LE MONARCHIE NAZIONALI


IPOTESI INTERPRETATIVE SULLA MANCATA UNIFICAZIONE NAZIONALE ITALIANA

Masaniello, incisione popolare del 1647 (Biblioteca Nazionale di Napoli)

Per la storiografia del "se" sarebbe interessante affrontare il seguente argomento ipotetico: se la chiesa cattolica italiana non avesse assunto, durante il Rinascimento e la Riforma protestante, delle posizioni nettamente conservatrici, il processo economico-borghese, posto che avesse realizzato l'unificazione nazionale, col relativo mercato interno, avrebbe preso la stessa strada degli altri Paesi europei o avrebbe potuto prenderne un'altra? Se sì, quale?

Qui si possono fare due congetture:

A) se l'Italia avesse fatto l'unificazione nazionale, contestando la Riforma protestante, probabilmente non si sarebbe comportata in modo molto diverso da come si comportarono Spagna e Portogallo, nel senso cioè che avrebbe partecipato subito alla spartizione delle colonie dei Paesi extraeuropei (non dimentichiamoci: 1) che nessuno Stato italiano finanziò l'impresa di Colombo, poiché i costi erano ritenuti sproporzionati rispetto ai grandi rischi cui si poteva andare incontro: lo stesso pensarono il Portogallo e l'Inghilterra; 2) che molti navigatori dell'epoca erano di origine italiana e che la stessa impresa di Colombo venne in parte finanziata da mercanti e banchieri genovesi e fiorentini).

Qui però si può fare una distinzione: l'Italia unita e cattolica non si sarebbe comportata esattamente come la Spagna, poiché questa aveva conservato un cattolicesimo più arretrato e feudale, mentre in Italia l'Umanesimo e il Rinascimento avevano fortemente laicizzato la religione; e forse non si sarebbe comportata esattamente neppure come il Portogallo, perché questa nazione, pur essendo sulla strada della laicizzazione della religione, non aveva le capacità imprenditoriali degli italiani, ma solo quelle commerciali, per cui il suo colonialismo fu costretto (anche per l'esiguità del numero dei colonizzatori) a limitarsi alle zone costiere dell'Africa e dell'Asia (con l'unica eccezione del Brasile).

B) Se invece l'Italia avesse fatto l'unificazione nazionale, accettando la Riforma, probabilmente essa si sarebbe comportata come l'Inghilterra o l'Olanda, diventando quindi una nazione molto più potente della Spagna e del Portogallo e... con molti meno scrupoli religiosi.

Per quale ragione? La caratteristica socioeconomica della società italiana era, a quel tempo, fondamentalmente "borghese" (almeno nell'ambito dei Comuni e delle Signorie), mentre in Spagna, ad es., era, dopo la Riconquista, quasi completamente feudale.

La borghesia è una classe economicamente più avanzata dell'aristocrazia feudale, poiché investe i capitali in attività fortemente speculative, per cui la ricchezza e il potere della nostra nazione non avrebbero potuto essere inferiori a quelli dell'Inghilterra e men che mai a quelli dell'Olanda. L'Inghilterra acquisì capacità imprenditoriali quando l'Italia almeno da due secoli le aveva già dimostrate.

Che giudizio dare dunque della chiesa cattolica italiana? Se l'Italia non è diventata come la Spagna o il Portogallo, forse indirettamente lo dobbiamo anche alla chiesa che, opponendosi all'unificazione nazionale, ci ha impedito di diventare dei grandi colonialisti. La chiesa romana ha accettato le avventure coloniali (si pensi alle crociate) solo fino a quando è stata in grado di decidere le sorti del nostro Paese (pur sempre in un rapporto conflittuale con l'impero prima e le forze comunali dopo). Perduta la relativa egemonia, la chiesa s'è limitata a "sfruttare" le conquiste coloniali di Spagna e Portogallo per gli interessi esclusivi del proprio Stato e non anche per quelli della penisola. In tal modo l'unificazione nazionale è diventata un obiettivo ancora più difficile da realizzare. La chiesa romana ha sempre temuto che gli Stati italiani potessero diventare troppo forti da obbligarla ad accettare l'unificazione nazionale. E gli staterelli italiani, dal canto loro, sono sempre stati troppo divisi perché potessero diventare molto forti.

