LA RIFORMA PROTESTANTE

Dalla riforma della chiesa
alla nascita del capitalismo


IL REGIME TIRANNICO-MESSIANICO NELLA CITTA’ DI MüNSTER, 1533-35

Wolf Murmelstein - exodus.jimdo.com/

La coincidenza storica del Rinascimento con l’era delle Scoperte Geografiche diede origine ad una vivace attività economica basata su spese di crescente lusso delle classi dominanti e di molti ecclesiastici che arrivarono a distrarre mezzi destinati all’attività caritatevole, sempre più ridotta. Aumentò quindi sempre di più il divario fra le classi superiori possidenti e i ceti popolari nullatenenti.

Dopo la scoperta dell’America, la Spagna immise nel circuito economico una grande quantità di oro, trovato nei territori americani conquistati. A cavallo secoli XV e XVI ebbe quindi inizio un’inflazione crescente con un ulteriore aumento del gran numero dei “vinti”, esclusi dai profitti derivanti dalle diffuse spese di lusso ma costretti ad affrontare i prezzi crescenti dei beni di prima necessità. Questo proletariato, essenzialmente delle città, era ovviamente sensibile a prediche sull’uguaglianza fra gli uomini e la proprietà comune dei beni che, secondo alcune interpretazioni di Atti degli Apostoli, sarebbe stato praticato nella prima comunità cristiana.

La città di Munster nella Germania del Nord, vicina alle provincie olandesi, avendo aderito alla Lega Anseatica, era diventato a fine secolo XV un importante centro commerciale. Dei profitti derivanti dal movimento economico si giovò essenzialmente una cerchia ristretta vicina al Principe Vescovo e al Capitolo del Duomo composto dalle famiglie patrizie. Le corporazioni artigiane e mercantili riuscirono ad ottenere delle concessioni ma nulla poterono contro il privilegio ecclesiastico di esenzione fiscale che permise a diversi conventi, specialmente femminili, di svolgere attività artigianali e fare concorrenza sleale. Il proletariato rimase escluso da ogni vantaggio. Nelle città vicine la situazione era simile.

Anche le Fiandre, che si trovarono sotto il diretto dominio degli Asburgo, videro un incremento dell’attività economica, anche nella provincie settentrionali (l’attuale Olanda). La produzione era fondata su lavoro a domicilio a condizioni di sfruttamento che le corporazioni non riuscirono a contrastare; vi furono anche molti disoccupati. Fra queste masse proletarie era quindi diffuso il malcontento per cui la predicazione anabattista trovò ascolto.

Gli anabattisti negavano il valore del Battesimo alla nascita e esigevano quello per immersione – come quella di Giovanni Battista - in età adulta quale prova dell’adesione consapevole all’attesa – nella Fede e senza violenza - per il regno della giustizia sociale e erano, quindi, contrari al legame trono e altare.

Era pure diffusa l’attesa che intorno all’anno 1533 – a 1500 anni dalla Crocifissione – si sarebbe avuto il Ritorno del Cristo Vittorioso.

La protesta luterana contro il modo di agire della Curia Romana e le Guerre Contadine completano il quadro storico del sorgere della predicazione anabattista in generale e del regime tirannico messianico di Munster 1533-35 in particolare.

Col diffondersi della predicazione luterana la borghesia mercantile ed artigiana di Munster ottenne, nel 1532, la nomina di predicatori luterani nelle varie chiese.

Bernth Rothmann, figlio di una famiglia povera si essendosi mostrato molto dotato ebbe la possibilità di studiare teologia e di divenire sacerdote cattolico. Quando questo giovane iniziò a predicare trovò un crescente ascolto. Poco dopo però si mise a capo del movimento democratico che voleva portare la città nel campo luterano.

A questo punto – non solo a Munster - ebbe inizio il percorso verso la trasformazione dell’idealismo messianico e dell’attesa del Regno della Giustizia in un sistema sempre più tirannico, di deificazione del capo che esige la devozione esclusiva e l’ubbidienza assoluta, come teorizzato fin dall’inizio del secolo XVI da vari autori, dall’ anonimo Rivoluzionario Alto Renano (Libro dei Cento Capitoli) a Tomaso Campanella. Negli anni 1533-35 a Munster si ebbe il primo esempio storico di “democrazia totalitaria” intesa come la degenerazione di un ideale, politico o religioso, di maggior giustizia in un regime tirannico e di terrore.

