STORIA DEL MEDIOEVO
Feudalesimo e Cristianesimo medievale


DAL CROLLO DEGLI SVEVI ALLA FINE DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE

Palazzo Reale di Napoli - Federico II

Con la fine degli Svevi tramonta l'idea degli imperatori feudali di poter sottomettere il papato. Quest'ultimo, infatti, si serve del casato angioino per cacciarli definitivamente dall'Italia, illudendosi che, così facendo, avrebbe sempre avuto i francesi come partner politici e militari privilegiati.

Tuttavia, se è vero che gli Angioini entrarono nel Mezzogiorno come vassalli del papa, all'ovvia condizione che, finito il loro casato per mancanza di eredi maschi, tutto il meridione sarebbe passato sotto lo Stato della chiesa, è anche vero ch'essi non erano meno ambiziosi degli Svevi; anzi, in un certo senso, lo erano molto di più, poiché mentre gli Svevi si sarebbero accontentati, in Italia, di un riconoscimento del loro ruolo da parte dei Comuni (cosa che questi, se non avessero avuto l'appoggio della chiesa, gliel'avrebbero concesso), gli Angioini invece miravano a occupare l'impero bizantino e a diventare la principale potenza commerciale in tutto il Mediterraneo. E se vi fossero riusciti, difficilmente il papato avrebbe potuto fare qualcosa contro di loro, nel caso in cui non avessero rispettato i patti; tant'è che saranno proprio i francesi a bloccare lo sviluppo della teocrazia pontificia, trasferendo la sede ad Avignone e facendo del papato, per settant'anni, uno strumento politico e ideologico nelle mani della corona.

Il papato non si era reso assolutamente conto che un uso strettamente politico della religione non faceva che togliere credibilità alla stessa chiesa. Il papato anzi era convinto che tale credibilità sarebbe tanto più aumentata quanto più la chiesa si fosse comportata come un organismo politico. Inevitabilmente i sovrani si sentivano indotti a credere sempre meno nei valori del cristianesimo, cioè a laicizzarli progressivamente, e con essi gli usi e i costumi della cristianità, separando sempre più marcatamente le esigenze della politica statale da quelle della chiesa.

La Francia del Trecento aveva imparato a guardare la religione da un'angolazione esclusivamente politica e aveva smesso di credere che il papato potesse svolgere anche una significativa funzione morale o spirituale. Forse l'ultima espressione popolare della fede medievale in Francia è stata quella rappresentata da Giovanna d'Arco, contadina analfabeta e mistica (nel senso di "visionaria"), con una grande forza d'animo. Col giansenismo, infatti, si è in presenza di un cristianesimo viziato da un certo intellettualismo.

Tutto ciò spiega facilmente il motivo per cui gli Angioini accettarono ben volentieri l'offerta, da parte del papato, di scendere in Italia con un potente esercito, per mettersi a capo del partito guelfo, eliminando tutti i ghibellini. Chi avrebbe potuto fermarli se avessero vinto la partita contro gli Svevi?

Le circostanze però non andarono come Carlo d'Angiò s'era immaginato. I siciliani non accettarono affatto d'essere vessati dagli Angioini e reagirono con molta fermezza nella rivolta generale detta del "Vespro" (1282). E, poiché sapevano che contro la ritorsione angioina non avrebbero potuto farcela da soli, chiesero aiuto a Pietro III d'Aragona che, avendo sposato la figlia di Manfredi (ucciso dagli Angioini nella battaglia di Benevento, nel 1266, per impedirgli di continuare la dinastia degli Hohenstaufen), era considerato il legittimo erede dell'imperatore Federico II.

Potevano gli Aragonesi lasciarsi sfuggire un'occasione del genere, loro che consideravano il Mediterraneo la principale fonte di tutte le loro ricchezze? No, non potevano. E la guerra contro gli Angioini sarà molto dura: dapprima fino alla pace di Caltabellotta (1302), poi fino al trattato di Avignone (1372), che, dopo novant'anni di guerra, sancì definitivamente la separazione del regno di Sicilia da quello di Napoli, aprendo le porte alla progressiva conquista aragonese di tutto il Mezzogiorno: cosa che avverrà con l'occupazione di Napoli nel 1442 da parte di Alfonso V.

Fortuna volle, per gli Aragonesi, che i francesi venissero impegnati in una durissima guerra di liberazione nazionale contro gli inglesi, durata un secolo, sicché sino al 1494 i francesi non ebbero alcuna possibilità di riprendersi i territori ricevuti in feudo dalla chiesa. Solo dopo aver conclusa l'unificazione nazionale, il sovrano Carlo VIII poté scendere in Italia a rivendicare i suoi diritti, pensando di avere a che fare con gli Aragonesi di un tempo.

