STORIA DEL MEDIOEVO
Feudalesimo e Cristianesimo medievale


GLI SLAVI CENTRO-EUROPEI SINO ALLA CADUTA DELL'IMPERO ROMANO D'OCCIDENTE

Contadini al lavoro su un pagliaio

Non si sa molto degli slavi euro-centrali del I millennio a.C. perché, essendoci stati pochi scambi commerciali tra loro e i greci, le fonti greche (Erodoto 484 a.C. – 425 a.C) diedero solo notizie approssimative.

Le più antiche popolazioni slave dell'Europa centrale, ancora prive di scrittura, dedite all'allevamento e all'agricoltura, probabilmente risiedevano nel corso medio-superiore della Vistola. Gli archeologi parlano di "cultura di Lausitz", ove sono state ritrovate delle urne funerarie.

Questa cultura proto-slava si diffuse dal mar Baltico ai Carpazi, fino al Dnepr; anzi già dal II millennio a.C. si registrano alcune migrazioni di slavi dal bacino della Vistola e dell'Oder verso il Baltico orientale, là dove si mescolarono con le tribù ugro-finniche. Particolarmente studiato in Polonia è stato il villaggio di Biskupinsk, presso Poznan.

La più antica civiltà euroslava che conosciamo, seppure parzialmente, è quella del bronzo e soprattutto del legno, almeno sino all'uso del ferro verso la metà del I millennio a.C.

Non risulta fosse praticata la schiavitù. La maggior parte dei mezzi produttivi apparteneva a un collettivo, la tribù, e soltanto dove i proto-slavi erano a contatto con Sciti, Traci e Celti, la proprietà di tali mezzi apparteneva a singole famiglie.

Dal IX al VII sec. a.C. si verificarono importanti migrazioni di alcune tribù slave dalla regione dell'alta Vistola verso l'alto Bug, la Volinia.

Le primissime forme di differenziazione di ceto appaiono verso il IV sec. a.C., quando i contatti coi Celti (provenienti dalla Boemia meridionale), i Traci, gli Sciti e i Germani si fecero più intensi. Il baratto comincerà ad essere sostituiti coi rapporti mercantili-monetari.

Le tribù proto-slave della Vistola dovettero sostenere scontri armati per tutta la seconda metà del I millennio sia contro gli Sciti che contro i Sarmati.

Dopo Erodoto altri due storici ci hanno fornito ulteriori notizie su queste popolazioni: Tacito (55-117) e Plinio il Vecchio (23-79). Per loro, curiosamente, tutto quanto non era "germanico" veniva definito o "scito" o "sarmato". Anche il geografo Tolomeno (100- ca. 175) si attiene a tale classificazione, all'interno della quale, al massimo, potevano usarsi termini come "Venedi" o "Sclavini", donde il nome di "Slavi", che non a caso voleva dire "schiavo". In particolare i Venedi-Sclavini erano quelle tribù slave occidentali residenti nella pianura compresa tra i fiumi Oder e Vistola, a ovest del corso superiore del Dnestr.

Questo purtroppo ha impedito di stabilire con relativa precisione i confini territoriali delle tribù proto-slave di allora. Quel che è certo è che le principali lingue slave: russo, polacco, polabico, ceco, slovacco, bulgaro, serbocroato, sloveno... provengono tutte dall'antico slavo, che già nella prima metà del I millennio a.C. era lingua comune tra queste popolazioni. La differenziazione linguistica vera e propria è avvenuta soltanto verso la prima metà del millennio d.C., che significativamente coincide col periodo delle consolidate stratificazioni sociali tra gli slavi dell'Europa centro-occidentale.

Che l'aristocrazia tribale dei Venedi fosse molto ricca è documentato dal corredo funerario (cfr il sepolcreto di Vymysl nella Posnania). I Venedi commerciavano con la Gallia, la Pannonia, le province romane occidentali e alcuni centri del mar Nero.

Alla fine del II sec. d.C. le loro terre furono attraversate dalle tribù dei Goti, con cui in parte si fusero, partecipando inoltre alle guerre danubiane verso la metà del III secolo. Uno degli imperatori romani di quel periodo porta il titolo di "venedico". Nel III secolo inizia anche l'espansione di alcune tribù slave nella Boemia, a danno dei Celti.

