Dall’anarchia al socialismo in Romagna fino al 1921

IDEE PER UN SOCIALISMO DEMOCRATICO
L'autogestione di una democrazia diretta


Dall’anarchia al socialismo in Romagna fino al 1921

Carlo CafieroAndrea Costa

La presenza in Italia di Bakunin dal 1864 al 1867 diede impulso alla prima organizzazione socialista-anarchica, aperta anche ad istanze più generalmente democratiche e anche autonomiste: la Lega Internazionale dei Lavoratori (opposta all'Associazione internazionale dei lavoratori di Karl Marx, detta anche Prima Internazionale). Già tuttavia Giuseppe Garibaldi s’era dichiarato membro dell'Internazionale e aveva aderito alle idee del socialismo.

La sezione italiana della Lega nacque al Sud e nel Centro Italia in seno ai gruppi anarchici, autonomisti e mazziniani che criticavano l'impostazione anti-lotta di classe di Giuseppe Mazzini, che non sentiva come propria la “questione sociale” ma solo quella “nazional-repubblicana”. Tra i fondatori della sezione italiana della Lega, troviamo: Carlo Cafiero, Errico Malatesta, Andrea Costa (segretario imolese), Giuseppe Panelli, Francesco Saverio Merlino, Emilio Covelli, Lodovico Nabruzzi (anarchico ravennate che rappresentava Garibaldi, impossibilitato a esserci). Vi era anche un certo Amilcare Cipriani, anarchico riminese, che aveva partecipato alla Comune di Parigi e ch’era stato deportato nella Nuova Caledonia.

Dal 4 al 6 agosto 1872 si riunì a Rimini (in casa Santinelli, sede del Fascio Operaio) la conferenza costitutiva dei delegati di 21 sezioni Internazionaliste, di cui dieci emiliano-romagnole, ma significativa era anche la presenza anarchica delle sezioni marchigiane e umbre.

La conferenza, presieduta da Cafiero, costituì la Federazione delle sezioni italiane dell'Internazionale, a orientamento anarco-socialista. Rimini entrava nella storia, inaugurando ufficialmente la lotta tra quelli che gli anarchici chiamavano “comunisti autoritari” (che si rifacevano a Marx ed Engels) e “comunisti anti-autoritari” (che si rifacevano a Bakunin e Guillaume).

A quel tempo Bakunin viveva a Locarno, in Svizzera, dopo che aveva frequentato l’Italia negli anni 1864-67. I suoi rapporti con Marx s’erano rotti al Congresso di Basilea, nel 1869, a proposito soprattutto del diritto di eredità, la cui abolizione Marx vedeva come conseguenza del socialismo, mentre per Bakunin era il contrario. Come noto, le stesse posizioni opposte si riflettevano sulla concezione dello Stato: per l’uno non si poteva realizzare il socialismo se prima non si conquistava lo Stato, per l’altro invece l’abbattimento dello Stato era preliminare a tutto. Marx aveva come punto di riferimento sociale gli operai della grande industria, Bakunin i lavoratori agricolo-artigiani, quelli più poveri.

Engels, dal 1871, era segretario dell’Internazionale in Italia, e da Londra negò ogni valore alla Conferenza di Rimini e ogni riconoscimento alla suddetta Federazione, proprio in quanto ispirata a idee anarchiche. Italia e Spagna, secondo i fondatori del socialismo scientifico, subivano troppo le influenze di Bakunin, che non a caso si serviva della Comune di Parigi (1871), considerata come un esperimento anarco-socialista, per guadagnare consensi proprio in questi due paesi, anche in funzione anti-mazziniana. D’altra parte la stessa Conferenza negò ogni solidarietà al Consiglio generale di Londra.

L’unica sezione riconosciuta da Engels era quella di Napoli, nata nel 1869, che lui considerava prima cellula dell’Internazionale italiana. Ciò che Marx ed Engels non sopportavano assolutamente delle altre sezioni era il carattere cospirativo, quella forma di “società segreta” che già avevano biasimato nel mazzinianesimo. E non volevano neppure che all’interno di un’associazione giovane come l’Internazionale vi fossero correnti e frazioni.