Il predicatore Rothmann, staccatosi anche dal Luteranesimo, apportò il proprio prestigio e l’oratoria alla causa anabattista e, a partire dall’autunno 1533, sostenne l’ideale della comunione di beni come necessaria alla perfezione. Tra i ricchi alcuni cessarono l’esercizio dell’usura e rimisero i debiti ai loro debitori mentre altri si limitarono a rinunciare ai lussi e donare il superfluo ai poveri. Il Consiglio Comunale cercò di allontanare Rothmann che, appoggiandosi al suo grande seguito, riuscì a resistere. Altri predicatori suoi seguaci che erano stati espulsi dalla città riuscirono a ritornare in breve tempo e cacciarono i predicatori luterani dalle chiese. A questo punto molti borghesi preferirono lasciare la città con tutti i loro beni trasportabili.

Alcuni “apostoli”, convinti di essere partecipi della Grazia dello Spirito Santo concesso agli originari Apostoli, giravano per le città della Germania del Nord e dell’Olanda inducendo molti a ripetere il Battesimo con l’immersione e nominando “vescovi” investiti della facoltà di amministrarlo in seguito.

All’inizio dell’anno 1534 due di questi “apostoli” ebbero un grande successo nella città di Munster essendosi 1400 persone ribattezzate per immersione, fra questi anche lo stesso Rothmann. Da notare che anche molte monache lasciarono i loro conventi e, in estasi mistica, accettarono il Battesimo per Immersione.

Dopo la partenza di questi primi “apostoli” arrivarono i due personaggi – Jan Mathys e Giovanni da Leiden - che diventarono i protagonisti della trasformazione di Munster nella “Nuova Gerusalemme” dei rivoluzionari.

Da ricordare – per paragone storico - come all’epoca della Guerra Giudaica, 66-70 e.v, vi furono molti, fra i quali anche la comunità cristiana degli Ebioniti, che lasciarono Gerusalemme e la città venne dominata dagli Zeloti e altri gruppi estremisti che, in nome di un’attesa messianica, ignoravano ogni invito alla resa e imposero alla popolazione rimasta crescenti sofferenze fino alla catastrofe finale.

E’ un comportamento sempre seguito da movimenti politici fanatici messianici, che fino al momento della inevitabile catastrofica disfatta parlano di una vittoria finale, dell’arrivo imminente di una forte armata di liberazione e/o di un intervento superiore; la sconfitta viene attribuita all’opera diabolica di traditori.

A Munster si ebbe una grande affluenza di entusiasti tendenti all’estremismo che si aggiunsero agli anabattisti residenti. Avendo il numero dei “forestieri” ormai superato quello dei cittadini residenti la città passò in mano agli anabattisti; i luterani non seppero resistere. Jan Mathys e Giovanni da Leida poterono quindi assumere il comando; Rothmann e i suoi seguaci, ormai ridotti all’impotenza, dovettero sostenere questo regime teocratico.

Contrariamente alla prevalente dottrina anabattista, secondo Jan Mathys e Giovanni di Leida si doveva adorare solo la prima persona della Trinità, il Padre, e non la seconda persona, il Figlio. Per “realizzare questa Unità” venne proclamata la “Nuova Gerusalemme” liberata da ogni peccato e impurità.

Mathys propose di giustiziare tutti i cattolici e luterani ancora in città ma poi si limitò solo alla loro espulsione. Incitati dalla predicazione di Mathys, orde armate presero d’assalto le strade gridando “Fuori voi senza fede e non tornate più, nemici del Padre”. In mezzo ad una tormenta di neve i “senza fede”, anche anziani, bambini, donne incinte e madri con neonati, vennero cacciati fuori dalla città e privati pure dei pochi generi alimentari loro rimasti e costretti cosi a girare per le campagne implorando un pezzo di pane e un ricovero.

