|
PAPI SCELLERATI
Pedofilia Omosessualità e Crimini del clero cattolico
Fernando Liggio
-
www.fernandoliggio.org
PREMESSA
«…L’attitudine alla conoscenza della verità rappresenta da parte dell’uomo una
responsabilità sacra […].
Solo chi ha la verità dovrebbe essere convinto di
avere
con sé la luce, che dissipa ogni tenebra, e la forza trascinatrice che può
trasformare il
mondo…»
Angelo Giuseppe Roncalli (Papa Giovanni XXIII), 1960
È storicamente ben documentato che
dal V secolo in poi ― allorché il “Cristianesimo” riuscì a
conquistare l’egemonia assoluta su tutti gli aspetti socio-culturali del vasto
Impero Romano e ad istituzionalizzarsi come incontrastata religione ufficiale
dello Stato ― numerosi “Papi”, non solo si sono resi direttamente
responsabili di orrende atrocità, ma hanno anche favorito ingenti azioni
delittuose ed illegalità di ogni genere, tanto che Lord Acton (1960-1967) non
ha esitato ad affermare che “I papi non furono soltanto assassini in grande
stile, ma fecero dell’assassinio un fondamento legale della Chiesa
cristiana ed una condizione per ottenere la salvezza” (cfr. Acton J. E. «Lectures
on Modern History», London, 1960 e «Essays in the Liberal Interpretation
of History», Chigago-London, 1967). A riguardo, è anche doveroso ricordare che non meno di 18 papi sono stati
assassinati, la maggior parte dei quali per inequivocabile vantaggio dei
rispettivi successori! Pertanto, dall’immensa storiografia inerente il papato
si è ritenuto opportuno estrapolare limitatamente le figure di quei pontefici
che si sono resi responsabili di comportamenti deprecabili, raggruppandoli a
seconda dei periodi storici del loro pontificato.
Il “Cristianesimo” (“Untianesimo” o “Messianesimo”) si
origina con tutte le caratteristiche di un movimento settario (1) che si
distacca bruscamente dall’affermata organizzazione religiosa giudaica. Infatti,
il “Cristianesimo”, come si rileva dagli «Atti degli Apostoli»,
inizia con la tipica metodologia di reclutamento illegale e criminoso usando a
scopo coercitivo tecniche suggestivo intimidatorie ― spesso con la
coadiuvanza dell’uso di pericolose droghe ― abilmente usate dai capi
organizzatori per raggirare gli ingenui nuovi adepti. A riguardo è
significativo l’episodio, dettagliatamente descritto negli «Atti degli
Apostoli» (IV 34-35 e V 1-11), in cui l’Apostolo Capo Simon Pietro ―
a scopo intimidatorio verso tutta la primitiva comunità cristiana appena già
denominata “Chiesa”― provoca la morte dei due anziani coniugi
Anania e Saffia come esemplare punizione per essersi resi colpevoli di non aver
versato alla costituenda comunità cristiana cosiddetta “Chiesa” l’intero
ricavato dalla vendita di un loro podere. Il relativo episodio è il seguente:
«…o[soi gaVr kthv/tore" cwrivwn h[
oijkiw`n uJph`rcon, pwlou`nte" e[feron taV" timaV" tw`n
pipraskomeVnwn kaiV ejtivqoun parav touV" povda" tw`n ajpostovlwn. […]
!AnhVr dev ti" !AnaniVa" ojnoVmati
suVn Sapfivrh/ th/` gunaikiV aujtou ejpwvlhsen kth`ma, kaiV ejnosfivsato ajpoV
th`" timh`", suneiduivh" kaiV th`" gunaikov", kaiV
ejnevgka" mevro" ti parav touv" povda" tw`n ajpostovlwn
e[qhken. ei\pen deV oj Pevtro": Ajnaniva, diav tiv ejplhvrwsen oJ
satana`" thvn kardivan sou, yeuvsasqaiv se toV pneu`ma toV a[gion kaiV
nosofivsasqai ajpoV th`" timh`" tou` cwrivou; […] oujk ejyeuvsw ajntrwvpoi" ajllaV tw/` Qew/`.
Ajkouvnon deV jAnaniva" touV" loVgou" touvtou" peswVn
ejxevyuxen. kaiV ejgevneto fovbo" mevga" ejpiV pavnta"
touv" ajouvonta". […]. jEgevneto
deV wJ" wJrw`n triw`n diavsthma kaiV hJ gunhV aujtou` mhV eijdui`a tov
gegonoV" eijsh`lqen. Ajpekriqh deV prov" aujthVn Pevro": eijpev
moi, eij tosouvtou toV cwrivon ajpevdosqe; hJ deV ei\pen: naiv, tusouvtou. oJ
deV proV" Pevtro" aujthvn: tiv o[ti sunefwnhvqh uJmi`n peiravsai toV
pneu`ma Kurijou; ijdou oiJ povde" tw`n qayavntwn toVn a[ndra sou ejpiV
th/` quvra/ xaiV ejxoivsousivn se. e[pesen deV paracrh` prov" touv"
povda" aujtou` kaiVejxevyuxen: […].
kaiV ejgeVneto foVbo" meVga" ejf jo[lhn thVn ejkklhsivan kaiV e[piV
pavnta" touV" ajkouovta" tau`ta...» («…infatti i
possessori di campi o di case, dovevano venderli portando il denaro ricavato e
deporlo ai piedi degli apostoli. […]. Ma un tale uomo chiamato Anania,
d’accordo con Saffira sua moglie, vendette un terreno e trattenne nascostamente
parte del prezzo del terreno, consapevole sua moglie, e presane la rimanenza la
depose ai piedi degli apostoli. Ma Pietro gli disse: Anania, perché Satana si è
impossessato del tuo cuore, da farti mentire al soffio [spirito] santo e
trattenere per te parte del prezzo del terreno? […] non hai mentito agli
uomini, ma a Dio. Anania udendo queste parole cadde e spirò. E grande paura si
suscitò in tutti quelli che udirono ciò. […]. Quindi trascorse quasi tre ore
dall’accaduto e la moglie sua che sconosceva quanto era accaduto, entrò.
Ma,
giunta presso di lui, Pietro le chiese: dimmi, avete venduto il terreno per
quel prezzo? Ma lei rispose: infatti a tanto. Il Pietro così [rispose] a lei:
perché vi siete accordati per ingannare l’animo del Padrone [il “Temuto (Elohên),
Onnipotente (Sahddaj) Padrone (Adonaj) IL QUALE È (YHAWEH)
in cielo (djvô = qeoV"
= deus = dio)”]? Ecco presso la porta i passi di quelli che hanno sepolto
tuo marito e porteranno via anche te. Istantaneamente lei cadde ai suoi piedi e
spirò! […] ed una grande paura prese tutta la chiesa [la comunità] e tutti
quelli che udirono ciò…») (2). Pertanto, non è da meravigliarsi se i gestori
della “Chiesa cristiana-cattolica” siano stati, e permangono,
fondamentalmente fautori di comportamenti illegali e, spesso, anche criminosi,
poiché il loro vero “fine” è condizionare psicologicamente i propri
fedeli con promesse di premi e minacce di castighi, continuando imperterriti a
convincerli dell’esistenza di una originaria colpa collettiva e di colpe
individuali da scontare.
I Papi tuttora, coadiuvati da un efferato sistema
gerarchico, continuano ad organizzare frequentemente immensi raduni di giovani,
seguendo le tecniche proprie delle “ideologie totalitarie” (al pari del
nazismo, del fascismo, ecc.). per accattivarsi le loro ingenue menti immature,
pertanto facilmente condizionabili, allo scopo di garantirsi la continua
sussistenza nel futuro. Con i Papi, l’ideologia del movimento cristiano
― divulgata fin dall’origine come fondata sulla bontà, umiltà, rassegnazione
e perdono ― in pratica non ha tardato rivelarsi sempre più
«…intollerante, implacabile e minacciosa contro tutti coloro che, in un modo o
nell’altro, le si oppongono o che, più semplicemente, si rifiutano di
accettarla…» (cfr. Ricca U.: «Processo alle religioni», Milano, 1979),
tanto che la relativa adesione richiede ai fedeli una completa accettazione
incondizionata di pratiche fino a poter implicare difficoltà nelle relazioni
socio-ambientali laiche.
D’altra parte, secondo Matteo (XII, 30) e Luca (XI, 23)
Yeschuah Bar-Yosef (Gesù [il “Cristo”] Figlio di Giuseppe),
spacciato per ispiratore del cristianesimo, avrebbe detto, con tipica mentalità
paranoiacale, che “chi non è con lui è contro di lui”, per cui gli
adepti al cristianesimo dovevano considerare come nemico chiunque non era
cristiano. Ancora peggio, secondo Giovanni (XV, 6), Yeschuah Bar-Yosef
(Gesù [il “Cristo”] Figlio di Giuseppe) avrebbe affermato: “Se alcuno
non rimane con me, sia gettato fuori come il sarmento e secchi, e si raccolga e
si metta nel fuoco, e si bruci”! Si pensi alle conseguenze che questa
affermazione ha avuto soprattutto nell’ambito della “Santa Inquisizione”!
Questa posizione di forza che il cristianesimo assume contro tutto ciò che si
oppone alla sua espansione appare particolarmente evidente nella lunga
invettiva contro i farisei che Matteo (XXIII, da 1 a 38) pone in bocca a Yeschuah Bar-Yosef (Gesù [il “Cristo”] Figlio di Giuseppe).
poiché I farisei, costituendo la corrente politica di rivendicazione della
nazione ebraica, come sottolinea Ricca (1979), «…vedevano, e a ragione, nel
nascente cristianesimo un pericoloso movimento antinazionale che, dopo essersi
appropriato del loro Messia, lo aveva svuotato di quel significato politico che
era associato alla sua attesa.
Al rifiuto dei farisei di accettare questa
deformazione della loro religione, i compilatori dei Vangeli rispondono
aggiungendo, all’appropriazione indebita, la diffamazione. […]. Se, nel[la]
Genesi [del Vecchio Testamento], la ferocia è palese, nei documenti del Nuovo
Testamento essa è mascherata da una patina di amorosa sollecitudine che
consentirà alla Chiesa di spacciare le più nefande atrocità per opere di bene;
i suoi sacerdoti poterono spingere il loro pietoso zelo fino a bruciare sul
rogo (previa confisca dei beni) decine di migliaia di esseri umani, nel pio
intento di salvare le loro anime…». L’ideologia del “Cristianesimo” (“Untianesimo”
= “Messianesimo”) che, secondo i redattori dei Vangeli, sarebbe stata
suscitata da Yeschuah Bar-Yosef (Gesù [il “Cristo”] Figlio di
Giuseppe), indipendentemente dal fatto che egli, se realmente esistito, possa
essere stato un astuto rivoluzionario o un esaltato teomegalomane o
semplicemente un entusiasta carismatico desideroso di giustizia.
Tale ideologia
è stata subito carpita e sfruttata dalle classi dominanti, le quali avevano
interesse a condizionare il popolo nello spirito di sottomissione servile, onde
poter mantenere la loro impostazione feudale con la propria gerarchia
imperniata su rigide normative per l’efficace controllo delle masse popolari.
Infatti, le virtù e l’onestà, ostentate dal cristianesimo, consentivano ai
ricchi detentori del potere di godere impunemente in apparente rettitudine il
diritto dei relativi privilegi, in quanto esse, nel contempo, risultavano efficaci
a persuadere i poveri a vivere con gioiosa rassegnazione nella propria miseria.
Inoltre, è comprensibile che il “cristianesimo” abbia raccolto ampio
consenso dall’apparato burocratico del potere in quanto si è dimostrato in
grado di funzionare come valido strumento per controllare le masse popolari
mediante l’irresistibile effetto psicologico derivante dalla pretesa
investitura divina del potere, oltre che con l’offerta agli sfruttati della
speranza di felicità eterna ultraterrena.
