STORIA DELL'ORO


Quotazione dell'oro - GoldBroker.com
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L'ORO DI OGGI

Il prezzo dell'oro viene fissato tutti i giorni sulle principali piazze finanziarie, ma a guidare il mercato è il cosiddetto fixing di Londra, dove ha luogo la maggior parte delle transazioni.

Ogni giorno i rappresentanti dei cinque mercanti più grandi del mondo (Johnson Matthey, Mocatta & Goldsmith, Samuel Montagu, Rothschild e Sharps Pixley) decidono il prezzo scambiandosi segni con le mani.

O. Griebel, L'Internazionale

La quotazione viene stabilita in base agli ordini di acquisto e di vendita raccolti in tutto il mondo: se c'è molta richiesta e poca offerta il prezzo sale, e viceversa. Molti elementi contribuiscono a formare il prezzo: basta p.es. uno sciopero in una miniera sudafricana a rallentare la produzione.


Attualmente vengono prodotte nel mondo circa 2.200 tonnellate d'oro all'anno. Il principale produttore è il Sudafrica (oltre 700 tonnellate). Altri grandi produttori sono gli Stati Uniti (300 tonnellate), l'Australia (248 tonnellate), la Russia (230 tonnellate). In tutta Europa non si cavano più di 28 tonnellate d'oro l'anno. In Italia solo 5 kg l'anno: la miniera di Alagna, in Valsesia, è stata chiusa 30 anni fa, e in quella del Sulcis, in Sardegna, si estrae soprattutto argento. (*) Attualmente nei depositi della Banca d'Italia ci sono circa 2.000 tonnellate d'oro.

In compenso l'Italia, nel 1998, è stata il maggiore trasformatore di oro al mondo, con una media di 450-500 tonnellate lavorate ogni anno (per il 70% l'oro è stato esportato). In questo settore operavano circa 10.000 aziende di produzione e distribuzione, con un fatturato che in quell'anno arrivò a 11.000 miliardi di vecchie lire. Ad Arezzo si trasforma circa il 50% dell'oro trattato nel paese, e le imprese sono ben 1.400.

L'Italia, fino al 2000, è stata con la Spagna e la Grecia, l'unico paese europeo dove era vietato ai privati comprare oro per investimento, cioè non era possibile acquistare un lingotto (neppure all'estero) e tenerselo in casa o in una cassetta di sicurezza. Si poteva comprare solo oro lavorato o le monete. A queste restrizione venivano esentate, previa autorizzazione ministeriale, alcune banche (Popolare Vicentina, Popolare dell'Etruria e del Lazio, Banco Ambrosiano Veneto), che si trovano nelle aree dove esiste la più alta concentrazione di laboratori d'oreficeria (gli orafi infatti sono autorizzati ad acquistarlo per il loro lavoro).

Ma dal febbraio 2000, a seguito dell’entrata in vigore della Legge n. 7/2000 è stato abolito il monopolio sull’oro, il che ha permesso anche ai risparmiatori privati di acquistare monete e lingotti di oro fino in esenzione da I.V.A.


Un terzo di tutto l'oro del mondo è conservato presso le banche centrali (circa 30.000 tonnellate), mentre il resto viene trasformato in gioielli o applicato nell'industria elettronica, spaziale e medica (l'8% dell'oro mondiale finisce in protesi dentarie).

Ancora oggi l'oro può essere venduto dagli Stati per effettuare pagamenti, per saldare i deficit delle bilance dei pagamenti, come bene da offrire in garanzia. Nel 1992, p.es., per risollevare le sorti della propria economia e avere denaro "fresco", la Russia fu costretta a vendere notevoli quantità d'oro. Ma la stessa Italia, nel 1976, quand'ebbe bisogno di un prestito notevole sui mercati internazionali, fu costretta a dare in pegno alla Germania occidentale buona parte delle proprie riserve auree, che vennero restituite quando il debito fu saldato.


Per quanto riguarda il denaro va detto che la maggior parte delle nazioni preferisce produrre il proprio denaro in aziende statali di monopolio (qui il sito della Zecca italiana), sotto il diretto controllo della banca centrale, ma oltre 130 paesi ricorrono invece ad aziende private, che stampano anche francobolli, passaporti, titoli ecc. Quest'ultime hanno rischiato il collasso con l'introduzione della moneta elettronica, ma si sono riprese grazie ai molti paesi est-europei di recente indipendenza, che hanno deciso di avere monete proprie ma non hanno i mezzi per realizzarle.

Curioso il fatto che di tutti i dollari in circolazione nel mondo, ben l'80%, circa 200 miliardi di dollari, s'è completamente volatilizzato, cioè la FED (la banca centrale statunitense) non è in grado di sapere dove essi siano "realmente".


Di recente l'edizione 2003 dello State of the world, il rapporto annuale sullo stato del pianeta pubblicato ogni anno (ed. Ambiente), ha dimostrato che l'estrazione dei metalli è una delle attività più devastanti del Pianeta. Per costruire un anello d'oro si producono circa tre tonnellate di rifiuti. Le attività di estrazione utilizzano circa il 10% dell'energia complessivamente consumata, minacciano il 40% delle foreste primarie ancora esistenti e in molti Paesi sono responsabili di oltre la metà delle emissioni tossiche.

