STORIA DEL MEDIOEVO
Feudalesimo e Cristianesimo medievale


LA “LEGGE SALICA” DEI FRANCHI
con riferimenti a tempi più recenti

La sua origine

La cosiddetta “Legge Salica” (“Pactus legis Salicae”) ci fornisce importanti informazioni sul regime sociale dei Franchi Salii, così chiamati perché abitavano la regione prossima alla riva del fiume Sala, che attraversa l'odierna Olanda, ove il fiume si chiama IJssel.

Detta legge è una delle prime raccolte normative dei regni latino-germanici, e il suo contenuto non è ispirato alla cultura cristiana, in quanto fissa per iscritto norme giuridiche che sino ad allora erano state tramandate per via orale.

Benché probabilmente sia successiva al Codex Euricianus e alla Lex Burgundionum e a leggi analoghe composte anche dagli anglo-sassoni e da altre tribù germaniche, essa conserva con maggiore integrità le caratteristiche tipiche del diritto dei Germani, poiché, all'epoca della composizione, la loro romanizzazione non era ancora a uno stadio avanzato (da notare che gli storici chiamano“Franchi” i Germani insediatisi nell’odierna Francia, mentre i Germani veri e propri sarebbero i Franchi orientali cattolicizzati a forza dai Franchi occidentali, già a partire da Carlo Magno).

Le pene previste

In queste note giuridiche, composte presumibilmente ai tempi di Clodoveo (481-511), vengono esaminati dettagliatamente i vari casi della vita dei Franchi e sono elencate le ammende per ogni tipo di reato, a cominciare dal furto di un pollo fino al riscatto per l’uccisione di una persona.

Per i reati era prevista quasi sempre una pena in denaro (sempre se il colpevole fosse un uomo libero). I non liberi, invece, venivano puniti con punizioni corporali, come la fustigazione e in alcuni rari casi con la morte.

Le pene sono differenti a seconda di che era danneggiato: p. es. l'omicidio di un non Franco o di un Romano era punito con una pena di 67,5 scellini, mentre per l'uccisione di un Franco (libero) erano previsti 200 scellini. Un tratto quasi moderno è la previsione di pene anche per gli insulti (il reato che oggi sarebbe chiamato “ingiuria”), laddove la pena più elevata (45 scellini) è comminata per la parola "puttana".

A quel tempo, l’ordinamento sociale basato sul clan era, in quelle tribù, già decaduto, o comunque in procinto d’essere sostituito da una gestione di classe della proprietà privata della terra, e ciò si riflette nella suddetta legge.

L’economia dei Franchi rappresentati dalla Legge Salica

Secondo i dati di questa fonte, il livello dell’economia dei Franchi era molto più elevato di quello dei Germani descritti da Tacito. L’allevamento del bestiame p.es. aveva assunto notevole importanza, come documentano le precise ammende in caso di furto.

In generale si evince chiaramente che per quelle popolazioni vi erano molti settori produttivi considerati decisivi per lo sviluppo: oltre all’allevamento del bestiame, l’apicoltura, la frutticoltura, la viticoltura, la pesca e la caccia.

L’agricoltura aveva una parte dominante nell’economia: oltre ai cereali, i Franchi coltivavano il lino e gli ortaggi (fave, piselli, lenticchie e rape). L’aratura veniva eseguita con l’aiuto dei buoi e si conosceva l’uso dell’erpice. I danni causati dal bestiame alle colture dovevano essere risarciti. Il raccolto dei cereali era generalmente molto abbondante. I Franchi facevano largo uso anche dei mulini ad acqua.

Le comunità franche

Al tempo della Legge Salica la terra arata non era ancora proprietà privata in senso pieno, così come oggi la intendiamo, poiché tutta la comunità contadina conservava il diritto supremo su quella terra. Tuttavia essa non era più soggetta alle ridistribuzioni e veniva sfruttata ereditariamente da ogni singolo contadino. Invece prati e boschi continuavano a essere proprietà collettiva di tutta la comunità rurale.

I diritti supremi della comunità consistevano nel fatto che nessun contadino poteva vendere la sua terra e, nel caso che l’agricoltore fosse morto senza lasciare eredi, la terra che egli coltivava sarebbe passata nelle mani dei “vicini”, cioè dei membri di tutta la comunità.

La terra era ereditaria solo in linea maschile e non in quella femminile. Le femmine però non erano escluse da altri beni o da taluni territori non appartenenti a quella regione. Tale disposizione (dopo essere stata dimenticata per secoli) verrà utilizzata anacronisticamente nel corso di certe dispute per varie successioni al trono a partire dal XIV secolo, come argomento contrario alla discendenza femminile nelle case regnanti.