L’organizzazione governativa continua
a ritenere la religione come strumento fondamentale per il mantenimento del
potere statale sul popolo. In ultima analisi, non vi è alcun dubbio che la “religione”
non ha altro scopo che quello di consolidare gli interessi comuni tra i gestori
dell’“organizzazione governativa” ed i gestori dell’“organizzazione
religiosa” che continuano impunemente a rendersi responsabili di ogni
genere di illegalità. I veri e propri comportamenti riprovevoli dei Papi ebbero
inizio nel IV secolo, allorché essi pretesero la prosternazione ed il baciamano
dei fedeli, per asprirsi progressivamente nei secoli successivi. A riguardo,
Deschner (1962), si esprime come segue: «…Dal VII secolo in occasione dei
solenni cortei al Papa entrarono nell’uso le incensazioni, come un tempo
davanti all’imperatore. Nel Medioevo, com’è noto, l’ambizione dei gerarchi
cattolici divenne abnorme ed ancora i Patti Lateranensi stipulati nel 1929 fra
l’Italia e Vaticano contengono nell’art. 21 la frase seguente: “Tutti i
Cardinali godono in Italia degli onori spettanti ai Principi di sangue”. La
totale corruzione della Chiesa ebbe inizio col suo riconoscimento ufficiale
sotto Costantino ed i suoi successori. Oggi ormai nessuno contesta il fatto che
in quel tempo nella conversione al Cristianesimo era spesso decisivo
l’opportunismo e che un’autentica esperienza interiore non era più la regola.
[…].
Alla completa mondializzazione della Chiesa contribuì l’afflusso della
nobiltà, che dopo l’innalzamento del Cristianesimo a Religione di Stato ed il
suo adeguamento totale ai rapporti sociali dominanti cominciò a diventare non
solo cristiana, ma persino “clericale”, giacché il clero venne
gratificato con privilegi di status sociale sempre più allettanti. La maggior
parte dei Vescovi venne così a trovarsi in una situazione invidiabile e i
rappresentanti più eminenti della Chiesa non furono per nulla inferiori ai
gradi più elevati della burocrazia statale. Con Siricio (384-399), il “primo
Papa”, le cui Decretali dell’anno 385 vennero composte direttamente secondo
lo stile dei decreti imperiali, ascese forse per la prima volta al “soglio
di Pietro” un rappresentante della nobiltà romana, o in ogni caso un suo
candidato. Questo posto tanto ambito, che per altro Pietro non occupò mai, in
seguito non fu mai più abbandonato […]!
Nel V secolo le condizioni imposte alla
provenienza del Clero crebbero ulteriormente: in una circolare ai Vescovi
d’Italia, Leone I [440-461] criticò nel 443 la nomina di chierici non
raccomandati da “una discendenza adeguata […]”. Le lettere di Papa
Simmaco (498-514), dal quale nel 502 fu formulata la fatidica frase che il Papa
non poteva essere giudicato da nessun uomo, esprimono un disprezzo quasi
incredibile per il popolo, il quale, invece, guardava con venerazione alle sue guide
spirituali, come gli Ebrei facevano nei confronti dell’aristocrazia religiosa
dei Farisei, i quali, a loro volta, disprezzavano le masse, definendo i
proletari “plebaglia” (“Amme-ha-arez”). […].
La Chiesa apprese presto dai Romani, facendo proprie parecchie delle loro istituzioni e dei loro
principi giuridici. Già nel corso del II secolo sul modello delle assemblee
provinciali romane si svilupparono Sinodi Provinciali e le Metropoli delle
Province, nelle quali risiedeva il Metropolita in qualità di Arcivescovo della
Provincia. Nel III secolo i Sinodi Provinciali si ampliarono diventando
Concili, cioè Assemblee di Vescovi di più Province, e ben presto divenne
l’organizzazione centrale e periferica e, sul costume romano, diede il titolo
di Pontifex Maximus per il Papa, e l’abito dei Sacerdoti Pagani, la Stola. Quindi, costruì il Diritto Canonico secondo il modello romano e ricalcò l’assoluzione
nella Confessione sul linguaggio delle formule tribunizie. Tutta la
costituzione statuale romana, ormai in decadimento, si trasferì nella Chiesa.
Ma la Chiesa legittimò al proprio interno soprattutto un’illimitata bramosia di
potere: tutte le lotte della Curia con gli Imperatori non vertevano su
questioni di fede, bensì di potere. Soltanto così poté soggiogare nel Medioevo
l’intero Occidente, ottenendo talvolta anche quei poteri mondani tanto a lungo
perseguiti. Sono più di dieci i casi in cui i Papi comminarono l’interdetto a
Imperatori e Re, e non meno di sei Monarchi furono deposti o minacciati di
deposizione. […]. Il Papato divenne un potentato mondiale.
Gregorio VII
[1073-1085], del quale l’Arcivescovo Liemar di Brema scrisse “Quest’uomo
pericoloso si arroga il diritto di comandare ai Vescovi come fossero i suoi
fattori”, verso la fine del XI secolo proclamò che “unicamente il papa è in
grado di confermare o di contestare imperi, regni, ducati, contee e in genere i
possedimenti di tutti gli uomini, di darli e di toglierli, e il tutto sulla
base dei meriti di ciascuno”. […]. Insieme al re di Francia Filippo Augusto,
Papa Innocenzo III [1198-1216] preparò l’invasione dell’Inghilterra,
promettendo a tutti i partecipanti un’indulgenza plenaria [!!]; […]. Durante il
suo Pontificato di diciotto anni spedì in tutto il mondo oltre cinquemila
documenti ufficiali; i re di Francia e d’Inghilterra nonché l’imperatore
tedesco Ottone IV furono scomunicati, e non si limitò ad aizzare la gente
contro il Conte Raimondo di Tolosa, ma lasciò mano libera al popolo in modo che
si appropriasse della sua terra, in quanto contaminata dall’eresia [!!]. […].
La tendenza universalistica e totalitaria guida ancora oggi i capi della
Chiesa: il fine, ora come allora, è il dominio del mondo. Soltanto con questa
finalità la Chiesa poteva, fin dalla fine dell’età antica, continuare l’Impero
Romano: infatti, essa fu dapprima una sorta di Stato nello Stato, poi si fece
Stato essa stessa, come mostra chiaramente il trapasso al Papa della
denominazione di Vicarium Christi, cioè “Rappresentante” di
Cristo in terra, attribuito in un primo tempo solo all’imperatore, mentre il
Papa aveva quello di Vicarius Petri; ma quando l’impero crollò, la Chiesa subentrò al suo posto, Il Papa divenne, come già l’Imperatore, Vicarius Christi.
[…]. Com’è strano Gesù [se fosse realmente esistito] con la sua buona novella
di fronte alla realtà di questi gerarchi con le loro pretese d’essere Vicari
Christi! Come stridono le loro lussuose dimore e le loro corti quasi
orientali con le parole che avrebbe pronunziato Gesù: “Le volpi hanno le
tane e gli uccelli del cielo il loro nido; e il Figlio dell’uomo non ha nemmeno
dove posare il suo capo” Mt. VIII, 20). Com’è singolare la loro
secolare cupidigia di ricchezze sempre maggiori alla luce dell’esortazione “Va’,
vendi ciò che possiedi e dallo ai poveri” (Mc. X, 21).
Com’è strana
la loro ferma esaltazione di ogni elezione episcopale, di ogni onorificenza, di
ogni dispensa o di ogni decisione promulgata, alla luce dell’ordine che avrebbe
impartito Gesù ai Discepoli “Lo avete ricevuto gratuitamente, e
gratuitamente dovete dispensarlo” (Mt. X, 8). Com’è strana questa
loro usanza di farsi chiamare Padri Santi e Santissimi, a fronte
dell’ammonimento “Sulla terra nessuno chiamerete Padre, perché uno solo è il
vostro Padre, quello che è nei cieli” (Mt. XXIII, 10). Com’è
singolare la continua riaffermazione della loro superiorità sugli altri
Vescovi, anzi, su tutti i potenti del mondo, accanto al motto “Se uno vorrà
essere il primo, allora sia l’ultimo di tutti e di tutti il servitore” (Mc.
IX, 35).
Come sono strane le loro millenarie scomuniche, che hanno colpito
anche i cristiani più sinceri, di fronte al comandamento “Non giudicate e
non sarete giudicati” (Mt. VII, 1). Come sono strane le loro
esecuzioni di eretici, i loro roghi di streghe, le persecuzioni antisemite, le
guerre di religione a fronte dell’insegnamento di Gesù “Amate i vostri
nemici, beneficate chi vi odia, benificate chi vi maledice, pregate per chi vi
schernisce” (Lc. VI, 27). […]. A prescindere poi dal fatto che
Pietro sia stato a Roma o no, è certo che non ha mai occupato la cathedra
Petri. Si tratta di uno dei falsi più vistosi della Chiesa cattolica, la
quale spaccia Pietro come primo Papa insediato da Gesù e, di conseguenza, il
dominio ereditario assoluto sulla Chiesa dei suoi successori. Sul fondamento di
questa sua invenzione i Vescovi di Roma s’arrogano il potere e il diritto
assoluti di decidere a piacimento di qualsivoglia questione di fede. In verità,
il dogma dell’episcopato universale del Vescovo di Roma e dell’infallibilità in
materia di fede venne proclamato solo nel Concilio Vaticano del 1870 […].
Pietro non fu né il primo Vescovo di una presunta successione apostolica né,
tanto meno, il primo Papa. Proprio a Roma la carica episcopale monarchica si
impose piuttosto tardi, nella quarta o quinta generazione cristiana, e in ogni
caso allora, verso la metà del II secolo, nessun membro della Comunità era al
corrente della sua istituzione da parte di Pietro, se è vero com’è vero che
ancora alla fine del secolo a Roma egli non veniva posto nel novero dei
Vescovi. Ma verso la metà del IV secolo si affermò che era stato Vescovo di
Roma per venticinque anni. E oggi un bestseller cristiano, diffuso in tutto il
mondo, sostiene che saremmo in possesso di tavole votive e di monete con
l’iscrizione di “San Pietro, prega per noi”, risalenti al I secolo: è
una pura e semplice invenzione. […]. L’evoluzione linguistica del titolo segue
di pari passo quella della Chiesa e mostra altresì come il Vescovo romano
divenne una specie di sovrano assoluto da primus inter pares quale era.
Il termine Papa (papa = padre).
Titolo onorifico di tutti i Vescovi a
partire dal III secolo, restò in uso sino alla fine del primo millennio. Per
distinguere il “Papa” dagli altri “Papi” fin dal V secolo si usò
solitamente l’espressione “Papa della città di Roma” oppure “Papa
della Città eterna” o ancora “Papa romano”. Poi però si cominciò ad
attribuire al “luogotenente di Pietro” ― locuzione coniata
soltanto nel V secolo ― il predicato di Papa senz’altri attributi, che
le stesse autorità ecclesiastiche romane, per altro, usarono piuttosto
raramente fino al VII secolo. Cominciarono ad autodefinirsi regolarmente così
solo alla fine dell’VIII secolo, e con l’inizio del secondo millennio il
termine “Papa” diventò prerogativa esclusiva del Vescovo di Roma:
Gregorio VII [1073-1085] nel suo Dictatus Papae sostenne con parole altisonanti
che il titolo di Papa era unico e che perciò doveva essere esclusivo del
Pontefice romano. In realtà esso fu caratteristico dei Vescovi per parecchi
secoli e il Patriarca di Alessandria ancora oggi si fregia del titolo ufficiale
di “Papa”. La Chiesa Cattolica utilizza la finzione della tradizione
apostolica e del primato petrino per poter legittimare la politica imperialista
dei Papi, ignorando però che la parola d’ordine di Gesù [secondo gli
interessati redattori dei Vangeli] non fu “dominare”, bensì “servire”,
e che tale concetto caratterizzò tutta la predicazione, la quale, d’altra
parte, è in contrasto stridente con l’intera prassi del papato.
Ma i Papi non
si limitarono a giustificare le pretese di primato servendosi del passo spurio
di Mt. (XVI, 18), ma agitarono anche […] tutta una messe sterminata di
documenti falsi, come le Decretali pseudocirilliche e pseudoisidoriane, di
centinaia di epistole papali fasulle, di decreti conciliari e del Constitutum
Silvestri: solo questo libercolo fu per il Papa più utile di dieci diplomi
imperiali. Costituisce una delle pagine più oscure della Chiesa cattolica
romana il fatto che i Papi non rinunciarono all’accrescimento del loro potere
nemmeno quando era diventato chiaro a tutto il mondo ― compreso quello
cattolico ― che esso era dovuto in misura non secondaria anche a queste
falsificazioni. […].
Il soddisfacimento della loro ambizione fu pagata a caro
prezzo dai “luogotenenti di Cristo”: dopo una prima scissione temporanea
(486-519), nel 1054 tutta la Chiesa cristiana d’Oriente si separò
definitivamente da Roma. E dopo il Concilio Vaticano I (1869-70), che aveva
proclamato la sua infallibilità, non appena il Papa si mise a parlare ex
cathedra, com’è noto, si allontanò dalla Curia anche il grosso dei
Cattolici tradizionalisti, dopo che già nel 1702 la Chiesa di Utrecht si era rifiutata di seguire i Papi, non riconoscendo la loro “infallibilità”.
