L'OTTOCENTO ITALIANO ED EUROPEO
DAL CONGRESSO DI VIENNA
ALLA VIGILIA DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE


LA QUESTIONE ROMANA

A favorire in Europa la nascita di una nuova nazione, la Germania, che presentava fin dall'inizio tutte le caratteristiche, soprattutto economiche, per diventare in breve una grande potenza, si ebbe in questo decennio il declino del potere napoleonico. Sarà proprio la sconfitta sul piano militare infertagli dalla Germania a segnarne la fine. Il potere di Napoleone cominciava infatti a vacillare dall'interno; egli si trovò attaccato sia da destra, da frange clericali e dall'alta borghesia finanziaria, sia da sinistra, dalla piccola borghesia intellettuale e dalla classe operaia.

Non gli restava che affidare le sorti del proprio prestigio alla guerra, come sempre avviene nella logica delle grandi potenze.

Da parte prussiana, niente era più coerente alla linea militarista e forte di Bismarck che piegare lo Stato francese, ancora egemone in Europa.

L'occasione si presentò presto, per una questione di successione al trono di Spagna. Napoleone III, tramite il proprio ambasciatore, chiese al re di Prussia Guglielmo I, che si trovava ai Bagni di Ems, ulteriori garanzie sulla rinuncia (peraltro decisa e nota) di Leopoldo di Hohenzollern alla candidatura a quel trono; un dispaccio del re a Bismarck fu da questo abilmente alterato in modo tale da suonare offesa e minaccia per la Francia; questa il 19 luglio 1870 dichiarò guerra alla Prussia. Ma in poche settimane le truppe imperiali furono battute dagli eserciti prussiani in Alsazia e Lo rena; l'imperatore in persona a Sedan (2 settembre) fu sconfitto indecorosamente e preso prigioniero.

Due giorni dopo Parigi proclamava la Terza Repubblica. In una difficilissima situazione interna che, come vedremo, porterà alla Comune, la Francia repubblicana sottoscriveva la pace di Francoforte (maggio 1871) con la Germania alla quale dovette cedere i territori dell'Alsazia e della Lorena, mentre nel gennaio 1871 era stata solennemente proclamata la nascita dell'Impero germanico (Secondo Reich).

Per l'Italia la fine del potere personale di Napoleone significò la caduta di quei legami diplomatici con la Francia che impedivano l'annessione del Lazio e di Roma: essi consistevano nella cosiddetta “Convenzione di Settembre” firmata nel 1864, con cui il governo italiano si era impegnato a garantire l'autonomia dello Stato Pontificio ed a trasferire la capitale da Torino a Firenze (che di fatto fu la capitale del regno dal 1865 al 1871).

Dopo Sedan il governo italiano si considerò libero di procedere alla liberazione di Roma,

un corpo di spedizione, al comando del generale Raffaele Cadorna, aprì una breccia nelle mura della città, a Porta Pia, e vi entrò il 20 settembre 1870.

Un anno dopo si apriva la prima seduta del Parlamento nazionale a Roma, dove si erano già trasferiti il governo e la corte.

Era già stata approvata una legge (la legge delle guarentigie, cioè delle garanzie) a carattere unilaterale, perché non accettata dall'altra parte, che regolava i rapporti tra lo Stato italiano e la Città del Vaticano. Secondo questa legge veniva garantita alla Chiesa di Roma la sovranità sui palazzi del Vaticano, del Laterano e su Castelgandolfo: tale sovranità territoriale venne a costituire, così come è ancora, uno Stato indipendente; al nuovo Stato veniva assegnata una dotazione annua di 3 milioni.

Era l'attuazione dei princìpi liberali della “libera Chiesa in libero Stato” di matrice cavouriana.

Il papa Pio IX mantenne un atteggiamento di dignitosa ostilità rispetto alla legge, che non riconobbe, ed invitò inoltre tutti i cattolici italiani a non partecipare alla vita politica (con il cosiddetto “non éxpedit”, “non conviene”).


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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia - Moderna
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Aggiornamento: 02/04/2014