IDEE PER UN SOCIALISMO DEMOCRATICO
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LA DEMOCRAZIA AMERICANA E I DIRITTI DEI CITTADINI
Una delle principali preoccupazioni della Casa Bianca è sempre stata quella di presentare il proprio sistema politico-sociale come lo stadio supremo della classica democrazia borghese. In particolare, la dottrina americana del diritto costituzionale tutela il principio della libertà di associazione, inteso come diritto dei cittadini a istituire partiti e organizzazioni sociali di vario tipo. Tuttavia questo diritto non solo è stato (ed è) sistematicamente contraddetto dalla prassi, ma spesso viene sottoposto a inique restrizioni anche in sede giuridica, specie quando si tratta di reprimere attività di associazioni radicali, progressiste o comunque di sinistra. Una delle leggi più antidemocratiche elaborate dallo Stato americano fu quella del 1940 sulla registrazione degli stranieri: la cosiddetta "legge Smith". Essa prevedeva severe sanzioni contro coloro che costituivano società o gruppi intenzionati a rovesciare il governo o che vi contribuivano in qualche modo. Teoricamente la "legge Smith" era destinata a reprimere l'attività sovversiva degli agenti segreti fascisti presenti nel territorio americano, cioè a prevenire la formazione di una "quinta colonna" nel paese. Ma questo in realtà non era che un pretesto: gli autori della legge non miravano affatto a colpire i fascisti. Il suo potenziale coercitivo anticomunista si manifestò chiaramente alla fine degli anni Quaranta, allorché il governo decise di fare "legalmente" i conti con il partito comunista americano. Il processo di un gruppo di dirigenti dei partito, cominciato nel marzo '49, prosegui per nove mesi, concludendosi con un verdetto dì condanna. Nel 1951, rispondendo all'appello dei condannati, la Corte suprema confermò la fondatezza di quel verdetto, al pari del carattere costituzionale della "legge Smith". Questo naturalmente diede il via ad altri procedimenti penali a carico dei comunisti, mediante i quali l'accusa, non potendo fornire le prove della loro concreta "attività dolosa", li sottoponeva a giudizio semplicemente per le loro convinzioni. Solo più tardi si rinunciò ad applicare questa legge reazionaria. Dopo la fine della seconda guerra mondiale il Comitato della Camera dei Rappresentanti del Congresso per l'esame delle attività antiamericane ripristinò le sue funzioni di "guardiano delle basi dell'americanismo". Dal 1945 al 1957 tale organo effettuò 230 inchieste: più di 3.000 persone vennero interrogate e di queste 135 vennero tradotte davanti alla Corte di Giustizia per essersi rifiutate di sottostare agli umilianti interrogatori sulle loro opinioni politiche. Era soprattutto l'ordinanza esecutiva del Presidente Truman (n. 9835 in data 21.3.1947) che, richiedendo il sistema di verifica della "lealtà" dei candidati ai posti dell'amministrazione pubblica, violava apertamente il diritto costituzionale alla libertà di professione politica. La norma fondamentale esigeva che il candidato prestasse giuramento di non appartenere ad alcuna organizzazione avente come scopo il rovesciamento del governo. La verifica della lealtà permise di procedere a vaste epurazioni, di cui certo i comunisti non furono le sole vittime. Nel 1950 il Congresso votò l'Internal Security Act, meglio conosciuto col nome di "legge McCarran Wood", il prodotto più tipico dell'epoca buia del maccartismo e della guerra fredda. Con l'adozione di questa legge lo Stato si garantiva il potere di perseguire legalmente non soltanto i singoli cittadini, politicamente indesiderabili, ma anche intere organizzazioni chiaramente specificate nella legge, come appunto quelle comuniste. Ancora una volta il pretesto era di proteggere le basi repubblicane e democratiche del paese dalle trame dei "sovversivi" e dei "terroristi". Una vera e propria "caccia alle streghe" venne inaugurata su scala nazionale, onde eliminare qualsiasi organizzazione progressista presente nel mondo politico, culturale, scientifico, artistico, ecc. Promotore di questa campagna fu il tristemente noto senatore Joseph McCarthy. Con tale legge, anzitutto, s'impedì ai membri delle organizzazioni di sinistra di accedere ai posti di lavoro nell'apparato statale e militare, o si costrinse loro ad abbandonarli, se già erano occupati; si vietò anche di appartenere