Non è molto conosciuto il fatto che il dogma dell’infallibilità proclamato nel
Concilio Vaticano I (1869-70) originariamente non doveva essere oggetto delle
discussioni conciliari; le rimostranze dei rappresentanti dell’opposizione
episcopale furono vane: inutilmente fecero presenti gli errori dogmatici dei
Papi precedenti, inutilmente evocarono la reazione negativa della Chiesa
d’Oriente e soprattutto del Protestantesimo all’annuncio di un siffatto dogma,
inutilmente il Vescovo Ketteler si gettò ai piedi del Papa, scongiurandolo fra
le lacrime: “Buon padre, salvateci e salvate la Chiesa di Dio!”.
Il Pontefice [Pio IX (1846-1878)] favorì apertamente i sostenitori della
dottrina papalistica […] e alla fine l’opposizione […] venne sconfitta. Nel
gennaio del 1870 i Vescovi contrari alla discussione del problema
dell’infallibilità erano ancora 136, ma a poco a poco l’opposizione svanì:
nella votazione segreta 451 partecipanti furono favorevoli, 88 contrari e 62
proposero emendamenti. Gli oppositori lasciarono Roma ancora prima della
votazione pubblica nella Basilica di S. Pietro, per evitare di porsi in aperto
contrasto col Papa, ma dopo l’approvazione accettarono il nuovo dogma…» (cfr. Deschner K.: «Abermals krähte der Hahn. Eine kritiske
Kirchengeschichte», Hamburg, 1962), evidentemente, perché faceva loro comodo,
per continuare ad ingannare e sfruttare le masse dei fedeli sprovveduti e
continuare ad alimentare la loro potente organizzazione politico-capitalistica
internazionale!
Infatti, se si considerano le enormi somme di capitali
movimentate dalle banche di proprietà del “Vaticano” (lo Stato della “Chiesa
Cattolica”, chiesa di una religione che pretende di costituire uno stato!)
(3) ― la cui polimorfa attività verte in notevoli operazioni finanziarie
internazionali, nel controllo e nella diretta gestione delle organizzazioni
devolute alla raccolta dei fondi per le popolazioni sottosviluppate, in ingenti
investimenti patrimoniali nell’acquisto di beni immobili, nelle recenti vistose
campagne pubblicitarie promosse dalla Conferenza Episcopale Italiana (CEI), ecc.
― si deduce che esso è, in realtà, una potente azienda multinazionale
tesa ad accumulare ricchezza e capace di condizionare il mercato in ogni paese
del mondo! Ciò fa riflettere sulla concretezza della “carità” cristiana
sciorinata dalla Chiesa Cattolica poiché tale “carità”, come hanno ben
evidenziato Manacorda e Franzoni (1999), «…è quella “carità solidale”
che non serve a mutare, ma a conservare i ricchi e i poveri nelle strutture
sociali esistenti e a far guadagnare ai ricchi la riconoscenza dei poveri […].
Che, peraltro, lo ha fatto sempre grazie agli aiuti pubblici e privati, dello
Stato e degli individui; mai, che si sappia, spogliando le sue ricchissime
chiese.
È dunque questa la solidarietà della Chiesa? Le parole suonano belle,
ma dove sono i fatti? In realtà, questa solidarietà tra diversi ― ricchi
e poveri ― destinati a restare tali per sempre in una società mondiale naturaliter
divisa tra zone di opulenza e zone di miseria, ad altro non serve che a
conservare questa divisione, di cui non si prospetta in alcun modo la fine.
Come la divisione, per mantenersi ha bisogno di solidarietà tra i diversi, così
la solidarietà, per giustificarsi, ha bisogno della divisione. Alla
conservazione di questa diversità “solidale” tra ricchi e poveri serve
anche la divisione tra clero e laici, […] tra una parte, il clero, opulenta di
ricchezze […] e l’altra parte, la grande maggioranza degli uomini, incapace di
distinguere il bene dal male. L’enciclica sullo Spirito e quella sulla società
si danno così la mano, ribadendo la divisione tra chi possiede la ricchezza,
materiale e spirituale, e chi non possiede né l’una né l’altra…» (cfr.
Manacorda M.A., Franzoni G.: «Le ombre di Wojtyla», Roma, 1999). È
esemplare il fatto che il Papa Eugenio Pacelli (Pio XII) sia morto (1958) «…con
un patrimonio di 80 milioni di marchi [equivalenti a circa 500 milioni di euro
attuali (anno 2006)] in oro ed i suoi tre nipoti ne hanno accumulati 120
[equivalenti a circa 750 milioni di euro attuali (anno 2006)] nei diciannove
anni (1939-1958) di papato dello zio…» (cfr. Deschner K.: «Ein
Jahrhundert Heilsgeschichte. Die Politik der Päpste im Zeitalter der
Weltkriege: von Pius XII», Band II, Reimbek bei Hamburg, 1983).
Inoltre,
la Chiesa Cattolica, pur di ricavare denaro, non si fa scrupolo
nell’organizzare truffe come quella della “benedizione per posta”,
avvallata dal pontefice Paolo VI (1963-1978), consistente nel fare la relativa
richiesta, tramite posta, all’elemosiniere del Vaticano per ricevere a
domicilio la benedizione apostolica, al prezzo di 2.000 lire degli anni
settanta [equivalenti a 20 euro attuali (2006)] se desiderata su carta
semplice, e di ben 30.000 lire degli anni settanta [equivalenti a 300 euro
attuali (2006)] se desiderata su pergamena (cfr. Rendina C.: «I Papi, storia
e segreti», Roma, 2001)! Si è sempre ostacolato far conoscere l’immensa
ricchezza che possiede la “Santa Sede” poiché, come attesta Nichols
(1968), «…o il patrimonio del Vaticano è così vasto che è meglio non farlo
conoscere per non rendere i fedeli meno disposti a soccorrere la Chiesa, o è investito in settori dell’attività economica (particolarmente in Italia) che
sanno troppo di speculazione pura e, forse, anche di equivoco sfruttamento. […]
l’Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica […] è il primo
dei principali enti finanziario-amministrativi che siano stati istituiti […].
Il papato sa […] che cosa significhi possedere grandi patrimoni. […]. Un’abile
gestione di questo capitale di base ha fatto del Vaticano una delle massime
potenze finanziarie mondiali. Non si pubblicano mai bilanci; non si danno mai
indicazioni dirette circa gli investimenti…» (cfr. Nichols P.: «The Politics
of the Vatican», London, 1968).
NOTE
(1) L’aggettivo “settario”, derivato dal verbo
passivo latino “sequor, secutus sum, sequi” (“seguire”, “andare
dietro”, “essere trascinato”, ecc.), è usato per qualificare
un’associazione minoritaria di adepti che si distacca da una confessione
religiosa predominante già affermata e che inizialmente tende ad assumere
caratteristiche criminali a seconda della disponibilità al proselitismo in cui
degli organizzatori carismatici attuano nei confronti degli adepti una graduale
manipolazione al fine di farsi attribuire capacità soprannaturali e farsi
venerare come portatori di “salvezza”. I membri si convincono di
divenire essi stessi apportatori di “salvezza” per l’intera umanità
nonostante siano sottoposti ad assurdi rituali ed a disciplina estenuante. Essi
finiscono per ridurre i contatti sociali con amici, conoscenti e parenti, tuttavia
fanno pressione verso di loro per cercare di convertirli con la distribuzione
di opuscoli, di manifestazioni missionarie, ecc. Ma ben presto gli adepti
vengono costretti a versare dei contributi poiché il raggiungimento della
salvezza viene fatto dipendere da costi sempre crescenti, tanto che i membri
sono esortati a mendicare ed a chiedere continuamente dei contributi, dopo
essere stati obbligati a consegnare ai gestori tutto il loro patrimonio,
proprio come veniva fatto con le prime reclute del “cristianesimo” esordiente.
Chi tenta di sciogliersi dal movimento settario è minacciato di severe
punizioni divine ed anche sottoposto a violenze corporali di ogni genere fino
anche all’uccisione.
(2) Tale episodio, con molta probabilità, è stato
inventato dal redattore degli “Atti” a scopo intimidatorio per
scoraggiare i successivi adepti a trattenere per se parte dei loro beni e non
consegnarli tutti agli organizzatori della comunità settaria. Tuttavia, non si
può escludere, se l’episodio si fosse realmente verificato, che i poveri
coniugi Anania e Zaffira siano stati costretti ad assumere una pozione velenosa
prima di essere pubblicamente interrogati, poiché si credeva che se l’individuo
era innocente sopravviveva e doveva essere assolto (cfr., ad esempio. “Protovangelo
di Giacomo” XVI, 1-3; “Pseudo Matteo” XII, 1-5; ecc.)!
(3) A riguardo, si deve menzionare lo IOR, ossia “Istituto
per le Opere di Religione” (!!), denominazione della principale Banca
Vaticana, attraverso cui è avvenuta l’esportazione illecita di valuta
dall’Italia all’estero, e che, tra l’altro, ha investito capitali nel Casinò di
Monte Carlo, nell’industria di armi da fuoco Beretta, in un’industria canadese
di contraccettivi orali, ecc. (cfr. Morgan-Witts M., Gordon.T.: «Dentro il
Vaticano», Ed. it., Napoli, 1989). Inoltre, la Banca Vaticana, già trent’anni fa, gestiva un capitale lordo superiore a 1 miliardo di
dollari tanto che «... I suoi profitti annuali, nel 1978, erano superiori a 120
milioni di dollari; per l’85 per cento erano appannaggio del papa che li
adoperava come meglio credeva. I suoi conti correnti erano più di 11.000 […],
solo 1.047 appartenevano agli ordini e agli istituti religiosi, 312 alle
parrocchie e 290 alle diocesi. I rimanenti 9.351 erano di proprietà di
diplomatici, prelati, e “cittadini privilegiati”; un cospicuo numero di
appartenenti a quest’ultima categoria non erano neanche cittadini italiani.
Quattro fra costoro erano Sindona [«…Paolo VI avrebbe definito Sindona, con il
suo piano per moltiplicare i capitali vaticani così come Cristo aveva
moltiplicato i pani e i pesci, “un uomo mandato da Dio”…» (cfr. Willey
D. : «God’s Politician», London, 1992)], Calvi, Gelli ed Ortolani. Altri
conti erano posseduti da importanti uomini politici di qualsiasi partito e da
grandi industriali. Molti dei proprietari usavano le facilitazioni come un
canale occulto attraverso cui esportare illegalmente valuta fuori dall’Italia.
Qualsiasi deposito fatto non era soggetto a nessuna tassazione [si pensi come
una nefanda religione possa contribuire a determinare il crollo economico di
una nazione!]…» (cfr. Yallop D.: Op. cit., London, 1984).
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
«…Se avrò educato un solo italiano a vedere nella chiesa cattolica la
pervertitrice
sistematica della dignità umana, non sarò vissuto invano»
Gaetano Salvemini (1930)
Dopo quanto esposto, è necessario concludere
descrivendo accuratamente la strategia criminale attuata dai Papi, e sostenuta
dall’efferato potere clericale, per impedire l’estinzione del “cristianesimo”
e mantenere l’accumulo di enormi ricchezze che tal religione gli fornisce.
Infatti, se si considerano le enormi somme di capitali movimentate dalle banche
di proprietà dello Stato della “Chiesa Cristiana-Cattolica” (il“Vaticano”),
Chiesa di una religione che pretende di costituire uno stato! ― la cui
polimorfa attività verte in notevoli operazioni finanziarie internazionali, nel
controllo e nella diretta gestione delle organizzazioni devolute alla raccolta
dei fondi per le popolazioni sottosviluppate, in ingenti investimenti
patrimoniali nell’acquisto di beni immobili, nelle recenti vistose campagne
pubblicitarie promosse dalla Conferenza Episcopale Italiana (CEI), ecc.