Inizialmente l'Italia non partecipò allo sterminio di massa degli indios, alla loro schiavizzazione e al saccheggio delle loro risorse. Sarà solo in seguito che la nostra classe borghese cercherà di accodarsi alle potenze straniere per partecipare allo sfruttamento delle colonie.

Probabilmente, se la chiesa avesse accettato, oltre all'unificazione nazionale, anche la Riforma, noi avremmo avuto un'Italia borghese e capitalistica, non meno feroce dell'Olanda e dell'Inghilterra. Solo che questa eventualità è antistorica, poiché il protestantesimo è potuto nascere proprio in opposizione al cattolicesimo-romano. Al massimo si sarebbe potuto verificare che le regioni italiane economicamente più sviluppate o geograficamente più vicine all'area protestante dell'Europa, avrebbero potuto "dividere" l'Italia in due, costringendo i cattolici al compromesso (cosa che avvenne in Francia, in Irlanda, in Austria...).

In ogni caso lo sviluppo degli eventi ha dato torto alla chiesa romana: da noi si è sviluppato il capitalismo e siamo diventati come le altre nazioni europee. Anzi, siccome, al pari della Germania, abbiamo perso del tempo prezioso nel momento di dare un peso politico all'originaria accumulazione capitalistica, per poterlo recuperare siamo stati costretti a ricorrere al fascismo. In Germania la contraddizione tra la Riforma e la mancata unificazione fu ancora più stridente che in Italia: questo spiega il motivo per cui il nazismo fu più totalitario del fascismo.

La chiesa cattolica ha dunque avuto torto nell'impedire l'unificazione nazionale e nel contrapporsi in modo frontale alla Riforma. Ma questi due atteggiamenti non sono stati presi in seria considerazione dalla borghesia italiana e dagli intellettuali progressisti (umanisti). Nel senso che si è preferito assumere un atteggiamento passivo, indifferente, accettando l'autoritarismo di Roma come un fatto inevitabile.

La borghesia italiana ha perso il confronto con la chiesa romana semplicemente perché non ha avuto fiducia nelle masse. Gli intellettuali hanno rifiutato di discutere sui problemi della Riforma semplicemente perché li credevano anacronistici, inutili ai fini dell'unificazione nazionale, ch'essi anzi avrebbero voluto al di fuori di qualunque potere religioso. Il loro distacco dalle masse era totale.

In Italia è mancato un dibattito culturale nazionale sui problemi della Riforma e della nascente rivoluzione borghese. Volendo, l'Italia avrebbe potuto imboccare la strada di uno sviluppo socioeconomico democratico, senza doversi per forza caratterizzare in modo capitalistico.

Probabilmente c'era già la possibilità che l'unificazione nazionale si realizzasse con il contributo non solo delle forze borghesi progressiste, ma anche di quelle non borghesi. La borghesia non era costretta ad accettare il compromesso con l'aristocrazia e la chiesa controriformista. La borghesia non è sempre la stessa quando lotta contro aristocrazia e clero, e quando lotta contro operai e contadini dopo essere andata al potere. Per la borghesia del '500 tutte le soluzioni rivoluzionarie erano ancora aperte.

Altre questioni ipotetiche da esaminare:

  • Se non ci fosse stata la conquista dell'America, la discesa di Carlo VIII in Italia avrebbe potuto determinare la fine dell'egemonia spagnola nel Meridione e il crollo definitivo dello Stato della Chiesa?
  • Cioè avremmo forse potuto avere la prosecuzione e lo sviluppo nazionale del Rinascimento e della scienza? Oppure l'Italia sarebbe diventata una colonia della Francia? O forse, proprio lottando contro la Francia, l'Italia avrebbe potuto raggiungere l'obiettivo dell'unificazione nazionale?
  • E la Riforma protestante, una volta ridimensionate le pretese della chiesa romana, ci sarebbe stata ugualmente? anche in Italia?

Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia - Moderna
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Aggiornamento: 02/10/2014