STORIA DELLA SPAGNA - I regni di Spagna


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Regno di León e Castiglia

Nella prima metà dell'XII sec. le rivolte contadine contro i feudatari laici ed ecclesiastici furono molto forti soprattutto in Galizia. Nel 1117 e nel 1136 i contadini dell'arcivescovado di Compostela si unirono agli strati più poveri della popolazione di Santiago, creando un'alleanza di resistenza, detta hermandad (fratellanza).

Spesso i movimenti contadini si diffondevano su territori molto vasti, come quello p.es. del León. Anche in quelli tolti agli arabi essi dovettero condurre una dura lotta contro i signori feudali. P.es. alla fine del XII sec. riuscirono a impedire in Castiglia la vendita dei servi insieme alla terra e a ottenere che i matrimoni tra servi non avessero bisogno del permesso del signore locale.

Le città castigliane, che facevano di tutto per rendersi autonome dai signori feudali, avevano grandi reparti militari e, se si esclude la parte meridionale, una scarsa produzione artigianale e commerciale. Nella seconda metà del sec. XI ottennero il diritto all'autoamministrazione e quello di istituire propri tribunali.

Alla fine del sec. XII si fusero in un'alleanza la cui potenza era tale che gli statuti proibivano a chiunque, incluso il re, il minimo attentato alle libertà cittadine.

Durante le varie fasi della riconquista i feudatari laici ed ecclesiastici, che praticavano soprattutto l'allevamento ovino, raggiunsero una grande potenza politica ed economica: essi p.es. fruivano di ampie immunità giudiziarie e tributarie. Una grande estensione di terre apparteneva anche agli ordini religioso-cavallereschi, i quali non dipendevano dal papato, ma dall'autorità laica.

Le immense greggi di pecore merinos venivano trasferite in inverno in Estremadura e i loro proprietari, avendo pieno diritto di pascolo su terre statali e collettive, mandavano facilmente in rovina le aziende dei piccoli contadini. D'altra parte tutte le comunità contadine liberi, esistenti in Castiglia, durante la riconquista, dovettero progressivamente accettare, dopo l'unificazione, la loro feudalizzazione. E' vero che il contadino mantenne sempre il diritto di trasferirsi in un'altra località, ma in tal caso era obbligato a lasciare la terra al feudatario. E la rendita che il contadino doveva versargli era sempre in denaro e in corvées.

La condizione peggiore dei contadini era proprio quella dei regni di Castiglia e di Aragona. Borghi e villaggi andavano in rovina e si spopolavano. I nobili si opponevano strenuamente all'abolizione del servaggio, cosa che invece trovava favorevole la corona. Sotto i regni di Giovanni II (1406-54) e di Enrico IV (1454-74) i grandi feudatari erano così ostili alla corona che devastavano interi villaggi, come mai i mori avevano fatto.

L'ordinamento sociale della Castiglia si esprimeva nell'assemblea rappresentativa (Cortes) degli ordini (o stati) del regno, con funzione meramente consultiva. Questo parlamento sorse in pratica dalle assemblee dei nobili e del clero, che venivano convocate dai re del León già nei secoli X-XI. Alla fine del sec. XII vi partecipavano anche i rappresentanti delle città, sia del León che della Castiglia. Tra la borghesia vi erano anche gli esponenti delle comunità contadine libere. E tutti i parlamentari si riunivano accompagnati dai rispettivi reparti armati.

Nel XIII sec. le Cortes si attribuirono il diritto di petizione da presentare al sovrano e quello di accordare al re la riscossione di nuove imposte. Esse avevano una certa importanza anche per questioni di guerra e pace e per la successione al trono.

Regno d'Aragona-Catalogna

L'Aragona invece era una delle regioni più arretrate della Spagna, mentre la Catalogna, con cui formava un unico regno, era una delle più avanzate, a motivo dei commerci mediterranei. Però nell'ambito del regno unito la prevalenza politica spettava proprio all'Aragona, data la grande potenza dei feudatari latifondisti, i quali dovevano sì partecipare alle spedizioni militari del re, ma potevano anche entrare in rapporto con sovrani esteri se il re non rispettava le loro libertà.