― si deduce che esso è, in realtà, una potente azienda multinazionale
tesa ad accumulare ricchezza e capace di condizionare il mercato in ogni paese
del mondo! Il “Vaticano” fin dalla
sua costituzione è sempre stato un’organizzazione politico-capitalistica,
strutturata al pari delle comuni organizzazioni criminali, in crescente
sviluppo. A riguardo, si deve menzionare lo IOR, ossia “Istituto per
le Opere di Religione” (!!), denominazione della principale Banca Vaticana,
attraverso cui è avvenuta l’esportazione illecita di valuta dall’Italia
all’estero, e che, tra l’altro, ha investito capitali nel Casinò di Monte
Carlo, nell’industria di armi da fuoco Beretta, in un’industria canadese di
contraccettivi orali, ecc. (cfr. Morgan-Witts M., Gordon.T.: «Dentro il
Vaticano», Ed. it., Napoli, 1989).
Inoltre, la Banca Vaticana, già trent’anni fa, gestiva un capitale lordo superiore a 1 miliardo di
dollari tanto che «...I suoi profitti annuali, nel 1978, erano superiori a 120
milioni di dollari; per l’85 per cento erano appannaggio del papa che li
adoperava come meglio credeva. I suoi conti correnti erano più di 11.000 […],
solo 1.047 appartenevano agli ordini e agli istituti religiosi, 312 alle
parrocchie e 290 alle diocesi. I rimanenti 9.351 erano di proprietà di
diplomatici, prelati, e “cittadini privelegiati”; un cospicuo numero di
appartenenti a quest’ultima categoria non erano neanche cittadini italiani.
Quattro fra costoro erano Sindona (1), Calvi, Gelli ed Ortolani. Altri conti
erano posseduti da importanti uomini politici di qualsiasi partito e da grandi
industriali. Molti dei proprietari usavano le
facilitazioni come un canale occulto attraverso cui esportare illegalmente
valuta fuori dall’Italia. Qualsiasi deposito fatto non era soggetto a nessuna
tassazione [si pensi a come una nefanda religione possa contribuire a
determinare il crollo economico di una nazione!]…» (cfr. Yallop D.: Op. cit.,
London, 1984). Pertanto, in conclusione, si ritiene doveroso e esporre
particolareggiatamente la strategia criminale escogitata ed attuata dal
dispotismo papale, fin dall’alto medioevo, per impedire l’estinzione del loro
dominio su governati e governatori del cosiddetto “potere temporale”.
La cosiddetta “Santa Inquisizione”
― istituzione giudiziaria escogitata dal potere ecclesiastico cristiano
allo scopo di scoraggiare, con il terrore dell’impiego della tortura e della
condanna al rogo, l’incipiente diffusione delle “eresie” che
ostacolavano l’affermarsi dell’“ortodossia cattolica” ―
deliberata col decreto “Ad abolendam” emanato dal papa Luciano III
(1181-1185) nel 1184, è stata ribattezzata nel 1542 con la denominazione di “Sacra
Congregazione della Romana e Universale Inquisizione” o “Sant’Uffizio”
dal papa Paolo III (1534-1549) il quale, dopo aver condotto una vita
spregiudicata, da pontefice provvide ad arricchire i propri figli. Infine, dato
che ormai da oltre due secoli la tortura e la condanna a morte risultano essere
state sostituite da subdole procedure persecutorie non sanguinarie, nel 1965 il
papa Paolo VI (1963-1978) ne ha mutato il nome in “Congregazione per la Dottrina della Fede”.
Quindi, è doveroso ricordare che il Cristianesimo si è
continuato a mantenere oltre il periodo medioevale soltanto perché, fin dai
primi segni di una sua tendenziale estinzione, è stato dal potere clericale
energicamente rinforzato ed imposto come Cattolicesimo
col proibire il concreto pensiero scientifico, ostacolandone la diffusione, e
scoraggiando i dissidenti con il terrore della procedura di inaudite atroci
violenze ― violenze che, tra l’altro, sono servite da modello agli
adepti delle più aberranti associazioni per delinquere (la cui gerarchia, non a caso, ricalca minuziosamente quella
ecclesiastica dal Papa in giù) ai torturatori nazisti, ai repressori
polizieschi, alle organizzazioni di addestramento per la “repressione”
(2), ecc. ― ampiamente documentate
da numerosissimi autori come, ad esempio, Institor (Krämer) H., Sprenger J.: «Malleus
maleficarum», Strasbourg, 1486-87; De Montés G.: «Inquisitiones Artes
Detectae», Heidelberg, 1567; Eymeric N.: «Directorium Inquisitorum»,
Roma, 1585; Biturige Ch.R.: «Historis persecutionum, bellorumque»,
Genevae, 1581; Paramo L.: «De origine et Progressu Sanctae Inquisitionis»,
Madrid, 1598; Voltaire F.M.A.: «L’histoire des Croisades», Paris, 1753;
Michaud J.F.: «Histoire des Croisades», Paris, 1808; Tamburini P.: «Storia
generale dell’Inquisizione corredata da rarissimi documenti», Milano, 1862;
Lorente J.A.: «Histoire de la Inquisition», Paris, 1917-18; Lea H.C.: «A
Hstory of the Inquisition in Spain», New York, 1906-7 dove l’autore espone,
come segue, i due motivi più accreditati, se non si considera quello
dell’istintiva crudeltà commista ad appetito egoistico di dominio, per cui si
siano potute perpetrare inaudite atrocità in nome del “Cristo”:
«…L’orribile crudeltà ed il barbaro zelo con cui per tanti secoli si inflissero
spaventose miserie all’umanità in nome del Cristo sono stati spiegati o
giustificati in vari modi. […].
Ci sono stati filosofi che ne hanno ricercato
l’origine esclusivamente nella dottrina della salvezza, secondo la quale
sembrava che coloro i quali erano investiti dell’autorità avessero il dovere di
perseguitare i recalcitranti ed impedire loro di indurre altre anime alla
perdizione nel loro stesso interesse. Secondo altri, tutto si spiega se si
ammette una sopravvivenza del concetto antichissimo della solidarietà tribale,
concetto che si sarebbe venuto trasformando in quello di solidarietà tra tutti
i membri della cristianità che faceva ricadere su tutti una parte del peccato
commesso contro Dio, se essi trascurassero di punire severissimamente il
peccatore…»; Grousset R.: «Histoire des Croisades et du royaume franc de
Jerusalem», Paris, 1934-36; Latourette K.S.: «A History of the
Expanzsion of Christianity», London, 1937-45; Turberville A.S.: «The
Spanish Inquisition», London, 1949; Ullmann W.: «Medieval Papalism»,
London, 1949 e «The Growth of Papal Government», London 1955; Martini
G.: «Il papato medioevale», Milano, 1963; Zapponi B.: «Nostra signora
dello spasimo. L’inquisizione e i sistemi inquisitori», Milano, 1963;
Griensinger Th.: «The Mysteries of the Vatican», London, 1964; Ingegneri
F.: «Torquemada. Atrocità e segreti dell’Inquisizione spagnola», Milano,
1966; Falconi C.: «Storia dei Papi», Roma-Milano, 1967; Quinzio S.: «Cristianesimo
dell’inizio e della fine», Milano, 1967; Carus P.: «The History of Devil
and the Idea of Evil», New York, 1969 dove, tra l’altro, si legge, che nel
1631 un boia della Santa Inquisizione ― incaricato di torturare, secondo
le norme della bolla “Ad extirpanda” emessa dal Pontefice Innocenzo IV
(1243-1254) nel 1252, una povera donna incinta, accusata di stregoneria
― si rivolgeva alla vittima con le seguenti espressioni: «…Ti torturerò
[…] per sei mesi o per un anno intero fino a quando non confesserai e, se non
confessi ti torturerò a morte e poi ti brucerò…» (le grida e le contrazioni
dolorose delle torturate erano ritenute uno spettacolo eroticamente eccitante
che attirava molti estimatori specialmente nell’ambito del clero!) ; Coulton
G.G.: «The Inquisition», London, 1974; Carile A.: «Le crociate»,
Roma, 1975; Hamilton B.: «The Medieval Inquisition», London, 1981;
Pallenberg C.: «La crociata dei bambini. La folle e tragica corsa al Santo
Sepolcro che le cronache non ebbero il coraggio di raccontare», Milano,
1983; Stornaiolo U.: «Homo demens. Antropologia dello sterminio»,
Milano, 1984; Gelmi J.: «I papi», Milano, 1986; De Rosa P.: Op. cit.,
London, 1988; Canosa R., Colonnello I.: «Gli ultimi roghi», Roma, 1983;
Canosa R.: «Storia dell’Inquisizione in Italia», Roma, 1986-1990 e «Storia
dell’Inquisizione spagnola in Italia», Roma, 1992; Cárcel R.G.: «La Inquisicòn», Madrid, 1990; Gatto A.: «Le crociate», Milano, 1994 dove, tra l’altro,
si legge: «…Le prime carneficine dovute ai milites Christi, da
collocarsi nel maggio-giugno del 1096 […] misero scopertamente in evidenza la
genesi di uno dei fenomeni più tristi legati alla conquista dei luoghi santi:
[…] cominciarono ad infierire con crudeltà contro i discendenti di Sem […] e ne
fecero terribile strage, specialmente in Lorena, asserendo che questo era il
modo giusto di dare inizio alla spedizione ed era quel che meritavano i nemici
della fede cristiana. […], ne massacrarono circa settecento che con la forza
della disperazione tentarono di resistere all’attacco di migliaia di uomini;
furono uccise anche le donne e furono passati a fil di spada persino i bimbi in
più tenera età, d’ambo i sessi.
Allora gli ebrei, vedendo che i cristiani non
risparmiavano neppure i piccoli e non avevano pietà di nessuno, si gettarono
essi stessi sulle donne, sulle madri, sulle sorelle, e si uccisero a vicenda.
Cosa più straziante ancora fu che le stesse madri tagliarono la gola ai figli
lattanti oppure li trapassarono con il ferro, preferendo che essi morissero per
loro propria mano piuttosto che uccisi dalle armi dei non circoncisi…»; Marazzani P.: «La Chiesa che offende», Roma, 1993 in cui sono evidenziate le vergognose diffamazioni e l’odioso disprezzo che la Chiesa Cattolica, gestrice della religione cristiana, ha sempre proferito, spudoratamente,
contro tutte le altre religioni, ma basta riportare, come segue, alcuni dei
riferimenti concernenti le denigrazioni contro gli ebrei: «…Per quasi duemila
anni la Chiesa ha impartito ai propri fedeli un vero e proprio insegnamento al
disprezzo contro gli ebrei. Di conseguenza la maggior parte dei cattolici ha
sempre visto in loro un popolo caparbio, che avrebbe rifiutato di accettare
Gesù come Messia, dei criminali che lo avrebbero ucciso e quindi un popolo “maledetto”
per definizione. […]. Le primissime tracce di tale sistematica campagna
diffamatoria si possono ritrovare già nei Vangeli, nelle parole di Giovanni il
Battista che apostrofò alcuni esponenti religiosi ebraici […] chiamandoli “razza
di vipere!” (Mt. III, 7). Una fraseologia ingiuriosa che viene
attribuita in più occasioni allo stesso Cristo: “serpenti, razza di vipere”
(Mt. XII, 34 e XXIII, 33); “tombe imbiancate” (Mt. XXIII,
27); “stolti” (Lc. XI, 45). […].
I Padri della chiesa, greci e
latini, non hanno mai cessato nel primo millennio della nostra era, di
attaccare gli ebrei, scrivendo vari opuscoli contenenti “vere e proprie
calunnie”. Gli imprudenti scritti di sapore razzistico antisemita elaborati
da san Tommaso d’Aquino furono ampiamente strumentalizzati dai contemporanei,
nei secoli seguenti ed in epoca fascista. […]: gli ebrei sarebbero antisociali,
propensi all’idolatria [!!], caratterizzati da efferatezza d’animo, venalità e
cupidigia, lucrerebbero solo col latrocinio e col furto. Gli effetti delle sue
affermazioni oltraggiose, condivise anche da altri santi medievali, si fecero
sentire già nel suo secolo tramite alcuni violenti predicatori domenicani che
ispirarono tumulti antiebraici nel 1288. I francescani non furono da meno: la
loro predicazione provocò memorabili tumulti antisemiti a Marsala, nel 1484, e
a l’Aquila, nel 1488. […]. L’aggressiva predicazione di francescani, domenicani
ed agostiniani giungeva al culmine durante la settimana santa, nel corso della
quale si scagliavano contro gli ebrei le più roventi definizioni: “rapacissimi
lupi”, “voracissimi cani”, “succhiatori del sangue dei poveri
cristiani”, “servi del diavolo”, “simili a voracissima orsa”,
“perfidi, rabbiosi e dalla dura cervice”. […].