ai sindacati, di possedere un passaporto, di usufruire dei vantaggi previsti per gli anziani, ecc. In secondo luogo la legge contemplava la possibilità, nel caso in cui il presidente proclamasse lo stato d'emergenza, di arrestare e incarcerare (cioè di mettere in detenzione preventiva) le persone semplicemente sospettate d'appartenere a organizzazioni giudicate "sovversive" o d'esservi in qualche modo coinvolte: a tale scopo era prescritta la creazione di una vasta rete di campi di concentramento. Infine la legge McCarran esigeva la registrazione del partito comunista e degli altri movimenti progressisti al Ministero della Giustizia. A proposito di tale registrazione gli stessi giuristi borghesi d'allora sostenevano ch'essa era in aperta contraddizione con l'idea democratica della libertà d'associazione, poiché metteva le organizzazioni sotto il diretto controllo poliziesco del governo. Passarono gli anni. L'opinione pubblica mondiale condannò risolutamente il vergognoso maccartismo. Moltissime proteste si levarono anche negli Stati Uniti, tanto che nel 1964 la Corte Suprema fu costretta a stabilire che la disposizione della legge McCarran sul diritto del Dipartimento di Stato di rifiutare ai membri del partito comunista i loro visti di uscita sul passaporto non era conforme al dettato costituzionale, in quanto violava il diritto fondamentale dei cittadini alla libertà di circolazione. Nel 1968 la stessa Corte dovette ammettere che la suddetta registrazione obbligatoria era in contrasto con la clausola costituzionale (emendamento n. 5) relativa all'inammissibilità di costringere chicchessia ad accusare se stesso. In effetti, dovendo registrarsi al Ministero della Giustizia, il partito comunista veniva riconosciuto, ipso facto, come partito "sovversivo" e "criminale". Si dovette abrogare anche l'interdizione ai posti di responsabilità nell'Amministrazione statale e alla militanza nei sindacati. Nel 1971, pressato dall'opinione pubblica, il Congresso annullò la disposizione relativa ai campi di concentramento. Nel 1976, dopo lo scandalo del Watergate, lo stesso Congresso impose alcune limitazioni all'attività dei servizi segreti. Tuttavia, all'inizio degli anni Ottanta, con l'ingresso nella White House dell'amministrazione repubblicana di Reagan, le leggi volte a colpire l'attività dei movimenti democratico-progressisti hanno ripreso la loro marcia con particolare vigore. Approfittando del cosiddetto "riflusso", gli ambienti neoconservatori hanno cominciato a sferrare duri colpi alle libertà e ai diritti faticosamente conquistati dai cittadini americani nei caldi anni Sessanta e Settanta. Di nuovo, come nel dopoguerra, si cominciò a respirare un'aria di sospetto e di controllo: si era ripresa in grande stile la "caccia alle streghe"; si è di nuovo organizzata una vera e propria "guerra psicologica" contro i movimenti pacifisti, accusati d'essere degli "agenti stranieri". Nel dicembre 1981 entra in vigore l'ordinanza dei presidente Reagan che autorizza la CIA a spiare legalmente negli USA i cittadini e le organizzazioni sociali e politiche. Nell'82 sono state arrestate più di 4.000 persone per aver partecipato a manifestazioni pacifiste. Nello stesso anno sono state epurate le biblioteche di 2/3 delle scuole americane dai libri cosiddetti "nocivi": più di 600 titoli sono stati drasticamente vietati. I consigli bibliotecari e i patronati scolastici devono sottoporsi ad "autocensura" nell'adozione dei libri di testo e di consultazione. Nel marzo 1983 il Ministero della Giustizia ha autorizzato l'FBI a infiltrarsi in quelle organizzazioni che, secondo le autorità, possono trovarsi sotto "influenza straniera". Oggi l'FBI, principale organo americano di perseguimento giudiziario, registra ogni attività "pacifista" intrapresa da associazioni come "II comitato del 12 giugno", "I medici per la responsabilità sociale", "La mobilitazione per la sopravvivenza", "Il consiglio della pace degli USA", ecc. I metodi sono vecchi e nuovi: conversazioni telefoniche intercettate, corrispondenza epistolare controllata, irruzioni domiciliari senza mandato di perquisizione, pedinamenti, uso di delatori e di infiltrati, uso di trasmissioni televisive via cavo in grado di trasmettere al computer i programmi preferiti dall'utente, ecc. L'FBI ha ricevuto dal governo 60 milioni di dollari per ampliare lo spionaggio