PER UNA RIFORMA DELLA DIDATTICA DELL'ITALIANO

CONTRO LA GRAMMATICA ITALIANA


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PER UNA RIFORMA DELLA DIDATTICA DELL'ITALIANO

Relativamente a una riforma della didattica dell'italiano si potrebbero proporre i seguenti aspetti o piste di lavoro:

1. dal latino all'italiano

a) sviluppare lo studio dei post-classici latini (p.es. i vangeli o la letteratura medievale) per anticipare meglio dal punto di vista sintattico e lessicale le tendenze romanze;
b) illustrare punti nodali quali:
- latino classico e volgare
- formazione lingue romanze
- differenze tipologiche tra latino e italiano
- lineamenti di grammatica storica italiana
- formazione del lessico italiano: parole dotte e popolari; l'ordine delle parole nelle due lingue; le famiglie di parole
- rapporti tra latino e greco in funzione dell'italiano
- influssi della lingua araba sul latino medievale e riscontro nell'italiano attuale

2. produzione del testo scritto

a) approfondire competenza ortografica, interpuntoria, morfosintattica, l'ordinamento del testo (cfr il testo di Eco, Come fare una tesi di laurea)
b) strategie testuali per migliorare coerenza e coesione, rapporto tra tema e rema, ecc.
c) verifiche mirate (fine del classico tema, sì alle riformulazioni-riscritture di un testo secondo p.es. una lunghezza data (i giornalisti p.es. sanno prima di scriverlo di quante parole dovrà essere il loro articolo: questo col word è possibile); testi creativi vincolati a determinati requisiti o tecniche di scrittura....

3. Dalla lingua alla letteratura e viceversa, sempre e in ogni caso

Cioè saper approfittare dei nessi esistenti tra lingue (italiano, latino, greco, romanze, idiomi locali) e letteratura italiana, sia al biennio che al triennio, mostrando unitarietà-organicità dell'espressione comunicativa. La letteratura come spugna che assorbe espressioni linguistiche varie e mutevoli.

4. La lingua e la letteratura da apprendere in realtà è quella europea (vedi i contributi di Eco). Cioè più che di letteratura italiana a fianco di altre letterature straniere, bisognerebbe parlare di "una" letteratura europea espressa in varie lingue. Questo significa che tra i docenti di lingua (italiana e straniera) i curricoli devono intersecarsi. Lingua e letteratura messe in rapporto con uno sviluppo storico riguardante tutta l'Europa, dell'est e dell'ovest.

5. Niente storia della lingua senza la contestualizzazione della lingua nella storia e soprattutto della letteratura nella storia (vedi studi gramsciani)

6. Recupero dei dialetti e idiomi locali a confronto coll'italiano (il grande Gadda, p.es.)

7. Lingua e letteratura come parte della comunicazione sociale, quindi studio olistico della lingua. (vedi Chomsky e le scienze specifiche sociopsicolinguistiche).

8. Gli influssi contemporanei delle lingue straniere sull'italiano. La questione dei neologismi. L'Associazione italiana di terminologia, fondata a Roma nel '91, ha proposto di istituire un osservatorio dei neologismi terminologici. www.isrds.rm.cnr.it - funredes.org

9. I codici di stile. Studiare i diversi modi dell'espressione linguistica a seconda del mezzo usato (tv, radio, cinema, teatro, web...). Vedi il Codice di stile delle comunicazioni scritte ad uso delle amministrazioni pubbliche edito nel 93 dal Dipartimento della funzione pubblica della presidenza del consiglio dei ministri (riedito nel 97). Esiste tra l'altro un Servizio di Italiano Scritto (SIS) offerto agli studenti, per le tesi, presso l'università di Venezia, Firenze, Catania.

10. Proposta dell'accademia della Crusca di introdurre in tutte le scuole un insegnamento istituzionale di lingua italiana non subordinato a quella della letteratura. www.accademiadellacrusca.it

11. Rendere all'università obbligatori esami come Storia della lingua, Dialettologia italiana, Filologia italiana, Didattica dell'italiano.

12. Prendere contatti con ASLI: associazione per la storia della lingua italiana www.accademiadellacrusca.it

13. Risolvere la questione del rapporto scuola-università-formazione: italiano, letteratura, linguistica... sono discipline che dovrebbero essere insegnate da chi le ha veramente studiate. L'inserimento richiesto dagli esperti di almeno una delle discipline italianistiche linguistiche nel piano di studi di un prof di italiano, è un provvedimento ancora in attesa di approvazione. Sono troppi gli insegnanti di filosofia o pedagogia che fanno Italiano e storia, che è cattedra molto diffusa nelle scuole. Senza poi considerare che  l'Università non abilita ad alcun insegnamento (meno che mai i corsi abilitanti, che dell'università hanno solo il mero nozionismo e non anche la parte migliore: l'indotto della vita sociale tra studenti). (cfr le critiche al Sensini). Praticamente per insegnare italiano è sufficiente esserlo!