Il frate cappuccino Barbarano così descrisse gli ebrei in un suo libro […]: “gente di
perdizione”, “razza di persone sitibonde dell’oro e del sangue
cristiano”. Per un altro fanatico cattolico sarebbero il “popolo
infelice della perversa e ostinata sinagoga”. Nel secolo XVI
l’atteggiamento della Santa sede verso gli ebrei diventa più intollerante: nel
1555 sono ingiuriosamente associati alle “pubbliche meretrici” nel
programma di governo del papa Marcello II. Con la bolla pontificia del 1581, intitolata
Antiqua iudaeorum improbitas, gli ebrei cinquecenteschi sono definiti “più
infami dei loro antenati scacciati dalla loro terra”. […]. Padre Marcello
di Montaillé, viceprefetto dei cappuccini di Costantinopoli verso la fine del
XIX secolo, descrisse in modo estremamente oltraggioso il tipo di giudeo
mediorientale: “Egli è interamente schifoso nel fisico e nel morale; è
mentitore, abbietto, ipocrita, e tutto questo, meglio che in un libro, leggesi
sul suo volto scialbo e lungo”. Nel 1892 un settimanale cattolico di Nantes
scrive: “un ebreo è un imbroglione, un ladro e tutto il resto”. […].
Le bimillenarie denigrazioni contro gli ebrei coinvolsero anche i loro luoghi di
culto: per san Giovanni Crisostomo la sinagoga era sinonimo di “bordello”.
[…]. Lo scorpione, già impiegato dalla propaganda cattolica contro gli eretici,
sul finire del Medioevo diventò il repellente simbolo dell’ebraismo, venendo
ampiamente impiegato in affreschi, miniature, ecc. In alcune opere d’arte sacra
tedesca fu associata agli ebrei la scrofa […]. Molte delle diffamazioni
scagliate dai cattolici contro gli ebrei sono rimaste come modi di dire nel
dialetto milanese, per biasimare una persona che ti trae in inganno […]. Nel
dialetto romano per definire una cosa particolarmente sporca la si definisce “unta
e bisunta, peggio de la panza d’un giudio”. In Spagna gli ebrei battezzati
erano chiamati “marranos” cioè maiali. Per quasi due millenni gli ebrei
romani hanno dovuto subire l’accusa infame di deicidio, ripetuta da tutti i
papi. Anche nel resto della cristianità questa imputazione fu sempre ribadita e
propagandata […]. Nel IV secolo, san Gregorio di Nissa definì gli ebrei “…assassini
del Signore e dei Profeti […] strumenti del diavolo, razza di vipere […]
sinedrio di demoni…”. Nel Medioevo i frati attaccavano dai pulpiti gli
ebrei […].
Nel 1899 i gesuiti, su La civiltà cattolica, definirono gli
ebrei “razza deicida”. Nel 1939 padre Agostino Gemelli pronunciò un
pubblico discorso in cui attaccò le “consorterie giudaico-massoniche”
nemiche del cristianesimo definendo gli ebrei come “popolo deicida”.
[…]. Queste accuse […] iniziarono a circolare nel XIX secolo e furono
incoraggiate da Pio IX [recentemente santificato!] che, dopo il 1870, diede
libero corso alla polemica antiebraica sulle pubblicazioni vaticane […]. Il 23
marzo 1918 Benedetto XV si congratula pubblicamente con monsignor Jovin […]
autore di La judéo-maçonnerie
et la révolution sociale e di La judéo-maçonnerie et la domination du
monde, i cui titoli lasciano chiaramente intendere il loro contenuto
diffamatorio antisemita. L’anno successivo anche il Segretario di stato
vaticano, cardinal Gasparri, invia le sue pubbliche congratulazioni al prelato
razzista.
Queste fantasiose congetture verso la fine degli anni 20 dal giornale
cattolico Liguria del popolo che si inventò una lunga serie di false
storie per costruire un ipotetico “pericolo
ebraico-massonico-bolscevico-protestante”. La presenza tra i quadri
dirigenti della Rivoluzione russa e degli altri partiti comunisti di vari elementi
di origine ebraica fu immediatamente strumentalizzata dalla propaganda
cattolica. […]. Nel 1920 l’Osservatore romano diede credito ad un articolo
antisemita del giornale francese La Croix, in cui si evidenziava il
ruolo degli ebrei nella rivoluzione russa: “Gli ebrei erano passati dal vero
Dio all’adorazione di Satana e, a causa del loro odio, costituivano un vero
pericolo per Cristo e per i cristiani”. Per un settimanale cattolico
friulano i rivoluzionari di monaco di Baviera sarebbero stati “una banda
selvaggia, composta da comunisti ebrei” […].
L’avvio delle crociate
nell’Occidente cristiano coincise con l’inizio di una crescente campagna
denigratoria antisemita, nel corso della quale numerosi ebrei furono
ingiustamente accusati di avere assassinato dei bambini cristiani durante la
settimana santa, infierendo poi sui loro corpicini. Il clero cattolico avallò
reiteratamente queste calunnie […]. Tra i più zelanti calunniatori si
segnalarono i soliti francescani […], ma è da ricordare il frate Roberto Caracciolo,
il quale affermò in un suo scritto che gli ebrei “ogni anno durante la
settimana santa pigliavano segretamente dei cristiani e poi con molti tormenti
li ammazzavano”. L’ultimo libro in cui ancora si sosteneva la veridicità
degli omicidi rituali fu stampato a Padova nel 1944: l’autore, il canonico
Paolo Guerrini, riferi la vicenda del presunto assassinio del beato Simonino di
Trento, attribuendone la colpa a “Tobia ebreo” e all’“arcisinagogo
Samuele”, i quali lo avrebbero ucciso “in vilipendio di Gesù Cristo”.
Un gruppo di figure intagliate che illustrava con particolari orripilanti un
omicidio rituale fu rimosso dalla chiesa di Rinn, nel Tirolo, solo nel 1961…»
(da quanto riportato, si può comprendere come il nefando condizionamento,
costantemente rinforzato, operato dalla Chiesa Cattolica, abbia inesorabilmente
condotto al raggiungimento orgasmico dello sterminio di massa degli ebrei senza
alcuna possibilità di riflessione critica!); Urquhart G.: «The Pope’s
Armada», London, 1995; Benazzi N., D’Amico M.: «Il libro nero
dell’inquisizione. La ricostruzione dei grandi processi», Casale
Monferrato, 1998; Rivelli M.A.: «L’Arcivescovo del Genocidio. Monsignor
Stepinac, il Vaticano e la dittatura ustacia in Croazia, 1941-1945»,
Milano, 1999; Ceccoli P.: «L’inquisizione Santa», Colognola ai Colli,
1999; Manacorda A. M., Franzoni G.: «Le ombre di Wojtyla», Roma, 1999
nella cui prefazione, tra l’altro, si legge: «…Da una parte conferma i dogmi
più assurdi […], a cominciare da quelli contenuti nel vecchio credo fino
a quelli aggiunti più di recente sull’infallibilità del Pontefice o
sull’assunzione in cielo, anima e corpo, di Maria Vergine; dall’altra tenta
talvolta di abbozzarne una più disincarnata lettura in chiave che diremo di
antropologia culturale. Così, ultima notizia di questa estate 1999, fa
finalmente sapere che paradiso, purgatorio e inferno non sono luoghi materiali,
come la Chiesa ha predicato per millenni edificando e terrorizzando le genti, e
come nessuna persona sensata aveva più voglia di credere, ma stati della
coscienza: lasciando però ancora senza risposta l’arduo quesito di dove sarà il
corpo assunto in cielo della Madonna.
Ma, comunque, a queste apparenze
innovatrici accompagna aspetti sempre più retrogradi, che dalla
reviviscenza di pratiche taumaturgiche arrivavano all’insistenza sul culto
idolatrico delle immagini, tra le quali, accanto alle madonnine di coccio,
tipica moderna produzione in serie da supermercato di Medjugorje [(cfr. Ascheri
R.: «L’imbroglio di Medjugorje. Le false apparizioni della Madonna»,
Milano, 2007)] o di Civitavecchia, troneggia sempre la Madonna nera di Cestochowa idolatrata da lui in persona. Così […] il Papa auspica un nuovo
accordo tra scienza (quale?) e fede (la sua) come prospettiva dello sviluppo
culturale futuro per l’intera umanità. Riesce ad imporre anche al distratto
mondo laico un’idea di nuovo millennio che alla datazione cristiana ormai
accettata fuori da ogni richiamo a Cristo restituisce la connotazione esclusiva
di un giubileo cattolico, dove una ferie turistica e una liturgia
spettacolare sopraffanno l’intimità della fede, vanificando l’idea originaria
del riposo della terra e del raccoglimento nell’intimità della coscienza.
Così
questo papa, che dichiara di ispirarsi al Concilio Vaticano II, percorre a
ritroso le vie con esso aperte da Giovanni XXIII: rafforza le strutture
autoritarie della sua Chiesa, ne accresce gli aspetti liturgici ed esterni,
diffonde un cattolicesimo di spettacolo e di apparenza, muto di voci autentiche
di fede: ne riduce la moralità ad assurdi (e non rispettati) divieti di gioie
umane e, mentre condanna come peccato il sesso e come infanticidio l’aborto,
firma il suo consenso alla pena di morte, per poi doversi ricredere di fronte
allo scandalo suscitato, ma fingendo di avere inventato lui il suo ripudio…»;
Wills G.: «Papal Sin», New York, 2000; Fo J., Tomat S., Maluccelli L.: «Il
libro nero del cristianesimo», Scritto (Perugia), 2000 dove, tra l’alto, si
legge: «…non si può non tacere il ruolo che la Chiesa ebbe nel sostegno al nazismo, al fascismo [tanto che «…Quando nel 1935 Mussolini
invase l’Abissinia tra le acclamazioni di giubilo dei prelati italiani, uno dei
principali fornitori bellici era una fabbrica di munizioni di proprietà del
Vaticano!…» (cfr. Deschner K.: «Kriminalgeschichte des Christentums»
Band I, Reinbek bei Hamburg, 1986)], allo sterminio degli ebrei, ai massacri
nella guerra di Spagna, il sostegno della gran parte del clero cristiano a
tutte le più infami dittature del pianeta. C’erano sacerdoti cattolici a benedire
i torturatori e gli squadroni della morte in Cile, in Grecia, in Brasile, in
Perù, in Bolivia, in Argentina, in Indonesia. E anche papa Woityla […] si è
trovato ad inviare lettere di apprezzamento e benedizione a serial killer come
Pinochet (che incontrò anche di persona durante uno dei suoi numerosi viaggi) e
a elargire assoluzioni e credito a personaggi spaventosi…» [a riguardo, non si
deve dimenticare che il cristianesimo è una religione misterica e, come precisa
Mannucci (1993), «…le religioni misteriche convivono benissimo con i tiranni; e
questi le considerano benevolmente perché si rendono conto senza difficoltà che
colui che è impegnato nell’attesa di eventi soprannaturali è un suddito
obbediente, che non crea alcun problema…» (cfr. Mannucci C.: «Puttana Eva! La Chiesa, le donne, il sesso», Milano, 1997.)]; ecc.
Oltre che
delle suddette violenze, l’infiltrante gerarchia ecclesiastica, per conseguire
i propri interessi di potere politico ed economico, non ha esitato a servirsi
anche di ogni sorta di truffe. Si pensi alla spudorata truffa delle indulgenze
plenarie per ottenere la salvezza dell’anima con la remissione (a pagamento)
dei peccati –– i quali consistono in trasgressioni di proibizioni,
originariamente fatte decretare, a voce della fantomatica divinità, dagli
antichissimi patriarchi biblici per la governabilità della convivenza sociale,
garantendone il rispetto col terrore della punizione del trasgressore tramite
atroci pene che la fantomatica divinità gli avrebbe inflitto all’anima, fatta
credere allo scopo come un’entità immortale realmente esistente e capace di
avvertire le sofferenze nonostante fosse immateriale [cioè, inesistente!], e
successivamente anche al corpo che, come facevano credere, alla fine del mondo
sarebbe resuscitato! ––, truffa escogitata dai papi per accumulare ricchezze
[«…papi come Giovanni XXII avevano accumulato una fortuna raggirando i poveri,
vendendo prebende, indulgenze e dispense, mentre altri, come Clemente VI, si
erano fatti vedere nudi su lenzuola bordate d’ermellino con le loro numerose
amanti. Sotto di loro vittime innumerevoli, anch’esse nude, gridavano disperate
mentre venivano torturate e bruciate, talvolta solo per aver mangiato carne in
tempo di Quaresima…» (cfr. De Rosa P.: Op. cit., London, 1988)].
