L'OTTOCENTO ITALIANO ED EUROPEO
DAL CONGRESSO DI VIENNA
ALLA VIGILIA DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE


IL PRIMO GOVERNO CRISPI (1887-1891)

Durante il governo della Sinistra l'Italia aveva inaugurato una politica estera antifrancese, e si era avvicinata agli Imperi dell'Europa centrale. L'orientamento autoritario della Corona aveva molto influito su questa scelta. Nel 1882, come si è detto, venne firmata la Triplice Alleanza tra l'Italia, l'Austria e la Germania. Questa scelta di politica estera suscitò la protesta dei movimenti irredentisti e dell'opinione pubblica che ancora vedeva nell'Austria la naturale nemica dell'Italia. Né con maggiore entusiasmo fu salutato l'inizio della politica coloniale di cui fu artefice il nuovo capo del governo, Francesco Crispi, succeduto nel 1887 al Depretis. Ex mazziniano, protagonista democratico del movimento risorgimentale, Crispi aveva mantenuto negli anni successivi all'unità più lo spirito unitario - nazionalista del pensiero mazziniano che quello democratico. Repubblicano, si era convertito come gli altri ex mazziniani all'ideale monarchico, convinto che solo sotto il regime dei Savoia per l'Italia fosse possibile consolidare quell'unità nazionale e quel prestigio sul piano europeo di cui era acceso fautore. Il suo ideale fu quello della Germania di Bismarck, ed a questo modello si ispirò in tutta la sua azione governativa, sacrificando molto spesso ad esso lo sviluppo democratico italiano. L'avventura coloniale in cui si imbarcò Crispi era iniziata nel 1882 con l'acquisto della baia di Assab nel Mar Rosso da parte del governo italiano. Nel 1885 il massacro di una spedizione italiana in Eritrea aveva offerto al governo italiano l'occasione di occupare Beilul e Massaua.

Tuttavia nel 1887, poco prima che Depretis morisse, i presidi italiani erano stati massacrati dagli Abissini a Dogali. Crispi fece della politica coloniale un punto forte del suo programma, illudendosi di poter fare acquistare così all'Italia un ruolo di grande potenza. Il suo sogno era quello della costituzione di un vasto dominio coloniale dal Mar Rosso all'Etiopia. Nel 1890, in seguito ad un intervento italiano a sostegno di Ras Menelik che ambiva alla successione del regno d'Etiopia, l'Italia ebbe la sua prima colonia in Africa, l'Eritrea. Colonialista e filogermanico, in politica interna Crispi fu profondamente autoritario, malgrado l'apparente contraddizione del suo regime politico cui si devono alcune riforme a carattere avanzato, come l'abolizione della pena di morte. In sostanza egli rafforzò i poteri del governo a scapito di quelli parlamentari e dette alle forze di polizia maggiori poteri di repressione dell'opposizione interna. Inoltre, accentrando nelle sue mani le cariche di ministro degli interni, di ministro degli esteri e quella di presidente del consiglio, accrebbe i poteri di quest'ultima funzione.

La svolta autoritaria e reazionaria impressa da Crispi alla politica italiana ebbe i suoi effetti: a livello economico il suo filogermanismo e la sua ammirazione per il modello prussiano - bismarckiano provocarono un tale inasprimento dei rapporti economici con la Francia da privare l'Italia del 40% delle sue esportazioni, e ciò fu un colpo molto duro, specie per le industrie della seta e del vino. Inoltre, frutto anche della maturazione dei tempi, la svolta autoritaria accelerò la formazione in Italia di una nuova opposizione popolare a carattere socialista.


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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia - Moderna
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Aggiornamento: 02/04/2014