' la stessa Comunità Europea a lanciare
l'allarme con una apposita risoluzione, la 1580 del 4 ottobre 2007, che vale la
pena citare per intero in calce a questo documento, e che mette in risalto come
il movimento creazionista persegua in realtà ovunque nel mondo cristiano, dagli
Stati Uniti, dove è nato, all'Europa, dove lo si vuole espandere, l'obiettivo di
abbattere la democrazia per sostituirla con la teocrazia. E anche in questo
caso non è ideologia o anticlericalismo denunciare una tale situazione, si
tratta invece di far notare, tra l'altro, un paio di cose. Senza scadere
nell'antagonismo e nella contrapposizione reciproca, credo e scienza devono
poter coesistere senza che un credo venga ad opporsi alla scienza
contrastandone le acquisizioni, che hanno invece il merito di avere enormemente
migliorato le condizioni di vita dell'umanità.
In Italia siamo arrivati al punto che il
vicepresidente del Consiglio Nazionale per le Ricerche (CNR), Roberto De
Mattei, si è fatto dare dallo stesso CNR un contributo di 9.000 euro per
pubblicare gli atti di un convegno da lui organizzato sul tema
"Evoluzionismo. Il tramonto di una ipotesi" (cfr "La Repubblica" del
23 dicembre 2009). De Mattei è un fervente
creazionista, convinto che "Adamo ed Eva siano personaggi storici e siano
i progenitori dell'umanità".
Poiché crede nella Bibbia, e non solo riguardo all'origine dell'umanità, confondendo illegittimamente tra le sue legittime
scelte religiose e la sua pubblica responsabilità di ricercatore scientifico,
De Mattei lancia anche l'accusa che "in alcuni ambienti ecclesiastici c'è
un atteggiamento debole, come di inferiorità verso certi ambienti
intellettuali" assertori del darwinismo, e punta il dito contro i
"vescovi e teologi che lo accettano", chiosando che questi "sono
gli stessi per esempio che sostengono che il libro della Genesi è una metafora
e che non va preso alla lettera".
Se questa è la mentalità scientifica e
la disinvoltura del vicepresidente del CNR, possiamo intuire quale sia quella
al livello della scuola di ogni ordine e grado. Insistere sulla verità storica
delle narrazioni bibliche e prenderle come insegnamenti, per giunta divini,
anziché spiegare che in massima parte sono solo miti e che nella totalità sono
comunque di esclusiva origine umana significa legittimare valori che ledono in
molti punti la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e la Costituzione
della Repubblica italiana.
Non è ammissibile che il Vaticano remi contro la
laicità e quindi contro la legalità della nostra Repubblica e che nello stesso
tempo questa gli conceda tali e tante concessioni economiche e agevolazioni fiscali
da farne un non trascurabile peso per l'erario. Peso che oltretutto ha quattro ben
precise conseguenze negative: contribuisce a ridurre la possibilità di arrivare
a una più equa tassazione, sempre promessa dai nostri governanti e sempre dagli
stessi rinviata alle calende greche; impedisce alla radice lo sviluppo di
iniziative pubbliche assistenziali e solidaristiche, con annessa creazione di
posti di lavoro anche qualificato; favorisce invece la cultura e la pratica
della carità appaltata di fatto a iniziative ed istituzioni facenti capo al
Vaticano; infine, toglie risorse alla scuola pubblica.
La debolezza, le contraddizioni e i vizi di
varia natura delle forze politiche, soprattutto della maggioranza, mettono il
governo e la gran parte dei partiti nella condizione di avere più che mai
bisogno dell'appoggio della gerarchia vaticana per conservare la propria base
elettorale, cioè il proprio potere.
Tutto ciò è apparso drammaticamente chiaro
nelle vicende del primo ministro Silvio Berlusconi negli ultimi mesi del 2009,
sfociate nell'affermazione clamorosamente mendace sui "valori cristiani
veicolati dal mio governo". Il "caso Dino Boffo", con i suoi
annessi e connessi, è stato un episodio emblematico anche per cinismo,
mercanteggiamenti e disponibilità alla simonia, oltre che per le torsioni
acrobatiche che ha comportato. E a proposito di torsioni acrobatiche, la Lega
Nord è passata da un anticlericalismo becero ad un altrettanto becero filoclericalismo, aggravato da una visione del cattolicesimo decisamente meschina
e razzista.
Il bisogno governativo e più in generale politico, anche a livello
regionale e comunale, di appoggio strumentale alla stampella vaticana comporta
una ulteriore contrazione dei diritti civili e una ulteriore cessione di
sovranità della Repubblica italiana a favore dello Stato estero del Vaticano.