Senonché anche la Spagna si era riunificata, grazie al matrimonio tra Isabella di Castiglia e Ferdinando d'Aragona, e aveva cominciato ad arricchirsi velocemente non solo espropriando di tutto gli ebrei e i saraceni della loro nazione, ma anche conquistando colonie nel continente americano. Il nemico che i francesi incontrarono in Italia era diventato molto più forte di quello che avevano lasciato. Anzi, con Carlo V, che, grazie a un'accorta politica matrimoniale a lui precedente, era riuscito a costituire un immenso impero, unendo le corone spagnola e asburgica, questo nemico era in grado di dimostrare che sul piano militare era imbattibile.

Infatti la guerra che coinvolse Francia e Spagna-Austria, vide quest'ultima trionfare nettamente in Italia, al punto che dopo la pace di Cateau-Cambresis (1559) agli italiani occorreranno altri tre secoli prima di conseguire la propria unificazione nazionale.

Tuttavia la vittoria degli spagnoli fu di breve durata nel resto dell'Europa, sia perché buona parte dell'area settentrionale divenne protestante, sia perché la Francia, forte del proprio sviluppo mercantile e del proprio colonialismo, seppe riprendersi abbastanza velocemente, facendo capire, con la guerra dei Trent'anni (1618-48), quale potenza era destinata a diventare la maggiore nel continente (sui mari, come noto, s'imporranno gli inglesi).

La Spagna, infatti, pur essendo partita per prima, insieme al Portogallo, nella colonizzazione del mondo, non riuscirà mai a decollare in maniera capitalistica, sicché, ad un certo punto, verrà di molto ridimensionata sia dalla Francia che, sui mari, dall'Inghilterra.

La Francia arriverà addirittura a mettere, col trattato di Utrecht del 1713, un ramo angiò dei Borbone sul trono spagnolo; e con Napoleone riuscirà addirittura a occuparla militarmente e a conquistare due volte l'intera Italia, con la sola eccezione della Sardegna, ove si erano rifugiati i Savoia, e della Sicilia, ove si erano rifugiati i Borbone. Tuttavia questa seconda cosa, a differenza dell'altra, che si è conservata sino ad oggi, durò relativamente poco.

Infatti, dopo la disfatta totale delle sue truppe in Russia, il destino di Napoleone fu segnato. Quasi tutta l'Italia fu di nuovo in mano a spagnoli e austriaci. Solo con molta lentezza il popolo italiano riuscì a capire che avrebbe dovuto liberarsi da solo dei nemici interni e che il papato andava considerato uno di questi.

La Francia dovette subire la restaurazione del Congresso di Vienna (1815), ma le potenze vincitrici (Austria, Russia e Prussia) s'illusero di poter frenare lo sviluppo del capitalismo in Europa. Cioè non si resero conto che Napoleone non aveva esportato solo le guerre di conquista per abbattere gli ultimi sovrani assolutistici del Medioevo, ma anche le idee borghesi della rivoluzione, i codici giuridici, i metodi dell'amministrazione statale e le tecniche di produzione economica.

Gli Stati e gli imperi tardo-feudali che lo combattevano volevano diventare potenti come gli inglesi e i francesi, ma senza rinunciare alle loro caratteristiche medievali. In Germania, dopo l'unificazione nazionale voluta dalla Prussia, si trovò un compromesso tra le esigenze della borghesia industriale e i latifondisti chiamati junkers. Anche in Austria e in Russia si cercò il compromesso, ma ormai era troppo tardi. I grandi imperi autocratici saranno destinati a essere spazzati via durante la prima guerra mondiale. Le uniche due potenze europee che faranno sentire tutto il loro peso in Europa occidentale saranno la Francia e il Regno Unito.

Gli inglesi sono stati perspicaci nel capire che dopo la catastrofica guerra dei Cent'anni, seguita da un'altra devastante guerra delle Due Rose, durata trent'anni, e dalla rivoluzione borghese, che vide la loro nazione coinvolta quasi fino alla fine del Seicento, sarebbe stato meglio per loro agire soprattutto sui mari, conquistando quante più colonie possibili. E ne conquistarono così tante che ai francesi non restò, a partire dall metà del XIX sec., che occupare buona parte dell'Africa e alcuni territori del sud-est asiatico, oltre ovviamente agli unici due paesi ottenuti dalla spartizione dell'impero ottomano (Siria e Libano).

Sarà proprio questo assalto selvaggio alle colonie che indurrà a recuperare velocemente il tempo perduto ad altre due potenze europee: Italia e Germania, il cui nazi-fascismo le porterà a catastrofiche conseguenze, di cui si avvantaggeranno, più di tutti, gli Stati Uniti.


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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia - Storia medievale
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Aggiornamento: 01/05/2015