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IL RINASCIMENTO
L'Umanesimo prosegue nel 1500 e viene chiamato dagli storici della letteratura Rinascimento. Perché? Perché la riscoperta della classicità greco-latina assume ora forme assolutamente originali, assai più perfezionate di quelle umanistiche. Tuttavia questo sviluppo impetuoso delle arti rinascimentali avviene soprattutto nella prima parte del secolo. L'Italia infatti, a partire dalla seconda metà, entrerà in una crisi economica, sociale e politica così profonda che si protrarrà sino al momento dell'unificazione nazionale. I progressi culturali Diventa sempre più chiara la consapevolezza che la cultura classica (greco-latina) è stata manipolata o travisata durante il Medioevo. Si è convinti che la cultura classica sia più vicina alle esigenze umanistiche, a condizione naturalmente di riattualizzarla e non di riprodurla meccanicamente: in questo senso più che di "rinascita" della cultura classica si deve parlare di "nascita di una cultura nuova". La formazione e lo sviluppo di questa "cultura nuova" dipende strettamente dalla maturazione dello "spirito borghese", cioè di quel modo di vivere e di pensare improntato a esigenze di chiarezza, razionalità, concretezza, efficienza, laicità, naturalismo, ecc. La cultura tradizionale delle Università appare del tutto inadeguata: soprattutto perché non sa superare il grande divario tra il "sapere" ufficiale e la nuova "realtà". Di qui la creazione di organismi autonomi: le Accademie, ove gli autori più letti sono Aristotele e soprattutto Platone. L'intellettuale di questo periodo tende a porsi come operatore autonomo, contrario ai condizionamenti imposti dalle vecchie istituzioni, preoccupato di organizzare la vita civile della propria città o signoria o principato su basi culturali originali. Egli mira a sostituirsi al "chierico". All'estero (soprattutto in Francia, Germania e Olanda), la vita intellettuale di tutti i principali centri di studio europei gravita ancora intorno al sistema culturale-religioso medievale. La cultura laica quindi tarda ad affermarsi. Ma questo ritardo, rispetto all'Italia, è vissuto all'estero in maniera costruttiva, nel senso che gli intellettuali, sulla base di esigenze sociali di rinnovamento, cercano di riformare, cioè di esaminare criticamente, taluni aspetti della religione cattolica, realizzando così un rapporto molto stretto con le masse cattoliche. Nell'Umanesimo transalpino si riscoprono i testi patristici e la stessa Bibbia. Questa coesione sociale e culturale di intellettuali e popolo porterà, da un lato, alla Riforma protestante e, dall'altro, alla formazione delle monarchie nazionali. Viceversa, in Italia gli intellettuali, pur essendo culturalmente più avanzati, non hanno un rapporto organico con le masse cattoliche né lo cercano, e persino tra di loro restano separati, come sono separate le varie Signorie cui fanno riferimento. Ecco perché da noi la Controriforma avrà facilmente successo, determinando quel processo involutivo della cultura che si trascinerà sino all'unificazione. La riscoperta filosofica di Platone e Aristotele porta a questi risultati: a) valorizzazione degli strumenti conoscitivi dell'uomo, applicati allo studio della natura e della stessa realtà umana (quindi sviluppo delle scienze matematiche, fisiche, astronomiche, ecc., secondo il metodo induttivo-sperimentale: dal particolare al generale, cioè le teorie vanno dedotte dai fatti concreti e non viceversa); b) sviluppo delle arti meccaniche, cioè della tecnica e della tecnologia (vedi ad es. Leonardo da Vinci): nascono nuove macchine, nuovi strumenti di lavoro, nuovi procedimenti... sulla base delle nuove esigenze della borghesia. Le contraddizioni principali
La Riforma protestante in Italia:
La Controriforma cattolica
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