Chi tra quelli considerati come “senza fede” era ancora rimasto in città dovette recarsi alla piazza principale e ricevere il battesimo per immersione in una procedura durata tre giorni. Dopo era considerato delitto punito con la pena di morte non aver ricevuto il battesimo per immersione. La mattina del 3 Marzo 1534 a Munster non vi furono più dei “senza fede” ma solo “figli del Padre”.

Mathys inviò messaggeri alle comunità anabattiste di altre città con l’invito a raggiungere Munster – Nuova Gerusalemme - dove si sarebbero salvati al momento della fine del mondo atteso per la Pasqua del 1534 e ognuno avrebbe avuto il necessario.

Il Principe Vescovo che, a malincuore, aveva riconosciuto la comunità luterana non era disposto a riconoscere gli anabattisti e, visto il carattere militante assunto dal movimento, cercò di formare un esercito per riconquistare la città. Da principi e città vicine ottenne denaro, armi, munizioni e provviste ma pochi soldati.

La maggioranza degli anabattisti era sorpresa trovandosi in mezzo ad una guerra ma il capo delle corporazioni organizzò la resistenza. Vennero nominati ufficiali e tutti, uomini, donne e ragazzi erano chiamati all’adempimento dei compiti assegnati.

In particolare venne organizzato un corpo di vigili del fuoco, stabiliti turni di guardia, di notte e di giorno, scavati trincee per i canoni e costruiti fortificazioni dietro le porte della città. Dopo poco tempo gli assediati riuscirono a lanciare attacchi contro gli assedianti e davanti alle mura si ebbero degli scontri.

Jan Mathys procedette alla raccolta e confisca di quanto abbandonato da coloro che avevano lasciato la città o erano stati espulsi dicendo che cosi ogni bisognoso avrebbe quanto gli necessitava. Per rifornire la popolazione vennero costituiti magazzini affidati a dei “diaconi“ che dovevano pure gestire le cucine aperte in corrispondenza delle porte per i pasti degli uomini di guardia.

Il passo successivo verso la completa comunione dei beni era la confisca del denaro ancora posseduto dalla popolazione e che, da quel momento, venne usato solo nei rapporti con il mondo circostante per l’acquisto di provviste e l’arruolamento di mercenari. Il lavoro degli artigiani – il potere teocratico era ormai l’unico committente – venne compensato in natura. Coloro che erano sospettati di aver nascosto il denaro posseduto dovettero sottostare ad una procedura umiliante di fronte a Mathys per ottenere il perdono.

Successivamente venne considerato peccato anche avere uno spazio abitativo ritenuto eccessivo per le proprie necessità e tutte le case dovettero rimanere aperte, anche di notte.

Andando oltre, Jan Mathys dichiarò che la Bibbia era l’unico libro consentito. Tutti gli altri, anche quelli di proprietà privata, dovettero venire portati alla piazza principale dove vennero bruciati in un grande rogo; il Duomo venne saccheggiato con la distruzione di antichi manoscritti e libri.

Dopo questa rottura col passato, a Munster i capi avevano ormai il monopolio dell’interpretazione della Bibbia.

Venne svolta una forte propaganda verso i ceti poveri delle aree circostanti sulla completa uguaglianza – tutto di proprietà di tutti - realizzata a Munster. Ovviamente nei restanti territori della Diocesi di Munster e domini vicini chi era sospettato di essere simpatizzante della “Nuova Gerusalemme” era soggetto a durissime repressioni, anche condanne a morte eseguite in modo crudele.

A fine Marzo 1534 Jan Mathys aveva stabilito a Munster una dittatura, completa e priva di remore, ma morì alcuni giorni dopo. Il giorno di Pasqua disse di aver avuto una “ispirazione superiore” e tentò un’uscita con pochi uomini per rompere l’assedio e convertire gli assedianti che invece sconfissero questi fanatici e li fecero a pezzi.

Col principio di Aprile 1534 venne quindi il momento di Giovanni da Leida che iniziò a spettacolarizzare questa “Nuova Gerusalemme”. Nei 14 mesi della tirannia di Giovanni diminuivano sempre di più i generi alimentari per la popolazione assediata e aumentava, invece, la spettacolarizzazione dell’attesa messianica in chiave di esaltazione del tiranno.