A riguardo,
Partner (1999) precisa quanto segue: «…L’istituto dell’indulgenza, o la
remissione dei peccati per intercessione del clero, era strettamente legato al
regime penitenziale. Lo scambio più innovativo in questo senso, paragonato
dallo stesso san Bernardo ad una transizione commerciale, fu la remissione dei
peccati concessa come ricompensa per la partecipazione alle crociate [!!],
introdotta per la prima volta nel 1095 al concilio di Clermont. Nel tardo
medioevo le indulgenze erano di vari tipi, e venivano spesso accordate in
cambio di contributi per l’edificazioni delle chiese, come nel caso di quelle
offerte dal papa Leone X nel 1517 per la fabbrica di San Pietro a Roma…» (cfr.
Partner P.: «Two Thousand Years», London, 1999). Ma, si pensi, soprattutto,
alla grande truffa –– escogitata ed introdotta dal papa Bonifacio VIII (il
quale, fra l’altro, fece assassinare il suo predecessore) nel 1300 e sempre più
incentivata da tutti i papi successivi –– dell’“Anno Santo”, denominato
“Giubileo” dall’arcaico sostantivo ebraico “yôbhel” che
significava “montone” ed in senso traslato “corno di montone”
(poiché mediante il suono del corno di montone, presso gli antichi Ebrei, si
annunciava solennemente l’inizio del periodico anno in cui si rimettevano i debiti,
si condonavano le pene, ecc.), durante il quale dal papa è concessa
l’indulgenza plenaria a tutti quelli che si recheranno in pellegrinaggio a Roma
(sede del vertice della gerarchia ecclesiastica), ove naturalmente apporteranno
il vantaggio derivante dal consequenziale incremento economico, per pregare
nelle quattro maggiori basiliche della cristianità secondo le intenzioni
papali! Tale “indulgenza” ― consistente nel divino benevolo pieno
condono, post mortem [!!], della pena da dover infliggere per tutti i
peccati commessi in vita ― alla cui effettività nessun papa ha mai
creduto.
Inoltre, come
ormai è stato ben documentato (3), tutt’ora i papi continuano a permettere che
azioni delittuose di ogni genere, siano un fondamento legale della Chiesa
cristiana, in quanto tali azioni costituiscono le più immediate necessarie
condizioni per ottenere profitti. A dimostrazione di questa deplorevole realtà
basti ricordare quanto segue: «…Sotto il titolo “La gran Loggia Vaticana”
“Op” [nome del settimanale diretto dal giornalista Mino Pecorelli, il
quale fu fatto assassinare (cfr. Pecorelli F., Sommella R.: «I Veleni di
“OP”», Milano, 1995)] pubblica, tra l’altro un elenco di 121 nomi di
esponenti vaticani che sarebbero affiliati alla massoneria; nella lista, oltre
ai nomi di alti prelati, compaiono quelli di Paul Marcinkus [Amministratore
dello IOR, ossia “Istituto per le Opere di Religione” (!!),
denominazione della Banca Vaticana, attraverso cui avveniva l’esportazione
illecita di valuta dall’Italia all’estero, e che, tra l’altro, investiva
capitali nel Casinò di Monte Carlo, nell’industria di armi da fuoco Beretta, in
un’industria canadese di contracettivi orali, ecc. (cfr. Morgan-Witts M.,
Gordon.T.: «Dentro il Vaticano», Ed. it., Napoli, 1989): «…La Banca Vaticana, amministrata da Marcinkus, gestiva un capitale lordo superiore a 1 miliardo
di dollari. I suoi profitti annuali, nel 1978, erano superiori a 120 milioni di
dollari; per l’85 per cento erano appannaggio del papa che li adoperava come
meglio credeva. I suoi conti correnti erano più di 11.000 […].
Quando Albino Luciani divenne papa, solo 1.047 appartenevano agli ordini e agli istituti
religiosi, 312 alle parrocchie e 290 alle diocesi. I rimanenti 9.351 erano di
proprietà di diplomatici, prelati, e “cittadini privelegiati”; un
cospicuo numero di appartenenti a quest’ultima categoria non erano neanche
cittadini italiani. Quattro fra costoro erano Sindona [«…Paolo VI ha definito
Sindona, con il suo piano per moltiplicare i capitali vaticani così come Cristo
aveva moltiplicato i pani e i pesci, “un uomo mandato da Dio”…» (cfr.
Willey D. : «God’s Politician», London, 1992)], Calvi, Gelli ed
Ortolani. Altri conti erano posseduti da importanti uomini politici di
qualsiasi partito e da grandi industriali. Molti dei proprietari usavano le
facilitazioni come un canale occulto attraverso cui esportare illegalmente
valuta fuori dall’Italia. Qualsiasi deposito fatto non era soggetto a nessuna
tassazione [si pensi a come una nefanda religione possa contribuire a
determinare il crollo economico di una nazione!]…» (cfr. Yallop D.: Op. cit.,
London, 1984)] […].
Dopo aver disposto un’inchiesta sulla presenza dei massoni tra
le gerarchie vaticane, il 28 settembre Giovanni Paolo I [papa Luciani] affronta
con il segretario di Stato Jean Villot la scabrosa questione-IOR: “Luciani
avvertì Villot che Marcinkus doveva essere trasferito subito. […]”. La
mattina del 29 settembre 1978, poche ore dopo il colloquio con Villot e le
disposizioni papali in merito allo IOR, Giovanni Paolo I viene rinvenuto
cadavere [nonostante le seguenti precise documentazioni rilevate da Cornwell
(1989): «…Il papa non aveva ancora compiuto 66 anni e godeva buona salute. Non
aveva mai sofferto di cuore. Non era morto dormendo, sosteneva il comunicato,
ma mentre era seduto nel letto a leggere, ancora con gli occhiali…» (cfr.
Cornwell J.: «A thief in the night», London, 1989)]. Una morte
improvvisa per più aspetti misteriosa (4), seguita da una frettolosa
imbalsamazione: per decisione del cardinale Jean Villot, il cadavere del
pontefice non viene sottoposto ad autopsia. Il 16 ottobre 1978 il Conclave
elegge papa il cardinale polacco Karol Wojtyla (Giovanni Paolo II). […].
Wojtyla non attua alcuno dei provvedimenti decisi da Luciani. Così “Marcinkus
[…] continuò a dirigere la Banca Vaticana e continuò a far sì che le attività
criminali col Banco Ambrosiano prosperassero. Calvi e i suoi maestri della P2,
Gelli e Ortolani, furono liberi di continuare nei loro furti e nelle loro frodi
con la protezione [dello IOR]”. Papa Wojtyla diventerà un estimatore di
Marcinkus: nel settembre 1981 lo promuoverà arcivescovo, e gli affiderà
l’ulteriore incarico di vicegovernatore dello Stato della Città del Vaticano
(cioè responsabile degli introiti derivanti dall’afflusso in Vaticano di
pellegrini e di turisti […] portando in breve tempo i modestissimi incassi del
Governatorato a 8 miliardi di lire).
All’inizio del 1982, inoltre, Giovanni
Paolo II si appresterà a nominare Marcinkus cardinale, ma il presidente dello
IOR non avrà l’onore della porpora, proprio a causa degli strascichi giudiziari
del più grave scandalo della storia di Santa Romana Chiesa. […]. Grazie al
complice avvallo di papa Wojtyla, Marcinkus rimarrà insediato al vertice dello
IOR fino al 19 giugno 1989, quando lascerà la guida della banca papale e
l’Italia per ritornarsene nella natia Chicago…» (cfr. Guarino M.: Op. cit.,
Milano, 1999); «… In Vaticano anche le statue sanno che l’Opus Dei, definita
per alcune sue peculiari caratteristiche “Santa mafia”, è da anni
impegnata in una occulta missione: quella di impadronirsi del controllo di
tutti i meccanismi di comando […]. È una scalata al potere cominciata con
l’avvento al Soglio di Pietro di papa Wojtyla […] [col prospetto «…di
conquistare tutte le cattedre universitarie, a partire dalle quali molto può
essere fatto; lo scopo dell’Opera infatti è anche quella di esercitare
l’apostolato nelle istituzioni diplomatiche […] e quindi estendere l’influenza
in altri Paesi, entrandoci nel modo migliore…» (Moreno M. A.: «La Otra Cara del Opus Dei», Barcellona, 1978)]. I legionari di Cristo, fedelissimi al
Pontefice, sono un’organizzazione integralista molto simile all’Opus Dei. Il
loro fondatore, l’ecclesiastico messicano Marcial Marciel, è stato accusato di
abusi sessuali da 8 ex discepoli, ma continua a guidare l’organizzazione con
pieno assenso del Vaticano [ciò non deve meravigliare, in quanto tale perversa
attività sessuale, come ben ricorda Mariotti (1952), era notoriamente praticata
con disinvoltura da non pochi papi ed alti prelati: «…Sisto IV fu denominato “puerorum
amator” tanto che, oltre ai propri nipoti Pietro e Girolamo Riario, amò
grecamente un giovane formoso Carmelengo […] che salì poi, per le sue lubriche
compiacenze alla sedia vescovile di Parma e fu pure insignito dalla porpora
cardinalizia. In quel periodo del suo pontificato (1471-1484) dovevano
considerarsi così normali le manifestazioni di neofilia, da incoraggiare i
cardinali a fare istanza al Papa di permettere l’atto sodomico durante i tre
mesi più caldi dell’anno. Sisto IV in fondo alla richiesta scrisse: “Concedesi
come si domanda”.
Tra i firmatari vi era pure il cardinale Giuliano Della
Rovere, che fu eletto Papa nel 1503, col nome di Giulio II (1503-1513),
guerriero e politico abilissimo, il quale recuperò tutti i domini della Chiesa.
Durante il suo pontificato, che durò 10 anni, egli mostrò apertamente le sue
tendenze ed i trasporti, più che affettuosi, per meravigliosi adolescenti […].
Innocenzo VII (1404-1406) e Paolo III (1434-1549) non furono certo prototipi di
moralità e di buon costume in questo genere amatorio […]. Il cardinale di
Montalto, che fu pontefice col nome di Sisto V (1585-1590), […] non mancò di
essere un amatore di adolescenti, come risulta dal bisbiglio per un giovane
discepolo ascolitano, che introduceva segretamente nella sua stanza, accecato
dall’affetto per lui […].
Lo storico Paolo Giovio, vescovo e medico, ci dice
che Leone X (1513-1521) poco onestamente amava alcuni suoi camerieri e con
essi, troppo liberamente e lascivamente, scherzava; e il Guicciardini afferma
che detto Papa era dedito, eccessivamente e senza vergogna, in quei piaceri
che, con onestà, non si possono nominare. Su questi rapporti con maschi non
sorge alcun dubbio, ma tutto lascia supporre che fosse un invertito sessuale,
se si vuole tener conto che egli era affetto da una fistola anale, che i medici
curanti avevano messo in relazione con i suoi rapporti contro natura, e che lo
storico Gualino riporta come causa della sua morte. Neanche questo può
meravigliarci per il prestigio della dignità papale, quando si pensi che in
questo secolo vi erano sétte religiose che difendevano la sodomia. I Nicolaiti
volevano che la carne fosse polluta, per essere più gradita a Dio, e i Cainiti
reputavano immorale non fruire dei piaceri tribadici e sodomitici. […].
Nella
Roma papale, a teatro, le parti di donna venivano affidate ad adolescenti
dall’aspetto gentile e dalle fattezze femminee; e molti di questi divi, come il
celebre Farnelli, furono ricercati e accarezzati da Re, Imperatori e Pontefici
[…]. D’altra parte, non bisogna dimenticare che prima dell’avvento dei castrati
della cappella Sistina, anche essi favoriti da papi, da cardinali e da potenti,
vi erano i così detti falsetti: giovani adolescenti, con voce femminea, che
servivano da gitoni, da mignons e da ganimedi ai potentati
dell’aristocrazia romana, a parecchi cardinali e anche a qualche Giudice
Inquisitore. Ricordiamo a questo proposito l’affetto violento del Cardinale
Carafa, Grande Inquisitore e segretario della Santa Inquisizione Romana, eletto
poi papa sotto il nome di Paolo IV (1555-1559), per un falsetto portante il
dolce nome Baéza…» (cfr. Mariotti E.: «La Neofilia», Roma, 1952). […].