Ecco perché stavano pensando di cacciare ufficialmente Bakunin al Congresso dell’Aia, che si doveva tenere nel settembre 1872, ma Bakunin li aveva anticipati di un mese a Rimini, anche se il vero Congresso anti-autoritario verrà tenuto dagli anarchici a Saint-Imier, in Svizzera, dopo quello dell’Aia, ove Marx ed Engels estrometteranno dall’Internazionale Bakunin e Guillaume, a grande maggioranza. Un’operazione, tutto sommato, non molto felice, perché poi l’Internazionale, trasferita a New York, sopravvisse in maniera stentata sino al 1876.

Tra il 1872 e il 1874 gli anarchici italiani, forti di 130 sezioni e 25.000 militanti (il paese aveva allora circa 25 milioni di abitanti), si sentivano pronti per l’insurrezione nazionale. E fu solo dopo il fallimento dei moti di Bologna, Napoli e Benevento del 1874, che il gruppo decise di sciogliersi.

L’imolese Andrea Costa si mise alla guida del gruppo meno radicale (una Federazione socialista dell’Alta Italia, facente capo al polo milanese e alla rivista “Plebe”) e sarà tra i fondatori del Movimento socialista italiano, più vicino al marxismo. Carlo Cafiero si chiuse invece su posizioni radicali ed intransigenti, finendo in manicomio.

In polemica col settarismo di certi esponenti del movimento anarchico, che predicavano l’assedio alle caserme dei carabinieri, il regicidio, l’abolizione dello Stato e il totale astensionismo elettorale, Costa scrisse una lettera, divenuta famosa, nel 1879, da Lugano, intitolata Ai miei amici di Romagna, che segna uno spartiacque tra lo spontaneismo anarchico e l’organizzazione socialista, che deve avvalersi di un partito politico, capace di fare attività parlamentare, propaganda tra le masse, portandole progressivamente all’insurrezione contro la borghesia. L’Internazionale cosiddetta “riminista” aveva concluso il ciclo della propria esistenza nel 1880, al Congresso di Chiasso.

L’anno dopo nacque a Rimini, in un Congresso clandestino presso la Camera di Commercio, il Partito Socialista Rivoluzionario di Romagna per competere alle elezioni politiche e amministrative. Uno dei primi obiettivi che si pose fu quello di servirsi delle municipalità per indirizzare i lavori pubblici in favore delle associazioni di braccianti. La rivoluzione come meta finale restava, ma passando per la conquista elettorale dei Comuni, non per gli atti terroristici. Nonostante le grandi difficoltà organizzative, Costa riuscì ad essere eletto alla Camera, nel 1882, come primo deputato socialista (del collegio di Ravenna). Due anni dopo trasferì il giornale ”Avanti!” a Roma, nella speranza di far diventare nazionale il suo partito romagnolo. Voleva a tutti i costi realizzare una strategia di alleanze coi repubblicani e con gli stessi anarchici, che permettesse di avere un respiro nazionale e democratico (da notare che nel forlivese la sezione anarchica guidata da Alessandro Mussolini, padre di Benito, aderì molto volentieri al suo progetto).

Suo principale avversario era stato però l’anarchico Errico Malatesta, che non amava né il terrorismo né il parlamentarismo e che accusava Costa di voleva un socialismo “legalitario”, illusorio, in quanto nessuna riforma parlamentare avrebbe mai portato, secondo lui, al socialismo rivoluzionario. Al Malatesta comunque restava, come ambito in cui cercare consensi, l’Italia centro-meridionale, ancora rurale, pre-capitalista.

Alle elezioni del 1882 si presentò il Partito Operaio Italiano, nato a Milano, ma senza successo. Nel frattempo il movimento operaio si organizzava in forme più diversificate: Federazioni di mestiere, Camere di lavoro, ecc. Le Camere di Lavoro si trasformavano in organizzazioni autonome e diventavano il punto di aggregazione a livello cittadino di tutti i lavoratori. Quando nasce la II Internazionale, a Parigi, nel 1889, il movimento socialista italiano vi aderì molto volentieri.