Tutto ciò ha inoltre contribuito all'abbandono da parte dei partiti di sinistra
dell'analisi della composizione della realtà produttiva, industriale,
economica, finanziaria, contadina, professionale, ecc., e dell'analisi della
composizione delle classi sociali. Un abbandono che obnubila la possibilità di
efficaci riforme e cambiamenti strutturali e quindi di un più alto livello
della qualità della vita delle classi dipendenti. Le categorie dell'analisi di
classe sono state sostituite da categorie prevalentemente anagrafiche, come
"giovani" e "anziani", etnico-geografiche, come
"extracomunitari" e "italiani", religiose, come
"cattolico" e "musulmano". E c'è la tendenza ad aggiungere
categorie ideologiche come "antisemita", "filoisraeliano",
"filoarabo", ecc. La distruzione della possibilità di intervenire
incisivamente sulla realtà strutturale anche di classe è perciò praticamente
nulla.
Le tensioni e i tentativi di accordo tra le tre
religioni monoteiste, che di fatto sono le religioni dell'intero bacino del
Mediterraneo e annesso retroterra, spingono in direzione di un rafforzamento
clericale, inteso come rafforzamento dei cleri delle varie confessioni e di
quelli delle loro divisioni scismatiche (non esiste infatti né un solo tipo di
cristianesimo né un solo tipo di islam e neppure un solo tipo di ebraismo, in
quanto le
loro suddivisioni e sette assommano ormai a svariate decine).
Siamo così
costretti a oscillare tra lo "scontro di civiltà" - che è piuttosto uno
scontro di inciviltà, oltre che di fatto uno scontro di religioni, o
meglio di interessi che si definiscono religiosi - e una ripresa dei vari
clericalismi che sarà sicura causa di regressione sotto vari profili: politico,
civile, sociale, morale, culturale, quindi anche scientifico, ed
economico, oltre che religioso, ove per religione s'intenda l'inalienabile
diritto a professare una fede, senza volerla imporre agli
altri. Cioè senza voler a tutti i costi interferire nel dare a Cesare ciò che è
di Cesare e, per chi ne ha almeno uno, dare al proprio Dio ciò che è del
proprio Dio.
Non vogliamo restare prigionieri di tradizioni e
radici che non hanno saputo evitare o che hanno provocato tragedie immani come
il colonialismo, le guerre mondiali, i genocidi, l'uso della bomba atomica e la
demenziale corsa agli armamenti nucleari, chimici, batteriologici e perfino
"stellari, tutte prove evidenti dell'assenza di qualunque
"superiorità" culturale o di civiltà nei confronti del resto del mondo,
anzi prove di bancarotta morale e culturale di modelli di civiltà e sviluppo
insostenibili, che se diventano accessibili al resto dell'umanità, il rischio è
quello della distruzione delle risorse del pianeta.
OBIETTIVI - In attesa di definirli con esattezza
con un dibattito più ampio, sono comunque prioritari:
- il potenziamento delle scuole pubbliche e dei
programmi scolastici, anche dirottando a loro favore almeno parte dei fondi
recuperabili, ponendo fine ai privilegi economici del Vaticano;
- l'ampliamento dei diritti civili sulla base
dell'eguaglianza tra tutti i cittadini italiani, e quindi a prescindere da
considerazioni religiose e sessuali e di qualunque altra natura comunque
discriminatoria;
- l'abrogazione del Concordato e dei privilegi che comporta;
Ecco intanto il testo completo della risoluzione
n. 1580 approvato dalla Comunità Europea il 4 ottobre 2007:
1 - Lo scopo di questo
rapporto non è quello di mettere in dubbio o combattere un credo - il diritto
alla libertà di fede non lo permette. Lo scopo è di mettere in guardia contro
certe tendenze a far passare un credo per scienza. È necessario separare i
credo dalla scienza. Non è una questione di antagonismo. Scienza e credo devono
essere in grado di coesistere. Non è una questione di contrapporre credo e
scienza, ma è necessario evitare che un credo venga ad opporsi alla scienza.
2 - Per alcune persone
la creazione, in quanto materia di credo religioso, dà un senso alla vita.
Nonostante questo, l'assemblea parlamentare è preoccupata dei possibili effetti
negativi che potrebbero avere le idee creazioniste all'interno del nostro
sistema educativo, e delle conseguenze per la nostra democrazia. Se non stiamo
attenti, il creazionismo potrebbe diventare una minaccia per i diritti umani,
argomento di fondamentale interesse per il consiglio europeo.
3 - Il creazionismo, che
è nato dal rifiuto dell'evoluzione delle specie attraverso la selezione
naturale, è stato per lungo tempo un fenomeno quasi esclusivamente americano.
Oggi le idee creazioniste tendono a farsi strada in Europa, e la loro
diffusione sta influenzando un numero notevole di Stati membri del Consiglio
europeo.