I movimenti migratori degli Slavi nelle terre a sud-ovest dell'Elba e dell'Oder furono causati anche dalle violente incursioni degli Unni (IV sec. d.C.), benché la parte principale dei Venedi non fu toccata da questa invasione.

Gli Slavi orientali (Dnepr centrale e superiore) conosceranno più tardi la differenziazione di ceti e classi. Fino al I sec. d.C. tra loro si conserverà un sistema comunitario non molto diverso da quello di mille anni prima. Infatti soltanto nel I-II secolo si formano le grandi famiglie patriarcali, proprietarie di tutti gli strumenti produttivi e in grado di avvalersi del servizio di forze schiavili, per quanto ancora nel VI sec. il diritto comune proibiva l'asservimento di propri connazionali, sicché si deve pensare che tali schiavi o erano nemici catturati in battaglia o venivano comprati sui mercati esteri dalle famiglie più facoltose.

Nell'Europa centrale furono soprattutto le tribù della Germania nord-orientale che, a seguito della disgregazione progressiva della comunità primitiva, si dedicarono ampiamente ai commerci con l'impero romano, la Scandinavia e l'Europa orientale. Vandali, Burgundi, Alemanni, Longobardi, Angli, Sassoni, Juti, Franchi e altre tribù ancora attaccarono i romani già nel II sec. d.C.

Anche nelle regioni danubiane, carpatiche, lungo la costa settentrionale del mar Nero, del Dnepr e del Volga si verificavano gli stessi mutamenti socio-economici già presenti presso i Germani, e anche qui l'accentuarsi delle stratificazioni sociali indurrà Daci, Alani, Carpi e soprattutto Goti ad attaccare Roma verso la metà del III secolo.

Viceversa le tribù slave dell'Europa orientale ridussero fortemente i loro rapporti commerciali con Roma, preferendo quelli con le tribù sarmatiche o altre tribù slave orientali. Il che però non impedì loro di partecipare alle guerre anti-schiavistiche contro Roma, unendo parte delle loro forse a quelle dei Marcomanni nella seconda metà del II secolo e a quelle gotiche nel III e IV secolo. Tuttavia i Goti, capeggiati da Ermanarico, ambivano a sottomettere gli stessi Venedi, senza peraltro riuscirvi.

In sostanza le grandi campagne degli Slavi contro Roma iniziarono soltanto alla fine del V secolo, cioè dopo che le grandi invasioni degli Unni li costrinsero a cercare nuovi territori.

Le basi geopolitiche fondamentali per le offensive dei cosiddetti "barbari" contro l'impero romano, nel III secolo, furono le regioni fra il Danubio, il Reno, l'Elba e la costa settentrionale del mar Nero. Indispensabile, per la riuscita di queste campagne militari, fu l'alleanza tra ceti nobiliari germanici e slavi e le grandi masse popolari, schiavili e semischiavili, che consideravano i "barbari" come loro liberatori.

Ma non meno importante furono le unioni delle tribù dei Germani, degli Slavi, dei Sarmati, dei Mauri verso la metà del IV secolo. A queste unioni non parteciparono i Goti (già divenuti ariani), contro cui combattevano tribù sarmatiche e slave.

La debolezza dei Goti si manifestò quando decisero di dividersi in Ostrogoti e Visigoti, separati dal Dnestr. Gli Unni ne approfittarono per attaccare entrambe le tribù, finché i Visigoti furono costretti a varcare le frontiere dell'impero romano, infliggendo una sconfitta così clamorosa alle legioni romane nel 378, presso Adrianopoli, che il nuovo esercito dell'imperatore Teodosio fu composto prevalentemente di elementi gotico-sarmatici. E sarà proprio con queste forze che Teodosio imporrà a tutto l'impero il cristianesimo ortodosso contro il paganesimo, l'arianesimo e ogni altra forma di eresia cristiana.

Subito dopo la morte di Teodosio, i Visigoti, capeggiati da Alarico, ne approfittarono per saccheggiare Roma nel 410, che da allora perse la sua importanza mondiale, al punto che la nuova capitale dell'impero d'occidente fu trasferita a Ravenna.


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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia - Storia medievale
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Aggiornamento: 01/05/2015