La comunità salica medievale non era più quella basata sul clan, descritta da Cesare e da Tacito, anche per la semplice ragione che molte comunità si univano, formando grandi villaggi, i cui abitanti non erano più tutti imparentati tra loro.

Chiunque poteva stabilirsi in un altro villaggio, previo consenso di tutti i suoi abitanti. Tuttavia bastava un solo oppositore per impedire tale trasferimento; se qualcuno si fosse insediato arbitrariamente nel villaggio, sarebbe stato punito col pagamento di un’ammenda. E in ogni caso se chi si era trasferito nel villaggio non aveva provocato proteste da parte degli abitanti nel corso di dodici mesi, doveva diventare un membro intangibile come gli altri vicini.

Chi si insediava in un villaggio diveniva intangibile anche quando era munito di un regio decreto, e coloro che avessero osato protestare contro tale decreto avrebbero dovuto pagare un’enorme ammenda di 200 solidi (a quell’epoca con tre soldi si comperava una mucca “sana e cornuta”. Il solido era la moneta aurea del tardo impero romano).

Questo indica non solo la costante trasformazione della comunità basata sul clan nella grande comunità territoriale, ma anche il rafforzamento del regio potere e la separazione di un particolare strato della popolazione che cominciava a elevarsi sugli altri membri della comunità e godeva di determinati privilegi.

La decadenza della società basata sul clan e la nascita dell’ineguaglianza sociale

Presso i Franchi persistevano talune antiche usanze, come il pagamento in denaro ai parenti di un uomo che era stato ucciso, l’ereditarietà matrilineare dei beni (esclusa la terra), il pagamento da parte dei parenti (del riscatto in denaro) per l’uccisione perpetrata da un familiare povero.

Tuttavia la Lex Salica tendeva a sostituire gli antichi vincoli familiari con nuovi legami sociali. P.es. prevedeva la possibilità di trasmettere i beni a membri estranei alla famiglia, nonché la possibilità di uscire volontariamente dal clan, proclamando, davanti a un’assemblea di giudici scelti dal popolo, la propria intenzione di rinunciare all’eredità e di non volere più avere a che fare con i propri parenti. Se qualcuno dei suoi parenti fosse stato in seguito ucciso o fosse morto per cause naturali, colui che aveva abbandonato il clan non aveva più alcun diritto sull’eredità o sulla spartizione dell’eventuale ammenda versata dall’uccisore.

Per chi dunque era vantaggioso uscire dal clan? Certamente per i più ricchi e i più potenti, che si trovavano sotto la protezione diretta del re e che non desideravano aiutare i congiunti più poveri e non si preoccupavano di ricevere la loro misera eredità.

Della ineguaglianza della proprietà ci parla uno dei capitoli più importanti della Legge Salica, quello intitolato “Il pugno di terra”: se qualcuno avesse ucciso una persona – viene scritto -, e tutti i suoi averi non fossero stati sufficienti per pagare l’ammenda stabilita dalla legge, egli avrebbe dovuto presentare dodici congiunti, i quali erano tenuti a giurare che l’uccisore non possedeva altri averi oltre quelli già versati. Poi il colpevole sarebbe dovuto entrare in casa, raccogliere dai quattro angoli un pugno di terra e, stando sulla soglia con il viso rivolto all’interno dell’abitazione, gettare con la mano sinistra la terra al di sopra della spalla addosso al padre e ai fratelli. Nel caso che questi già avessero pagato una parte, egli avrebbe dovuto gettare la terra verso i suoi più vicini congiunti in linea materna o paterna, e questi avrebbero dovuto pagare il rimanente.

Anche altri capitoli riguardanti i debiti e i prestiti denotano la stratificazione dei Franchi liberi in ricchi e poveri e quindi, all’inizio del VI sec., la divisione in classi della loro società. La massa principale era composta dai contadini liberi, che vivevano in grandi comunità territoriali nelle quali si erano conservate numerose tracce del tipo di società basato sul clan.

L’altissima ammenda che l’uccisore di un contadino libero doveva pagare come riscatto indica che egli godeva di una posizione indipendente nonché di tutti i diritti civili. L’ammenda (wergeld) equivaleva a 200 solidi, e aveva un carattere di riscatto, non di punizione; se un uomo fosse stato ucciso da un animale domestico, il proprietario di questo animale avrebbe dovuto versare mezzo riscatto.

In quel tempo andava formandosi uno strato di nuova nobiltà militare privilegiata. La Legge Salica non accenna alla fine della vecchia nobiltà tribale; una parte di essa probabilmente si estinse, un’altra fu distrutta dai re che temevano eventuali rivali e la parte restante si fuse con la nuova nobiltà militare che circondava il re.