4 - L'obiettivo primario
dei creazionisti di oggi, la maggior parte dei quali sono cristiani oppure
musulmani, è l'educazione. I creazionisti sono tesi ad assicurarsi che le loro
idee vengano incluse nei programmi scientifici della scuola, ma il creazionismo
non può in ogni caso pretendere di essere una disciplina scientifica.
5 - I creazionisti
mettono in dubbio il carattere scientifico di certi aspetti della conoscenza, e
sostengono che la teoria evolutiva è solo una fra le tante interpretazioni
possibili. Essi accusano gli scienziati di non fornire prove sufficienti per
affermare la validità scientifica della teoria evolutiva. D'altra parte essi
difendono le proprie affermazioni come scientifiche. Nulla di tutto questo
regge ad una obiettiva analisi dei fatti.
6 - Stiamo assistendo ad
una crescita delle modalità attraverso le quali viene messa in discussione
certa conoscenza stabilita sulla natura, sull'evoluzione, sulle nostre origini
e sul nostro ruolo nell'universo.
7 - C'è un rischio effettivo di generare
una seria confusione nelle menti dei nostri figli tra ciò che ha a che fare con
convinzioni, credo e ideali di ogni tipo, e ciò che ha a che fare con la
scienza. Un atteggiamento apparentemente egualitario potrebbe apparire
piacevole e tollerante, ma è in realtà pericoloso.
8 - Il creazionismo
presenta molti aspetti contraddittori. L'idea dell'intelligent design, la più
recente e più raffinata versione del creazionismo, non nega un certo livello di
evoluzione, ma l'intelligent design, in forma più sottile, cerca di apparire
come scientifico nel suo approccio, e proprio qui sta il pericolo.
9 - Questa assemblea ha
regolarmente insistito sull'importanza fondamentale della scienza. La scienza
ha reso possibili notevoli miglioramenti nelle condizioni di vita e di lavoro,
e non è un fattore insignificante nello sviluppo economico, tecnologico e
sociale. La teoria dell'evoluzione non ha nulla a che vedere con una divina
rivelazione, ma è basata su fatti concreti.
10 - Il creazionismo
sostiene di essere basato su rigore scientifico. In realtà i metodi utilizzati
dai creazionisti sono di tre tipi: affermazioni puramente dogmatiche; un uso
distorto di citazioni scientifiche, a volte illustrate con splendide
fotografie; e un supporto da parte di più o meno noti scienziati, la maggior
parte dei quali non sono specialisti nel settore. Attraverso questi metodi i
creazionisti cercano di convincere chi non è esperto in materia, e di seminare
dubbio e confusione nelle loro menti.
11 - L'evoluzionismo non è una semplice
questione di evoluzione degli umani e delle popolazioni. Negarlo potrebbe avere
serie conseguenze sullo sviluppo della nostra società. Progressi nella ricerca
medica con lo scopo di combattere con efficacia malattie infettive come l'AIDS
diventano impossibili se i principi fondamentali dell'evoluzione sono negati.
Non ci si può rendere pienamente conto dei rischi che comporta il significativo
decadimento nella biodiversità e nei cambiamenti climatici, se il meccanismo
evolutivo non è compreso a fondo.
12 - Il nostro mondo moderno è il
risultato di una storia molto lunga, di cui lo sviluppo delle scienze e della
tecnologia costituiscono un aspetto importante. Nonostante questo, l'approccio
scientifico non è ancora del tutto compreso, e questo può incoraggiare lo
sviluppo di ogni tipo di fondamentalismo ed estremismo. Il totale rifiuto delle
scienze è certamente una delle minacce più gravi per i diritti umani e i
diritti civili.
13 - La guerra alle
teorie evolutive e ai suoi sostenitori nasce nella maggior parte dei casi da
forme di estremismo religioso che sono strette alleate dei movimenti politici
di destra. Il movimento creazionista dispone di un reale potere politico. La
realtà dei fatti, come è già stata denunciata più volte, è che alcuni
sostenitori del creazionismo più stretto sono intenzionati a sostituire la
democrazia con la teocrazia.
14 - Tutti i leader delle maggiori
religioni monoteistiche hanno assunto un atteggiamento molto più moderato. Il
Papa Benedetto 16, ad esempio, come il suo predecessore Giovanni Paolo II, oggi
elogia il ruolo delle scienze nell'evoluzione dell'umanità e riconosce che la
teoria evolutiva è “qualcosa di più di un'ipotesi.
15 - L'insegnamento di
tutti gli aspetti riguardanti l'evoluzione come fondamentale teoria scientifica
è quindi cruciale per il futuro della nostra società e delle nostre democrazie.