In Vaticano è ben nota la cricca dei prelati gay (i quali in
privato, fra loro, talvolta si riservano il grazioso appellativo “mia cara”
[…]). Alcuni dei più notorî appartenenti a questa congrega sono il soave
monsignor K. […], il leggiadro monsignor S., l’untuoso padre S. (il quale,
pochi anni fa, è stato denunciato per molestia proprio da una guardia
svizzera), e una triade di cerimonieri pontifici: i monsignori B., V. e C.
(quest'ultimo particolarmente spregiudicato e bramoso di potere, già in
rapporti di stretta sorellanza con il defunto Gentiluomo di Sua Santità Enrico
Sini Luzi [ucciso a colpi di candelabro da un giovane romeno la notte del 5
gennaio 1998, nella sua abitazione romana, nel corso di un incontro erotico]).
Ma ce ne sono tanti altri: dall’ormai esiliato monsignor R. (che, allo scopo di
allontanarlo, lo hanno promosso e trasferito negli USA con la carica di
arcivescovo di un’importante diocesi), agli augusti cardinali G. e D., fino
all’emerito arcivescovo G. che, per la verità, nei corridoi vaticani ha
piuttosto una discreta nomea di pedofilo (5). La cricca “Mia cara” ha
vari padrini e protettori nella cordata massonica: per esempio monsignor Donato
De Bonis e il cardinale Pio Laghi. Altro grande protettore della congrega gay
vaticana è il cardinale Fiorenzo Angelini (il soave monsignor K. è un suo
pupillo), anche lui ritenuto uno dei capi storici della “Loggia vaticana”…»
(cfr. Discepoli di verità [pseudonimo di un gruppo di ecclesiastici e laici del
Vaticano intolleranti delle menzogne della Santa Sede]: Op. cit., Milano,
1999); nella prima pagina del quotidiano «Il Messaggero» dell’11 agosto
2000 si legge «…Il p.m. Polino avrebbe indagato un altissimo prelato del
vaticano, monsignor Michele Basso, che sarebbe stato chiamato a dare
spiegazione circa il possesso, nel suo grande attico a fianco della Cupola di
San Pietro, di opere d’arte per un valore stimato di oltre cento miliardi…»
[ciò dimostra che, nonostante la famosa sbandierata cacciata dei mercanti dal
Tempio che, come è stato scritto nelle redazioni evangeliche, sarebbe stata
effettuata da Yeschuah Bar-Yosef (Gesù [il “Cristo”] Figlio di
Giuseppe), i sacerdoti che avrebbero dovuto imitarlo hanno invece sempre
esercitato essi stessi il fruttuoso commercio nel tempio!]; ecc.
Il potere
clericale, inoltre, per mantenere e rinforzare i propri interessi
politico-economici, ha con notevole astuzia, fin dalle origini, intrapreso la
gestione del “Cristianesimo” alimentando e facendo propria l’ideologia
dell’ingente massa di poveri sfruttati ed infelici, mitigandone l’irruenza
reattiva proponendo l’ingenuo pensiero bonario, attribuito ad un esaltato
predicatore errante –– fatto ritenere “Masciah” (italianizzato “Messia”)
redentore, figlio unico del “Temuto (Elohên), Onnipotente (Sahddaj)
Padrone (Adonaj) IL QUALE È (YHAWEH) in cielo (djvô = qeoV" = deus = dio)” –– il quale li
consolava ribadendo loro come la rassegnazione a rimanere poveri ed infelici
era gradita alla suprema divinità che, alla “fine dei tempi” li avrebbe premiati
con eterna paradisiaca gioiosa felicità! Pertanto, i Papi, a causa della loro
abominevole condotta, sono stati persino simbolicamente ritenuti come nati da
una maligna genitrice (Fig. 20)!
Ma, il più riprovevole comportamento criminoso
che tutti i “papi” indistintamente continuano a perpetrare è,
senz’altro, il plagiante “condizionamento religioso”, verso inermi
fanciulli (6) ed adulti sprovveduti, a dover credere in assurde menzogne
spacciate per verità sacrosante, nonostante che l’“abuso della credulità
popolare” costituisca un gravissimo reato. Inoltre, la vergognosa
interessata tolleranza del “potere governativo” al deleterio “condizionamento
religioso”, continua, inevitabilmente, a favorire l’incremento delle più
svariate attività criminali, come il favorire di un vasto stuolo di
improvvisati “esorcisti” (7), “guaritori”, “fattucchieri”,
“fondatori di sette sataniche”, ecc. di cui sono noti i cospicui
guadagni non tassabili!
NOTE
(1) In particolare, si ricorda che «…Paolo VI avrebbe
definito Sindona, con il suo piano per moltiplicare i capitali vaticani così
come Cristo aveva moltiplicato i pani e i pesci, “un uomo mandato da Dio”…»
(cfr. Willey D. : «God’s Politician», London, 1992).
(2) Ad esempio, come segnala Smith (2003), «…A Fort Benning,
in Gheorgia, si trova il centro di addestramento alla repressione […]. Fino a
poco fa si chiamava “School of America” [SOA]. Qui si metabolizzavano i
cosiddetti “manuali di tortura”. Spacciati per rudimenti di contro
spionaggio sono veri e propri prontuari di estorsione, ricatto, tortura,
sequestro, omicidio. Agli allievi venivano propinate vecchie pellicole in
bianco e nero di vietnamiti barbaramente torturati nel corso di interrogatori a
cui li sottoponevano i soldati americani. Tra i metodi più efficaci per
estorcere informazioni al nemico c’era quello di appendergli un secchio ricolmo
di pietre ai testicoli. Altre immagini scioccanti erano quelle di orfanelli
raccattati per le strade di Panama e usati per “lezioni di anatomia”:
fungevano da cavie per mostrare ai futuri carnefici le terminazioni nervose più
sensibili alle vittime. Sullo zerbino di benvenuto all’ingresso dell’Istituto
di Cooperazione, come è stata ribbattezzata la SOA, si legge “Libertà, pace e fratellanza” (Libero, 18/12/2001)…» (cfr. Smith A.: «Iddio
maledica l’America», Carchitti (RM), 2003). Pertanto, non deve destare
meraviglia la recente notizia che dei soldati statunitensi, dopo aver “liberato”
l’Irak dalla dittatura, usavano torturare atrocemente i prigionieri iracheni.
La tortura è applicata sistematicamente non soltanto per estorcere informazioni
ma anche come metodo di controllo politico. Basta ricordare, ad esempio, come
nell’“Operazione Phoenix” predisposta in Vietnam dalla CIA, un ingente
numero di individui fu torturato con scosse elettriche ai genitali e con
l’inserimento di un ferro lungo 15 cm nell’orecchio che veniva spinto
nell’interno del cranio fino a provocare la morte del prigioniero. Nella
medesima operazione alcuni prigionieri furono gettati nel vuoto dagli elicotteri
per costringere prigionieri più autorevoli a parlare. Inoltre, gli americani,
violando la convenzione di Ginevra, consegnarono i prigionieri ai sudvietnamiti
per essere torturati e non disdegnarono di presenziare alle esecuzioni delle
torture (cfr. Taylor T.: «Nuremberg and Vietnam: An American Tragedy»,
New York, 1970).
(3) Cfr. Hammer R.: «The Vatican Connection», New York, 1982 dove sono
chiaramente descritti i rapporti tra “Mafia & Chiesa” e le dinamiche
di “come il Vaticano ha comprato azioni false rubate per un miliardo di
dollari” e, tra le varie azioni nefande perpetrate da alti prelati, vi è
riportata la seguente: «…Monsignor Alberto Barbieri, giornalista e
conferenziere della Casa editrice del Vaticano […] era attratto dalle più
piacevoli cose del mondo […] guidava eleganti limousines ed i suoi abiti
ecclesiastici erano cuciti a mano da una sartoria esclusiva di Roma che gli
confezionava anche elegantissimi abiti borghesi. In abiti borghesi, Monsignor
Barbieri frequentava ristoranti e nightclubs alla moda accompagnandosi a donne
molto avvenenti. Egli aveva anche un’amante e non ne nascondeva l’esistenza.
Non fu mai smentita la notizia pubblicata in giornali italiani secondo cui
stornò dalla loro legittima destinazione sessanta tonnellate di burro della
CEE. Erano state inviate alla Vatican’s Pontifical Relief Organizazion che
avrebbe dovuto distribuirle ad ospedali, case di riposo ed orfanatrofi.
Finirono invece, nel 1969, al mercato nero…»; Yallop D.: «In God’s name»,
London, 1984; Rizzi F.: «Vaticano & Ambrosiano», Napoli, 1988;
Deschner K.: Op. cit., Band I-VII, Reinbek bei Hamburg, 1989-2000; Aarons M.,
Loftus J.: «Ratlines», Rockland, 1991 dove, tra l’altro, si legge
«…L’esiguo gruppo di funzionari di destra che circondava Pio XII coordinò la più
segreta e vergognosa operazione della storia del Vaticano: il reclutamento di
ex-nazisti per combattere i comunisti, allo scopo di ottenere il controllo
dell’Europa centrale ed orientale […]. Alcune delle reclute anticomuniste del
Vaticano erano famigerati criminali di guerra nazisti. Alcuni funzionari
ecclesiastici riciclavano tesori rubati dai nazisti per finanziare i propri
combattenti […]. Agli inizi, il Vaticano aiutò i nazisti fuggiaschi in maniera
disorganizzata […]. Ora il suo lavoro consisteva nel salvare il maggior numero
possibile di nazisti […] un compito che si assunse con notevole entusiasmo…»;
Coen L., Sisti L.: «Il caso Marcinkus: le vie del denaro sono infinite»,
Milano, 1991; Guarino M.: «I Mercanti del Vaticano. Affari e scandali: l’industria
delle anime», Milano, 1999; I Millenari [pseudonimo di alcuni prelati
anonimi del Vaticano]: «Via col vento in Vaticano», Milano, 1999 dove si
dichiara quanto segue: «…in codesto mondo curiale la verità si fa coincidere
con l’interesse di chi comanda. L’uomo talvolta ha il dovere di parlare in
favore della verità; ma non sempre quello di farla trionfare, dice il Manzoni.
Far trionfare la verità è il compito di questo libro…»; Discepoli di verità
[pseudonimo di un gruppo di ecclesiastici e laici del Vaticano intolleranti
delle menzogne della Santa Sede]: «Bugie di sangue in Vaticano», Milano,
1999; I Millenari: «Fumo di Satana in Vaticano», Milano 2001 dove, tra
l’altro si legge: «…la targa automobilistica dello Stato della Città del
Vaticano, SCV, a rigor di logica, oggi andrebbe letta così:. […]. “Signore,
libera la Casa di Pietro dalla dominanza del clan polacco, che ha fatto danni
più di un flagello. Attenua la biblica pazienza misericordiosa e liberaci dal
male di questa consorteria prepotente e pervasiva come un partito preso.
Perdona loro tutto, compresa l’Eminenza che per campanile concesse alcova al
conterraneo Cerimoniere pontificio dai tanti traffici immondi, ma libera la Curia romana dallo sciame polacco”. […]. La faida vaticana per il controllo della Guardia
svizzera pontificia, in corso da mesi, degenerò nel sangue una sera di maggio.
Tre cadaveri, ammazzati a colpi di due pistole, a pochi metri dalle finestre
del Papa […]. I fari della cronaca nera si accesero dentro un Vaticano popolato
di sordi, ciechi e muti: tutti negarono d’aver visto o sentito, nessuno sapeva
niente di niente. Coloro che invece tutto sapevano s’industriarono a
confezionare una verità pastorale di comodo per il gregge mediatico […]: raptus
di follia premeditato. Parola di Segreteria di Stato divulgata dal portavoce
papale per conto del Santo Padre ignaro, e dunque parola del Vicario di Cristo
[…]: uno dei tre morti (il soldato semplice) doveva essere l’omicida,
prima assassino e poi suicida. Perché mai, se egli era una giovane guardia del
Papa? Perché era pazzo! Ma possibile che l’affliggesse la follia e nessuno se
ne fosse mai accorto? Certo!, perché era stato colto da un raptus improvviso
benché premeditato. […]. Pallottole vaganti e viaggianti a numero e calibro
variabili, bossoli persi e opportunamente ritrovati, un testimone acustico di
servizio per procura, una medaglietta negata, una vendetta contro il
comandante, una moglie uccisa per casuale diletto, una lettera (senza firma)
apocrifa del soldato ribelle. […]. Il colpevole prestabilito era giunto in
Vaticano tre anni e mezzo prima, come guardia pontificia, pieno di salute e
giovinezza. Uscì dalle Sacre mura cadavere doppio, senza più vita né
reputazione. L’una e l’altra se le era prese la Curia romana, insieme alla verità, per salvaguardare le pubbliche virtù della Chiesa…»;
Discepoli di verità [pseudonimo di un gruppo di ecclesiastici e laici del
Vaticano intolleranti delle menzogne della Santa Sede]: «All’ombra del papa
infermo», Milano, 2001 dove, tra l’altro, sono riferiti i particolari della
bancarotta Ior-Ambrosiano e sono rivelati i finanziamenti segreti effettuati da
Giovanni Paolo II a Solidarnosc con ingenti capitali inviati in Polonia; ecc.