elettronico a carico delle persone considerate "sleali". Nel 1983 la polizia ha proceduto a 2.474 arresti nel corso di sette manifestazioni organizzate dal Livermore Action Group, che è pacifista. Lo stesso anno a Washington 242 militanti di organizzazioni confessionali sono stati arrestati per aver protestato contro i piani di costruzione dei missili MX. Il Ministero della Giustizia ha persino classificato come "propaganda politica straniera" tre films canadesi chiaramente pacifisti. Anzi, le autorità cercano di tenere sotto controllo tutti coloro che vorrebbero vedere films giudicati indesiderabili. Nel marzo 1984 Reagan ha firmato una disposizione relativa al vasto impiego del lie detector (il cosiddetto "poligrafo" o "macchina della verità") che dovrebbe servire per accertare, in modo "scientifico", la lealtà dei cittadini, specie di quelli impiegati nell'apparato amministrativo e militare, ad eccezione naturalmente del presidente e del suo vice. Lo stesso Reagan ha sottoscritto in quell'anno un decreto esecutivo che per la prima volta nella storia americana dà all'FBI il permesso di svolgere operazioni segrete all'interno del paese. Ormai ogni cittadino americano si trova sotto continua sorveglianza: schedato in base alle sue convinzioni politiche, qualificato secondo il suo grado di "patriottismo". I nomi dei cittadini americani, comprese certe informazioni personali, vengono registrati nella memoria elettronica delle banche-dati di 39 enti statali e di 40 privati. 1 fascicoli, oggi, sono arrivati all'astronomico numero di 4 miliardi. Soltanto l'FBI ne ha 34 milioni. La polizia ne ha circa 20 milioni e i servizi investigativi privati raggiungono i 14 milioni. Gli USA si stanno trasformando sempre più in quell'orribile Stato superpoliziesco descritto da Orwell nel libro 1984. Nel novembre 1984 la Camera dei rappresentanti ha votato, seguendo l'esempio del Senato, in favore dell'introduzione di una nuova definizione delle parole "crimine" e "istigazione". Ora può diventare molto più facile arrestare e processare chiunque commetta un crimine, ma anche tutti coloro che vi hanno semplicemente "pensato"! Nello stesso anno si e proceduto a più di 1.100 arresti di pacifisti, dei quali 577 sono stati processati. Dalla fine del novembre 1984 alla fine dell'85 quasi 5.000 partecipanti a manifestazioni anti-apartheid sono stati fermati. La "Direttiva sulla lotta contro il terrorismo", emanata nel 1983 dal Ministero di Giustizia, ha praticamente giustificato la possibilità di qualificare come "terroristiche" tutte quelle organizzazioni democratiche che si battono per la giustizia sociale, la pace e i diritti umani. La direttiva n. 138 sulla sicurezza nazionale, firmata da Reagan, inerente alla lotta antiterroristica, prevede addirittura la costruzione negli USA di altri 10 campi di concentramento per 200 mila persone, in aggiunta a quelli già esistenti e sempre pronti all'uso in caso di "emergenza". L'amministrazione repubblicana si batte ancora oggi per l'approvazione di una legge che permetta al Segretariato di Stato di affibbiare autonomamente l'etichetta di "terrorista" a qualsiasi organizzazione che critichi in modo palese la politica della Casa Bianca. Ogni campagna è volta prima di tutto a soffocare le forze democratiche che si oppongono alla politica reazionaria del governo Reagan (ad es. contro il "Comitato americano per la concordia tra Est e Ovest", il "Comitato degli amici americani al servizio della società", l'"Associazione dei sostenitori del controllo degli armamenti", ecc.). Il terrorismo di pochi serve appunto come pretesto per il terrorismo di Stato. E' difficile trovare oggi negli USA una legislazione dichiaratamente anticomunista, ma questo non significa che le autorità abbiano rinunciato a perseguitare gli avversari politici. Lo Stato tende anzi, sempre più, a incaricare per vie traverse gli organi di polizia locali ad assumersi funzioni chiaramente repressive. L'obiettivo è quello di far passare i militanti dei movimenti di opposizione come trasgressori del diritto comune. Con ogni mezzo e nei più svariati modi si vogliono rivitalizzare i "gloriosi anni Cinquanta", quelli in cui l'american way of life s'era esteso a macchia d'olio in tutta l'area occidentale, quelli in cui la forza dell'imperialismo yankee non si faceva scrupoli di fronte all'eventualità di scatenare