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LE TEORIE DI JOHN WYCLIFFE (ca 1324 -1384)
Questo filosofo francescano, docente presso l'Università di Oxford, nato nello Yorkshire da un casato di antica discendenza, fu direttore del Canterbury College fino al 1366, quando Simon Langham, arcivescovo di Canterbury, preferì affidare la direzione del Collegio a un monaco. Wycliffe fece ricorso al papa Urbano V, ma per non subire procedimenti ecclesiastici, entrò nel 1372 al servizio di Giovanni di Gand, figlio di Edoardo III. Grazie a questa protezione egli scrisse molte delle sue opere (De veritate scripturae e De ecclesia le più famose, risalenti al 1378). Ma entrò in rottura con la corte per le sue idee sull’eucaristia, per le continue condanne e il suo atteggiamento ambiguo nella rivolta dei contadini del 1381. In particolare dopo lo Scisma d'Occidente del 1378, scrisse contro il clero e il papato, cercando di dimostrare che non c'era la necessità di un papa nella chiesa, che non esisteva un primato romano e nemmeno un potere dei cardinali per eleggere il papa mediante tre prove:
Recependo l'ostilità dei cittadini inglesi contro lo strapotere della chiesa cattolica feudale del proprio paese, ebbe il coraggio di criticare la pretesa del papato di riscuotere le imposte in Inghilterra, difendeva il diritto del re inglese di secolarizzare le terre ecclesiastiche, dichiarava che lo Stato non poteva dipendere dalla chiesa (tanto meno da quella avignonese, per lui profondamente corrotta) e che anzi era la chiesa a dover dipendere dallo Stato nelle questioni di carattere civile. Una riforma generale del clero avrebbe dovuto riportare la chiesa ai tempi delle antiche chiese apostoliche o almeno di quelle pre-costantiniane. Per questa ragione il papa Gregorio XI lo accusava degli stessi errori di Marsilio da Padova. Chiedeva addirittura l'eliminazione dell'episcopato, in quanto il capo della Chiesa non poteva essere il papa, ma solo Gesù Cristo. Respingeva la dottrina delle indulgenze, la remissione dei peccati da parte dei sacerdoti, ovvero il loro potere di "salvare le anime", la confessione auricolare, il dogma della transustanziazione, nonché il culto dei santi, proclamava la Bibbia come unica fonte della rivelazione (e tradusse in inglese i vangeli). Wycliffe ammetteva la presenza reale di Cristo nel pane e nel vino consacrati, ma questa presenza per lui era solo spirituale, nel senso che "coesisteva" con la sostanza del pane e del vino (questa fu una tesi riutilizzata da Calvino). Per quanto riguarda l’interpretazione delle Scritture, Wycliffe diceva che la Bibbia non era solo il fondamento della fede, ma era anche l'unica vera e assoluta verità, poiché era "parola di Dio", vera in se stessa, che conteneva tutta la verità che si può conoscere. Quindi per lui la Bibbia doveva esser presa così com'era. Questo principio non equivaleva a quello che sarà la Sola Scriptura di Lutero, perché Wycliffe ammetteva l'interpretazione dei Padri (soprattutto Agostino) e dei Dottori di quel tempo (Anselmo, Ugo di San Vittore). Però per lui la Scrittura e la Tradizione andavano assunti individualmente, non attraverso la chiesa e il suo magistero. La vera chiesa, per Wycliffe, si basava sulla divisione agostiniana tra Città celeste e Città terrena, che lui però trasformò in una divisione reale e non simbolica come in Agostino; vi sono i salvati e i dannati:
Da queste considerazione derivavano delle conseguenze:
Le sue idee ebbero grandissima influenza su tutti i riformatori di estrazione borghese della chiesa inglese (in Boemia furono riprese da Jan Huss). I feudatari e la stessa corona lo appoggiarono, perché i papi di Avignone avevano sostenuto la Francia durante la guerra dei Cento Anni (1337-1453). Nel 1377 fondò l'ordine dei Poveri Predicatori (successivamente soprannominati Lollardi), ma dopo la rivolta contadina del 1381 l'Università di Oxford contestò le sue tesi sulla povertà evangelica e sul carattere puramente simbolico dell'eucarestia. Subì dal tribunale ecclesiastico due processi, ma non fu condannato perché protetto dalla corona. Il Concilio di Costanza nel 1414 lo condannerà invece per eresia, insieme a Jan Huss e Girolamo di Praga. Pur essendo già morto nel 1384 a Lutterworth, il corpo di Wycliffe fu riesumato e arso sul rogo nel 1428 dal vescovo della sua parrocchia.
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