STORIA DEL MEDIOEVO
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PER UNO STUDIO DELLA STORIA DELLA CHIESA MEDIEVALE I - II
La chiesa cristiana, generalmente intesa, ha iniziato a svolgere un ruolo che potremmo definire "antidemocratico" sin da quando ha accettato, con Teodosio, nel 380, d'essere considerata la religione ufficiale dell'impero romano, facendo mettere al bando tutto quanto non rientrava esplicitamente nell'ortodossia o comunque non opponendosi a questa decisione statale. L'ufficialità di questa religione non ha semplicemente voluto dire il suo riconoscimento istituzionale, e quindi la fine delle persecuzioni da parte dello Stato romano (come di fatto era già avvenuto con Costantino nel 313), ma ha pure voluto dire la sua esclusiva legittimità, a discapito di tutte le altre confessioni. L'errore della chiesa è stato proprio quello d'aver accettato tale posizione di privilegio, che se da un lato l'ha politicamente favorita nel confronto con le altre religioni, dall'altro l'ha culturalmente danneggiata, in quanto le ha fatto perdere i vantaggi di un confronto dialettico con la diversità. Senza considerare che il privilegio istituzionale l'ha pure ingabbiata in una posizione di continuo compromesso coi poteri dello Stato. Sin dalle origini la chiesa cristiana aveva tenuto nei confronti dell'impegno politico un atteggiamento ambivalente: sicuramente l'esperienza del movimento nazareno guidato dal Cristo (e la sua morte in croce lo documenta) aveva avuto una chiara connotazione politico-rivoluzionaria. Subito dopo la sua morte e fino almeno al 70 d.C. il movimento ha sperato in una rivoluzione nazionale che desse l'indipendenza a Israele. Tuttavia, dopo questa data cominciarono a prevalere le tesi paoline che chiedevano al movimento di trasformarsi in un'istituzione meramente religiosa e di porsi in maniera impolitica nel confronto coi poteri istituzionali. La vittoria del paolinismo fece definitivamente perdere al movimento la carica rivoluzionaria, ma gli permise comunque di continuare a sentirsi relativamente indipendente dai tentativi di strumentalizzazione politica da parte degli imperatori romani, tant'è che la chiesa fu soggetta a persecuzioni per circa tre secoli. Non dimentichiamo che il cristianesimo rifiutava di considerare l'imperatore un dio e quindi non gli prestava alcun culto religioso, il che praticamente equivaleva a un reato di tradimento o di slealtà nei confronti dello Stato. La storica decisione teodosiana ebbe tuttavia effetti diversi in Occidente rispetto all'Oriente, poiché qui la chiesa ortodossa assunse un atteggiamento di relativa condiscendenza, accettando di non svolgere alcuna attività politica, riconoscendo allo Stato la propria autonomia e riservandosi il diritto di legiferare in piena indipendenza in materia di principi religiosi. Viceversa, in Occidente la chiesa romana cominciò a impostarsi in maniera politica, mirando a togliere all'imperatore, che sentiva troppo lontano per poterlo temere, qualunque forma di controllo su di sé o riducendo questi controlli a questioni meramente burocratiche. Le due confessioni, fino all'incoronazione di Carlo Magno nell'800, non si distinguevano in maniera sostanziale: la prima vera diversità ideologica fu quella del Filioque, conseguenza della suddetta incoronazione, che fu abusiva in quanto avvenne senza il consenso del basileus bizantino, che era l'unico legittimo imperatore del sacro impero romano-cristiano; e anzi avvenne proprio per contrastare questo potere, tant'è che allo scopo venne successivamente usata l'eresia del Filioque. L'eresia filioquista nacque in Spagna in occasione della lotta contro l'arianesimo, il quale sminuiva il ruolo del Cristo per sminuire quello della chiesa, a tutto vantaggio dello Stato, mentre l'eresia filioquista serviva appunto per accentuare al massimo il ruolo del Cristo, che doveva superare persino quello dello Spirito e che faceva del "figlio" una sorta di "secondo padre" nella dimensione teologica della trinità: il che in sostanza portava ad affermare una chiesa aventi gli stessi poteri dello Stato. Ovviamente tra le due confessioni, cattolica e ortodossa, esistevano differenze rilevanti in campi non strettamente dogmatici già prima dell'inserimento del Filioque nel Credo: erano relative al culto, ad alcune norme di