L'alta nobilità aragonese controllava il potere reale attraverso il giudice supremo, che pur era designato dallo stesso re. Egli poteva persino impedire il mandato d'arresto emesso dal tribunale reale.

Il clero, che aveva privilegi non meno illimitati, s'era particolarmente rafforzato, sul piano politico, durante la lotta contro gli Albigesi. (1)

Le continue rivolte contadine in Aragona, a differenza di quelle castigliane, non determinarono sensibili miglioramenti nelle condizioni di vita rurali, anche perché i cintadini aragonesi non disponevano dell'organizzazione e della forza militare di quelli castigliani, mentre i nobili aragonesi-catalani erano più potenti e più uniti di quelli castigliani. Le stesse città aragonesi avevano molta meno importanza di quelle castigliane.

Nelle Cortes del regno unito aragonese gli ordini non erano tre ma quattro, poiché, accanto al clero e alla borghesia urbana, vi erano da un lato l'alta nobiltà e dall'altro quella media e piccola, che non a caso si trovava spesso alleata alle città e alla corona contro i grandi nobili, laici o ecclesiastici che fossero. Da notare che nelle Cortes bastava il veto di un solo deputato per bloccare una proposta di legge.

La Catalogna invece aveva città, come Barcellona, Valencia ecc., che nel XII sec. avevano un notevole sviluppo artigianale e commerciale, che aumentò ancora di più dopo la conquista delle isole Baleari e della Sicilia.

Particolarmente sviluppate erano la metallurgia e la cantieristica navale. Sarà proprio la Catalogna che farà diventare l'Aragona una potenza mediterranea e poi atlantica.

I signori feudali catalani avevano il diritto di tenere per sé la proprietà di un contadino che non avesse figli, e di tenerne una buona parte anche quando esistevano gli eredi. Inoltre percepivano numerose imposte, anche quando una contadina si sposava, e riscuotevano ammende in caso d'incendio delle loro proprietà...

I contadini non avevano libertà di movimento, e potevano essere scambiati, regalati, impegnati e venduti, con o senza terra. Quando fu permesso loro di riscattarsi, il prezzo era talmente alto che non erano mai in grado di pagarlo.

Nel 1462 in Catalogna vi fu una rivolta contadina guidata dal piccolo nobile Verntallat, che si estese anche alla Francia meridionale. Durò dieci anni, finché nel 1472 il re dovette alleggerire gli obblighi più gravosi. Tuttavia nel 1474 tutte le concessioni furono annullate dai feudatari ecclesiastici. La lotta riprese nel 1484, capeggiata questa volta dal contadino Pedro Juan Sala, ma i nobili ebbero la meglio e Sala fu giustiziato. Le proteste continuarono, finché i contadini riuscirono ad ottenere la libertà personale, che però non servì affatto a migliorare la loro situazione, in quanto tutti i tributi vennero mantenuti.

Un'altra famosa rivolta fu quella di Fuente Ovejuna, presso Cordoba, scoppiata nel 1476. Viene descritta dal drammaturgo Lope de Vega.

Ruolo della chiesa spagnola

Alla formazione di una nazione iberica divisa in regni indipendenti, in cui i latifondisti fossero i signori assoluti, giocò un ruolo di primo piano la chiesa cattolica spagnola, che per aumentare il proprio potere fece scatenare, per mezzo degli ordini religiosi (2), continue crociate anti-islamiche.

Attraverso la chiesa s'impose l'uso del latino come lingua scritta, mentre le parlate erano dei dialetti (lingue romanze). Il castigliano prese a diffondersi alla fine dell'XI sec., influenzato dalla lingua dei visigoti e, attraverso i mozarabi, anche dalla lingua araba, che le diede tantissimi vocaboli e calchi espressivi da renderla più chiara e dinamica delle altre lingue, nobili e arcaiche. Nel XII sec. furono redatte in questo dialetto varie opere letterarie (3) e nel sec. XIII fu tradotta dal latino la raccolta delle leggi del León e della Castiglia. Il castigliano divenne lingua predominante proprio per il ruolo decisivo svolto da questo regno ai fini della liberazione nazionale.