I suoi costi sociali, ambientali e sanitari sono tra i più alti che si conoscano. Le attività estrattive sono anche in cima anche alla classifica della produzione di rifiuti e di sostanze tossiche. Negli ultimi 20 anni i minatori brasiliani hanno estratto dalle 80 alle 100 tonnellate di oro l'anno con i metodi tradizionali. Ma l'estrazione del prezioso metallo ha provocato il rilascio di circa 100 tonnellate di mercurio nei terreni e altrettante in atmosfera. Negli Usa queste attività sono responsabili ogni anno dell'emissione di circa due milioni di tonnellate di inquinanti tossici come mercurio, piombo, cadmio e cianuro.

Non solo, ma in media ogni giorno muoiono 40 minatori in qualche parte del mondo.


Nel 1999 il Consiglio dei Governatori del Fondo Monetario Internazionale ha adottato una risoluzione che permetteva la vendita di 14 milioni di once di oro fino (il 5-10% delle sue riserve, ma aveva già iniziato a vendere oro - 53 milioni di once - dal 1976 al 1999) per finanziare il contributo del FMI all'operazione di alleggerimento del debito internazionale dei paesi in via di sviluppo.

Anche le principali banche centrali europee e mondiali vogliono vendere in un solo colpo la metà delle loro riserve di oro: Belgio, Argentina, Australia, Canada, Olanda, Gran Bretagna e la Svizzera, che da sola metterà sul mercato ben 1.300 tonnellate di oro, decidendo che il metallo prezioso non è più un investimento interessante. (La Svizzera solo nel 1999, con un referendum, ha messo fine alla parità oro-franco svizzero).

Tali quantità bastano da sole a far crollare il prezzo dell'oro in tutti i mercati del mondo. Sul lastrico finiranno milioni di lavoratori impiegati nell'industria dell'oro, che da sola regge l'economia di molti paesi africani: Sud Africa, Ghana, Burkina Faso, Zimbabwe, Etiopia, Mali, Costa d'Avorio, Niger, Guinea, Senegal, Gabon, Algeria, Namibia, Mozambico e Tanzania.

Da notare che molti di questi paesi produttori sono membri dello stesso FMI, cioè di quella stessa lista di paesi che dovrebbero essere "aiutati" attraverso la vendita di oro.


Verso la fine del 1999 si concluse miseramente l'avventura, iniziata dieci anni prima, della miniera d'oro presso Furtei, piccolo centro della Marmilla, in Sardegna.

Dopo l'accordo tra Progemisa (l'azienda di ricerche minerarie della regione) e Agip, era intervenuta un'impresa australiana (Sardinia Gold Mining), cui si affiancò il colosso bancario americano Rotschild, nonché il re dei finanzieri, George Soros, che trasferì sull'impresa di Furei un fondo d'investimento di Hong Kong. Totale degli investimenti: 34 miliardi di lire, di cui nove messi dallo Stato.

In tre anni vennero lavorate 400 ettari di terra, anche col cianuro, che provocò naturalmente seri danni ambientali, e si ottennero un migliaio di lingotti.

Ma, prima che l'impresa australiana investisse altri 70 miliardi di lire per cercare l'oro a Osilo (nel Sassarese) e a Gadoni (nel Nuorese), il prezzo dell'oro calò vistosamente, e tutto sfumò.

Controlli ambientali non sono mai stati fatti. In compenso sono stati piantati 20.000 alberelli considerando chiusa la bonifica.


Il 5 agosto 2004 il governo italiano in carica ha rilanciato l'ipotesi di smobilizzare le riserve auree detenute dalla Banca d'Italia per utilizzarle a riduzione del debito, in quanto risultanti eccedenti rispetto alla riserva prevista da Francoforte, dalla Bce (come noto ciascun paese europeo aveva riserve correlate alla propria moneta prima dell'ingresso nell'euro), ma la questione va decisa in sede europea, nella Bce.
La Banca d'Italia al giugno 2004 deteneva riserve auree quantificabili in 25,5 miliardi di euro.
All'inizio del marzo 2004 è stato rinnovato un accordo quinquennale che vincola 14 banche centrali Ue europee (tutte, meno la Bank of England che non ha firmato) a limitare a 500 tonnellate annue la quota vendibile delle loro riserve auree.
Gli accordi europei stabiliscono comunque che i ricavi derivanti dallo smobilizzo delle riserve in oro vengano destinati alla riduzione del debito pubblico.


Di un certo interesse è la storia dell'oro trafugato all'Italia da parte dei nazisti e mai più ritrovato.


(*) Pagliuzze di origine alluvionale in tempi remoti furono trovati presso la Dora Baltea e la Dora Riparia. (torna su)

Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia - Storia dell'oro
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Aggiornamento: 12/11/2013