STORIA DELLE RELIGIONI |
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INDUISMO
I) Induismo viene da Indù (chi abita oltre l'Indo). Principale religione dell'India: circa 600 mil. di fedeli. E' la più diffusa dopo il cristianesimo e l'islam. E' presente anche in Nepal, Bangladesh, Birmania, Indonesia, Malesia, ecc. II) E' in assoluto la più antica religione: circa 4.000 anni di storia. Non ha avuto né fondatori né profeti, per cui non esistono rivelazioni. Ancora oggi non ha un gruppo di autorità centrali, né una gerarchia. III) Si è sviluppata in tre tappe: 1) Vedismo (dai libri Veda = conoscenza, composti tra il 1500 e l'800 a.C. Si veneravano più di 30 divinità. Le forze della natura venivano deificate); 2) Bramanesimo (dall'800 al 500 a.C. Brahman viene considerata divinità suprema, ma il politeismo resta. L'uomo è "atman" cioè scintilla di Brahman: l'uomo non muore e non è mai nato, deve solo tornare al Brahman); 3) Induismo popolare (si venerano circa 330 mil. di divinità, ma una triade domina su tutte: Brahma = Creatore, Visnù = Conservatore, Siva = Distruttore. Con questa trinità l'Induismo si stacca dal Bramanesimo. Visnù è il dio più importante perché Siva è negativo e Brahma è irrapresentabile. Molto popolare è anche Kalì, moglie di Siva, dea della vendetta, delle epidemie-terremoti-tempeste... Nei momenti di crisi sociale si crede che Visnù s'incarni in un eroe salvatore come ad es. Krishna, Rama, ecc.). IV) Gli Induisti sono divisi in 4 caste storiche, in ordine d'importanza: 1) sacerdoti o bramini, 2) guerrieri, 3) coltivatori, 4) artigiani e piccoli commercianti. I fuori-casta o impuri vengono detti "intoccabili" o parìa, cioè coloro che svolgono i mestieri più umili (oggi sono circa il 25% della popolazione indiana). Gandhi ha abolito questa sottocasta con un art. della Costituzione, ma di fatto le caste hanno ancora molto peso (ad es. i membri di una casta non sposano quelli di un'altra inferiore, neppure ci mangiano insieme). La divisione è rigorosa: non si può passare da una casta all'altra. Il motivo delle caste sarà quello che determinerà il distacco del buddismo dall'induismo. V) La dottrina morale e religiosa induista è abbastanza semplice. Non esiste un codice morale molto severo (quello principale è di Manu). Gli ideali morali fondamentali sono: purezza interiore, autodisciplina, distacco dalle cose (ascesi), verità, non-violenza, carità e compassione per gli uomini. L'uomo deve staccarsi da ogni desiderio e da ogni azione per evitare di doversi reincarnare. VI) Gli induisti infatti sono convinti che alla morte dell'uomo, l'anima va sulla Luna, dove viene giudicata. Se è promossa raggiunge il Nirvana (paradiso), se è bocciata si reincarna in forma umana o animale (a seconda della colpa) sulla terra, fino alla successiva morte, reincarnandosi di continuo, se persiste nella colpa. Per raggiungere il Nirvana, occorrono: amor di dio, opere buone e conoscenza, oltre alla pratica dello yoga (esercizio mentale), penitenze, veglie, digiuni. VII) Gli induisti trasformano l'eterno ricorso della vita (nascita, morte e reincarnazione) in un motivo per non desiderare. L'unico desiderio ammesso è quello di ricongiungersi col Brahman (spirito eterno). Per evitare le reincarnazioni l'uomo deve percorrere 4 stadi-tappe: 1) formazione e studio presso un guru (maestro di vita), 2) matrimonio e lavoro, 3) solitudine e relativa povertà, 4) assoluta povertà e ascesi (vivere di elemosina, accettando solo pane e cereali). Gli indù osservanti sono vegetariani. VIII) Ci sono riti per ogni stadio della vita: nascita (per il battesimo fanno assaggiare con un cucchiaio d'oro del miele fuso con burro), iniziazione (come servo presso un guru), matrimonio e morte. Ogni giorno il credente deve offrire un sacrificio: venerazione degli dèi e antenati della famiglia, ospitalità e preghiera. Tuttavia i riti più importanti sono quelli, molto complessi e superstiziosi, praticati dal bramino: essi non ammettono il minimo sbaglio. I bramini si occupano di istruzione, sanità, assistenza IX) Matrimonio. Per la donna c'è solo obbedienza: al padre, al marito, ai figli maschi. E' diffuso l'infanticidio femminile, perché si crede di non essere veramente adulti senza un figlio maschio. La poligamia è scomparsa. Le vedove che si risposano sono malviste. La dote è obbligatoria: se finisce, durante il matrimonio, il marito può anche decidere di uccidere la moglie e di risposarsi. I bramini non mangiano mai in compagnia delle mogli. X) Morte. Il cadavere viene lavato, rasato e bruciato su una pira, perché deve purificarsi. Non c'è cremazione (ma inumazione) solo per bambini sotto i due anni e per gli asceti. In passato veniva bruciata anche la vedova. Oggi solo un animale e oggetti del defunto. XI) Testi fondamentali: i Veda (inni, sentenze) e le Upanishad (precetti e interpretazione allegorica dei riti). XII) Almeno una volta nella vita fanno il bagno nel Gange, a Benares. XIII) Calendario hindu: l'anno (lunare) inizia da metà marzo, ha 12 mesi, divisi in gruppi di due (ogni gruppo determina una stagione, per un totale di 6 stagioni: primavera, estate, stagione delle piogge, autunno, stagione fredda, inverno). Il mese è diviso non in settimane ma in due parti: una comincia con la luna nuova, l'altra con la luna piena. L'anno ha 354 giorni: i giorni mancanti si integrano direttamente nell'ambito dei vari mesi. Le festività in un anno: quasi 40 (pochissime laiche). XIV) L'animale sacro degli induisti è la vacca, che non possono mai uccidere. Però viene usata per i lavori agricoli, per il latte e il combustibile (letame essiccato). Le vacche vengono macellate sono nel Kerala e nel Bengala. XV) Lingue e dialetti indù sono circa 800. La Costituzione riconosce solo 14 lingue: una per ciascuno Stato. XVI) Il cristianesimo ha preso dall'induismo: nella natività, il bue simbolo di sacralità e l'asino simbolo di purezza, ma anche la strage degli innocenti; nella passione il culto del sacrificio che salva l'umanità e l'età di 33 di Cristo. Gesù è per loro la decima incarnazione di Visnù. Il cristianesimo conta in India il 2% dei fedeli. L'Induismo ha una grande capacità di assorbire gli ideali delle altre religioni. Bibliografia
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