Nel 1892 il Partito Socialista Rivoluzionario di Romagna, insieme al Partito Operaio, diedero vita al Partito dei Lavoratori Italiani, adottando come proprio simbolo la falce e il martello, e l’anno dopo i socialisti rivoluzionari confluirono tutti nel Partito Socialista, diventando l’ala massimalista.

Il nuovo leader socialista sarebbe tuttavia diventato, di lì a poco, Filippo Turati, che, partendo da Milano, aspirava a una presenza socialista nazionale senza l’apporto degli anarchici. Turati prediligeva il socialismo tedesco, che gli appariva molto rigoroso, mentre Costa amava quello francese, più sanguigno. Con la rivista “Critica Sociale” Turati voleva un organo politico e intellettuale del socialismo scientifico. Sarà il fallimento del socialismo turatiano, meramente parlamentare, di fronte alla I guerra mondiale, che determinerà la nascita dei comunisti nel 1921.

I Congressi del Socialismo Italiano

I Congresso - Genova, 14-15 agosto 1892. Fondazione di un nuovo partito, denominato Partito dei Lavoratori Italiani, che assume le idee socialiste come linee guida, unendo l'esperienza del Partito Operaio Italiano (nato nel 1882 a Milano), della Lega Socialista Milanese (d'ispirazione riformista, fondata nel 1889 per iniziativa di Turati) e di molte leghe e movimenti italiani che si rifanno al socialismo di ispirazione marxista. Tra i fondatori della nuova formazione politica vi è Filippo Turati, che, attratto dalla socialdemocrazia tedesca e dalle associazioni operaie lombarde, vede il socialismo come un ideale da calare nelle specifiche situazioni storiche, senza prospettive insurrezionali. Altri promotori furono Claudio Treves, Leonida Bissolati, Ghisleri, Ferri, provenienti dall'esperienza del Positivismo. Gli anarchici non aderiscono a questo nuovo partito.

II Congresso - Reggio Emilia, 8-10 settembre 1893. Il partito muta il suo nome in Partito Socialista dei Lavoratori Italiani (Psli), inglobando anche il Partito Socialista Rivoluzionario Italiano. Nell'ottobre del 1894 il partito fu sciolto a causa di un decreto governativo anti-anarchico di Crispi.

III Congresso - Parma, 13 gennaio 1895. Il congresso venne tenuto in clandestinità e il partito assume la denominazione di Partito Socialista Italiano (Psi).

IV Congresso - Firenze, 11-13 luglio 1896. Nasce il quotidiano socialista l'Avanti!, sotto la direzione di Bissolati. Evidente resta il contrasto tra l'ala intransigente, capeggiata da Lazzari, contro ogni politica delle alleanze, e la componente riformista di Turati.

V Congresso - Bologna, 18-20 settembre 1897. Successo dei socialisti alle elezioni politiche di marzo.

VI Congresso - Roma, 8-11 settembre 1900. Dopo la dura repressione dei moti popolari del 1898 prevale la linea di Treves-Modigliani-Prampolini a favore di una tattica elettorale transigente, che promuova l'alleanza di tutti partiti dell'estrema sinistra (socialista, repubblicano, radicale). La direzione turatiana vede di buon occhio l'apertura liberale di Giovanni Giolitti nel 1901.

VII Congresso - Imola, 6-9 settembre 1902. Il Tempo di Milano diventa quotidiano della corrente socialista riformista. In reazione alla politica dei blocchi popolari e al ministerialismo dei riformisti (il gruppo parlamentare socialista aveva votato la fiducia al governo Zanardelli-Giolitti), dal 1902 appare una corrente rivoluzionaria, guidata da Arturo Labriola, che condivide con l'intransigente Enrico Ferri (ora direttore dell’Avanti!) la direzione del partito dal 1904 al 1906.

VIII Congresso - Bologna, 8-11 aprile 1904. Dopo lo sciopero generale del settembre 1904 - il primo di questa ampiezza in Italia -, la corrente di Labriola propugna i metodi del sindacalismo rivoluzionario, mentre i suoi rapporti con il resto del partito vanno peggiorando.