rito, di calendario liturgico, di comportamento religioso... Ma c'erano anche questioni politico-amministrative. Quando in Italia, prima ancora dell'intesa ecclesiastica col potere dei Franchi, giunsero gli Ostrogoti di Teodorico, di religione ariana, e quindi contrari al potere temporale del clero, la chiesa romana si alleò subito coi bizantini per cacciare gli Ostrogoti, ma subito dopo fece di tutto per cacciare gli stessi bizantini dall'Esarcato di Ravenna, dalla Pentapoli delle Marche e dal Ducato romano. In pratica, quanto più il basileus bizantino concedeva ai vescovi latini il potere di governare sulle città italiane, tanto più essi ne approfittavano per rivendicare un potere ancora più grande. La debolezza dei bizantini determinerà la conquista della penisola da parte dei Longobardi, i quali, per convivere pacificamente con la chiesa romana, dalla quale peraltro erano stati chiamati, furono costretti a concederle grandi privilegi nel Ducato romano (il più importante dei quali fu forse la donazione del Castello di Sutri nel 729, da cui i medievisti fanno nascere il potere temporale della chiesa romana). I Longobardi comprometteranno lo sviluppo dell'economia urbana almeno sino al Mille. I Franchi furono chiamati in Italia dalla chiesa romana solo perché essa voleva togliere ai Longobardi l'Esarcato, la Pentapoli e alcuni territori meridionali che, guarda caso, era quelli in cui più forte era o era stata l'influenza bizantina. Nell'800, come già detto, essa si servì dei Franchi per realizzare un'alternativa imperiale occidentale ai bizantini. L'impero carolingio, in politica interna, si regge in piedi sulla base dell'illegalità, in funzione nettamente antibizantina, benché il pretesto sia stato quello di cacciare i Longobardi dall'Italia. Infatti sarà proprio la sconfitta di questa popolazione che comporterà la nascita dello Stato della chiesa, il cui territorio (Esarcato, Pentapoli, Ducato romano) era stato fino a quel momento gestito dai bizantini. La chiesa romana concede abusivamente ai Franchi il titolo di imperatore e s'incorpora, non meno abusivamente, di territori che non le appartenevano, trasformandosi da ente ecclesiastico a ente politico-ecclesiastico. Il falso ideologico con cui si legittima questi abusi è la Donazione di Costantino. I bizantini resteranno solo nell'Italia meridionale, esclusi i ducati longobardi di Spoleto e Benevento, e proprio qui, sempre a causa dell'intermediazione negativa del papato, dovranno affrontare, uscendone nettamente sconfitti, prima le invasioni arabe, poi quelle normanne. In politica estera l'impero carolingio si reggerà in piedi in forza delle numerose guerre di conquista contro gli arabi di Spagna, le popolazioni slave e sassoni, contro gli Avari e naturalmente contro i Longobardi, con cui erano persino imparentati. Il territorio dei Franchi, concluse le 53 spedizioni militari, praticamente era raddoppiato. Coi Franchi, per la prima volta, i barbari, una volta romanizzati e cattolicizzati, si muovevano militarmente non più da est verso ovest ma da ovest verso est. I Franchi rappresentavano il nuovo volto dell'Europa occidentale, bellicoso, intollerante, colonialista sul piano sia ideologico che economico. Solo nei confronti degli Arabi di Spagna essi non riusciranno a conseguire significativi successi. Questo perché, sottovalutando la loro forza, si pensò di poterli facilmente sconfiggere limitandosi a valicare i Pirenei. Invece gli arabi sfrutteranno proprio questa difesa naturale per restare in Spagna sino alla fine del 1400. Che l'impero carolingio fosse una realtà del tutto fittizia, basata unicamente sulla forza, priva di valori ideali, è dimostrato anche dal fatto che subito dopo la morte di Carlo Magno, esso si frantumò in tre aree ben distinte, dopo lotte furibonde tra i successori e tra questi e la feudalità rurale. Dette aree porteranno poi a formare le nazioni di Francia e Germania, mentre l'Italia, a causa della resistenza del papato, arriverà all'unificazione nazionale solo alla fine del XIX secolo. Il regno italico, nel periodo medievale, fu talmente effimero che già nel 961 era stato inghiottito dai nuovi imperatori Sassoni (gli Ottoni). Insomma la chiesa romana è stata la principale responsabile dell'epurazione a carico dei bizantini avvenuta in Italia. E se consideriamo che