un'altra guerra mondiale. Boria e fanatismo, culto delle illusioni e sfrenato individualismo: oggi come allora è questa l'immagine di società che gli ambienti reazionari americani vogliono imporre al mondo intero. La differenza è che, oggi, la consapevolezza dell'inarrestabile declino di questo stile di vita sta raggiungendo, nella maggioranza dei cittadini americani, la sua piena maturità. LA FINE DI UN'ILLUSIONE Per quale motivo il capitalismo del secondo dopoguerra ha trovato negli Usa il suo terreno più favorevole? L'America aveva già subito il crac del 1929, cui fece seguito una dura recessione: come poteva diventare la nazione più importante del mondo? I nazisti erano stati sconfitti grazie soprattutto ai russi, non agli americani, che avevano invece contribuito a sconfiggere soprattutto i giapponesi, impadronendosi di tutte le loro colonie. Eppure fu l'America a trarre i vantaggi più grandi dalla fine del conflitto. È vero che gli Usa non poterono far nulla contro l'Urss, se non sganciando due bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, giusto per far capire chi era il più forte, ma poterono fare qualunque cosa sia nei confronti dello stesso Giappone che nei confronti degli europei, loro alleati, usciti completamente distrutti dalla guerra, che pur avevano vinto. Il piano Marshall fu la principale arma di ricatto, quella che permise agli Usa di considerare l'Europa occidentale una propria colonia. Francia e Inghilterra smisero addirittura d'essere le prime potenze mondiali. Come avrebbero potuto, finita la guerra, ridare credibilità al capitalismo? Con le due guerre mondiali il capitalismo europeo l'aveva persa del tutto: nel corso della prima era nata infatti la rivoluzione bolscevica e nel corso della seconda il nazismo era stato sconfitto dal socialismo statale. Se non ci fossero stati gli Usa a sbarcare in Normandia e in Sicilia, le sorti dell'Europa occidentale sarebbero state segnate, nel senso che sarebbe diventata un continente socialista. Troppo dolore avevano procurato le dittature nazi-fasciste. Forse soltanto l'Inghilterra sarebbe rimasta capitalistica. Invece dagli Usa venne una nuova ventata di ottimismo, un nuovo sogno in cui credere, l'unica vera alternativa al socialismo statale. Ecco perché gli Usa hanno dovuto costruire una gigantesca fabbrica dei sogni. Con loro il capitalismo è diventato davvero un fenomeno di massa, strettamente associato alla democrazia politica, dove l'individualismo è il fondamentale criterio di vita per avere successo, dove si premia il merito di chiunque, senza guardare la sua provenienza etnica o sociale o il suo credo religioso, dove tutte le religioni sono uguali davanti allo Stato, dove l'emancipazione sessuale è sicuramente più forte che in Europa. La mentalità consumistica è entrata a far parte dello stile di vita europeo. Gli elettrodomestici hanno invaso le nostre abitazioni e il cinema hollywoodiano ha legittimato questa svolta epocale. La nuova democrazia veniva basata sulla capacità di spendere. In cambio gli Usa chiedevano all'Europa d'essere profondamente anticomunista. E l'Europa, nel complesso, obbedì, anche se, per impedire lo sviluppo del socialismo, dovette dotarsi di uno strumento poco usato in America: lo Stato sociale. Dopo quarant'anni di guerra fredda è però avvenuto un fatto del tutto inaspettato: il socialismo statale è crollato per motivi endogeni, in quanto la giustizia sociale che garantiva veniva pagata dalla mancanza della libertà personale (di parola, di associazione e persino di coscienza). Sembrava fatta. Invece il capitalismo americano, dopo neppure un ventennio da quel crollo, ha subìto un grave disastro finanziario, che ha avuto ripercussioni sul mondo intero. Il sogno pareva finito. I debiti erano talmente grandi che s'è rischiato un crac analogo a quello del 1929. Cioè proprio mentre i paesi del cosiddetto "socialismo reale" capivano che una società massificata, se non vuole finire in una guerra civile, ha bisogno del capitalismo, gli Stati Uniti sono stati invece i primi a rendersi conto, dalla fine della guerra, che, lasciando il capitalismo a se stesso, si rischiava la bancarotta, cioè di morire a causa delle sue intrinseche contraddizioni. Anche loro, quindi, erano arrivati alle stesse conclusioni cui era giunta l'Europa nel corso delle due guerre mondiali. Agli effetti disastrosi della