IX Congresso - Roma, 7-10 ottobre 1906. Prevalgono le istanze integraliste del partito di Ferri.

X Congresso - Firenze, 19-22 settembre 1908. Prevalgono le istanze riformiste del partito. È proclamata l'incompatibilità dei sindacalisti rivoluzionari con il partito. Ferri lascia la direzione dell’Avanti!, sostituito da Morgari.

XI Congresso - Milano, 21-25 ottobre 1910. Prevalgono le istanze riformiste di Turati, ma Leonida Bissolati e Ivanoe Bonomi lo criticano da destra, mentre Giuseppe Emanuele Modigliani e Gaetano Salvemini da sinistra. All'estrema sinistra si schiera invece Benito Mussolini, che, in qualità di rappresentante della federazione di Forlì, partecipa per la prima volta ad un congresso nazionale del partito. Claudio Treves è il nuovo direttore dell'Avanti!.

XII Congresso - Modena, 15-18 ottobre 1911. Viene approvato un ordine del giorno Treves di condanna alla guerra e il passaggio all'opposizione nel governo Giolitti.

XIII Congresso - Reggio Emilia, 7-10 luglio 1912. Prevalgono le istanze rivoluzionarie del partito, soprattutto in riferimento all’impresa libica. Trionfa la corrente massimalista di Benito Mussolini, che sancisce l'espulsione di una delle aree riformiste del partito, capeggiata da Ivanoe Bonomi e Leonida Bissolati, che danno vita al Partito Socialista Riformista Italiano (Psri). L’altra corrente riformista resta quella di Turati. Lazzari è il nuovo segretario di partito. Mussolini assume la direzione dell’Avanti!.

XIV Congresso - Ancona, 26-29 aprile 1914. Prevalgono le istanze rivoluzionarie del partito. Dichiarazione di opposizione alla prima guerra mondiale, ma con forti spaccature al suo interno, che troveranno un punto di mediazione nella formula «né aderire né sabotare» di Costantino Lazzari. Nelle elezioni amministrative i socialisti, per la prima volta, conquistano comuni come Milano e Bologna. Il Psi esce con un manifesto contro la guerra e, più tardi, la Direzione del partito respinge le proposte interventiste di Mussolini, il quale fonda il Popolo d'Italia e viene espulso dal partito. La direzione dell'Avanti! viene affidata a Serrati. Quando però nel 1916 cade il ministero Salandra, si forma un governo di unità nazionale con la partecipazione della sinistra interventista, che si raggruppa nell'Unione Socialista Italiana. Anche Turati, alla Camera, incita alla difesa del suolo nazionale dopo la sconfitta di Caporetto.

XV Congresso - Roma, 1-5 settembre 1918. Prevalgono le istanze massimaliste del partito, legate al marxismo. La Direzione del Psi approva un programma imperniato sulla «repubblica socialista e la dittatura del proletariato».

XVI Congresso - Bologna, 5-8 ottobre 1919. Prevalgono le istanze massimaliste del partito. Formazione di un nuovo programma per il partito, sull'onda della rivoluzione d'ottobre in Russia e sul successo elettorale in Italia. Lotta e conquista delle 8 ore lavorative. La Direzione socialista aderisce alla Terza Internazionale. Alle elezioni politiche di novembre grande avanzata del Psi che porta gli eletti a 156.

XVII Congresso - Livorno, 15-21 gennaio 1921. Dopo che Lenin aveva invitato il Psi a conformarsi alle condizioni dell’Internazionale Socialista e a espellere la corrente riformista di Turati, il congresso si apre con forti discussioni sulla linea strategica e programmatica (anche in relazione all’occupazione delle fabbriche). La frazione rivoluzionaria di Bordiga e Gramsci, in minoranza, si scinde e forma il Partito Comunista d'Italia (Pcd'I), proprio perché l’ala maggioritaria, quella dei massimalisti unitari capeggiata da Giacinto Menotti Serrati, si rifiuta di espellere dal partito la corrente riformista di Turati, Treves e Prampolini.

