LA GRECIA TRA ORIENTE E OCCIDENTE
Storia ed evoluzione della Grecia classica


L'ultima fase del conflitto:
il tramonto definitivo della potenza ateniese (414 - 404)

La terza fase della guerra si può dividere in realtà in due sotto-fasi: quella il cui culmine si ebbe con la disfatta ateniese in Sicilia, e quella seguente, segnata dal dilagare delle forze oligarchiche spartane (alleate peraltro con la grande potenza della Persia achemenide).

(a) La spedizione siciliana di Atene (415 - 413)

La spedizione siciliana fu il prodotto tanto della ricerca da parte di Atene di nuove risorse (derivanti ovviamente dalla guerra e dallo sfruttamento - a vittoria avvenuta - delle regioni assoggettate), quanto di una nuova richiesta d'aiuto delle città ioniche siciliane (Segesta e Lentini in testa) per un'aggressione della dorica Siracusa.

Il popolo ateniese fu tuttavia ben lontano dall'accettare in massa e senza riserve un'impresa con la quale (a causa sia della vastità dei preparativi, che dello stato delle finanze della città, prosciugate dalla recente guerra) ci si giocava chiaramente il tutto per tutto. Ostili all'impresa furono come al solito le forze più conservatrici, più favorevoli invece furono i ceti popolari.

In ogni caso, alla fine di una lunga diatriba, Alcibiade riuscì a convincere (415) l'Assemblea popolare (Ecclesia) dell'opportunità di una spedizione di cui diveniva, assieme a Nicia, lo stratego.

E' indicativo del clima estremamente teso che si respirava in quel periodo ad Atene il celebre scandalo delle erme (che consistette nella mutilazione genitale di alcune immagini sacre, con funzione apotropaica… che significa, in sostanza, 'scaramantica'). Un episodio che noi oggi giudicheremmo non più che increscioso, ma che al tempo - date le sue implicazioni religiose - fu considerato della massima gravità, gesto di empietà verso gli dei e presagio della futura sconfitta di Atene. Per dare un'idea dell'effetto che tale evento ebbe sugli ateniesi, possiamo dire che a esso seguirono varie condanne a morte, e che lo stesso Alcibiade - come si vedrà tra breve - per sfuggire al giudizio dei magistrati, disertasse la sua amatissima patria, alleandosi con i nemici spartani!

Né si seppe mai con certezza di chi fosse la colpa di una tale mutilazione. Gli aristocratici in ogni caso ne additarono i responsabili in Alcibiade e nei circoli a lui vicini, ma non è per nulla improbabile che fossero stati proprio essi - gli accusatori - a organizzarlo, per poi farne ricadere la responsabilità sugli avversari e far fallire la missione siciliana.

Quanto alla spedizione in Sicilia, essa fu organizzata troppo velocemente per essere davvero efficace. Giocò inoltre un ruolo essenziale nell'esito finale, il fatto che Alcibiade, che ne era l'anima e la principale personalità, disertasse l'impresa per rifugiarsi presso gli Spartani, quando i magistrati ateniesi lo richiamarono in patria per sottoporlo a giudizio in merito allo scandalo delle erme.

Le città doriche, d'altra parte, chiamarono in proprio soccorso - anche per il protrarsi della guerra, che avrebbe dovuto essere invece nei progetti degli Ateniesi un''impresa lampo' - le città-stato della madrepatria cui erano più legate, vale a dire Corinto e Sparta, trasformando così tale conflitto in un evento 'mondiale'.

L'indecisione tattica di Nicia infine, fece il resto, determinando la sconfitta degli Ateniesi, che vennero annientati dalle forze congiunte siciliane e peloponnesiache presso il fiume Assinaro, poco distante da Siracusa, nel 413.

Avendo inoltre Atene speso tutte o quasi le proprie riserve per finanziare l'impresa, una tale disfatta segnò anche l'inizio del suo declino, nonché della ripresa definitiva della coalizione guidata dagli Spartani.

(b) La fine del conflitto e l'alleanza di Sparta con i Persiani

La seconda parte della guerra, vide infine l'alleanza di Sparta con la Persia di Dario II, e il loro trionfo congiunto su Atene.

Giunte al punto nel quale si trovavano infatti, né Atene né Sparta potevano più affidarsi soltanto ai propri mezzi. Era quindi chiaro ad entrambe, come l'ago della bilancia sarebbe stato l'appoggio finanziario del vicino impero asiatico.

Fu Sparta la prima ad avvicinarsi a esso, nonostante i tardivi tentativi di Alcibiade (che gradualmente si era riavvicinato ad Atene !) per capovolgere la situazione in atto, favorendo un'alleanza della Lega marittima con la Persia contro la Lega spartana.

Occasione dell'avvicinamento con Sparta, fu il fatto che Atene nel 414 - un anno prima cioè del disastro in Sicilia - avesse appoggiato e favorito l'insurrezione di un certo Amorge contro il dominio persiano, infrangendo in tal modo la pace di Callia, stipulata ancora nel 449 ma rinnovata negli anni precedenti.

Non era stato perciò difficile a Sparta (già alleatasi clandestinamente con la Persia, nel periodo immediatamente precedente alle guerre del Peloponneso; e inoltre certamente più vicina ideologicamente a quest'ultima di quanto non fosse la 'libertaria' Atene) stipulare con essa un accordo, in base a cui gli Spartani si impegnavano a favorire la riappropriazione da parte della satrapia lidica delle zone costiere dell'Asia Minore (cui sarebbe stato nuovamente imposto l'obbligo del tributo al Gran Re), ricevendo in compenso da quest'ultimo consistenti aiuti finanziari per portare avanti la guerra.

A partire da tali presupposti, nonché dal fatto che Sparta trovasse in Siracusa (la città ellenica più potente a occidente) una valida alleata marittima, il blocco oligarchico poteva considerarsi sulla buona strada per chiudere a proprio favore il conflitto.

Armatosi infatti di una sua flotta marittima, e adottando inoltre una strategia che era già stata degli Ateniesi nel periodo della guerra 'archidamica' (cioè nella prima fase del conflitto), gli Spartani riuscivano a chiudere Atene in un isolamento che presto o tardi le sarebbe stato certamente fatale.

Gli Ateniesi del resto, si trovavano cinti d'assedio anche in patria, dal momento che, ancora nel 413, i loro nemici si erano insediati nel borgo di Decelea (situato a soli 20 Km da Atene), nel quale avevano trovato una base sicura per le proprie incursioni nel territorio dell'Attica. Se a questo si aggiunge che, per varie città della Lega marittima (tra le quali l'isola di Chio), l'alleanza tra la Persia e gli Spartani era stata un'occasione valida per emanciparsi finalmente della tirannia di Atene, si immaginerà bene a che punto fosse ormai giunto l'isolamento di quest'ultima.

Nonostante essa riuscisse ad ottenere alcune vittorie militari sul nemico - la più importante delle quali fu quella ottenuta, per merito di Alcibiade, presso Cizico (410) - la vittoria era per gli Spartani (guidati ora da un nuovo generale, Lisandro, fautore dell'alleanza con i Persiani) soltanto questione di tempo.

Nel 405 infatti, con la sconfitta navale ateniese presso Egospotami, nella zona degli Stretti, essi suggellavano in modo indiscutibile il proprio successo, costringendo i propri avversari a capitolare e a cedere a umilianti condizioni di pace.


a cura di Adriano Torricelli

Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia - Antica
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Aggiornamento: 01/05/2015