Avendo voluto condurre la riconquista secondo i crismi delle crociate medievali, la chiesa pretese nel 1480 l'uso dell'Inquisizione, allo scopo di eliminare arabi, ebrei ed eretici. La stessa opposizione politica al re cominciò ad un certo punto ad essere considerata come una forma di eresia religiosa.

Durante il periodo in cui il domenicano Torquemada era capo del tribunale inquisitorio, più di 8.000 "infedeli" furono mandati al rogo. Inquisitori e delatori ricevevano 1/3 dei beni dei condannati, il resto andava alla corona.

Regno del Portogallo

Parlando di "regni iberici" occorre necessariamente dire qualcosa anche del Portogallo, la cui autonomia dai regni di León e Castiglia ebbe inizio con la vittoria sugli arabi presso Ourique nel 1139, dopodiché il conte Alfonso Enriquez fu proclamato re del Portogallo.

Egli in pratica era un vassallo del papa, con l'obbligo di pagargli annualmente una determinata somma di denaro. Il re del León accettò questa soluzione pontificia solo nel 1143. Inutile dire che ciò contribuì allo straordinario rafforzamento del clero e degli ordini religioso-cavallereschi della penisola lusitana.

Le lotte dei re portoghesi contro le pretese papali, che spesso si servivano di interdetti e scomuniche, durò circa tre secoli (XII-XIV). Dionigi I (1279-1325) riuscì a limitare i poteri giurisdizionali del clero e proibì alla chiesa l'acquisto di nuove terre, finché, all'inizio del XV sec., re Giovanni I (1385-1433) sottomise di fatto il clero all'autorità reale.

Nelle regioni settentrionali del Portogallo, riconquistate agli arabi da molto tempo, i contadini erano completamente asserviti dai feudatari laici ed ecclesiastici. Al sud invece esistevano ancora comunità contadine libere, che gli arabi avevano rispettato, o comunque esistevano contadini che, in cambio di un impegno militare contro i mori, potevano rivendicare condizioni più vantaggiose.

Appena conclusa la riconquista molti piccoli cavalieri, che consideravano inammissibile per il proprio onore qualsiasi altra occupazione che non fosse il servizio militare, decisero di attaccare arabi e berberi anche sulle coste africane. Molti però si trasformarono in navigatori e si dedicarono al commercio o a cercare nuove rotte per l'India. Sicché il Portogallo, da paese prevalentemente agricolo, cominciò a diventare anche molto commerciale, specie sulla costa atlantica, dove le città ricevevano ogni forma di privilegio reale, tanto che verso la metà del XIII sec. i loro rappresentanti comparivano nelle riunione delle Cortes.

Nel 1415 il Portogallo occupò la fortezza africana di Ceuta, punto di partenza fondamentale per la conquista della costa occidentale africana.

Isabella di Castiglia

Ferdinando d'Aragona

L'unione politica della Spagna

L'unione politica della Spagna si compì nel 1479, quando Ferdinando, sposatosi in precedenza con Isabella di Castiglia, divenne re di Aragona. Ciò fu reso possibile anche dal fatto che sul trono di Aragona sedeva, dal "compromesso" dinastico di Caspe (1412), una dinastia di origine castigliana. (4)

Tuttavia, l'unione fu più geografica-territoriale che politico-istituzionale; infatti il matrimonio dei futuri re cattolici (così titolati dal papa dopo la conquista di Granada, 1492) non portò alla fusione dei rispettivi Stati. Al contrario, questi conservarono frontiere, assemblee (Cortes) e governi distinti, anche quando, dopo la morte del genero Filippo di Asburgo, Ferdinando fu reggente del regno di Castiglia (1506-16).

