L'OTTOCENTO ITALIANO ED EUROPEO
DAL CONGRESSO DI VIENNA
ALLA VIGILIA DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE


LA TERZA GUERRA D'INDIPENDENZA: IL VENETO ALL'ITALIA

Ai difficili problemi che si presentavano al nuovo Parlamento italiano l'indomani della proclamazione del regno, si aggiungevano due questioni ancora irrisolte riguardanti l'unificazione nazionale: il Veneto, ancora sotto il dominio austriaco, e Roma e il Lazio sotto il potere temporale della Chiesa.

Sia l'una che l'altra questione si risolveranno nel quadro delle profonde mutazioni avvenute nel panorama politico europeo a cui dobbiamo quindi riportare la nostra attenzione.

Si tratta, per quanto riguarda l'acquisizione del Veneto all'Italia, della formazione della nazione tedesca e della sua affermazione in Europa ai danni dell'Austria. Per quanto riguarda il Lazio e Roma, che diventerà capitale d'Italia, si trattò invece della fine dell'edificio imperiale di Napoleone III e del ritorno della Francia ad un regime repubblicano, con la conseguente perdita dell'influenza in Italia.

Il processo di unificazione nazionale delle popolazioni tedesche venne portato a compimento durante il decennio 1860-70 grazie alla politica unitaria e nazionalista inaugurata dal nuovo re di Prussia Guglielmo I e soprattutto da Ottone di Bismarck, suo Cancelliere dal 1862.

Lo statista prussiano, a differenza di Cavour, era un uomo di destra, avverso al liberalismo, ma convinto fautore dell'unificazione nazionale da raggiungere attraverso una guerra contro l'Austria, in vista della quale la Prussia doveva attrezzarsi esercitando una egemonia militare sugli altri Stati tedeschi.

Questo progetto, che significò una forte spinta alla militarizzazione dello Stato ed un regime politico interno accentratore e forte, fu appoggiato dalla ricca borghesia tedesca che chiedeva garanzie di incremento industriale e stabilità sociale. In questo periodo infatti la Germania era la prima nazione europea nella produzione del carbone (nei bacini della Ruhr), nell'industria metallurgica e nelle costruzioni ferroviarie, cioè in tutti i settori chiave dello sviluppo industriale.

Il pretesto per la guerra fu dato dalla questione dei ducati danesi (Schleswig, Holstein e Lauenburg) di popolazione prevalentemente tedesca, che erano stati attribuiti dal Congresso di Vienna alla Danimarca e che dopo varie vicissitudini si trovavano ora sotto l'amministrazione austriaca e prussiana. I contrasti che ne seguirono acuirono la tensione tra Prussia e Austria, fino a quando si passò alla guerra aperta (1866).

La Prussia si era prima assicurata l'alleanza italiana, stipulata allo scopo d'impegnare l'Austria su due fronti; l'Italia, in caso di vittoria, avrebbe ottenuto l'annessione del Veneto.

Per l'Italia la partecipazione alla guerra austro - prussiana fu la terza guerra per l'indipendenza. Ma, ancora impreparato e non adeguatamente armata, andò incontro a due clamorose sconfitte, a Custoza il 24 giugno 1866 e, subito dopo, nello scontro navale di Lissa, il 20 luglio.

Sul fronte germanico invece, grazie alla estrema decisione da parte del generale prussiano von Moltke, la decisiva battaglia di Sadowa (3 luglio) costrinse gli Austriaci alla resa.

In base alle trattative di pace che si svolsero subito dopo, la nuova situazione che si creò nel centro dell'Europa fu la seguente: l'Italia otteneva, tramite la mediazione di Napoleone III, il Veneto; la Prussia annetteva l'Hannover, l'Assia-Cassel, il Nassau e la città libera di Francoforte; nasceva la Confederazione della Germania del Nord sotto la presidenza del re di Prussia, comprendente 22 Stati tedeschi a nord del fiume Meno, che venivano amministrati, per problemi di interessi comuni, dal governo federale presieduto da Bismarck.

Restavano fuori quattro Stati a sud del Meno che si costituivano in Confederazione della Germania meridionale, indipendente, con la quale peraltro Bismarck strinse subito dopo, segretamente, accordi militari a suo favore.

L'Impero austriaco si era dunque ridotto ai soli territori dell'Austria ed Ungheria. Dopo gli avvenimenti del 1866 anche la struttura politica austriaca cambiò: l'Impero si divise in due Stati con parlamenti e costituzioni separati, appunto l'Austria e l'Ungheria, uniti solo dalla persona del sovrano, imperatore d'Austria e re d'Ungheria.


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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia - Moderna
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Aggiornamento: 02/04/2014