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PREMESSA: PARTE III
La I Rivoluzione industriale e l’età dell’egemonia europea La rivoluzione industriale, che si attua in Inghilterra, vede una prima fase dal 1750 agli anni ‘80, con il susseguirsi di invenzioni che incrementano la produzione tessile e i primi opifici realizzati con non grossi investimenti, spesso dagli stessi artigiani-inventori; mentre la seconda fase si ha con l’affermazione dell’utilizzo della macchina a vapore e una più decisa trasformazione della vita economica e della società. Essa è parallela a una «rivoluzione agricola» avviatasi già in età medievale con innovazioni tecnologiche quali la rotazione triennale e l’aratro pesante e concretizzatasi nell’Inghilterra di età moderna con le recinzioni (atti di soppressione delle terre comuni dal XV a metà XIX sec.). Su scala mondiale questo è il periodo dell’egemonia europea che va dalla fine del XVIII sec. a inizio XX, caratterizzata dal controllo coloniale e produttivo inglese e, in misura molto minore, francese (per Braudel Londra è centro dell’economia mondo dal 1783 a inizio ‘900). Questa supremazia viene preparata nei secoli precedenti a partire dalle innovazioni nella tecnologia nautica che consentono la scoperta dell’America e attraverso i commerci e la Rivoluzione scientifica del XVII sec. Tuttavia per lungo tempo la bilancia dei pagamenti europea è stata in deficit rispetto all’oriente, da cui provenivano seta e spezie (India) o anche manufatti (Cina) e in cui sono presenti efficienti organizzazioni territoriali, statali o militari. La supremazia europea è allora motivata da diversi fattori: 1) una struttura economica e politica che non ostacola artigiani e commercianti, ma anzi favorisce l’esercizio della proprietà privata e la formazione del capitalismo commerciale; 2) lo sviluppo tecnologico come capacità di costruire macchine, cioè di applicare le conoscenze scientifiche per ottenere risultati pratici (dalla bussola, agli occhiali, agli orologi); 3) la volontà di conquista, che rappresenta un elemento culturale. Le innovazioni tecnologiche alla base della I Rivoluzione industriale sono sempre più rappresentate da nuovi brevetti: in Inghilterra dai circa 100 all’anno del 1650-1750 si passa agli oltre 450 del 1780. 1689 macchina a vapore di Thomas Savery per drenare l’acqua dalle miniere La II Rivoluzione industriale e la Belle époque La II Rivoluzione industriale, che va dal 1870 a inizio ‘900, si caratterizza per l’applicazione delle scoperte scientifiche ai processi industriali, in campi anche innovativi come la chimica e la petrolchimica o l’elettricità. Il settore trainante è quello siderurgico: le industrie hanno ormai dimensioni tali da richiedere grossi capitali, dunque rispetto ai primi opifici è anche diversa la struttura finanziaria, sempre più legata alle concentrazioni (holding o anche trust che sono, nei fatti, lontani dal liberismo). Anche in questo caso la rivoluzione industriale è preceduta e collegata a un’altra, quella dei trasporti: dal 1814 il trasporto ferroviario è tecnicamente possibile (locomotiva di Stephenson) e attorno a metà ‘800 ferrovie e navigazione a vapore si sviluppano su scala mondiale. I nuovi aspetti industriali si vedono soprattutto in Germania (intersezione scienza-industria) e negli USA (concentrazione e standardizzazione della produzione, anche in agricoltura): già nel 1890 la Germania ha il primato mondiale nella produzione chimica e farmaceutica e gli USA in quella siderurgica; mentre la Gran Bretagna vede man mano ridursi il suo vantaggio, mantenendolo nei settori tessile, ferroviario e cantieristico, ma soprattutto a livello coloniale nella ‘nuova forma’ dell’imperialismo (adottata anche dagli altri paesi, perché è sempre più necessario sia approvvigionarsi di materie prime sia trovare nuovi mercati). Tuttavia l’età della II Rivoluzione industriale vede fenomeni contrastanti: soprattutto l’Europa si trova di fronte alla lunga depressione (1873-96) con uno stallo dei mercati mondiali; ma c’è anche un fenomeno culturale e di costume come la Belle époque. Si può dire che l’Europa, raggiunto il suo massimo sviluppo economico, si avvia al declino di fronte a nuove potenze come gli USA, ma anche che mai prima si era vista tanta ricchezza e tanta fiducia nelle possibilità dell'uomo realizzate grazie alla scienza occidentale (come già teorizzava nella prima metà dell’800 il positivismo). Col termine "Belle époque" si vuole proprio alludere a un’età di pace felice e spensierata, fra la guerra franco-prussiana (1870-71) e la I guerra mondiale, in cui l’Europa non vuole vedere i motivi di contrasto politico (i nazionalismi) e economico che condurranno al conflitto mondiale come pure alla conclusione della sua egemonia (per Braudel, New York diverrà il nuovo centro dell’economia mondo dal 1929). Di questa età è certa soprattutto la data di conclusione: il 1914; più sfumato e discusso, invece, il suo inizio: il 1871, o il 1880-85 per la sua importanza sul piano finanziario, o ancora il 1900 con l’Exposition universelle di Parigi in cui trionfa l’energia elettrica. Ecco alcune scoperte scientifiche legate alla II Rivoluzione industriale. 1854 Eugenio Barsanti e Felice Matteucci inventano il motore a scoppio In seguito, si è cercato di individuare altri momenti con aspetti di trasformazione radicale dei metodi di produzione o della società: come nell’era atomica o in quella informatica. L’era atomica, dopo la II guerra mondiale, è legata alla funzione deterrente fra blocchi contrapposti durante la «guerra fredda», ma anche allo sviluppo demografico e al benessere diffuso degli anni ‘50 (per l’Italia, anni ‘60) le cui basi economico-finanziarie si erano concretizzate con gli accordi di Bretton Woods nel luglio 1944. Infatti per gli USA tale «età dell’oro» «semplicemente continuò l’espansione degli anni di guerra», come osserva Hobsbawm (Il secolo breve, ed. Rizzoli), ma si può aggiungere il riferimento alla politica keynesiana della piena occupazione col New Deal anni ‘30 di F. D. Roosevelt. Dunque tale benessere è comunque la conseguenza della standardizzazione industriale della produzione avviatasi con la II rivoluzione industriale. L’era informatico-telematica degli anni ‘70 si realizza in una società post-industriale e si basa sugli sviluppi dell’elettronica (mentre i primi elaboratori negli anni ‘40 avevano componenti elettromeccaniche): le attività industriali hanno visto il diminuire del numero degli addetti per l’aumentare della capacità produttiva, determinando quindi il prevalere del settore dei servizi e anche una diversa organizzazione del lavoro in fabbrica, che ha lasciato il modello della catena di montaggio per strutture più flessibili (postfordismo). Tuttavia, anche in una società post-industriale e dell’informazione, rimane fondamentale l’apporto della produzione industriale come pure il rapporto fra ricerche scientifiche (con gli enormi capitali ormai necessari) e applicazioni tecnologiche. |