XVIII Congresso - Milano, 10-15 ottobre 1921. Vincono ancora i massimalisti. Il mese dopo, da un Congresso dei fasci di combattimento a Roma, nasce il Partito Nazionale Fascista.

XIX Congresso - Roma, 1-4 ottobre 1922. Vi è l'espulsione dell'ala riformista di Turati per la collaborazione data ai partiti borghesi nel risolvere la crisi di governo del 1922, che aprirà le porte al fascismo. Turati fonderà il Partito Socialista Unitario (Psu). Il romagnolo Nenni è direttore dell’Avanti!. Si compie su Roma la marcia fascista e si forma il primo governo Mussolini.

XX Congresso - Milano, 15-17 aprile 1923. La corrente guidata da Serrati che vuole la fusione tra Pcd'I e Psi esce sconfitta. Anzi Serrati, Maffei e Riboldi, i leader della frazione terzinternazionalista del Psi, vengono espulsi dal Partito. Il segretario del Psu, Giacomo Matteotti, viene rapito e ucciso da alcuni fascisti il 10 giugno 1924 per aver denunciato i brogli elettorali con cui i fascisti hanno ottenuto il 60% dei consensi. I «terzinternazionalisti» entrano nel Pcd'I. Si scioglie il Psu e si costituisce il Psli in seguito all'attentato Zaniboni contro Mussolini. Nenni propone inutilmente la riunificazione dei due partiti socialisti. Tra il 1925 e il 1926 Mussolini vieta i partiti e costringe all'esilio o al confino i socialisti. Il Psli e il Psi trasferiscono a Parigi i loro organismi direttivi. Il Psli cambia nome e diventa Psuli. Carlo Rosselli fonda il movimento «Giustizia e Libertà».

XXI Congresso - Parigi, 19-20 luglio 1930, in esilio. Il partito di Turati si riunifica con i massimalisti guidati dal giovane Pietro Nenni. Accordo tra Giustizia e Libertà e Psi per una azione in comune in Italia. Muore a Parigi nel 1932 Filippo Turati.

XXII Congresso - Marsiglia, 17-18 aprile 1933, in esilio. Comincia a farsi strada l'idea di un nuovo rapporto con i comunisti. Muore a Parigi Claudio Treves. Nell’agosto del 1934 si realizza un patto di unità d'azione tra Pcd'I e Psi.

XXIII Congresso - Parigi, 26-28 giugno 1937, in esilio. A larga maggioranza ci si dichiara favorevoli al compromesso Nenni-Tasca. Nel 1939 il Psi dichiara decaduto il «Patto di unità d'azione» col Pcd'I e Nenni lascia la carica di segretario del Partito, al cui vertice è posto un comitato esecutivo formato da Saragat, Tasca e Morgari. Nel 1940 il Consiglio Nazionale del Psi allontana Nenni dalla direzione del partito. Nel 1942 si ricostituisce il Psi in Italia. Segretario pro-tempore viene eletto Romita. Il 22 agosto 1943 rinasce a Roma il Partito Socialista di Unità Proletaria (Psiup) che raggruppa una parte consistente di personalità influenti della sinistra italiana antifascista, come il futuro presidente della Repubblica Sandro Pertini, ma anche il giurista Giuliano Vassalli, lo scrittore Ignazio Silone, l'avvocato Lelio Basso e Giuseppe Romita. Il nuovo Segretario è Pietro Nenni, direttore dell’Avanti!. Durante la Resistenza il Psiup partecipa attivamente al Comitato di Liberazione Nazionale e si avvicina in particolare al Pci, con una politica osteggiata dalla destra del partito guidata da Giuseppe Saragat. In settembre i partiti antifascisti si costituiscono, a Roma, in «Comitato Centrale di liberazione nazionale». E si realizza un nuovo patto di unità di azione tra Psiup e Pci.