questi "bizantini" erano in realtà dei "romani" a tutti gli effetti, qui si è in presenza di continui atti di destabilizzazione politica (ai limiti della guerra civile) orchestrati dalla corrente francofila del clero di Roma. L'impero carolingio crollò anche perché la chiesa romana, divenuta ormai un potente latifondista, non aveva alcuna intenzione di lasciarsi governare da un sovrano laico. A tale scopo essa cercò un alleato nella grande feudalità, trascinando così l'Italia in una grave anarchia feudale e in una non meno grave decadenza morale e materiale. Il cesaro-papismo degli Ottoni di Sassonia fu in sostanza una conseguenza delle pretese egemoniche del papato, che voleva comandare a livello politico ed economico. Gli Ottoni assecondarono queste ambizioni, ma nominando autonomamente i vescovi e riservandosi il diritto di confermare l'elezione del pontefice: così fecero della chiesa cattolica il loro strumento politico più significativo. La chiesa romana, che avrebbe potuto realizzare un rapporto alla pari coll'impero bizantino, si trovò a essere completamente sottomessa alla politica sassone. Quando poi cercò di reagire a tale soggezione, con la lotta per le investiture, la sua unica preoccupazione fu quella di far prevalere il suo potere sul potere dell'imperatore occidentale, e non quello di rivendicare una pari dignità. Per buona parte del Medioevo infatti la chiesa romana ha rifiutato il principio della "sacra diarchia" bizantina, in quanto per il papato l'imperatore doveva ricevere la propria autorità non direttamente da dio ma attraverso il beneplacito della stessa chiesa. Quando la chiesa romana iniziò la lotta per le investiture, inaugurò nello stesso tempo il progetto di teocrazia papale universale, ratificando ufficialmente nel 1054 la rottura con la chiesa ortodossa, al fine di poter scatenare senza riserve l'avventura coloniale delle crociate, che investì praticamente tutta l'Europa centro-orientale (dai paesi baltici sino all'impero bizantino) e buona parte dell'attuale Vicino e Medio Oriente, per occupare terre appartenenti a popolazioni pagane, cristiano-ortodosse e islamiche. Le crociate porteranno al crollo prematuro dello stesso impero bizantino. Ovviamente il fenomeno delle crociate andò di pari passo col progressivo decadimento morale e materiale dell'Europa occidentale, rovinata dal crescente latifondismo ma anche dall'emergere di una borghesia comunale portatrice di valori tutt'altro che cristiani. La nascita e lo sviluppo impetuoso delle eresie pauperistiche, che porteranno poi alla riforma protestante, è un fenomeno quasi esclusivamente basso-medievale (inizia intorno al Mille). Queste eresie spesso maturano in ambienti di piccola borghesia, contro i poteri feudali (laici ed ecclesiastici) e anche contro i poteri della grande borghesia. Furono un tentativo pacifico di porre un freno alla decadenza della chiesa romana, restando nell'ambito dell'ortodossia ideologica; il loro fallimento e la volontà controriformatrice della chiesa romana porteranno alla riforma. Pur di occupare le ultime terre bizantine rimaste nel sud d'Italia la chiesa romana fu persino disposta a far venire i Normanni. Praticamente non c'è quasi stata invasione barbarica che la chiesa romana non abbia cercato di favorire o di strumentalizzare per le proprie esigenze di dominio. In sostanza, quando, con la riforma gregoriana, essa cercò di rimediare al processo di formalizzazione della fede, cioè di svuotamento dei suoi contenuti più democratici, gli strumenti che si diede furono quelli di accentuare ancor più gli aspetti reazionari dell'ideologia teocratica; aspetti che sino al Mille si erano mantenuti entro i limiti della teologia agostiniana, ma che ad un certo punto (specie con la riscoperta accademica dell'aristotelismo e quindi con lo sviluppo del tomismo), assumeranno una colorazione politico-egemonica ben determinata. E' stato in questo momento di transizione che la chiesa ha preteso di trasformarsi in un soggetto politico capace di influenzare direttamente tutta l'attività politica del potere laico. Un primo ridimensionamento di queste pretese sarà determinato dall'emancipazione economica e politica della classe borghese, che segnerà la fine del Medioevo e l'inizio dell'epoca moderna. Fonti
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