deregulation, iniziata negli anni '80 col reaganismo, si è ad un certo punto dovuto supplire, con l'amministrazione Obama, potenziando lo Stato sociale (almeno nel campo della sanità), benché non sia mai mancata una legislazione sociale negli Usa (la prima risale al 1935, grazie al presidente F. D. Roosevelt). Tuttavia i nodi stanno venendo al pettine. Le differenze sociali, legate al reddito, sono aumentati a dismisura nell'area dell'ex socialismo reale; le casse degli Stati capitalisti non hanno più soldi per rimediare ai guasti del loro sistema economico. Tutti i paesi capitalisti avanzati sono enormemente indebitati, e anche il Terzo mondo, che loro sfruttano da almeno mezzo millennio, non ne può più: questo gigantesco limone arriverà a un punto che non si potrà più spremere, anche perché vi sono paesi (come Cina, India, Brasile...) che vogliono decisamente far parte del Primo mondo. Siamo seduti su una pentola a pressione: sentiamo il fischio uscire dalla valvola di sicurezza, ma nessuno è capace di abbassare il fuoco e, tanto meno, di spegnerlo. La politica non sa trovare alcun vero rimedio ai guasti dell'economia. Invece di ipotizzare sin da adesso una via d'uscita, praticabile per tutti, continuiamo a ballare sul Titanic. LA DEMOCRAZIA NORDAMERICANA L'egualitarismo statunitense non è che una sorta di conformismo, utile a realizzare più facilmente profitti di tipo capitalistico. In effetti, gli americani, provenendo da tradizioni e culture diverse, se volevano superare i limiti dell'Europa occidentale, dovevano immediatamente operare una divisione tra pubblico e privato (e quindi tra Stato e chiese). In pubblico bisognava essere tutti "uguali" (compatibilmente alle possibilità offerte dal capitale), mentre in privato ognuno era libero di agire come meglio credeva (compatibilmente all'intangibilità del principio della proprietà privata). Negli USA il conformismo (pubblico) s'è imposto con relativa facilità, sia perché i cittadini provenivano da situazioni che volevano presto dimenticare, ritenendole antiquate, sia perché negli USA vi è sempre stata una scarsa tradizione di lotte per la giustizia sociale. La poca consistenza di queste lotte è dipesa dal fatto che l'America (scoperta da Colombo) era un territorio "vergine" per il capitale europeo. La sua grande estensione geografica permise di attutire la profondità delle contraddizioni economiche. Oggi però non c'è più modo di compensare in "estensione" quello che non si riesce a risolvere in "profondità". Da tempo, in realtà, gli States hanno avuto bisogno di allargare i confini nazionali per conservare, attraverso il colonialismo, le leggi del proprio capitalismo. La loro massima espansione mondiale s'è realizzata con la fine della II guerra mondiale. In questo momento il problema principale che gli USA devono affrontare è quello di come conservare ciò che hanno conquistato con la forza, quella forza divenuta sempre più oggetto di contestazione e che, per tale ragione, viene ora "coperta" con le armi del diritto internazionale (vedi p.es. il ruolo dell'ONU nella guerra del Golfo o nell'intervento in Somalia). Fino ad oggi gli USA si sono serviti della loro superiorità economica, finanziaria, tecnico-scientifica e naturalmente militare per dominare il mondo. Tuttavia, a partire dal secondo dopoguerra, nazioni come il Giappone o continenti come l'Europa occidentale hanno saputo ridurre di molto le distanze che li separavano dagli USA (per taluni indici li hanno addirittura superati). Per cui se è vero che gli USA dominano incontrastati la scena mondiale, perché assai forte è la loro potenza militare, è anche vero ch'essi tendono sempre più a dimostrare che l'impiego del loro bellicismo non è finalizzato a un interesse esclusivamente personale. L'imperialismo ch'essi vogliono affermare sta acquisendo sempre più una fisionomia etico-politica, mirando a superare quella meramente tecnico-economica. È un imperialismo che si serve della forza militare per realizzare obiettivi che apparentemente sembrano "umanitari". È dunque un imperialismo più intelligente, meno prigioniero dell'ideologia isolazionista, più consapevole che la propria periferia neocoloniale può diventare una bomba a scoppio ritardato. SITUAZIONE DEI NERI NEGLI USA (1996)
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Le immagini sono prese dal sito "Foto Mulazzani"