XXIV Congresso - Firenze, 11-17 aprile 1946. Vittoria delle posizioni «autonomiste» rispetto al Pci. Ivan M. Lombardo è eletto nuovo Segretario, F. Lombardi vice-segretario, Nenni presidente. Però di fronte ai successi della Dc, in ottobre In ottobre, la Direzione del Psiup vota all'unanimità un nuovo documento riguardante il patto di «unità di azione» col Pci.

XXV Congresso - Roma, 9-13 gennaio 1947. Il Psiup riprende la denominazione di Partito Socialista Italiano (Psi): Lelio Basso è alla segreteria, F. Lombardi vice-segretario e Nenni direttore dell'Avanti!. Il cambio di nome avviene nel contesto della scissione della corrente socialdemocratica guidata da Giuseppe Saragat (scissione di palazzo Barberini), il quale darà vita al Partito Socialista dei Lavoratori Italiani (Psli), segnando una profonda distanza dai comunisti, che restano agganciati allo stalinismo sovietico. Il Psi invece proseguirà sulla strada delle intese con il Pci, e con quest'ultimo deciderà anche di fare un fronte comune, il Fronte Democratico Popolare, in vista delle elezioni dell'aprile 1948.

XXVI Congresso - Roma, 19-22 gennaio 1948. Prevalgono le liste uniche di «Fronte». Però nasce 1'Unione dei Socialisti sotto la guida di I. M. Lombardo.

XXVII Congresso - Genova, 27 giugno - 1º luglio 1948. Dopo la sconfitta elettorale nell’aprile 1948, la lista del Fronte Democratico Popolare non verrà più riproposta, ma il Psi resta alleato col Pci, all'opposizione, per ancora molti anni. Prevale la mozione di «Riscossa socialista» di Lombardi (nuovo direttore dell'Avanti!) e Jacometti (nuovo Segretario del partito).

XXVIII Congresso - Firenze, 11-16 maggio 1949. La sinistra del partito conquista la maggioranza assoluta con il 50,6%. Nuovo Segretario è Pietro Nenni, mentre Pertini e Mazzali sono direttori dell'Avanti!. La corrente autonomista della nuova destra del Psi, capeggiata da Giuseppe Romita, nel dicembre 1949 si unisce a una parte dei socialisti democratici usciti dal Psli, dando vita a un nuovo partito che prenderà il nome di Partito Socialista Unitario (Psu).

XXIX Congresso - Bologna, 17-20 gennaio 1951. Inscritte nello Statuto del partito norme per l'espulsione dei «fusionisti». Dal maggio 1951 al gennaio 1952 il Psli di Saragat e il Psu di Romita si fondano dando vita al Partito Socialista Democratico Italiano (Psdi). Nel 1952 l'accordo tra Saragat, Romita e Simonini isola la sinistra e dà l'appoggio alla legge elettorale maggioritaria Scelba-La Malfa.

XXX Congresso - Milano, 8-11 gennaio 1953. Nenni lancia la parola dell'«alternativa socialista», ma resta nettamente subordinato al Pci. Nel 1954 Nenni annuncia la possibilità di un accordo politico tra cattolici e socialisti.

XXXI Congresso - Torino, 31 marzo - 3 aprile 1955. Nenni, Lombardi e Morandi espongono un programma per un accordo politico con i cattolici, rappresentati in gran numero nella Dc. Dopo la destalinizzazione del 1956, Saragat propone ai socialisti che avevano criticato l’Urss, di riunire Psi e Psdi, ma la sinistra del Psi è contraria.

XXXII Congresso - Venezia, 6-10 febbraio 1957. In seguito all'intervento sovietico in Ungheria, il Psi di Nenni comincia a guardare favorevolmente all'alleanza coi moderati della Dc: si rafforza il nesso socialismo - democrazia e il partito abbandona i legami col blocco sovietico. Il Psi conduce comunque una forte battaglia al fianco del Pci contro il Governo Tambroni, mentre i socialdemocratici formano un governo con la Dc di Fanfani.

XXXIII Congresso - Napoli, 15-18 gennaio 1959. Gli autonomisti del partito sono nettamente contrari sia ai socialdemocratici sia ai democristiani, ma dopo il governo Tambroni, i socialisti decidono di appoggiare il monocolore Fanfani, dando inizio alle cosiddette «convergenze parallele».

