NO COPYRIGHT SULLA CULTURA

Il 10 gennaio u.s. ho ricevuto dalla Siae una raccomandata con cui mi si intima di pagare 4.740 euro per lesioni dei diritti morali e patrimoniali di quegli artisti (BALLA, BRAQUE, CANGIULLO, CARRà, KANDINSKY, KLEE, MARINETTI, MATISSE, PICASSO, SEVERINI) di cui ho utilizzato 74 opere pittoriche, per 54 mesi, nel sito www.homolaicus.com senza averne chiesta previa autorizzazione alla suddetta Siae.

La raccomandata fa leva sul fatto che la legislazione attuale non prevede che un sito non commerciale possa utilizzare liberamente opere di artisti viventi o scomparsi da meno di 70 anni (e qui si cita la vecchia legge n. 633 del 22.4.1941, che, con i suoi aggiornamenti, non farebbe differenza - secondo la Siae - tra sito commerciale e sito culturale, ma semmai tra sito giornalistico, con diritto di cronaca e quindi con facoltà di riprodurre gratuitamente anche immagini protette, e sito non giornalistico, che questo diritto invece se lo deve pagare. Il che in sostanza escluderebbe che in web vi possa essere uno scambio gratuito delle risorse culturali tra siti non commerciali: usare un'immagine protetta fa di un sito culturale una sorta di sito commerciale, per quanto i diritti su quelle immagini gli costino un po' meno).

 

Ora, a parte il fatto che è davvero singolare che si parli di “danni morali” quando l’utilizzo ipertestuale che ne era stato fatto aveva scopi o didattici o culturali, quel che più stupisce è che non è più sufficiente citare la fonte dell’opera in oggetto, ovvero la sua collocazione museale (pubblica o privata): bisogna preventivamente assicurarsi presso la Siae se su quell’opera non gravino dei diritti d’autore, anche se il sito in oggetto è del tutto libero e di accesso gratuito in ogni sua parte, senza distinzione alcuna.

 

Nella raccomandata peraltro non sono stati riportati neppure i nomi esatti dei file ma solo i nomi generici degli artisti, sicché il sottoscritto, per sicurezza, è stato costretto a rimuovere interi ipertesti, causando senza dubbio un danno a chi utilizza i motori di ricerca (per non parlare del danno che avrà arrecato a quanti dispongono dei medesimi ipertesti, avendoli ottenuti o scambiati a vario titolo gratuito).

 

Alla Siae non è neppure bastato che il sottoscritto avesse messo nella home page la seguente dicitura: “Questo sito è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons. Se trovate che qualcosa violi le leggi vigenti in materia di diritti d'autore, comunicatecelo e provvederemo tempestivamente a rimuoverlo.”

 

Ovviamente non è neppure bastato che nello stesso giorno in cui è giunta la raccomandata siano stati rimossi gli ipertesti che contenevano le immagini in questione.

 

Il danno quindi va pagato, ma questo atteggiamento della Siae può risultare foriero di spiacevoli conseguenze per molta gente che in rete fa soltanto “cultura” o “didattica” senza alcun fine di lucro.

 

Senza considerare che chi fa ipertesti culturali su determinate opere pittoriche esalta la dignità morale dell'artista e indirettamente incrementa i diritti patrimoniali degli eredi.

 

E il sottoscritto, che in rete lavora con questo entusiasmo da almeno dieci anni, farà fatica ora a spiegare ai propri allievi che la legge lo mette sullo stesso piano di un truffatore.

 

QUI LA RACCOMANDATA DELLA SIAE