Con l'appoggio dei piccoli nobili e della borghesia si cominciò la lotta contro i grandi feudatari, favorevoli al frazionamento del paese. Essi persero il diritto di battere moneta e di condurre guerre autonome.

Non potendo abolire gli ordini religioso-cavallereschi, re Ferdinando pretese di diventarne "gran maestro", in tal modo ne ebbe a disposizione gli averi.

Una volta limitato il potere dei grandi feudatari, cominciò gradatamente a ridimensionare i diritti delle città all'autoamministrazione, mirando a controllarle tramite propri funzionari.

Lo spirito di Isabella sarà avvertibile soprattutto nelle vicende interne della Castiglia: ristabilimento forzoso dell'ordine; avvio a una riforma religiosa integralistica; nascita dello "spirito di crociata", che portò alla conquista dell'ultima roccaforte araba: il regno di Granada, in undici anni di guerra (1481-92), all'introduzione dell'Inquisizione e all'espulsione degli ebrei.

Isabella ridimensionò le pretese della riottosa aristocrazia, ma non le tolse la sua privilegiata posizione politica e territoriale (latifondi, maggioraschi, ecc.) e rispettò anche tutti i privilegi della Mesta (cartello degli allevatori), per cui, in definitiva, la crisi dell'agricoltura castigliana non fece che aumentare.

Senza contare il crollo dei commerci e delle industrie (nonostante provvedimenti protezionistici) e il caos finanziario dopo l'espulsione degli ebrei (1492). E quando la sorte elargì alla Castiglia di Isabella il dono inaspettato dell'America, con la favolosa quantità dei suoi metalli preziosi, questi non risolveranno affatto la crisi economica, ma anzi, paradossalmente, l'aggraveranno.

Spetta invece al "politico" Ferdinando il tentativo di voler fare della Spagna una potenza europea di rango internazionale, con la conquista dell'Italia meridionale e della Navarra, le spedizioni d'Africa (1509-11) e le alleanze con la casa di Borgogna e la casa d'Austria, che, rovesciando la politica filofrancese della Castiglia medievale, avranno gravi ripercussioni sul destino di un paese che non riuscirà mai a scrollarsi di dosso i retaggi di un passato cattolico-feudale.


(1) Seguaci del movimento ereticale sviluppatosi tra XII e XIII secolo nel Mezzogiorno occitanico della Francia (Linguadoca), soprattutto a Tolosa e ad Albi, con addentellati in Spagna. (torna su)

(2) Il più importante degli ordini religiosi fu quello domenicano, nato proprio in Spagna, che ebbe un ruolo centrale nella gestione dell'Inquisizione. I domenicani erano i propagatori militanti della teologia cattolica più reazionaria. Altri ordini erano quelli dei Templari, dei Giovanniti, di S. Giacomo di Compostela, di Alcantara, di Calatrava ecc. (torna su)

(3) La più importante di tutte fu quella del Cid Campeador del 1140, composto probabilmente da un giullare di Medinaceli pochi anni dopo la morte del Cid. La leggenda ce l'ha tramandato come un eroe senza macchia e senza paura, un mito della Riconquista anti-islamica. In realtà Rodrigo Diaz de Bivar era un feudatario senza scrupoli, che non disdegnava alcun mezzo per raggiungere i suoi scopi e che si alleò persino coi mori pur di combattere dei feudatari rivali. Altri testi che meritano d'essere letti sono Il libro del buon amore di Juan Ruiz (1283-1350) e Celestina, di Fernando de Rojas. (torna su)

(4) L'accordo siglato nel piccolo centro di Caspe (Aragona) dai pretendenti al trono dell'Aragona dopo la morte di Martino l'Umano (1410), riconobbe re Ferdinando, infante di Castiglia (28 giugno 1412). I moderni storici giudicano negativamente il compromesso di Caspe che sacrificò il candidato catalano Jaime de Urgel a quello castigliano, impostosi più con la forza che col diritto. (torna su)


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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia - Storia della Spagna
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Aggiornamento: 01/05/2015