Per questo motivo deve occupare una posizione centrale nel programma
scolastico, specialmente in quello scientifico, finché, come ogni altra teoria,
sarà in grado di reggere un approfondito esame scientifico. L'evoluzione è
presente dovunque, dalla prescrizione eccessiva di antibiotici che incoraggia
la formazione di batteri resistenti, all'uso eccessivo di pesticidi
nell'agricoltura, che porta a mutazioni negli insetti che li rendano immuni a
tali pesticidi.
16 - Il Consiglio
Europeo ha sottolineato l'importanza di insegnare le culture e le religioni.
Nel nome della libertà di espressione e del diritto al credo individuale le
idee creazioniste, come qualunque altra posizione teologica, possono sempre
essere presentate come supplemento all'educazione religiosa e culturale, ma non
possono pretendere di avere una rispettabilità scientifica.
17 - La scienza offre un
addestramento insostituibile nel rigore intellettuale. Non cerca di spiegare
“perché le cose sono”, ma di comprendere come esse funzionano.
18 - Un'indagine sulla
accresciuta influenza dei creazionisti mostra che il dibattito fra creazionismo
ed evoluzionismo va ben oltre l'ambito intellettuale. Se non facciamo
attenzione, i valori che stanno alla base stessa del Consiglio europeo verranno
direttamente minacciati dai creazionisti fondamentalisti. È quindi compito dei
Parlamentari del Consiglio di reagire prima che sia troppo tardi.
19 - L'assemblea
parlamentare urge quindi gli stati membri e specialmente le loro autorità
educative: A difendere e promuovere
la conoscenza scientifica. A rafforzare gli insegnamenti dei
principi fondamentali della scienza, la sua storia, la sua epistemologia, e i
suoi metodi, accanto all'insegnamento di una conoscenza scientifica obiettiva. A rendere le scienze più
comprensibili, più attraenti, più vicine alla realtà del mondo moderno. Ad opporsi vigorosamente
all'insegnamento del creazionismo come disciplina scientifica in termini di
parità con la teoria evolutiva, e in generale ad opporsi all'introduzione del
creazionismo in qualunque disciplina all'infuori della religione. A promuovere
l'insegnamento dell'evoluzione come teoria scientifica fondamentale nel
programma scolastico.
20 - L'assemblea accoglie favorevolmente il
fatto che 27 accademie scientifiche del Consiglio Europeo degli stati membri
abbiano firmato, nel giugno 2006, una dichiarazione sull'insegnamento
dell'evoluzione, e si appella alle accademie scientifiche che ancora non
l'hanno fatto a firmare la dichiarazione.
Fonte:
www.pinonicotri.it
13-1-2010
Fonti
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-
Necessità e libertà. L'ateismo oltre il materialismo
Tamagnone Carlo, 2004, Clinamen
-
Dio non esiste. La realtà e l'evoluzione cosmica tra caso e necessità
Tamagnone Carlo, Clinamen 2010
-
La filosofia e la teologia filosofale. La conoscenza della realtà e la
creazione di Dio
Tamagnone Carlo, Clinamen 2006
-
Vita morte evoluzione. Dal batterio all'homo sapiens
Tamagnone Carlo, Clinamen 2011
-
Dal nulla al divenire della pluralità. Il pluralismo ontofisico tra energia,
informazione, complessità, caso e necessità
Tamagnone Carlo, Clinamen 2009
-
Il diavolo nei dettagli. Saggi sull'agnosticismo
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-
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-
Ateismo nel Cristianesimo. Per la religione dell'Esodo e del Regno. «Chi
vede me vede il Padre»
Bloch Ernst, 2005, Feltrinelli
-
Volti dell'ateismo. Mancuso, Augias, Odifreddi. Alla ricerca della ragione
perduta
Vitale Vincenzo, 2010, SugarCo
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Etica dell'ateismo. DVD. Con libro
Flores D'Arcais Paolo, Augias Corrado, 2006, Casini
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L'ateismo di Nietzsche e il cristianesimo
Welte Bernhard, 2005, Queriniana
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L'ateismo impossibile. Ritratto di Nietzsche in trasparenza
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Dibattito sull'ateismo
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L'ateo smascherato. Immagini dell'ateismo e del materialismo
nell'apologetica cattolica da Cartesio a Kant
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La nascita dell'ateismo. Dai clandestini a Kant
Curci Stefano, 2011, LAS
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Bodei Remo, cur. Caramore G., 2009, Morcelliana
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Percetti Luca, 2012, Gruppo Edicom
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Elogio dell'ateismo
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Apologia dell'ateismo
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Il problema dell'ateismo
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Dio e il nuovo ateismo
Haught John F., 2009, Queriniana
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Ricerca intorno all'ateismo
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Un Dio assente. Religione, ateismo
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Piccole apocalissi. Tracce della divinità nell'ateismo contemporaneo
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Come se Dio non fosse. La questione dell'ateismo, il nichilismo e il
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