E’, comunque, necessario valutare con molta cautela quanto viene narrato in racconti e cronache, essenzialmente di fonte ecclesiastica, sul personaggio Giovanni da Leida e le sue gesta. Si tratta, infatti, di fatti che sarebbero accaduti in una città assediata che negli ultimi mesi dell’assedio era completamente isolata. Inoltre, dato che solo pochi degli assediati riuscirono a sopravvivere e convincere gli assedianti vincitori di non essere eretici pericolosi per l’ordine costituito, sui racconti non è possibile un qualsiasi riscontro. Gli avvenimenti ovviamente vennero narrati in modo tale da compiacere il vincitore.

Giovanni da Leida iniziò lo spettacolo con tre giorni di silenziosa meditazione e, al termine, chiamò il popolo ad una nuova penitenza. Poi, citando una “rivelazione” “avuta” da un seguace, Giovanni si fece proclamare successore di Re David, “Re di Sion”, re Giovanni I della Nuova Gerusalemme, affiancato da 12 anziani (le 12 tribù di Israele); vennero istituite alcune cariche cortigiane.

Una Guardia Personale costituita da elementi arrivati da fuori, dipendenti del tutto da Giovanni, incuteva timore alla popolazione che non osava esprimere critiche al modo di agire del “re”; ogni forma di disubbidienza venne ormai considerato delitto degno di pena di morte. Si ritiene che per diversi casi di disubbidienza ci siano state esecuzioni capitali – con decapitazione – eseguite in piazza.

Essendoci a Munster più donne che uomini, Giovanni introdusse la poligamia obbligatoria. Si narra che lui stesso avesse un grande numero di concubine sotto l’età di venti anni. Più grave era che anche donne sposate che per l’assedio erano rimaste separate dai mariti dovettero sottostare all’ordine della poligamia. Gli sposalizi vennero celebrate in piazza, ovviamente senza osservare le regole religiose.

Giovanni, occupandosi della propria spettacolare proclamazione a “Re di Sion” nella Nuova Gerusalemme, perse l’occasione di tentare qualche uscita per attaccare gli assedianti. Il Principe Vescovo ebbe cosi il tempo necessario per ottenere dagli altri principi gli appoggi necessari per continuare l’assedio che divenne più duro. Munster era ormai chiusa fuori da ogni contatto con l’esterno e le provviste alimentari scarseggiavano sempre di più.

In questa situazione Giovanni strinse ancora di più la morsa sulla popolazione. Per i vari settori nominò 12 “principi” ai quali però vietò di riunirsi fra di loro. In generale, ogni riunione di persone per strada era ormai ritenuto crimine da condanna a morte.

Negli ultimi due mesi di assedio la popolazione era letteralmente alla fame. Nel giugno 1535 due uomini riuscirono ad uscire e informarono gli assedianti su alcuni punti deboli delle mura. Le forze del Principe Vescovo poterono quindi muovere un attacco a sorpresa e occupare la città. Si narra che Giovanni con due fedelissimi venne trovato nascosto in una cantina.

Gli assediati usciti vennero interrogati e, in maggioranza, giustiziati in modo crudele. Solo quelli che riuscirono a convincere gli interroganti di non essere eretici pericolosi per l’ordine costituito vennero inviati in villaggi lontani.

Giovanni e due suoi fedelissimi vennero torturati, esposti in pubblico e poi condannati a morte; condanna eseguita in modo crudele.

Sull’esempio di Giovanni da Leida un altro predicatore tentò di organizzare una lotta per il Regno della Giustizia ma i suoi seguaci si diedero ad eccessi per cui vennero trattati da banditi.

Con questi precedenti di violenza per circa un secolo la predicazione anabattista venne considerata sovversiva e repressa: un ecclesiocidio.

Fonte principale

Norman Cohn, The Pursuit of the Millennium: Revolutionary Millenarians and Mystical Anarchists of the Middle Ages, 1957.

Altre fonti


Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia - Moderna
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Aggiornamento: 17/09/2014