XXXIV Congresso - Milano, 16-18 marzo 1961. A Milano in seguito all'accordo Nenni-Fanfani si costituisce una giunta di centro-sinistra (Dc, Psi, Psdi). Ne seguiranno altre in tutto il paese. Gli autonomisti però vogliono un governo chiaramente orientato a sinistra e in giugno il C.C. del Psi decide la fine delle «convergenze parallele» e a luglio presenta in Parlamento una mozione di sfiducia contro il governo Fanfani. Nel marzo 1962 il C. C. socialista decide di appoggiare il governo Fanfani entrando praticamente nella maggioranza politica.

XXXV Congresso - Roma, 25-29 ottobre 1963. Il Psi entra nel governo, con l'esecutivo guidato da Aldo Moro, dando avvio alla stagione del «centrosinistra»: il Psi ottiene quattro ministeri e la vice-presidenza del Consiglio, affidata a Nenni. Francesco De Martino è nuovo Segretario del Psi. Tuttavia il partito viene segnato da una nuova spaccatura: la corrente di sinistra di Lombardi nel gennaio del 1964 dà vita a un nuovo Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria (Psiup).

XXXVI Congresso - Roma, 10-14 novembre 1965. Si ritorna a parlare di unificazione socialista. Il congresso viene vinto dagli «autonomisti» che non vedono di buon occhio i governi con la Dc.

XXXVII Congresso - Roma, 27-29 ottobre 1966. Il Psi e il Psdi, dopo alcuni anni di comune presenza all'interno dei governi di centro-sinistra, si riunificano nel Partito Socialista Unificato. Ma il 28 ottobre 1968, il Psi riprenderà la denominazione di Partito Socialista Italiano, mentre la componente socialdemocratica nel luglio 1969 prenderà il nome di Partito Socialista Unitario, che nel febbraio 1971 ridiventerà Partito Socialista Democratico Italiano.

Una svolta cruciale del socialismo italiano, da cui non si riprenderà più, inizia nel luglio 1976, quando la segreteria del Psi passa da De Martino a Bettino Craxi, vicesegretario e membro di punta della piccola corrente autonomista di Pietro Nenni. Nell’agosto del 1978 viene pubblicato "Il Vangelo Socialista", con il quale si sancisce lo smarcamento dal marxismo in nome di Proudhon e del socialismo liberale di Carlo Rosselli.

Nel 1985, dopo gli anni di partecipazione al Pentapartito, il Psi di Craxi rimuove la falce e il martello dal proprio simbolo, per rimarcare la sua intenzione di costruire una sinistra alternativa e profondamente riformista, non più egemonizzata dal Pci. L'elettorato premia quella scelta: la percentuale di consensi infatti sale dal 9,8% ottenuto nel 1979 fino a toccare il picco del 14,3% nel 1987.

Con la caduta del muro di Berlino del 1989, reputando imminente una conseguente crisi del Pci, Craxi inaugura l'idea della "Unità Socialista" da costruire insieme con il fidato Psdi e nella quale coinvolgere anche ciò che nascerà dalle ceneri del Pci, che infatti viene sciolto e gli ex comunisti confluiscono nel più moderato e riformista Pds. I primi riscontri elettorali da parte del Psi paiono incoraggianti, poiché alle elezioni regionali del 1990 i socialisti si portano al 18% come media nazionale.

Tuttavia nel 1992 scoppia lo scandalo di Tangentopoli, che colpisce prevalentemente Bettino Craxi e il suo partito, mettendo però in crisi tutti i partiti della cosiddetta Prima Repubblica. Schiacciato dall'offensiva giudiziaria, il Psi si scioglie definitivamente con il 47° Congresso il 13 novembre 1994 presso l’Auditorium del Palazzo dei Congressi di Roma. Da quel giorno ha inizio la diaspora socialista in Italia.

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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Politica - Socialismo democratico
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Aggiornamento: 11/12/2018