(4) Ma, non tanto misteriosa se si pensa quanto alcuni giorni prima è accaduto allo
sfortunato metropolita Nikodim arcivescovo di Leningrado (quarantanovenne,
vigoroso ed in piena salute) per essersi recato in Vaticano a colloquio con
papa Luciani: «…Al metropolita sono stati concessi quindici minuti per parlare
privatamente al papa dei problemi relativi al culto religioso in Russia. […].
Mentre avvengono le presentazioni entra Vincenza con un vassoio su cui sono
disposte delle tazze per il caffè. […]. Per un momento parla all’ospite, poi
versa il caffè in due tazze. Giovanni Paolo I offre al metropolita panna e
zucchero […]. Nikodim beve un sorso dalla sua tazza. Giovanni Paolo I sta per
fare la stessa cosa quando si ferma trasalendo. Uno sguardo affranto appare sul
volto di Nikodim. La tazza ed il piattino gli cadono dalle mani. Il piattino si
frantuma sulla scrivania; dalla tazza cade il caffè che si sparge sul tappeto
[…]. Nikodim stringe le mani al petto, emette un suono soffocato e poi si
rovescia all’indietro, crollando al suolo. Il papa prende il telefono bianco e
chiama Lorenzi dicendo di convocare subito un dottore. […]. Buzzonetti arriva
subito dopo. Il dottore si inginocchia vicino al corpo, ascolta i battiti del
cuore, cerca il polso. Poi si alza scuotendo il capo. […]. Giovanni Paolo I
guarda il corpo. Il cadavere è ancora caldo quando comincia a circolare una
voce: Nikodim è la vittima sbagliata di un avvelenamento; ha bevuto un caffè
mortale che in realtà era destinato al papa…» (cfr. Morgan-Witts M., Gordon.T.: Op. cit., Ed. it., Napoli, 1989).
(5) Ma, finché vi saranno pedofili fra gli alti prelati, lo
stato non permetterà mai che siano rese pubbliche le liste dei pedofili
conosciuti, i quali non abbiano subito il relativo processo seguito da
condanna, nonostante che tale provvedimento contribuirebbe a salvaguardare
tante potenziali vittime innocenti! Non a caso Eisler (1995) riferisce quanto
segue: «…Ancora più sconvolgente […] è la serie di scandali che ha coinvolto la
chiesa cattolica e di cui si è cominciato ad avere notizia negli ultimi anni.
L’elemento comune è costituito da atti di violenza sessuale attribuiti non
soltanto a preti ed a suore ma anche ad alti prelati, come nel caso
dell’arcivescovo del Nuovo Messico che in seguito si dimise (in Archbishop
Resigns Associated Press, del 7 aprile 1993, si legge che papa Giovanni Paolo
II accettò le dimissioni dell’arcivescovo Robert F. Sanchez quando emersero
asserzioni secondo cui aveva avuto rapporti sessuali per parecchi anni e con
parecchie donne, alcune delle quali adolescenti). Secondo il sociologo padre
Andrew Greeley, citato dalla rivista Time, non meno di centomila bambini
sono stati vittime di violenze sessuali esercitate da preti e suore nei soli
Stati Uniti, senza che fossero pubblicamente denunciate dalla Chiesa le
migliaia di individui coinvolti; inoltre la chiesa non scomunicò nessun
religioso né lo consegnò alle autorità civili affinché fosse processato (cfr.
Ostling R.: «The Secrets of St. Lawrence: a Capucin School Provides
Catholicism’s Latest Sex Abuse Scandal», Time, 7 giugno 1993). Per la
verità, poiché questi scandali eccitavano sempre più gli animi, la Chiesa fu costretta ad ammettere che quasi tutti i suoi uomini erano stati trasferiti in
altre parrocchie, là dove genitori fiduciosi avrebbero affidati i figli alle
loro amorevoli cure. In breve, a dispetto di tutto il suo predicare sulla
morale sessuale, la Chiesa in realtà agì in collusione con pederasti e
molestatori di bambini, proteggendoli, invece di preoccuparsi dei figli dei
parrocchiani. Inoltre, nel corso del programma televisivo 60 Minutes,
nel 1993 il portavoce del Vaticano inviato per occuparsi di questi scandali
pareva più preoccupato di “limitare i danni” per l’immagine pubblica
della Chiesa, cioè di proteggere la gerarchia ecclesiastica e quindi l’autorità
della Chiesa, che di proteggere donne e bambini da coloro che ne facevano le
loro prede ammettendo la responsabilità dei predatori. […]. Ma purtroppo questo
problema in vario grado colpisce tutte le principali religioni del mondo in
quanto, nella forma istituzionalizzata, si sono evolute nel contesto di società
della dominanza, di società in cui, per gran parte della nostra storia, i capi
delle istituzioni religiose hanno governato con la forza e la paura, oppure
operato di conserva con i governanti dispotici…» (cfr. Eisler R.: «Sacred
Pleasure», New York, 1995). D’altra parte, come ha ben messo in evidenza
Mannucci (1997), le minacce terroristiche di punizioni infernali per tutte le
attività sessuali non procreative e per le pratiche contraccettive ed abortive,
costringendo all’astinenza da una normale attività eterosessuale, spinge molti
religiosi a darsi al sesso clandestino [per quanto riguarda la sessualità
clandestina delle religiose tra il XV ed il XVIII secolo cfr. Canosa R.: «Il
velo e il cappuccio (monacazioni forzate e sessualità nei conventi femminili in
Italia tra il 1400 ed il 1700)», Roma, 1991], all’omosessualità maschile e
femminile ed alla pedofilia (cfr. Mannucci C.: Op. cit., Milano, 1997).
(6) A riguardo è emblematica una famosa vignetta, comparsa
nel n. 1378 del periodico L’UOMO DI PIETRA del 15 aprile 1905, intitolata “La
consegna delle scuole ai preti” (Fig. 21).
(7) Infatti, la pratica dell’ “esorcismo” sussiste
come diretta conseguenza della vergognosa menzogna dell’esistenza del “demonio”
che permette di etichettare dei poveri malati di mente come “posseduti dal
demonio” in modo che continuano a costituire un prodotto di grande profitto
per i gestori del Cattolicesimo, come ampiamente documentato (cfr. Liggio F.: «Possessioni
demoniache r manifestazioni mistiche. Tra psichiatra e religione», Editrice
Clinamen, Firenze, 2007).
Fonte Liggio Fernando,
Papi scellerati. Pedofilia, omosessualità e crimini del clero cattolico,
2009, Clinamen
Fonti
-
Ateismo filosofico nel mondo antico. Religione, materialismo, scienza. La
nascita della filosofia atea
Tamagnone Carlo, 2005, Clinamen
-
L'illuminismo e la rinascita dell'ateismo filosofico
Tamagnone Carlo, 2008, Clinamen
-
Necessità e libertà. L'ateismo oltre il materialismo
Tamagnone Carlo, 2004, Clinamen
-
Dio non esiste. La realtà e l'evoluzione cosmica tra caso e necessità
Tamagnone Carlo, Clinamen 2010
-
La filosofia e la teologia filosofale. La conoscenza della realtà e la
creazione di Dio
Tamagnone Carlo, Clinamen 2006
-
Vita morte evoluzione. Dal batterio all'homo sapiens
Tamagnone Carlo, Clinamen 2011
-
Dal nulla al divenire della pluralità. Il pluralismo ontofisico tra energia,
informazione, complessità, caso e necessità
Tamagnone Carlo, Clinamen 2009
-
Il diavolo nei dettagli. Saggi sull'agnosticismo
Huxley Thomas H., 2009, Book Time
-
Dio? Ateismo della ragione e ragioni della fede
Scola Angelo, Flores D'Arcais Paolo, 2008, Marsilio
-
Ateismo nel Cristianesimo. Per la religione dell'Esodo e del Regno. «Chi
vede me vede il Padre»
Bloch Ernst, 2005, Feltrinelli
-
Volti dell'ateismo. Mancuso, Augias, Odifreddi. Alla ricerca della ragione
perduta
Vitale Vincenzo, 2010, SugarCo
-
Etica dell'ateismo. DVD. Con libro
Flores D'Arcais Paolo, Augias Corrado, 2006, Casini
-
L'ateismo di Nietzsche e il cristianesimo
Welte Bernhard, 2005, Queriniana
-
L'ateismo impossibile. Ritratto di Nietzsche in trasparenza
Sacchi Dario, 2000, Guida
-
Ateismo
Endrighi Silvio, cur. Scrignòli M., 2000, Book
-
Dibattito sull'ateismo
Flew Antony, Lombardo Radice Lucio, Bultmann Rudolf, 1967, Queriniana
-
Lo spirito dell'ateismo. Introduzione a una spiritualità senza Dio
Comte-Sponville André, 2007, Ponte alle Grazie
-
Nuovo ateismo e fede in Dio
2012, EMP
-
L'ateo smascherato. Immagini dell'ateismo e del materialismo
nell'apologetica cattolica da Cartesio a Kant
De Liguori Girolamo, 2009, Mondadori Education
-
La nascita dell'ateismo. Dai clandestini a Kant
Curci Stefano, 2011, LAS
-
I senza Dio. Figure e momenti dell'ateismo
Bodei Remo, cur. Caramore G., 2009, Morcelliana
-
Il peso del cielo. Etica e ateismo in Lucrezio e Nietzsche
Percetti Luca, 2012, Gruppo Edicom
-
Elogio dell'ateismo
Tonon Nando, 2009, Dedalo
-
Apologia dell'ateismo
Rensi Giuseppe, 2009, La Vita Felice
-
Il problema dell'ateismo
Del Noce Augusto, 2010, Il Mulino
-
Dio e il nuovo ateismo
Haught John F., 2009, Queriniana
-
Ricerca intorno all'ateismo
Bianchini Gianni, 2012, Gruppo Albatros Il Filo
-
Un Dio assente. Religione, ateismo
Varone François, 1995, EDB
-
Senza Dio. Del buon uso dell'ateismo
Giorello Giulio, 2010, Longanesi
-
Piccole apocalissi. Tracce della divinità nell'ateismo contemporaneo
Formenti Carlo, 1991, Cortina Raffaello
-
Dio non esiste! Gli argomenti del nuovo ateismo
Lohfink Gerhard, 2011, San Paolo Edizioni
-
L'ateismo
Kojève Alexandre, cur. Filoni M., Stimilli E., 2008, Quodlibet
-
Il pensiero religioso nei presocratici. Alle radici dell'ateismo
Zeppi Stelio, 2003, Studium
-
Massimo Cacciari. Filosofia come a-teismo
Bertoletti Ilario, 2008, ETS
-
L'ateismo
Vernette Jean, 2000, Xenia
-
L'ateismo moderno
Morin Dominique, cur. La Rocca T., 1996, Queriniana
-
L'ateismo: natura e cause, Massimo
-
L'ateismo trionfato
Campanella Tommaso, 2008, Scuola Normale Superiore
-
Ateismo e cristianesimo
Marcozzi Vittorio, 1967, Massimo
-
Diagnosi dell'ateismo contemporaneo. Relazioni del Simposio (13 e 14 ottobre
1978)
1980, Urbaniana University Press
-
Come se Dio non fosse. La questione dell'ateismo, il nichilismo e il
problema del male
Pettinari Graziano, 2005, Trauben
-
Una religione senza Dio. Satori e ateismo
Hoseki Schinichi Hisamatsu, 1996, Il Nuovo Melangolo
-
Problematica dell'ateismo
Di Loreto Antonio, Japadre
-
Esperienza del nulla e negazione di Dio. Interpretazioni dell'ateismo in
Nietzsche
Ghedini Francesco, 1988, Gregoriana Libreria Editrice
-
Issues of vagueness. Methodology and agnosticism, 2005, Il Poligrafo
-
Storia dell'ateismo
Minois Georges, 2003, Editori Riuniti
|