STORIA ROMANA |
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LA DOMUS ROMANA
La domus romana era costruita con mattoni o calcestruzzo (impasto di sabbia, ghiaia, acqua e cemento) e si componeva di due parti. La parte anteriore aveva al suo centro un grande vano (atrio) con un'ampia apertura sul soffitto, spiovente verso l'interno (compluvio): di qui scendeva l'acqua piovana, che veniva raccolta in una vasca rettangolare (impluvio) sistemata nello spazio sottostante. Nella domus si entrava attraverso la porta affacciata sulla strada (ostium), che immetteva in un corridoio (vestibolo) che portava fino al cortile dotato di lucernario (atrium), ma in epoca imperiale si edificherà anche un ingresso secondario detto portico, posto nella parete più ampia delle camere. Sul fondo dell'atrio, proprio di fronte all'entrata, si trovava una grande sala di soggiorno (tablinum), separata dall'atrio soltanto da tendaggi. In questa parte della casa erano esposte le immagini degli antenati, le opere d'arte, gli oggetti di lusso e altri segni di nobiltà o di ricchezza; qui il padrone di casa riceveva visitatori e clienti, soci e alleati politici. La vita privata della famiglia si svolgeva di solito nella parte posteriore della casa, raccolta intorno ad un giardino ben curato, che poteva anche essere circondato da un portico a colonne (peristilio) e ornato da statue, marmi e fontane. Le camere da letto si chiamavano cubicoli. La sala da pranzo veniva chiamata triclinio perché conteneva tre letti a tre posti, su cui i romani si sdraiavano durante i banchetti. Si trovava nell'una o nell'altra parte della casa, spesso in entrambe. I triclini erano lussuosi, con affreschi alle pareti e mosaici ai pavimenti. In epoca imperiale furono soggetti a trasformazioni in esedra, sala per feste e ricevimenti. |
- Stampa pagina Aggiornamento: 11/09/2014 |