Da notare che per un rappresentante della nobiltà che stesse al servizio del re si pagava un riscatto triplo, cioè 600 solidi. In tal modo, la vita di un conte o di un funzionario regio, o la vita di un guerriero alle dipendenze del re, venivano valutate molto più di quella d’un semplice contadino. L’ammenda da pagare per l’uccisione di un rappresentante della nobiltà militare in servizio effettivo (durante le spedizioni) raggiungeva i 1.800 solidi.

Il terzo strato della società franca era composto dai semiliberi, i cosiddetti “liti”, e dagli schiavi rimessi in libertà: per essi si pagava un’ammenda di 100 solidi; per l’uccisione di uno schiavo si versava una semplice multa. Potevano esser servi o schiavi i vignaioli, i fabbri, i falegnami, gli stallieri, i porcai e persino i gioiellieri.

In tal modo le relazioni basate sul clan, una volta entrate in contatto col mondo latino, lasciavano il posto alle nuove relazioni sociali della nascente società feudale. Il processo di feudalizzazione della società franca si esprimeva nella contrapposizione dei contadini liberi ai nobili militari, nel senso che quest’ultimi si trasformarono gradatamente nella classe dei grandi proprietari terrieri, i feudatari, che, al servizio del re, ricevevano le grandi tenute strappate ai territori romani.

L’utilizzo postumo della Legge Salica

La prima applicazione della Legge Salica nel Trecento fu dovuta a Filippo V, che la utilizzò per usurpare il trono di Francia a Giovanna II di Navarra, figlia del fratello e re Luigi X. Lo stesso farà suo fratello Carlo IV, quando, alla morte di Filippo, salì sul trono, benché Filippo avesse avuto delle figlie.

L'applicazione della legge ebbe una particolare importanza nella disputa tra i Valois (francesi) e i Plantageneti (inglesi), riguardo alla successione al trono di Francia dopo l'estinzione della dinastia capetingia diretta, avvenuta sotto Carlo IV: Filippo VI, il cui nonno paterno era re Filippo III, basava le sue pretese proprio sull'applicazione della Lex Salica, negando il diritto di successione a Edoardo III d'Inghilterra, figlio della figlia di Filippo IV; il sovrano inglese rispose dichiarando guerra a Filippo e dando il via alla guerra dei Cent'anni (nel Regno Unito la Lex Salica durerà sino a quando Enrico VIII arrivò alla rottura con la chiesa cattolica, pur di poter avere dalla nuova moglie Anna Bolena il desiderato figlio maschio: cosa che poi ai fini della reggenza si rivelerà del tutto inutile.).

Si deve a questa legge anche l'ascesa al trono di Francia di Enrico III di Navarra, della dinastia Borbone, ultimo ramo capetingio rimasto dopo l'estinzione di quello dei Valois.

A causa di queste vicende la Lex Salica è diventata sinonimo di legge per la successione maschile al trono, a prescindere dal significato del testo originale: essa doveva offrire una garanzia di continuità immediata, automatica, alla successione regale, contro gli interessi di parte. In realtà essa scatenò infinite e complicate tensioni, che obbligarono, nel corso dei secoli e nei diversi Stati, a numerose varianti (ad esempio: le femmine ereditano solo in assenza di fratelli maschi, oppure le femmine non ereditano ma trasmettono il diritto all'eredità ai loro figli).

La legge venne imposta alla Spagna dall'Inghilterra e dall'Austria, per evitare che per eredità femminile la corona potesse essere congiunta con quella di Francia. Ferdinando VII di Borbone (1784-1833), dopo aver sposato Maria Cristina di Borbone-Due Sicilie (1806-78), non avendo ottenuto un erede maschio, aveva designato come legittimo successore il fratello Don Carlos Isidro (1788-1855). Ma nel 1830 dal matrimonio era nata una figlia, Isabella (1830-1904), e il padre, con atto unilaterale senza precedenti, nello stesso anno abrogò la Legge Salica, annullando così la designazione di Don Carlos e proclamando la figlia legittima erede, che in quel momento aveva tre anni, per cui la reggenza sarebbe spettata alla madre Maria Cristina. Ma Don Carlos rifiutò di riconoscere il testamento e organizzò un colpo di stato. Cominciò così una guerra intestina chiamata "le tre guerre carliste": 1833-1839; 1847-1860; 1872-1876, che contribuirono notevolmente al fallimento di cinque rivoluzioni borghesi.

Anche lo Statuto Albertino del 1848 recita nel suo art. 2 che "Lo Stato è retto da un Governo Monarchico Rappresentativo. Il Trono è ereditario secondo la legge salica".

Fonti


Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia - Storia medievale
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Aggiornamento: 01/05/2015