Le facoltà letterarie non solo non capiscono nulla di problemi scolastici, ma danno anche poco spazio a discipline che invece sarebbero molto importanti, come Storia della lingua italiana, Linguistica italiana, Grammatica italiana, Didattica dell'italiano, senza considerare che non riescono neppure a immaginare un rapporto tra letteratura italiana e letteratura straniera (per fare quest'ultima bisogna iscriversi a una facoltà di lingue) o tra letteratura e comunicazione (bisogna frequentare il Dams o, come oggi, Scienze della comunicazione, come se la letteratura non facesse parte della comunicazione sociale!).

Di conseguenza il docente di italiano ha una visione prettamente letteraria della propria disciplina, cioè non conosce la lingua vera e propria nella varietà delle sue espressioni comunicative, artistiche... Non sa nulla di psico- o sociolinguistica, di semiotica, ecc. Se un insegnante vuol proporre ai propri studenti lo studio della sceneggiatura di un film, anche da un punto di vista linguistico, lo fa a titolo personale, perché ha un hobby da far valere.

Noi abbiamo fossilizzato i classici quando questi lo sono diventati proprio per aver operato contro la classicità. La Commedia o i Promessi sposi non furono forse delle opere di controtendenza?

"Classicità" è un termine metaforico: non sta tanto a indicare supremazia del passato sul presente (se fosse solo così andrebbe anche bene perché non è detto che il presente debba per forza essere migliore del passato), ma sta a indicare la mancanza di creatività o innovazione, di rapporto col presente.

E' vero, la letteratura italiana attuale è più superficiale di quella "classica", però ci sono tanti altri aspetti interessanti da considerare:
1. una volta erano in pochi a leggere e a scrivere, oggi no
2. una volta ci si esprimeva con pochi strumenti, oggi no
3. una volta si concentrava il valore del pensiero in poche forme espressive, oggi lo si diluisce in tante.

E' davvero importante che un testo letterario debba offrire contenuti profondi come un testo filosofico?
Il fatto che in Italia la letteratura abbia supplito alla mancanza di una profonda filosofia, va considerato come un parametro della vera letteratura?

I docenti conoscono i generi letterari? Fino al punto di saperli riprodurre? Come mai allora i loro studenti non lo sanno fare?
E' l'insegnante di italiano, che vuol tenere basso il livello della classe per timore di non esserne all'altezza?
L'insegnante che crede di tener alto il livello della classe semplicemente limitandosi a far acquisire i classici?
L'insegnante che non sa come tener alto il livello della classe perché vede lo studente come problema e non come risorsa?
Come se i tempi non fossero trascorsi da impedire una riproduzione pedissequa dei classici!
Come se l'imitazione dei classici non fosse già stata messa in discussione da quel grande classico (per la scuola italiana) che è il Manzoni!

Occorre tenere alto il livello della classe affrontando la lingua italiana come parte della comunicazione sociale e includendo in questa tutti i generi letterari, persino i generi non espressamente legati allo scrivere.
Quanti studenti sanno produrre una storia adatta per un film o per una rappresentazione teatrale o per una telenovela?
Bisogna guardare in faccia i propri ragazzi prima ancora di aprire i testi scolastici.

E bisogna chieder loro: "perché gli esseri umani hanno bisogno di comunicare?" - "quali sono le modalità in cui oggi lo fanno?" - "e voi in che modo lo fate?" - "lo sapete che i vostri diari possono diventare opere di letteratura? Basta che rispettino un requisito: dicano cose sentite, che fanno veramente parte della vostra vita. La forma viene dopo". - "Non ci credete? Qual è secondo voi il diario più famoso del mondo? Sapete quanti anni aveva Anna Frank quando lo scrisse?".
A volte i contenuti sono così intensi che una forma sgrammaticata fa parte essa stessa di quei contenuti: ecco perché 1,2 milioni di persone hanno comprato "Io speriamo che me la cavo".

cfr sezione Linguaggi e Letteratura


Le immagini sono prese dal sito "Foto Mulazzani"

Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Linguaggi
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Aggiornamento: 27/08/2015